di Cesare Sacchetti

E’ così che il governo PD-M5S retto da un presidente del Consiglio che non è nemmeno stato eletto deputato si accinge a prorogare uno stato di emergenza quando una emergenza di fatto non esiste.

L’Italia è un caso unico al mondo, perchè nella maggioranza degli altri Paesi la condizione che ha portato ad una cosiddetta situazione di emergenzialità è terminata da un pezzo.

In realtà, diversi giuristi e costituzionalisti hanno rilevato che Conte non aveva nemmeno in prima istanza la facoltà di dichiarare uno stato di emergenza dal momento che il dettato costituzionale a questo riguardo è piuttosto chiaro.

L’emergenza è prevista solamente in caso di guerra, e nonostante i roboanti proclami di Conte e degli altri comprimari di governo contro il Covid, una guerra non c’era prima e non c’è mai stata.

Pertanto tutta la sospensione dei diritti costituzionali non sarebbe mai dovuta iniziare per il semplice fatto che non ce n’erano validi motivi sin dal principio.

Non si può quindi continuare a prorogare una condizione di emergenzialità che già prima non aveva ragione di sussistere.

Anche arrivando alla conclusione, senza prove e ufficialmente non riconosciuta dallo stesso ministero della Salute, che i morti dichiarati in Italia e nel mondo siano dovuti al Covid, questo virus ad oggi non è riuscito a superare la letalità dell’influenza stagionale che si attesta, come riportato dall’OMS, fino a 650mila morti l’anno.

Il bollettino del terrore è fermo a 571mila. I 35mila presunti morti da Covid in Italia rappresentano solamente lo 0,05% della popolazione del Paese.

E’ dunque questo il “terribile” virus letale che ha paralizzato il Paese e ha consentito una valanga di abusi mai vista dal dopoguerra ad oggi?

L’evidenza scientifica continua a dire che non c’è mai stata una condizione tale per dichiarare una emergenza sin dal principio.

L’evidenza politica invece continua a dire che il virus è lo spauracchio necessario per continuare a tenere il Paese in una condizione di autoritarismo sanitario semi-permanente.

Anche partendo dal presupposto, erroneo alla luce delle prove scientifiche, che il Covid sia veramente pericoloso, le ragioni di una proroga della emergenza sono inesistenti anche sotto il profilo sanitario oltre che giuridico.

Le terapie intensive sono praticamente vuote. I numeri di contagi strombazzati dai media mainstream sulle prime pagine riguardano in larghissima parte casi di asintomatici che stanno benissimo, solamente risultati positivi ad un test del tampone rivelatosi in più occasioni completamente inaffidabile per l’alto numero di falsi positivi.

Dov’è quindi il pericolo e la minaccia verso la salute delle persone? Non c’è semplicemente, se non sulle pagine dei giornali italiani.

L’esempio più lampante in questo senso viene dal caso dell’infermiere di Cremona, tale Luca Alini, che su Facebook dichiarava allarmato che erano ripresi i casi di Covid ricoverati per insufficienze respiratorie.

L’ospedale dove lavora l’infermiere ha prontamente smentito, negando che ci fosse stato un aumento di ricoverati, ma ai media ufficiali poco importa.

Il post è finito sulle pagine di Repubblica e il Corriere che si sono entrambe guardate bene dal rimuoverlo e chiedere scusa.

Se è assodato a questo punto che non esiste alcun pericolo Covid, allo stesso tempo appare provato che un manipolo di eversori ha preso in ostaggio il Paese nascondendosi dietro il paravento di un virus che ad oggi non esiste.

La rottura del patto costituzionale e il diritto di resistenza

Si è giunti quindi ad un momento senza precedenti nella storia repubblicana, nel quale si è definitivamente rotto il patto costituzionale.

Negli ultimi 25 anni, il divario tra costituzione materiale e costituzione formale si è certamente allargato con l’introduzione dei trattati europei che per molti profili sono del tutto incompatibili con la carta.

Mentre infatti la Costituzione assegna allo Stato il ruolo di regolazione e di intervento nei processi economici, i Trattati stabiliscono uno stretto divieto all’entità statale di intervenire a sostegno dell’economia nazionale.

Ovviamente queste norme sono soggette ad una interpretazione mutevole. Se si tratta dell’Italia, si applicano. Se si tratta dell’asse Nord-Europeo o della Francia, si interpretano per utilizzare una metafora giolittiana.

Ad ogni modo, l’introduzione dei Trattati ha disapplicato la parte economica della Costituzione, specialmente con l’ingresso dell’Italia nell’euro, una moneta che non viene emessa dallo Stato italiano e che pertanto pregiudica sul nascere la possibilità di gestire sia la politica monetaria sia quella economica.

Ora la crisi da Covid si sta rivelando il pretesto ideale per erodere anche la prima parte della carta, quella dei diritti personali che si pensava fosse intoccabile.

Non è più così, dal momento che sono bastati dei dpcm privi di forza di legge per calpestare clamorosamente la sfera dei diritti inviolabili dei cittadini, quelli della libertà personale e di espressione.

Con l’estensione dello stato di emergenza, attraverso un provvedimento pari ad una circolare ministeriale si continuerà ad impedire la libertà di riunione dei cittadini.

Si continueranno ad imporre le mascherine al chiuso, stabilendo così di fatto un trattamento sanitario obbligatorio illegale.

Si continuerà ad impedire ai cittadini di poter esprimere liberamente e democraticamente il proprio dissenso contro il governo.

Si è quindi giunti ad un punto che era stato preso in esame dai padri costituenti ed è quello del diritto di resistenza.

Durante le discussioni preparatorie della carta, due deputati, il democristiano Dossetti e il demo-laburista Cevolotto, proposero esplicitamente di introdurre al secondo comma dell’art.50 questa espressione:”quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”.”

L’assemblea preferì non positivizzare questa norma per il timore di fornire una cornice giuridica a possibili rivoluzioni armate.

Ma esiste una differenza fondamentale tra resistenza e rivoluzione. Mentre la seconda è volta al sovvertimento della carta costituzionale e dei suoi diritti fondamentali, la prima è volta al loro ripristino.

In questo senso, i cittadini che ad oggi volessero resistere sarebbero i legittimi difensori della Costituzione, mentre i veri rivoluzionari, o peggio eversori, sarebbero i componenti di questo governo che stanno violando clamorosamente i diritti fondamentali della persona.

Nonostante la decisione dell’assemblea costituente di non introdurre il diritto di resistenza nel dettato della carta, esiste un indirizzo riconosciuto tra giuristi e costituzionalisti che prevede la possibilità di ricorrere a questa prerogativa.

E’ la fonte che attesta questo diritto viene dal primo articolo della costituzione, ovvero quello che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo.

Tutti quanti individualmente e collettivamente sono titolari di questo diritto e hanno facoltà di esercitarlo.

Se la sovranità appartiene al popolo e le istituzioni delegate al loro esercizio hanno violato i diritti fondamentali dei cittadini, sta al popolo stesso opporsi per riprendersi ciò che gli è stato illegittimamente sottratto.

Questo principio è scolpito anche mirabilmente nella cornice del diritto naturale che precede qualsiasi sistema di diritto positivo.

Se il secondo è in netto contrasto e violazione del primo, si può e si deve resistere.

In questo senso, possono essere d’aiuto le parole pronunciate dal pontefice Benedetto XVI sul rapporto tra il principio di autorità e il diritto naturale.

Nessuna legge può sovvertire la norma del Creatore senza rendere precario il futuro della società con leggi in netto contrasto con il diritto naturale.

In nessun caso quindi il governante può invadere la sfera del diritto naturale e ledere i diritti inviolabili dei cittadini.

In caso contrario, non ci sarebbe alcun diritto, ma solo arbitrio.

I cittadini quindi che vogliono resistere e disobbedire civilmente ad una autorità come quella attuale che sta calpestando le prerogative fondamentali dei cittadini, hanno tutto il diritto e anche il dovere di farlo.

La questione ora a questo punto è solo una: vogliono i cittadini italiani liberarsi da questo giogo opprimente?

Sta a loro decidere se farsi trattare come cittadini o sudditi.

I diritti scritti nella carta e il diritto naturale vivono solamente se c’è qualcuno che lotta per difenderli.

In caso contrario, sarà l’arbitrio del tiranno di turno a diventare inevitabilmente norma di fatto, seppur illegittima.

E’ senz’altro vero che gli italiani sono stati investiti da un flusso di disinformazione terroristica e criminale sul Covid, ma è allo stesso tempo vero che ora ci sono gli strumenti per informarsi e cercare altrove le verità che il sistema non racconta.

Se i cittadini vogliono possono staccarsi dalla matrix del regime, e iniziare a pensare liberamente con la propria testa.

E’ questa la chiave di tutto. Ricominciare a pensare.

Questa è una guerra alla mente delle persone e si può vincere solo se si decide fermamente di pensare ciò che non vuole il regime della paura.

Non si può tornare liberi solamente sperando in un intervento miracoloso della Provvidenza o di altri fattori geopolitici che potrebbero far crollare il governo.

Si deve anche volerlo.

Se uno per uno gli italiani prendono consapevolezza e iniziano ad unirsi contro questo regime piuttosto che azzannarsi gli uni con gli altri per l’uso di mascherine e guanti, tutto questo può finire.

La libertà è là fuori. Bisogna soltanto andarla a prendere.

Questo blog si sostiene con le donazioni dei lettori. Se vuoi aiutare anche tu la libera informazione, clicca qui sotto.

https://www.paypal.me/CesareSacchetti