di Cesare Sacchetti Il cielo di Israele si è illuminato di nuovo, ma non erano le luci...
Perchè l’ISIS non ha mai attaccato Israele: i legami tra lo stato ebraico e il terrorismo islamico
di Cesare Sacchetti
In questi giorni abbiamo sentito pronunciare nuovamente un nome che si sentiva molto più spesso negli anni passati, ovvero quello dell’ISIS.
L’ISIS prim’ancora che un’organizzazione terroristica è una sorta di marchio fondato su delle sofisticate tecniche comunicative dagli echi hollywoodiani che hanno fatto subito pensare che dietro di essa ci siano personaggi ben più raffinati che soltanto un manipolo di tagliagole del deserto.
Questi certamente ci sono, ma costituiscono la manovalanza più bassa, quella chiamata a fare il lavoro più sporco che abbiamo visto in quei macabri video nei quali i terroristi dell’ISIS decapitavano le loro vittime.
Adesso, per via dell’attentato in Iran, si sente parlare nuovamente di questa organizzazione che è stata in larga parte debilitata negli anni più recenti soprattutto grazie al contributo decisivo della Russia.
Quando lo stato islamico decise di attaccare la Siria lo fece perché dietro questa organizzazione ci sono delle potenze e delle menti che sono alquanto lontane dall’essere realmente islamiche e arabe come si vedrà in un istante.
I finanziatori dell’ISIS sono alleati di Israele
L’ISIS sin dai primi anni della sua esistenza ha avuto a disposizione un enorme fiume di denaro che proveniva in larghissima parte dall’Arabia Saudita e dal Qatar.
A dare conferma che sono state principalmente le monarchie del Golfo a fornire un’immensa liquidità all’ISIS fu persino la famigerata Hillary Clinton, già segretario di Stato sotto l’amministrazione Obama, che riconosceva questa evidenza nella sua corrispondenza privata, ma ciò, a quanto pare, non la turbava molto dall’accettare a sua volta i soldi di chi sosteneva il terrorismo nella fondazione che porta il suo nome e quello di suo marito, Bill, di nuovo nell’occhio del ciclone per il caso Epstein.
L’Arabia Saudita è una monarchia molto particolare e la sua fondazione è stata voluta da ambienti molto lontani da quelli del mondo arabo.
Sin dai primi anni della nascita di questo Stato artificiale, l’anglosfera negli anni 30 ebbe un ruolo decisivo nella nascita della monarchia che è stata dominata sin da allora dalla tribù dei Saud.
Al di là di ciò che qualcuno potrebbe pensare, l’Arabia Saudita non è mai stata realmente in opposizione ad Israele e non ha mai partecipato a nessuna guerra contro Tel Aviv, nemmeno indirettamente.
L’Arabia Saudita che per larga parte della sua storia si è ispirata ad una branca particolarmente estrema dell’Islam, quella del wahabismo, è sempre stata fedele all’anglosfera che a sua volta è dominata da potenti lobby israeliane, quali quella dei Chabad, dei quali abbiamo sentito parlare di nuovo negli ultimi tempi, e dell’AIPAC.
Quello dell’Arabia Saudita è uno Stato artificiale creato principalmente da Londra e Washignton per poter controllare gli enormi giacimenti petroliferi sui quali siede questo regno e, al tempo stesso, per mantenere un certo assetto in Medio Oriente che prevedeva una divisione del fronte arabo, fondamentale per l’esistenza dello Stato di Israele.
I Saud in realtà non sono nemmeno di origine araba e a scoprire questa evidenza fu un dissidente saudita di nome Nasser Al Saeed.
Al Saeed scrisse un libro nel 1965 intitolato “La storia dei Saud” nel quale si dimostrava che la famiglia dei Saud aveva dato mandato all’ex ambasciatore saudita in Egitto, Abdullah bin Ibrahim Al Mufaddal, di creare un falso albero genealogico che collegasse in qualche modo la dinastia dei Saud alla famiglia di Maometto.
Nel libro, al Saeed affermava inoltre che i sauditi erano in realtà di origine ebraica e che avrebbero mascherato la loro etnia nel corso dei secoli, e dunque questo farebbe di loro dei criptoebrei, termine con il quale in passato si identificavano quegli ebrei che cambiavano cognome per nascondere le loro origini.
I Saud non presero affatto bene le rivelazioni clamorose del dissidente e lo fecero sequestrare nel 1979 per poi scaraventarlo da un aereo.
E’ una storia che viene raccontata poco ma che aiuta a comprendere cosa c’è davvero dietro la dinastia dei Saud e quali interessi essa perseguiva.
Così come aiuta a comprendere perché l’Arabia Saudita finanziò l’ISIS e perché questa non ha mai attaccato lo stato ebraico né l’Arabia Saudita.
L’ISIS ha sempre colpito i “nemici” di Israele
Nei primi anni della sua costituzione, l’ISIS ha agito in modo scientifico per colpire quegli Stati che rappresentavano una minaccia per i piani espansionistici dello stato di Israele che aspira a molto di più degli attuali confini che le stanno molto stretti, come ha confermato nuovamente il primo ministro Netanyahu che ha dichiarato che Israele aspira a dominare l’intera area dal fiume Giordano, che bagna Giordania, SIria, Libano e Siria, al mar Mediterraneo.
Israele è da tempo alla ricerca del suo “spazio vitale” un concetto mutuato dalle mire espansionistiche di Hitler che aveva rapporti molto stretti con il mondo sionista come si è avuto modo di vedere in un precedente contributo.
Quando l’ISIS iniziò la sua opera terroristica partì con la Libia di Gheddafi tra il 2011 e il 2012.
Gheddafi è stato un leader che ha portato un benessere e una stabilità politica alla Libia che prima della sua presa del potere nel 1969, essa non conosceva.
La visione di Gheddafi si ispirava molto a quella nasseriana del socialismo arabo ed era alquanto distante dalla correnti islamiste del mondo arabo.
Il terrorismo islamico non è mai stato un fenomeno che nacque in quelle nazioni arabe che perseguivano una visione sovranista secolare ma è stato esclusiva, come si è visto in precedenza, di quei Paesi molto più vicini all’anglosfera e ad Israele.
Il terrorismo islamico per quanto possa sembrare paradossale a chi si limita ad una lettura prima facie non è stato un fenomeno che ha beneficiato il mondo arabo o fatto i suoi interessi ma al contrario si è rivelato essere un fenomeno che ha servito in maniera tremendamente efficace gli interessi dello stato ebraico.
Questo perché dietro di esso ci sono capitali e fondi che provengono da Paesi che un tempo erano strettamente fedeli all’anglosfera come la citata Arabia Saudita anche se questa in tempi più recenti con una dose di freddo calcolo politico è saltata sul treno dei BRICS una volta compreso che l’impero americano è giunto al suo ultimo stadio di vita.
E’ quanto avviene proprio nei primi anni di vita dell’ISIS. Questa si scaglia contro quei Paesi e quei leader che rappresentano una minaccia per Israele e il primo della lista è certamente Gheddafi, barbaramente ucciso dalla NATO nel 2011.
Quando i tagliagole islamici iniziano a seminare il terrore in Libia, viene catturato negli anni successivi un agente segreto del Mossad di nome Ephraim Benjamin che era a capo di una fazione dell’ISIS nella città libica di Benghazi.
Benjamin catturato dai libici rivelò di essersi unito al Mossad nel 2002, e l’intelligence israeliana a quanto pare non solo ha mandato i suoi uomini tra le fila dei terroristi ma pare che ne abbia avuto il controllo diretto attraverso il suo stesso leader.
Tutti probabilmente conoscono il famigerato al-Baghdadi, il leader dell’ISIS, che negli anni passati faceva i suoi annunci di guerra all’Occidente e di attentati contro i nemici della sua organizzazione terroristica.
Diverse fonti hanno rivelato che al-Baghdadi non era altro che un agente del Mossad addestrato dall’intelligence israeliana per tenere discorsi e assumere quelle doti carismatiche necessarie per diventare un leader di vari gruppi di terroristi arabi.
A darne conferma già nel 2014 è stata la testata di Dubai, Gulf News, che affermò che il leader dell’ISIS è sempre stato tra le fila del Mossad.
La vera identità di al-Baghdadi sarebbe in particolare quella di Simon Eliot, un agente appunto del Mossad, che si vedeva in alcune uscite pubbliche assieme al famigerato senatore americano e falco neocon, John McCain.
Le foto dei due sono state messe a confronto in diverse occasioni e in effetti si può vedere come la somiglianza tra i due sia davvero impressionante.
Le foto di al-Baghdadi messe a confronto con quelle dell’agente del Mossad, Simon Elliot
Anche Edward Snowden, ex agente della NSA, confermò che nei documenti classificati dell’agenzia per la sicurezza nazionale è riportato che al-Baghdadi era appunto al servizio dell’intelligence israeliana.
Israele teneva così tanto all’incolumità tanto da arrivare a fornirgli persino assitenza sanitaria negli ospedali israeliani come hanno rivelato gli stessi quotidiani diffusi in Israele, quali Il Jerusalem Post.
La stessa dinamica è stata vista già con Hamas. Hamas nei primi anni 80 nemmeno esisteva. Come hanno rivelato diversi uomini delle forze armate israeliane quali il generale Yitzhak Segev i fondi per la nascita del gruppo islamista palestinese giunsero da Israele, e ancora oggi Tel Aviv consente che Hamas riceva i suoi finanziamenti.
A ribadirlo è stato persino il primo ministro israeliano, Netanyahu, che ha affermato pubblicamente che Hamas serve per impedire che si costituisca un fronte palestinese non direttamente controllato da Israele.
Israele ha bisogno del terrorismo islamico per raggiungere i suoi scopi.
Il terrorismo islamico serve la causa del sionismo
Ciò spiega perfettamente perché la seconda vittima dell’ISIS, dopo la Libia, fu la Siria di Assad.
Il piano dello spazio vitale israeliano prevede la ricostruzione dell’Israele biblica i cui confini si estendevano originariamente dal Tigri all’Eufrate.
Tale visione messianica del sionismo prevede quindi l’annessione di quei territori degli Stati arabi limitrofi ad Israele e tra questi c’era certamente la Siria di Assad.
Il piano originario di Israele era quello di smantellare l’unità dello Stato siriano per annettersi le sue parti e allargare i confini dello stato ebraico.
Quando i tagliagole dell’ISIS iniziarono ad essere respinti ed eliminati da Assad, assistito dalla Russia, Israele si preoccupò di fornire ai terroristi l’assistenza medica di cui avevano bisogno.
Il terrorismo islamico che sulla carta dovrebbe essere il più feroce nemico di quei poteri che hanno spossessato gli arabi palestinesi della loro terra veniva assistito e protetto dallo stato di Israele.
Questo ci riporta alla conclusione precedente. Il terrorismo islamico non è in nessuno modo un fenomeno spontaneo, ma un fenomeno artificiale creato da gruppi di intelligence e potenti gruppi sionisti per raggiungere gli obiettivi politici e imperialistici dello stato ebraico.
Ciò spiega anche perfettamente il recente e cruento attentato contro l’Iran nel giorno in cui si ricordava la morte del generale Soleimani.
A rivendicare la carneficina di civili iraniani è stata proprio l’ISIS e non sorprende che quanto rimasto di questa organizzazione terroristica attacchi un Paese come l’Iran.
Il governo iraniano dal 1979 rappresenta una sorta di incubo per Israele. Caduta la monarchia dello shah di Persia nelle mani dell’anglosfera e fedele ad Israele, come ribadiscono i suoi eredi, l’Iran ha iniziato ad opporsi ai piani di dominio di Israele.
A Tel Aviv, non è un segreto, sono letteralmente ossessionati da Teheran. Hanno provato in ogni modo a scatenare rivoluzioni colorate nel Paese e a far scatenare una guerra contro l’Iran soprattutto durante l’amministrazione Trump, ma la lobby sionista ha trovato sulla sua strada un presidente che non aveva e non ha alcun interesse a servire i propositi guerrafondai di Israele e che ha invece deciso di iniziare a ritirare le truppe americane, come avvenuto in Siria e in Afghanistan.
Israele dunque oggi è rimasta sola nella sua folle ambizione imperialista. Non ci sono i sauditi, che come detto in precedenza si sono oppurtunisticamente fatti da parte, e non ci sono gli Stati Uniti che dai tempi dell’amministrazione Trump e anche ora con l’amministrazione Biden, che appare virtuale, si stanno disimpegnando dalla visione che li ancorava al loro impero per assumere una dimensione più prettamente nazionalistica.
Questo sembra portarci all’unica conclusione possibile. Lo stato ebraico nel suo criminale piano di genocidio dei palestinesi non ha più quegli alleati indispensabili per poter conquistare e sottomettere i suoi vicini arabi.
E questo a sua volta porta ad un’altra inevitabile evidenza. Il declino del potere illimitato del sionismo prosciugherà la forza vitale sulla quale si fondavano i gruppi del terrorismo islamico.
Il tramonto del sionismo non significa altro che il tramonto definitivo del terrorismo islamico.
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Una accozzaglia di eventi che convergono tutti, guarda caso, contro Israele. La più paradossale è quando parla di genocidio dei palestinesi. I palestinesi non hanno mai smesso di moltiplicarsi e ora sono 2.500.000 circa. La grande Israele era più grande qalche anno fa. Ora è più piccola e i palestinesi sono più che triplicati: uno strano genocidio dove aumentano le persone. Ma che analisi è?
I palestinesi sono aumentati perché hanno un altissimo tasso di natalità ma questo non toglie che quello attuale è un genocidio visto che siamo già a più di 20mila morti palestinesi dall’inizio dei bombardamenti israeliani. L’accozzaglia sarà nel tuo commento, nel quale manifesti tutta la tua ignoranza e malafede.
@Andrea, il suo commento è incommentabile.
” I palestinesi non hanno mai smesso di moltiplicarsi”.
Pensa di parlare di piccioni o conigli? La sua malafede è imbarazzante.
Complimenti! analisi impeccabile. Il contributo decisivo (come rimarcato nel prosieguo della lettura) è avvenuto grazie alla congiuntura tra Russia (cristiana), Iran (musulmana sciita) e suoi epigoni (Hezbollah e movimenti sciiti iracheni) oltre ovviamente ai siriani, direttamente coinvolti. Se non erro è stato Dugin a rimarcare una naturale confluenza che va oltre il piano meramente politico per approdare all’escatologia comune tra le due religioni, la cristiana (ortodossa ma solo perché più tradizionalista rispetto al cattolicesimo postconciliare) e la musulmana nella sua variante sciita. Questa alleanza segnerà la fine del falsa e posticcia rappresentazione della realtà concepita strumentalmente dall’accoppiata nefasta “protestanti-ebrei”.
Ti ringrazio, Rino, sono convinto anch’io che l’alleanza di quei mondi stia mettendo fine allo strapotere sionista.
In futuro, spero non troppo lontano, il Sionismo verrà visto come l’ultimo atto delle crociate: la spinta propulsiva dell’occidente ipertecnologizzato alla conquista delle terre in cui sono nati i propri culti. Di fatto le religioni sono una bomba ad orologeria quando vengono private di una chiave di lettura simbolica e l’Europa, patria della morte di Dio, è artefice di questa spinta laicista e prometeica che da diversi secoli va a finire in terrasanta.
Orfani del Padre necessitiamo urgentemente di terapie di gruppo!
Un’ottima analisi che fornisce risposte sensate anziché fantasiose ipotesi
Grazie!
Complimenti per il lavoro che fai.
Una sola svista: Israele biblico dal Nilo all’ Eufrate.
Grazie Gianmario, anche per la segnalazione.
io ancora non ho capito, chi ha ucciso qassem soleimani?
Ci sono informazioni contrastanti al riguardo. Secondo alcuni, non sarebbe nemmeno stato ucciso.