Di Cesare Sacchetti Le immagini più strazianti sono state probabilmente quelle del figlio del...
Un eurodeputato olandese rischia la sospensione per aver criticato l’Islam
di Cesare Sacchetti
Al Parlamento europeo di questi tempi si rischia di incorrere in una censura istituzionale se si esprimono idee in diretta contraddizione con i principi di una delle massime istituzioni europee.
E’ quello che potrebbe accadere all’eurodeputato olandese Marcel De Graaff – membro del gruppo parlamentare Europa delle Nazioni e della Libertà nel quale sono presenti anche la Lega e il Fronte Nazionale – che recentemente nell’aula del Parlamento UE a Bruxelles aveva espresso tutta la sua preoccupazione per l’influenza negativa che l’Islam sta portando rispetto ai valori alla base della cultura europea.
De Graaff infatti, nel corso di un dibattito con il primo ministro portoghese Antonio Costa, aveva dichiarato che “i musulmani sistematicamente catapultano l’Europa indietro al Medioevo e la parola Islam è la definizione dell’ineguaglianza tra uomini e donne, della poligamia, del matrimonio tra bambini e della schiavitù.”
Parole che hanno suscitato la viva protesta dell’eurodeputata Cécile Kyenge che ha preso carta e penna per scrivere una lettera al presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, nella quale chiede severi provvedimenti contro l’eurodeputato olandese.
Per la Kyenge, il discorso di De Graaff “è chiaramente basato su una retorica islamofoba, una condotta inaccettabile”, secondo l’ex ministro dell’integrazione del governo Letta che merita di essere sanzionata prontamente.
L’eurodeputata ha spedito la lettera a tutti i gruppi del Parlamento europeo con l’eccezione di quelli considerati da lei “populisti” o di “estrema destra”, tra i quali appunto c’è il gruppo dell’Europa delle Nazioni e della Libertà.
Non appena la lettera è stata divulgata, non sono mancate le sottoscrizioni di altri eurodeputati in sostegno della richiesta della Kyenge di censurare l’eurodeputato olandese.
Sono già 40 infatti i membri del Parlamento Europeo che hanno aderito all’appello dell’ex ministro e, come ha precisato lo stesso staff dell’eurodeputata italiana di origini congolesi, “non è prevista una soglia minima” di eurodeputati per richiedere un provvedimento disciplinare da parte del Presidente nei confronti di un altro membro del Parlamento europeo.
Nell’immediatezza della lettera scritta dalla Kyenge sono arrivate altre richieste di provvedimenti disciplinari da parte di eurodeputati contro De Graaff per “denunciare la condotta di incitamento all’odio” dell’europarlamentare olandese.
Se le richieste di sanzioni contro De Graaff dovessero essere accolte, l’europarlamentare rischia di non poter partecipare alle sedute del Parlamento Ue per un massimo di un anno e la perdita della diaria giornaliera di 313 euro prevista per i deputati a Bruxelles.
Tutto questo suscita delle profonde riflessioni sulla protezione della libertà d’espressione per i deputati a Bruxelles.
Se si utilizzasse il metro della Costituzione per quanto riguarda i deputati del Parlamento italiano, i quali godono di una insindacabilità dei voti dati e delle opinioni espresse proprio per garantire completamente la loro libertà di pensiero, se ne dovrebbe dedurre che a Bruxelles ci si trovi di fronte al rischio di una grave limitazione della libertà di pensiero degli eurodeputati.
Le parole di De Graaff, a prescindere se ci si trovi d’accordo o no con queste, rientrano pienamente nella sfera della libertà di espressione riconosciuta dalle costituzioni dei paesi europei.
Per quello che riguarda il merito, è piuttosto assurdo se non ipocrita negare che l’Islam sia portatore di valori culturali in netta contrapposizione con quelli europei, come ad esempio la poligamia e i matrimoni tra bambini, citati tra gli altri da De Graaff come esempio di incompatibilità con le tradizioni e le leggi europee.
Ma ormai è sempre più frequente che chi decida di fare delle legittime critiche all’Islam, riceva automaticamente il marchio di “islamofobo”, e pertanto il suo pensiero è degno di censura perchè favorisce l’incitamento all’odio.
In altre parole, è l’ennesima applicazione del politicamente corretto che in Europa sta sopprimendo il libero pensiero e la libertà di critica.
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La Corte di Giustizia è l’organo giudiziario europeo il quale emette sentenze definitive (senza possibilità d’appello).
SENTENZA della CORTE di GIUSTIZIA europea -SENTENZA STRASBURGO 31 luglio 2001—ha SCIOLTO un partito musulmano a causa della minaccia al principio di laicità, con questa MOTIVAZIONE: “non è possibile dichiarare rispetto della democrazia e dei diritti umani e allo stesso tempo sostenere un regime basato sulla sharia, che si discosta nettamente dai valori della Convenzione, con particolare riguardo al suo diritto penale e di procedura penale, le sue regole sullo status giuridico delle donne e il modo in cui interviene in tutte le sfere della vita pubblica e privata, in conformità con i precetti religiosi”. (qui un commento sulla sentenza: http://www.olir.it/areetematiche/342/documents/turchia-casiraghimombellizibra.pdf)
Se le sentenze della Corte di giustizia non ammettono appello e sono definitive, significa che NESSUN PARTITO ISLAMICO PUO’ ESISTERE in EUROPA . —–
altra sentenza: ILLEGITTIMO il divorzio islamico, perchè discrimina le donne
http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/13237609/corte-ue-illegittimo-divorzio-islamico-discrimina-donne.html
Adesso sfidiamo la signora Kyenge a denunciare la Corte di giustizia per islamofobia