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La schedatura facciale: l’UE prepara la sorveglianza di massa
di Cesare Sacchetti
Mentre la crisi da coronavirus non si arresta e aumentano i casi di contagi soprattutto nel Nord – Italia, a Bruxelles in gran segreto sono concentrati su una nuova tecnologia di riconoscimento facciale.
La notizia è stata pubblicata dalla rivista americana The Intercept, raggiunta da un funzionario della Commissione europea preoccupato dai risvolti che questo sistema potrebbe avere.
Ma di cosa si tratta esattamente? La tecnologia di riconoscimento facciale si basa sull’utilizzo di algoritmi che passano all’esame centinaia e centinaia di volti fino a identificare il volto di una persona sconosciuta, ricercata dalle autorità, con le immagini dei visi di persone, ad esempio, sbarcate da una nave da crociera o da un volo di linea.
Questo sistema è stato già ampiamente criticato in passato per la sua inaccuratezza, specialmente nei confronti delle persone di colore, che venivano spesso identificate con la faccia di qualcun’altro.
L’evoluzione del sistema Prum
Nonostante le perplessità sull’utilizzo di questa tecnologia, l’UE ha deciso di accelerare decisamente sull’adozione del riconoscimento facciale.
Si tenga presente che ad oggi Bruxelles già condivide un archivio digitale, denominato Prum, che contiene targhe di automobili, DNA e impronte digitali.
Questo schedario viene condiviso con le agenzie federali di intelligence americane con le quali esistono da tempo degli accordi di collaborazione.
In altre parole, le autorità europee e statunitensi condividono i rispettivi archivi per identificare anonimi sospetti, in modo particolare quelli accusati di attività terroristiche.
Adesso a Bruxelles si sta lavorando ad un’evoluzione di Prum, per passare appunto al database delle immagini.
10 forze di polizia di Paesi membri dell’UE hanno preparato già un rapporto nel quale raccomandano l’utilizzo di questo sistema.
La Commissione europea ha a questo proposito speso 700mila euro per una consulenza a favore della società Deloitte che dovrebbe occuparsi degli aspetti pratici dell’esecuzione del riconoscimento facciale.
Altri 500mila invece sono stati versati ad una serie di enti pubblici coordinati dall’istituto estone di scienze forensi per verificare lo stato attuale della “mappatura del riconoscimento facciale nelle indagini criminali in tutti gli Stati membri UE” per arrivare successivamente ad uno “scambio di dati facciali”.
Si tratta quindi solo di un altro modo per garantire al meglio la sicurezza dei cittadini europei? Non esattamente.
Il riconoscimento facciale europeo: sorveglianza di massa
In questo sorta di schedario delle facce, potrebbero finire virtualmente tutti, incensurati e non. Sostanzialmente questa tecnologia raccoglierebbe e memorizzerebbe nel suo database tutte i visi registrati da qualsiasi telecamera di sorveglianza di un aeroporto, di un porto o di qualsiasi altro luogo sottoposto alla videosorveglianza.
Ogni cittadino del mondo quindi potrebbe essere praticamente identificato. A sollevare preoccupazioni sulle intenzioni dell’UE è stato Edin Omanovic, direttore dell’associazione “Privacy International”, che ha definito il progetto “preoccupante a livello nazionale ed europeo” sopratutto alla luce del fatto che alcuni Paesi europei virano verso governi di carattere autoritario.”
Si provi, per esempio, ad immaginare questo scenario.
Un presidente di un Paese UE o gli stessi vertici della Commissione europea in una manifestazione pubblica tenuta dalle opposizioni potrebbero schedare tutte le facce dei cittadini che partecipano a questo evento.
Non solo. Le persone che passeggiano nei luoghi pubblici video-sorvegliati dalle istituzioni finirebbero a loro insaputa in questo enorme archivio digitale.
Praticamente tutti i cittadini, anche se non sono accusati di nessun crimine, potrebbero essere soggetti alla sorveglianza del grande fratello europeo.
Il pretesto di perseguire sospettati di vari crimini passerebbe in secondo piano di fronte al vero obbiettivo del controllo di massa della popolazione.
C’è un altro aspetto importante da non trascurare. Se Prum evolverà in questa direzione, i suoi dati non saranno solo condivisi dalle polizie europee. E’ estremamente probabile che questo archivio venga messo a disposizione anche degli Stati Uniti in virtù degli accordi citati di collaborazione tra Washington e Bruxelles.
Dall’altra parte dell’Atlantico quindi potrebbero passare in rassegna le facce di ignari cittadini europei incensurati che loro malgrado si ritrovano con le loro facce schedate.
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Nascerebbe quindi un enorme database facciale in comune tra gli USA e l’UE. Nel rapporto redatto dalle 10 forze di polizia europee si chiede all’Europol di assumere il ruolo di coordinamento e condivisione di questo nuovo strumento con le terze parti.
Dentro il nuovo Prum potrebbero finire quindi tutte le facce proveniente da qualsiasi parte del mondo.
La profezia di Brzezinski
L’Europa sta andando quindi verso una società autoritaria distopica descritta da George Orwell nel suo romanzo 1984?
Vengono in mente a questo proposito le parole di Zbigniew Brzezinski nel suo libro del 1970 intitolato “Tra due ere: il ruolo dell’America nella società tecnotronica”.
L’ex consigliere del presidente USA Carter, Zbigniew Brzezinski
Nella sua opera, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, descrive la società del futuro vista da quell’epoca che ha delle similitudini impressionanti con quella odierna che stiamo vivendo:
“la società tecnotronica vede la graduale apparizione di una società più controllata. Questa società sarà dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali. Presto sarà possibile praticare una sorveglianza quasi continua su ogni cittadino e mantenere file aggiornati con le informazioni personali dei cittadini. Questi file saranno soggetti alla consultazione immediata delle autorità.”
La visione autoritaria descritta da Brzezinski 50 anni fa sotto molti aspetti si è già avverata. L’ultimo passo del “sogno europeo” non è quello di consegnare ai cittadini europei un futuro fatto di libertà e consapevolezza.
E’ quello di rinchiuderli in uno Stato di polizia dove una élite oligarchica ha il dominio totale della società e individua con le tecnologie a disposizione tutti i suoi potenziali oppositori.
Qualcuno aveva descritto 1984 come una opera futuristica, ma era certamente ancora più difficile immaginare che il mondo descritto da Orwell nel 1949 si sarebbe manifestato concretamente nelle fattezze attuali dell’Unione europea.
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