di Cesare Sacchetti

Le città europee che ospitano troppi cittadini bianchi non sono molto gradite all’UE. E’ quanto sembra possibile dedurre da quello che è accaduto in questi giorni – riportato dal portale di notizie ungherese 888.hu – alla città dell’Ungheria di Székesfehérvár, in lizza per aggiudicarsi il titolo di capitale europea della cultura per il 2023.

Le selezioni hanno luogo in questi giorni, e la delegazione della città ungherese ha presentato come tutte le altre, un suo video di presentazione, intitolato “Tele Élettel”, dove mostra la vita nella ridente cittadina magiara. Nel video si vedono bambini che giocano, delle chiese, un prete che sorride soddisfatto alle scene di giubilo dei suoi concittadini mentre passano in rassegna gli scorci più belli della città.

Il video di presentazione di Székesfehérvár per la candidatura a capitale europea della cultura 2023

Una presentazione dove la vita tutto sommato appare scorrere felice e serena, ma che secondo gli esperti internazionali della commissione selezionata dall’UE che sta valutando a chi assegnare il prestigioso riconoscimento, rappresenta un “video di propaganda per l’Europa cristiana bianca nel quale ci sono troppi cittadini bianchi felici, croci e non compaiono minimamente i migranti.”

Il sindaco Cser-Palkovics ha rilasciato una conferenza stampa dove racconta le fasi della selezione e le motivazioni dell’esclusione “fondate esclusivamente su ragioni di carattere ideologico e politico”. Il primo cittadino racconta come la commissione non abbia nemmeno per un istante preso in considerazione i programmi e gli investimenti proposti da Székesfehérvár per conquistarsi il titolo, nè tantomeno i commissari hanno addotto motivazioni pertinenti per escludere la città dalla competizione.

Durante le fasi di valutazione, un commissario belga della giuria ha sollevato delle questioni sull’aspetto “identitario della candidatura di Székesfehérvár, fondata sulla cultura greco-romana e giudaico-cristiana”. Le motivazioni dell’esclusione hanno indotto quindi il sindaco a protestare con la stampa e a rilasciare una dichiarazione denunciando il carattere discriminatorio delle decisioni prese dalla giuria scelta da Bruxelles.

Paradossalmente la colpa della città di Székesfehérvár, prosegue Cser-Palkovics, è stata quella di “essere troppo orgogliosa dei suoi valori”, come quello del crocefisso che “non è solo un simbolo religioso, ma un valore culturale.”

In altre parole, la cittadina magiara è stata troppo “europea”, ma non nel senso inteso dai giudici della giuria. Il concetto di europeo dal punto di vista di Bruxelles, evidentemente, non implica più la rappresentazione di quei valori e di quei popoli che hanno da sempre accompagnato la storia europea degli ultimi secoli. Nella nuova Europa, i popoli europei non sono più quelli che hanno fatto la storia dell’Europa cristiana, ma quelli nuovi, giunti dai paesi afro-asiatici.

Se si pensa alle recenti polemiche sorte in Italia sulla razza bianca, dopo le parole di Attilio Fontana, candidato come governatore in Lombardia, verrebbe da chiedersi; se la razza bianca non esiste ed è un concetto razzista già il semplice fatto di parlarne, perchè mai i commissari incaricati di nominare la capitale europea della cultura, hanno addotto la motivazione che a Székesfehérvár ci sarebbero troppi bianchi?

Non si può fare a meno di notare che quando si tratta di discriminarla, d’un tratto la razza bianca torna ad esistere, mentre viceversa quando si rivendica il diritto a difenderne l’esistenza, si finisce inevitabilmente per essere accusati di razzismo. A Bruxelles sembrano pensare che ancora esista, e sono piuttosto preoccupati che in Europa ci siano ancora delle città con troppi cittadini europei bianchi e cristiani.