di Cesare Sacchetti Andrea Russo non aveva lasciato alcuna nota personale, il cosiddetto biglietto...
Le guerre in Ucraina e in Israele e lo smantellamento del Nuovo Ordine Mondiale
di Cesare Sacchetti
Nei giorni passati, non hanno suonato soltanto le sirene degli allarmi aerei di Israele, ma anche quelle degli organi di stampa.
La carta stampata angloamericana è impegnata difatti dall’inizio della guerra israelo-iraniana in una vera e propria opera di destabilizzazione dell’opinione pubblica internazionale attraverso la creazione di falsi scenari di ingresso in guerra degli Stati Uniti a fianco di Israele contro Teheran.
A reggere le fila di tale campagna terroristica sono principalmente i media americani tra i quali sono impegnati in particolar modo Axios, la solita CNN, il New York Post, il Washington Post e il Wall Street Journal.
Proprio quest’ultimo l’altro ieri ha rullato i tamburi di guerra al posto del presidente Trump che avrebbe approvato “privatamente” un piano di attacco contro l’Iran, ipotesi smentita ieri dallo stesso Trump.
La falsa velina del Wall Street Journal
La guerra dunque ridotta ad affare privato e non più pubblico, ma tale assurdità si spiega attraverso il semplice fatto che questi quotidiani fabbricano dal nulla delle situazioni e degli scenari per assecondare la loro agenda, e non fare della cronaca, esercizio ormai estintosi molto tempo fa nella stampa internazionale.
Si segue più o meno sempre lo stesso modus operandi.
Si scrive che qualche ufficiale governativo ha detto a questo o quel giornale che Trump ha preso la decisione di entrare in guerra, e non ci si premura nemmeno di smentirlo come accaduto lo scorso mercoledì, quando tutti gli organi di stampa Occidentali annunciavano l’imminente ingresso in guerra americano attraverso un annuncio del presidente Trump che ovviamente non c’è stato.
Sono loro i veri guerrafondai all’opera in queste ore.
Sono loro che vogliono una guerra mondiale per trascinare il mondo verso l’abisso e giungere così a quella catastrofica crisi internazionale in grado di abbattere finalmente le vestigia degli Stati nazionali.
Ad affiancare tali guerrafondai ci sono i falsi giornalisti o media alternativi che sono impegnati ormai notte e giorno nel veicolare il depistaggio di Trump “sionista” e che oggi stanno sperando ardentemente che il mondo vada in malora pur di non essere sbugiardati per l’ennesima volta.
Il globalismo alla ricerca della guerra mondiale
A dare un saggio di come comunque fosse questa l’intenzione della piramide del mondialismo è stata qualche tempo fa Hillary Clinton.
Durante la sua campagna per le presidenziali del 2016, la Clinton scriveva un tweet inequivocabile nel quale affermava che se il presidente degli Stati Uniti dà l’ordine di utilizzare le armi nucleari, allora in quel preciso istante, la catena di comando che si trova sotto di lui, non si può rifiutare di eseguire l’ordine.
Il famigerato tweet di Hillary Clinton
Nessuno aveva chiesto alla Clinton nulla.
A parlare di quell’argomento dal nulla fu lei , a dimostrazione che i referenti dietro questa figura stavano già prendendo in considerazione tale ipotesi per piegare finalmente la Russia e costruire così il tanto agognato moloch mondiale.
Sono tali personaggi che sono alla spasmodica ricerca della strategia del caos spiegata da Albert Pike a Giuseppe Mazzini poiché soltanto essa è in grado di far nascere la repubblica universale massonica che tali personaggi vogliono a tutti i costi.
Agli occhi di questi poteri, Israele oggi è un’altra opportunità per la decaduta governance mondiale di trascinare ancora una volta il mondo sull’orlo dell’abisso e sperare così di resuscitare il fallito piano del Grande Reset di 4 anni prima, quando il forum di Davos annunciava al mondo il riassetto della società, già anticipato da Beppe Grillo nel dicembre del 2019, al quale ancora oggi nessuno ha chiesto come facesse a sapere con mesi di anticipo ciò che sarebbe accaduto da lì a breve.
Sul tavolo, i vari signori della governance mondiale avevano a disposizione diverse opzioni per partorire tale riordino e l’operazione terroristica del coronavirus era certamente una di queste.
Il fallimento di tale operazione ha però partorito il processo inverso, e lo Stato nazionale che si voleva far definitivamente uscire di scena è ritornato l’indiscusso protagonista della politica internazionale.
La crisi dell’ordine liberale internazionale: Putin e il multipolarismo
Il mondo era stato disegnato in base a delle logiche molto specifiche e precise, e l’evento che ha consentito di cambiare tutto il precedente ordine è stato il secondo conflitto mondiale.
Attraverso la seconda guerra mondiale, il potere passa dalle nazioni nella mani di istituzioni sovranazionali e club elitisti di vario tipo di cui spesso l’opinione pubblica non sa nulla,
Ad avere in mano le redini del potere sono circoli come il Bilderberg nato proprio dopo la seconda guerra mondiale, o il più ancora esclusivo club di Roma e il comitato dei 300.
Il principe Bernardo d’Olanda, uno degli storici fondatori del Bilderberg
Si tratta, in altre parole, dell’architettura del governo mondiale che questi ambienti volevano costruire e i governi da protagonisti della vita politica si sono ritrovati ad essere gregari, e oggetto di decisioni prese da questi poteri che sono diventati i veri arbitri dei Paesi.
Tale condizione è stata possibile proprio grazie alle varie democrazie liberali perché tali sistemi politici consentono al potere del capitale di avere in mano la facoltà di decidere chi entra in politica e chi no, e il capitale non consente l’accesso ad altri che non siano i passacarte che difendono gli interessi dell’oligarchia e soprattutto della massoneria che domina la liberal-democrazia.
La crisi della farsa pandemica serviva ad accelerare il processo della fine delle nazioni, ma il suo naufragio dovuto alla opposizione e defezione di vari Paesi, tra i quali la stessa Cina, ha messo in moto un meccanismo di segno opposto, intuito immediatamente dal presidente russo, Putin.
Vladimir Putin nel 2022 aveva intuito che quello era il momento ideale per colpire perché ormai l’Occidente liberale non aveva più il supporto incondizionato americano, ed era giunto il momento di mettere fine all’imperialismo della NATO, organizzazione terroristico – militare, che dopo la fine del’URSS non si è sciolta, ma invece espansa a dimostrazione della sua natura imperialistica.
La NATO è in altre parole non è un esercito a difesa delle nazioni europee.
E’ semmai un esercito a difesa dell’anglosfera, del mondialismo, della finanza e di tutti gli interessi di questo apparato, e non ha riserve alcuna a ricorrere a tattiche terroristiche come si potuto vedere ai tempi della strategia della tensione in Italia, e nelle guerre contro la Serbia e la Libia, colpevoli di non voler capitolare di fronte all’ordine mondiale.
Se qualcuno osava mettersi sulla strada di tale apparato, allora tale struttura colpiva con tutta la sua forza, fino a quando essa si è scoperta una tigre di carta, una volta che Trump ha deciso di separare gli Stati Uniti dall’organizzazione atlantica.
Vladimir Putin sapeva che se Trump fosse diventato presidente, tale condizione di assoluta novità negli Stati Uniti, avrebbe portato inevitabilmente ad una crisi sistemica dell’impero americano e della governance globale, e così è effettivamente stato.
Vladimir Putin
In tale condizione, l’UE è del tutto impotente perché essa non vive di vita propria, ma era un’altra creatura dell’impero americano, da esso alimentata e finanziata sin dal primo istante.
L’operazione speciale in Ucraina nasce quindi per mettere certamente in sicurezza la popolazione russofona vittima del genocidio dei nazisti ucraini, ma assolve ad uno scopo ancora più sistemico, come quello di portare alla destrutturazione della NATO e al tramonto della sua supremazia, un tempo indiscussa.
Trump e Putin in pratica hanno agito nell’ottica di una scomposizione del precedente ordine mondiale.
I due presidenti si sono visti accomunati dall’obiettivo di mettere fine all’impero americano e alla sua condizione di guardiano dell’apparato atlantico.
SI sono intesi subito sin dal primo istante, e ciò spiega perché entrambi siano stati vittima di diversi attentati alla loro vita in quanto la loro presenza era ed è un ostacolo insormontabile nell’ottica di chi vuole costruire una governance mondiale.
La guerra tra Israele e Iran: il secondo capitolo della fine dell’anglosfera
La guerra in Ucraina può quindi considerarsi come uno dei capitoli più importanti dello smantellamento dell’ordine liberale internazionale, e quella tra Israele e Iran è il capitolo seguente, forse ancora più importante del primo.
Non si può negare che il secolo scorso sia stato il secolo dell’America e del suo impero, ma al di sopra di esso, sulla sommità, c’era il sionismo e lo stato di Israele che ha avuto in mano il potere presidenziale per più di 100 anni in pratica.
Sono stati pochi i presidenti che si sono opposti e tra questi c’erano uomini come il presidente Kennedy, ucciso dopo essersi opposto alla nuclearizzazione dello stato ebraico, e Richard Nixon che nelle sue conversazioni con il fidato consigliere Bill Graham parlava del pericolo che la lobby ebraica rappresentava per gli Stati Uniti.
Richard Nixon e Bill Graham discutono della questione ebraica
Non può evidentemente esserci una fine dell’ordine politico della seconda guerra mondiale, senza prima passare non tanto dalla fine, ma quantomeno da un ridimensionamento di Israele che dopo questa guerra con l’Iran certamente avrà luogo.
Già ora la situazione per Tel Aviv è drammatica.
I missili della contraerea scarseggiano, e il presidente Trump ieri ha risposto con un ennesimo rinvio alla richiesta di entrare in guerra a dimostrazione che continua a prendersi gioco non solo degli organi di stampa che ogni giorno scrivono che verrà fatto l’annuncio degli Stati Uniti di entrare in guerra, ma anche di una certa falsa controinformazione che conduce la campagna di Trump “sionista” per indebolire il sostegno del presidente e creare zizzania e divisioni nel campo dei patrioti.
Non solo Trump ha risposto picche alla richiesta di entrare in guerra, ma, secondo fonti di intelligence libanesi , dietro le quinte aveva espressamente detto agli israeliani prima dell’attacco che se loro lo avessero fatto, se la sarebbero dovuta sbrigare da soli.
A Tel Aviv, hanno pensato bene di giocarsi la carta del tutto per tutto e sperare che mettere Trump di fronte al fatto compiuto potesse fargli cambiare idea, ma hanno fatto male i loro conti.
Donald Trump non è George W. Bush. Non è il presidente di Chabad Lubavitch e dell’AIPAC.
E’ il presidente dell’America First.
Sion è rimasta sola con il suo “sogno” infranto che non era soltanto una casa per gli ebrei, poiché altrimenti il conflitto israelo-palestinese si sarebbe potuto risolvere molto tempo addietro attraverso la concessione di un pezzo di terra al martoriato popolo palestinese.
Sion voleva un impero. Voleva costruire la sua Grande Israele e conquistare ogni stato vicino fino a sottometterlo e annetterlo in questo nuovo impero israeliano.
Si comprendono così le guerre contro l’Iraq, il Libano, la Siria, la Libia, e l’Iran delle quali parlava il generale americano Wesley Clark nel 2007, con diversi anni di anticipo prima che queste scoppiassero.
Tali Paesi sono o erano guidati da leader politici che non erano disponibili a farsi da parte e rinunciare alla loro esistenza per consentire all’imperialismo del Likud di conquistare le loro terre.
Israele attraverso la sua folle ricerca del suo “spazio vitale” ha portato la guerra permanente in questa regione del mondo che non riesce a trovare stabilità perché la presenza dello stato ebraico dal 1948 ha sconvolto e turbato ogni equilibrio.
Si assiste quindi alla fine di una epoca e due guerre, quella in Ucraina e quella in Medio Oriente che stanno cambiando completamente tutti gli assetti del passato.
A perdere per prima la sua aura di invincibilità è stata la NATO, e ora è il turno dello stato ebraico che vede i suoi cieli e i suoi territori devastati dai missili iraniani che tra l’altro hanno dimostrato una precisione micidiale, sotto certi aspetti superiore a quella dei missili a disposizione della NATO.
Soltanto 10 o 20 anni fa, quando i tagliagole dell’ISIS, sostenuti da Israele, si adoperavano per colpire tutti i nemici di Israele e quando i criminali neocon dell’amministrazione Bush invadevano l’Iraq per togliere dalla scena un attore scomodo come Saddam Hussein, tale scenario sarebbe stato impensabile.
Questa però è la realtà presente.
Sta andando in frantumi tutto il precedente status quo, e mentre l’Iran mette in atto la sua micidiale risposta a Israele, la Russia, in questi giorni, ha eseguito degli altri micidiali attacchi al regime nazista ucraino, che oggi appare dimenticato perché c’è Israele, la “nazione eletta”, che chiede aiuto.
Sono due nazioni accomunate dalla leadership ebraica e che si sono sostenute a vicenda per delle ragioni di carattere storico e religioso mai approfondite, ovviamente, dagli organi di stampa.
La terra ucraina occupa un posto speciale nel talmudismo in quanto essa è la terra nella quale nacque larga parte dell’ebraismo moderno, che da un punto di vista etnico non è nemmeno più quello che esisteva ai tempi di Cristo.
Larga parte degli ebrei moderni sono di fatto originari dell’antica Cazaria, un regno dell’Europa Orientale sorto nel VIII secolo d.C. che si trovava su ampie parti della moderna ucraina.
A parlare per primo di come gli ebrei askenaziti siano i diretti discendenti dei cazari è stato l’autore ungherese di origini ebraiche, Arthur Koestler, nel suo celebre libro “La tredicesima tribù” e la sua ipotesi ha trovato anche un riscontro scientifico nella ricerca del genetista israeliano Eran Elhaik che ha riscontrato come il genoma degli askenaziti sia lo stesso degli antichi cazari.
I primi sono dunque evidentemente discendenti dei secondi, ma la conversione dei cazari non avvenne tanto per ragioni di natura spirituale, quanto per convenienza politica poiché il re di Cazaria, Bulan, decise di convertire la sua nazione al giudaismo per mettersi al riparo di eventuali offensive sia degli islamici sia dei cristiani.
A distanza di 1300 anni, si può vedere come tale legame sia intatto.
Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, non pochi volontari israeliani sono giunti per combattere al fianco del regime nazista di Kiev, e i rabbini della potente organizzazione sionista Chabad si sono tutti schierati al fianco di Zelensky.
Zelensky assieme ai rabbini di Chabad
Non è quindi soltanto l’unipolarismo atlantico, ma anche il piano superiore di questa struttura, quello del sionismo, il movimento politico e religioso che ha avuto più potere di tutti nel secolo passato.
Nella fase attuale però ogni precedente equilibro sta venendo meno.
Ogni parte di quella struttura di potere sorta dopo la seconda guerra mondiale in poi sta andando in pezzi.
Esce di scena l’impero americano attraverso il suo militarismo permanente, ed esce di scena anche la sua supremazia monetaria del dollaro, avviato a perdere la condizione di valuta di riserva globale.
La fase presente è quella della destrutturazione e del crollo del Nuovo Ordine Mondiale.
La fase presente è quella del ritorno delle nazioni e del mondo multipolare.
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Ciao Cesare.Taiwan può essere l’ultimo tassello mancante per sconfiggere definitivamente questi Cazari Aschenazi oppure ritieni che la Cina ha tutto sotto controllo?Tre leader politici,Trump Putin e XI Jinping , che hanno portato avanti in tre diverse zone del mondo la salvezza dell’ umanità.
Ciao Massimo, sì, anche se Taiwan è un pezzo ben più piccolo degli altri citati.
Fosse che fosse la volta buona e speriamo che i satanisti/sionisti lascino perdere Sansone…
Buongiorno, Cesare. Esatto, mentre la stampa e la televisione bastarde ci MENTONO, spazi come il tuo SMASCHERANO questi satrapi che generano TERRORISMO giornalistico. Ci sono pochi VERI GIORNALISTI e COMUNICATORI che NON CONVALIDANO le fake news perché danno priorità ai finanziamenti che ricevono per MENTIRE, CONFONDERE e MASCHERARE la BUGIA come se fosse vera.
I dati che fornisci sono sempre inconfutabili e contribuiscono a ESPORRE i satrapi che ci malgovernano. Leggerti continua a essere un cammino verso il RISVEGLIO per me, dato che non sono mai stata una TELECREDENTI o una divoratrice della stampa bastarda. Grazie a questo, non sono stata inoculata con quella schifezza che, con grande acutezza, chiami “operazione terroristica CORONAVIRUS”, “bufala pandemica”, ecc.
Prego Dio che questa tua conclusione diventi REALTÀ affinché i assassini seriali che si percepiscono come SCELTI soccombano finalmente. Da Mendoza, Argentina: Tutto il mio rispetto per il tuo continuo impegno per la VERITÀ.
Ciao Isabel, ti ringrazio.
Ciao Cesare, cio´ che non torna e` l´operato di Bruxelles! sembra il covo del nuovo ordine mondiale che sta per mettere a segno la schiavizzazione degli europei attraverso la digitalizzazione degli umani attraverso salute e finanza! hanno trasferito i poteri persi a Washington in Europa. Ginevra e Bruxelles (precedentemente citata) sono diventate il cuore della cupola sionista-massonico-satanista. Stanno per trasformare l´europa in un lago di sangue, a questo servira´ il 5% del pil in militarizzazione. E´ scritto nel trattato di Lisbona. Oltretutto Marc Carney ieri ha dichiarato che e´ giunto il momento del governo mondiale del nwo. Sbaglio?
Un cordiale saluto
Franco, nulla di quello che hai scritto nel commento sta avvenendo…Il 5% è soltanto un impegno formale che nessuno riuscirà a mantenere. Lo sanno tutti a Bruxelles. Non so cosa abbia detto Carney, ma non corrisponde al vero che sta per nascere il Nuovo Ordine Mondiale. E’ esattamente il contrario. Leggi gli articoli del blog. Un saluto.
Risulta evidente che il più attivo sia il Generale Kurilla; mi sembra strano che un alto ufficiale possa sostenere una linea in disaccordo con il Presidente senza andare incontro a conseguenze. Come può essere possibile?
Non è la prima volta, nè l’ultima. Se Kurilla supererà la linea rossa, Trump provvederà.
Israele ha gia’ ventilato l’ ipotesi che le sue testate nucleari potrebbero essere usate contro la UE limitatamente contro quei Paesi che riserveranno una sia pur minima condiscendenza verso i palestinesi e mondo arabo e persiano.
Scherzano con il fuoco.
Quindi Israele ha ammesso di disporre di un arsenale nucleare?
Alcuni suoi premier in passato lo hanno detto.
Ottimo articolo.
Ma quindi per vedere il crollo da noi dobbiamo attendere la fine di queste due guerre? Intendo l’ ufficiale comunicazione che dichiara la sconfitta da ambo le parti della guerra…..
Interessante e anche, direi, in generale ottimista. Se mi permetto di non condividere certe affermazioni o posizioni -a proposito del ‘Mac’ Donald Trump – lo faccio sperando di aver torto. Le mie ‘ragioni’ sono essenzialmente deduttive. Per chi ancora se ne ricorda, Trump si puo’ considerare – con una certa licenza poetica – l’equivalente del personaggio Garoffi nel romanzo ‘Cuore’ di DeAmicis. Analogia e insieme differenza, oltre a quella ovvia di mezzi e potere. Quando Garoffi, involontariamente, colpisce un vecchio con una palla di neve, ne rimane molto male e, per fare ammenda, invia al vecchio la propria collezione di francobolli di cui era molto fiero. Trump, almeno a osservarne le dichiarazioni e le posture, manca dell’equivalente del senso di auto-correzione, implicito nel carattere Garoffi di cui sopra. Inoltre, rilevato relativamente da pochi, Trump e’ letteralmente preso per i genitali dalla macchina sionista. Ne è casuale che sua figlia si sia convertita al sionismo per essere impalmata da un mammasantissima della loggia o sotto-setta Chabad-Lubovitch, arrabbiati suprematisti giudaici. Tra l’altro, Trump era un assiduo frequentatore dell’infernale bordello di Epstein – a sua volta personaggio chiave del sistema spionistico giudaico. Vi si aggiunga un’esasperata Trumpiana esaltazione di se stesso – e una certa convinzione, comune a gran parte del milieu politico di questo paese, che occuparsi in modo analitico dei problemi è ‘roba da femminucce’, o simile. Vedasi (uno tra migliaia di esempi) il plateale recentissimo dialogo tra Ted Cruz, importante senatore del Texas e il popolare intervistatore T. Carlsson. Nel quale, Cruz, accanito promotore della guerra contro l’Iran, praticamente si dichiara orgoglioso di ignorare il volume della popolazione del paese che vuole invadere. La ‘scusa’? “Non perdo tempo a far niente e memorizzare le tavole delle popolazioni.” (sic). Traduzione: pazienza e metodo sono ‘far niente,’ o roba per chi, al contrario di me, è costretto ad imparare per vivere, quindi è tout-court un ‘debole’. Nel riportare questo ormai ben noto episodio, non parlo ‘perché ho una lingua’ – come diceva un mio docente di calcolo all’università – ma ho visto il fenomeno ripetersi in molteplici versioni durante la mia (relativamente) breve avventura e impiego nel milieu corporativo di questo paese – prima di mettermi a lavorare in proprio. Ma “Che vale nelle fata dar di cozzo?” diceva Dante. E concludo, come dicevo all’inizio, sperando di aver torto. Jimmie Moglia, Portland, Oregon.
Salve Jimmie,grazie. Permettimi alcune precisazione. La figlia di Trump, Ivanka, è stata allontanata dal padre proprio perché troppo vicina agli ambienti del globalismo e di Chabad così come lo è ovviamente il marito Jared. Trump si è lamentato più volte di Kushner proprio perché troppo vicino a Israele. Entrambi sono fuori e lontani dalla amministrazione Trump. Su Epstein. Trump non è mai stato sul Lolita Express. Si sono frequentati per un periodo negli anni’90 ma quando Trump sorprese Epstein a molestare una minorenne nel suo club, lo cacciò via a pedate. Quando partì l’inchiesta per pedofilia contro Epstein, Trump fu l’unico a collaborare con la magistratura. Capitolo finanziamenti. Trump si è principalmente finanziato da solo. I vari esponenti della lobby sionista, vedasi i coniugi Adelson, hanno sempre finanziato il partito repubblicano, ben prima di Trump. Gli Adelson oggi sono rimasti con un pugno di mosche perché Trump non prende nemmeno le loro chiamate. Trump ha in pratica estromesso completamente dalla sua amministrazione i vari falchi sionisti.
Il vecchio Sheldon è morto da qualche anno, è rimasta la moglie che, un caso, ha lo stesso nome della ex moglie di Berlusconi: Miriam.
A differenza della Miriam di Berlusconi, questa ha origini polacche, sempre una bella premessa, ma entrambe con i padri ben presenti in importanti logge. Ma che caso…
Condivido molti punti, eccetto la sua opinione su Trump libero dalla tenaglia sionista. Ha seguito i suoi continui elogi del piu grandi alleato dell’ America che e Israele? Io invece credo che Trump e compromesso o prezzolato o piu probabile ricattato. Questo non e lo stesso Trump del 2016 e molti nel movimento maga hanno capito questo da tempo.
Ho spiegato nel precedente articolo la strategia comunicativa di Trump. A parole dichiarazioni di “amicizia” verso Israele. Nei fatti, l’esatto contrario. Anche ora è identico. Dichiarazioni di stima verso Israele e poi la sta lasciando distruggere dai missili iraniani. Trump ha scelto tale tattica comunicativa perché sa in quali mano sono i media americani.
Gentile Dr Sacchetti, le chiedo un parere.
Se chiudesse lo stretto di Hormuz ne risentirebbero i traffici commerciali petroliferi (un terzo dei quali transita di là).
La chiusura dello stretto ha rappresentato anche in passato una minaccia che Teheran ha ventilato per rispondere a sanzioni irricevibili.
Gli USA, presenti in modo massiccio nell’area con la propria marina, hanno sempre contro-minacciato Teheran di non osare ad attuare il blocco.
L’Iran, chiudendo lo stretto, perderebbe una consistente fetta del proprio export di idrocarburi, specialmente verso la Cina.
Ma tutti gli altri Stati del Golfo vedrebbero limitato l’export, determinando un rialzo dei prezzi del greggio sui mercati occidentali.
Allora: è possibile che il blocco avvenga? Certamente sì, per l’Iran è fattibile.
Però dipende per quanto tempo. Magari qualcuno lo sapeva e si è preparato, avendone pochi danni, mentre altri no, avendone molti di più.
A qualcuno potrebbe convenire prendere tempo, non avendone conseguenze: le alleanze ultimamente sono più volubili e non tutti remano insieme.
Anche in caso di riapertura forzosa, imposta militarmente, non si tratterebbe di una passeggiata. Rispetto a qualche anno fa l’Iran ha alleati potenti.
Nelle scelte strategiche a livello geopolitico tutti sanno tutto, quindi difficile sorprendersi. Più facile parlare, questo sì.
Può fare gioco aumentare un po’ la tensione e discuterne. Intanto la struttura geografica dello stretto gioca tutta a vantaggio dell’Iran. E’ un fatto.
C’è chi ama sentir dire quello che gli piacerebbe, ma la realtà oggi è complessa e a molti la chiusura potrebbe persino dare dei vantaggi.
Non però agli Europei e questo è sintomatico: e se tutti gli altri, insieme, volessero affossare l’area dove si annida il peggior morbo bellicista?
Se chiude lo stretto, fa un favore alla Russia e ai Paesi arabi che esportano petrolio. A Trump la faccenda non lo riguarda più di tanto. Una mossa simile colpisce soprattutto l’UE.
Fonti dell’est, mi dicono che Israele ha contattato l’Iran per sospendere da entrambe le parti i bombardamenti. Pare che l’Iran, inizialmente, li abbia mandati a quel paese e rimandato tutto alla negoziazione tramite la Russia.
Incrocio le dita e che ci sia un seguito.