di Cesare Sacchetti

Il prossimo viaggio negli Stati Uniti di Matteo Salvini sarebbe imminente. Secondo La Stampa, il ministro dell’Interno dovrebbe volare a Washington già la prossima settimana, il 17 giugno.

Il feeling tra le due sponde opposte dell’Atlantico negli ultimi mesi sembra essersi rafforzato notevolmente.

Le incomprensioni e i dubbi suscitati nella parte americana riguardo all’adesione dell’Italia alla Via della Seta cinese, sembrano essere stati del tutto superati.

Roma resta un interlocutore privilegiato e un partner chiave per Washington per colpire l’UE franco-tedesca, che assieme alla Cina accumula surplus commerciali a discapito degli altri partner internazionali.

In questa prospettiva, il risultato elettorale alle elezioni europee dello scorso 26 maggio affida alla nuova Lega sovranista di Salvini un ruolo decisivo nel condurre la battaglia per cambiare l’UE sotto il dominio franco-tedesco.

Se Washington quindi è alla ricerca di un cavallo di Troia per smantellare un’organizzazione definita “nemica” dallo stesso Trump, Roma è alla ricerca di un partner che la aiuti a lasciare la gabbia dell’eurozona senza contraccolpi troppo pesanti.

Il viaggio di Salvini in America in questo senso continua a tessere un rapporto sempre più stretto tra i due Paesi.

Il leader della Lega sembra essere pienamente consapevole che Bruxelles non solo non ha alcuna intenzione di cambiare rotta in merito alle politiche di austerità, ma non accetta minimamente che l’Italia possa essere guidata da un governo euroscettico.

La minaccia della Commissione UE di aprire una procedura d’infrazione per regole che sono state praticamente violate da tutti gli Stati membri, dimostra che l’UE non ha alcuna intenzione di trattare con Roma.

L’UE sostanzialmente mira all’ennesima crisi indotta dello spread, capace di scatenare quel clima di emergenza necessario per preparare il terreno ad un governo tecnico.

Francia e Germania pronte a spartirsi gli incarichi UE

Mentre quindi l’UE assume una postura sempre più aggressiva nei confronti dell’Italia, a Bruxelles già fervono le trattative per dividersi le poltrone.

Sono molte le caselle da riempire, a partire dalla presidenza della Commissione UE, dal Consiglio UE fino alla pesantissima poltrona della presidenza della Bce, che Draghi libererà dal prossimo ottobre.

Lo scorso venerdì, nella capitale dell’UE, avrebbe avuto luogo una cena per discutere di questi incarichi, alla quale avrebbero partecipato 6 primi ministri di Paesi europei, tra questi il primo ministro belga, Michel, e quello spagnolo, Sanchez,

Le prime indiscrezioni filtrate raccontano di un possibile patto franco-tedesco per avere la presidenza della Commissione europea e quella della Bce. Se la Merkel dovesse rinunciare alla candidatura di Weber, leader del PPE, in questo caso proporrebbe Weidmann, governatore della Bundesbank, alla presidenza dell’istituto di Francoforte.

                          Angela Merkel ed Emmanuel Macron

La strategia dell’asse franco-tedesco sostanzialmente mira a isolare Roma dai tavoli europei senza permetterle di entrare in lizza per gli incarichi che potrebbero cambiare il corso seguito attualmente dall’UE.

L’Italia si prepara a lasciare l’euro con l’aiuto di Trump?

Se quindi Parigi e Berlino vogliono escludere Roma dai tavoli che contano, la tendenza naturale dell’Italia è quella di guardare al suo alleato più forte e più agguerrito nei confronti dell’UE franco-tedesca, ovvero gli Stati Uniti.

Salvini, dopo il 26 maggio, ha di fatto assunto la leadership in pectore del governo italiano, assumendo un piglio molto più duro e determinato nei confronti di Bruxelles.

Le fratture con l’alleato di governo, Luigi Di Maio, sono state ricomposte e ora il ministro dell’Interno non pare avere la mimina intenzione di cedere di fronte alle richieste dell’UE.

Il viaggio a Washington in questo senso potrebbe essere preparatorio alla fase successiva dello scontro tra Roma e Bruxelles.

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                         Il primo ministro Conte con il presidente Trump

Il primo passo per uscire dalla gabbia dei vincoli dell’UE in questo senso, potrebbe essere sicuramente l’approvazione dei minibot.

Questo strumento di pagamento, se applicato, consentirebbe allo Stato di saldare le passività con le imprese che ammontano a circa 65 miliardi di euro.

Il minibot non avendo le caratteristiche di una moneta a corso legale, aggirerebbe le norme europee che vietano l’emissione di moneta, e creerebbe di fatto un canale di liquidità alternativa.

In questo modo, il governo riuscirebbe a immettere liquidità nel circuito economico senza violare la lettera dei trattati europei.

Nonostante la legalità di questo mezzo di pagamento, Bruxelles e Francoforte non sembrano intenzionate a concedere nulla all’Italia.

Ecco perchè Roma si prepara ad andare allo scontro con l’UE, facendosi forte della sponda degli USA che potrebbe manifestarsi nelle prossime settimane nella forza di dazi, che colpirebbero soprattutto l’export di auto tedesche.

Uno scenario al quale sembrano si stiano già preparando a Bruxelles, convinti che i dazi americani arriveranno presto.

Lo scontro geopolitico nelle prossime settimane sarà quindi tra due fronti. Da un lato l’asse franco-tedesco che sostiene l’UE e dall’altro, l’asse Washington – Roma intenzionato a porre fine a questo strapotere.

Dalle sorti di questo scontro, si saprà presto se l’UE continuerà ad esistire o se si prepara al canto del cigno.