di Cesare Sacchetti A Bruxelles e a Washington sono ore di grande sconcerto e paura. Si stanno già...
Lo stato profondo vuole l’assassinio di Trump come accaduto a Kennedy?
di Cesare Sacchetti
Quando alcuni giornalisti sono stati “sorpresi” a fare dei macabri scherzi sul desiderio, o sulla possibilità, che Trump possa essere ucciso come John Fitzegarald Kennedy sono venuti alla mente gli anni nei quali l’allora presidente democratico fu vittima di una massicca cospirazione.
Esiste un legame, una sorta di filo rosso, che lega l’eredità di JFK al percorso che ha intrapreso Trump dal 2016 in poi.
Le storie di questi due uomini sono diverse poiché JFK viene da una famiglia molto altolocata e rispettata tra gli ambienti delle élite americane che contano.
Il padre, Joseph, era un diplomatico che apparentemente intratteneva rapporti con uomini di organizzazioni mafiose ai tempi del protezionismo per portare avanti illegalmente la vendita di alcolici.
Quando Kennedy divenne presidente ci furono forti sospetti di brogli elettorali sollevati dall’allora sfidante, Nixon, e si parlò nuovamente di un coinvolgimento della mafia per consentire al candidato democratico di assicurarsi la vittoria.
Ciò nonostante JFK, una volta entrato alla Casa Bianca, non ha manifestato nessuna intenzione di allinearsi ai desiderata dei poteri che davvero comandano in America.
In quegli anni, il presidente stava intrattenendo un rapporto di amicizia con un uomo del quale si è avuto modo di parlare in precedenza, Benjamin Freedman.
Freedman è un personaggio quasi unico nella storia degli Stati Uniti d’America poiché egli era un ebreo provienente dagli affluenti ambienti della società newyorchese che ad un certo punto della sua vita decise di rinnegare il sionismo e la sua causa per avvicinarsi invece alla religione cattolica e denunciare i piani della lobby israeliana che voleva e vuole trascinare l’America in un conflitto globale.
Freedman narra che riuscì a convincere JFK del pericolo che costituiva questo potente gruppo di pressione e il presidente quando entrò alla Casa Bianca iniziò a manifestare una certa freddezza, se non aperta ostilità, nei confronti dello stato ebraico.
Israele nei primi anni 60 stava lavorando attivamente alla costruzione dell’impianto nucleare di Dimona, nel deserto del Negev, che ufficialmente era stato costruito per attività di ricerca civili sull’energia nucleare.
In realtà, Israele in quella struttura ha iniziato a mettere in atto il suo piano segreto per la costruzione di ordigni atomici ed è alquanto paradossale notare il fatto che oggi ovunque sentiamo parlare della fantomatica “minaccia nucleare” dell’Iran, quando ad oggi l’unico stato che ha illegalmente sviluppato armi nucleari è proprio quello israeliano.
Kennedy voleva vedere chiaro nel programma nucleare israeliano e questo pare aver provocato irritazioni dalle parti di Tel Aviv.
Fino a quel momento, non c’erano mai stati particolari problemi con gli altri presidenti. Gli Stati Uniti sono stati più che una nazione indipendente, una nazione al servizio della politica estera israeliana.
Sono state avanzate diverse ipotesi sull’omicidio di JFK, tra le quali la più nota è quella che lo vedeva contrapposto all’apparato dello stato profondo di Washington, considerata la sua aperta intenzione di “fare a pezzi” la CIA che già in quegli anni era un’organizzazione dominata dalla famigerata famiglia Rockefeller.
Così come è vero che Kennedy aveva con ogni probabilità intenzione di seguire l’esempio del suo predecessore, Abraham Lincoln, che decise di istituire una moneta nazionale emessa dal governo, il famoso greenback, suscitando le ire dei potenti ambienti della finanza rothschildiana di Londra che assoldò il sicario John Wilkes Booth per uccidere il presidente nel 1865.
Israele voleva la morte di Kennedy?
Non è stata però considerata a fondo l’ipotesi che ad avere un ruolo decisivo nell’assassinio di Kennedy, oltre ai poteri già citati, sia stata Israele.
Quando è uscito di prigione nel 2004, l’attivista e tecnico nucleare israelieano, Mordechai Vanunu, lo ha dichiarato esplicitamente.
“Kennedy fu ucciso per via delle pressioni che ha esercitato sull’allora capo del governo, David Ben-Gurion, di fare luce sull’impianto nucleare di Dimona.”
Vanunu è considerato oggi una sorta di “pentito” che ha deciso di rivelare le vere attività criminali dello stato di Israele.
Quando iniziò a rivelare al mondo che Israele stava portando avanti un programma di armi nucleari, i servizi segreti israeliani riuscirono ad attirarlo in Italia nel 1986, quando lui aveva già lasciato lo stato ebraico, per rapirlo e deportarlo in Israele, dove è stato processato e condannato illegalmente ad una sentenza di 18 anni, finita di scontare nel 2004.
Il Mossad, del resto, non è nuovo ad “attività” del genere, visto che tra le sue specialità ci sono anche gli omicidi politici nei confronti dei suoi avversari, pratica che è anche costata la vita a degli innocenti come accaduto nel famigerato caso di Lillehammer, in Norvegia, quando gli isralieani uccisero un innocente cameriere marocchino.
Vanunu dunque rivelò un ruolo dello stato ebraico nella morte di Kennedy che non può essere non preso in considerazione, considerata l’enorme influenza di cui gode la lobby sionista verso le istituzioni americane.
Non è affatto avventato dire che le redini del potere in America sono state a lungo nelle mani di gruppi quali i famigerati Chabad, dei quali si è parlato recentemente, e dell’AIPAC.
Israele è stata la vera signora della politica americana e Kennedy ha pagato con la vita il fatto di essersi opposto a quei poteri che tenevano in ostaggio gli Stati Uniti d’America.
Lo stato profondo ha cercato di eliminare più volte Trump
A distanza di poco più di 60 anni da quel 22 novembre del 1963, giorno della esecuzione pubblica di Kennedy, vediamo che aleggia in certi ambienti del potere americano e israeliano quella intenzione e quel desiderio di volersi liberare di Trump.
Trump, sin dal principio, è stato un vero e proprio incubo per questi apparati. Quando decise di candidarsi nel 2016, fece saltare completamente il tavolo.
Per la prima volta, c’era la seria possibilità che a Washington fosse eletto un presidente al servizio degli Stati Uniti e non delle varie lobby che hanno controllato questa strategica nazione.
Si mise in moto un meccanismo fatto di pianificazione di colpi di Stato, quali lo Spygate e l’Italiagate, nei quali spicca un coinvolgimento dello stato profondo italiano, e di tentativi di omicidio.
Lo stato profondo di Washington ha già cercato di far fare a Trump la fine del suo precedessore, Kennedy.
Risultano esserci stati molteplici attentati contro la vita del presidente. Uno di questi, ancora oggi irrisolto, ha visto un misterioso cecchino sparare contro la scorta di elicotteri del presidente nel 2020.
Alcune settimane dopo, è sembrato esserci un nuovo tentativo con un drone che si è avvicinato all’aereo presidenziale e la collisione è stata evitata apparentemente per pochissimo.
C’è un altro caso, il più clamoroso, che non è stato raccontato dai media mainstream ma che appare essere confermato da fonti diplomatiche internazionali.
A pochi giorni di distanza dalla anomala inagurazione di Joe Biden, a Mar-a-Lago, la residenza dell’imprenditore newyorchese in Florida, un drone avrebbe sparato un proiettile contro la finestra della camera da letto di Trump.
Soltanto il vetro anti-proiettile che Trump aveva fatto installare pochi mesi prima ha salvato la vita del presidente, e non è stata questa nemmeno la prima volta che intrusi hanno cercato di entrare nella residenza di Donald Trump.
C’è una ragnatela di società segrete, massonerie, e circoli mondialisti di vario tipo che hanno fatto di tutto per togliere di mezzo il presidente americano ma non ci sono riusciti soltanto perché Trump ha la protezione delle forze armate americane a differenza invece di quanto accaduto a Kennedy che è stato lasciato solo ed è andato incontro al suo destino a Dallas.
Questa è la suggestione che sembra essere presente in alcune menti di questi ambienti che sono attraversati da un panico profondo, e l’ennesimo riscontro di questa paura si può trovare proprio nelle dichiarazioni del famigerato esponente israeliano di Davos, Yuval Harari, che ha dichirato che l’elezione di Trump significherebbe la fine di ciò che è rimasto dell”ordine globale”.
Simili preoccupazioni sono state manifestate da varie ONG di stampo sorosiano che, nemmeno troppo tra le righe, parlano di “soluzioni” per impedire che Trump controlli l’esercito, e tali “soluzioni” sembrano chiaramente invitare ad un golpe militare per rovesciare il presidente.
Questo è il filo rosso che lega Trump a Kennedy e a sua volta conduce a Lincoln. E’ il filo rosso della sovversione che vuole tornare a dominare l’America per attuare il piano del Nuovo Ordine Mondiale.
Il problema per questi personaggi resta lo stesso del 2020 quando attuarono la frode elettorale e non riuscirono a spostare di una virgola la politica estera degli Stati Uniti.
Il problema per loro è che Trump non ha mai perduto il controllo, nemmeno per un istante, e le forze armate e il popolo americano sono dalla sua parte.
Ad essere solo non è Trump ma lo stato profondo che ancora oggi insegue il “sogno” di rovesciarlo o ucciderlo.
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“La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici.”
Epitteto
Mi è sembrata adatta a tutto ciò che pubblica, perché diffonde la verità, taciuta e nascosta per troppo tempo.
Grazie per questi articoli, grazie per diffondere il vero.
Sara
Grazie mille, Sara.
Al solito pacata ed approfondita analisi. La scoperta dei tunnel a New York, l’ organizzatore pedofilo apparentente suicidatosi in carcere, i vaccini, i wef- boy che assumono cariche di governo senza alcun appoggio popolare anzi ben il contrario ecc.. non fanno che confermare la pesantezza della situazione. Bene che venga alla luce e speriamo che sempre più persone aprano gli occhi e la mente. Buon lavoro a Cesare!
Ti ringrazio, Bobby.
Esatto, io so che deve essere assassinato un grande del mondo…. Lui ha le carte in regola… perchè la guerra deve andare avanti nella parte nostra del globo…. INFATTI è un RI -PETER-SI del 1963 . CESARE Sacchetti hai fatto centro…!!!!
Cosa che non può accadere per le ragioni esposte nell’ articolo.
Infatti son concorde con quanto ha scritto CESARE nell’articolo è lo detto.
Il resto del mio pensiero enunciato arrivano da altri studi.
ha bee, se la detto…..
ANALISI PERFETTA COME SEMPRE!GRAZIE PER LA VERA INFORMAZIONE CHE CI REGALI!BUON LAVORO
Grazie mille, Medea.
articolo molto interessante che pero’ non posso condividere ne’ su FB ne’ X7twitter ne’ Whatsapps. Peccato
Perché non puoi condividerlo, Giuseppina?
Quanto è stato determinante il figlio di JFK per l’ esplosione di Trump nella politica americana? John John senza giri di parole credi o non credi che possa essere ancora vivo?
Mi trovo quasi sempre in sintonia con cio’ che scrive e con le sue idee ma questa e’ una di quelle rare occasioni in cui mi trovo in disaccordo. Riguardo all’assassinio di JFK, avendo studiato per anni tutte le dinamiche e le circostanze del fatto, sono giunto alla conclusione che ad uccidere il presidente fu solo e soltanto Lee Harvey Oswald. Non posso per ovvi motivi dilungarmi sull’argomento ma mi limitero’ a qualche breve considerazione. Materialmente e’ ormai provato (anche con l’aiuto alle nuove tecnologie) che i colpi sparati verso la limousine di Kennedy furono 3 e che provenirono tutti e 3 dal sesto piano del deposito di libri dove Oswald era appostato. Da questo punto di vista non ci fu dunque, come per definizione, alcuna cospirazione. Si potrebbe al limite disquisire sull’orchestrazione di un eventuale complotto dietro le quinte ma solo studiando attentamente la biografia di Oswald si possono trovare tantissimi elementi e risposte che spingono decisamente nella direzione opposta. E cioe’ di uomo solitario in alcun modo legato alla CIA, a Carlos Marcello, ai sionisti o a chiunque altro che in preda alla grande frustrazione e’ riuscito a portare a compimento una azione impensabile, incomprensibile e imprevedibile. E’ vero che nella sua folle “impresa” Oswald non avesse un gran margine di errore ma il destino e la storia purtroppo decisero in quel modo. A distanza di 60 nessuna prova concreta comprovante il contrario e’ mai emersa e quei pochi elementi di “novita’” non hanno mai presentato aspetti tali da essere presi seriamente in considerazione. La verita’ e’ che alla gente comune risulta inconcepibile che un piccolo uomo dalle caratteristiche di Oswald possa essere riuscito da solo a portare a termine l’assassinio di un mito come era considerato allora John Fitzgerald Kennedy, un crimine di tale portata e dalle conseguenze cosi’ devastanti. Ma invece gli uomini, nel loro caos e nella loro imprevidibilita’, possono riuscire in questo ed altro e questo e’ semplicemente quello che accadde quella fatridica mattina del 22 novembre 1963 a Dallas.
No, non è provato nemmeno un po’ che fu Oswald a sparare. Cecchini professionisti hanno provato a replicare quel colpo e non ci sono riusciti. I colpi poi provenivano non da dietro la nuca di Kennedy ma davanti. Credo che tu non abbia studiato molto bene questo caso. Fai commenti più corti, per cortesia, altrimenti diventa difficile la lettura degli altri. Grazie.
Lungi dall’entrare in polemica vi sono mille prove che fu Oswald a sparare (impronte del palmo di Oswald sul suo fucile da cui partirono i colpi, traiettoria dei proiettili che riconducono precisamente alla finestra dietro alla quale Oswald era nascosto, varie testimonianze, il suo tentativo di fuga dopo l’omicidio durante il quale Oswald freddo’ anche un poliziotto nei dintorni del Texas Theatre dove fu poi catturato etc etc. I colpi provennero da dietro e solo i piu’ accaniti complottisti credono ancora che non sia cosi’, non basta guardarer le immagini e osservare i movimenti della testa di Kennedy. Oswald era un buon tiratore , dai suoi punteggi era considerato un “marksman”. Non e’ vero che tutti i tiritari professionisti abbiano fallito nel replicare gli spari dalla stessa distanza e negli stessi tempi. Aveva poche possibilita’ con il fucile Carcano che comunque conosceva alla perfezione ma il tiro era alla sua portata. Spero di avere scritto troppo anche stavolta ma come potrai immaginare e’ impossibile essere stringati su questo argomento. Buona serata (PS il caso l’ho studiato molto bene). Che vogliano assassinare Trump anch’io non ho dubbi.
Ci sono zero prove, il tiro non era alla sua portata perché Oswald faceva schifo al poligono e i colpi non venivano da dietro. Stai citando le menzogne della Commissione Warren smentite persino dal Congresso americano.
l’omicidio Kennedy è stato uno shock per il popolo americano e per il mondo, come lo sono stato l’attentato delle Torri gemelle. Scopriamo a distanza di tempo che tali eventi hanno la stessa matrice. Ma di quanti golpe e di quante guerre hanno bisogno i banchieri internazionali e sette varie per raggiungere i loro scopi? Complimenti per l’articolo che quanto meno ci rende consapevoli dei motivi della triste situazione politica attuale dovuta a ricconi fanatici che non si capisce se il potere è gestito in funzione del denaro o della religione.
Caro Cesare, desidero anzitutto congratularmi per i Suoi eccellenti articoli, che seguo assiduamente ormai da molto tempo.
Mi permetto di sottoporle una informazione, di cui venni a conoscenza due o tre anni or sono, mi pare da un sito o da uno stampato d’ispirazione cattolica tradizionale: Le risulta che Robert, il fratello di Donald Trump, fu recentemente ucciso in circostanze misteriose e che questo Robert (così mi sembra di ricordare il suo nome) era parte attiva nella ‘buona battaglia’, sul nostro comune fronte di combattimento, contro la setta satanico-criminale, che qui è superfluo nominare esplicitamente? La ringrazio della cortese attenzione.
Ciao Rodolfo, grazie per la stima innanzitutto. Avevo letto di ipotesi di morte non naturale per il fratello di Trump e forse non è poi così avventata.