di Cesare Sacchetti

I magistrati di Bergamo sono usciti da Palazzo Chigi dove hanno ascoltato Conte che ha riferito sulla mancata decisione di istituire fin da subito le zone rosse nelle province di Nembro e Alzano.

Per il momento, i magistrati lo hanno solo ascoltato come persona informata sui fatti ma non è escluso che i prossimi sviluppi possano portare ad un diretto coinvolgimento del premier.

Il Corriere della Sera, il giornale ormai divenuto a tutti gli effetti il rancoroso house organ del nuovo regime sanitario, ha sganciato una bomba che potrebbe portare il presidente del Consiglio a rispondere direttamente di quella decisione.

Secondo quanto scrivono da via Solferino, Conte avrebbe ricevuto una nota da parte dell’ISS presieduto da Silvio Brusaferro, nella quale si raccomandava di procedere alla preparazione della zona rossa nei due comuni in questione, senza aspettare l’estensione successiva di questo provvedimento per tutta la regione Lombardia.

Questo è quanto riferisce il Corriere.

“Ma ai magistrati dovrà chiarire anche che cosa accadde a palazzo Chigi dopo la nota inviata dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, che suggeriva invece di procedere intanto per quei due centri dove il numero dei contagi da coronavirus si era ormai impennato.”

Brusaferro quindi nella nota citata aveva suggerito di istituire la zona rossa a Nembro e Alzano, e potrebbe essere proprio questa decisione di Conte a costargli un domani un suo eventuale coinvolgimento nell’indagine della procura bergamasca.

La sensazione è che il regime mediatico, Corriere in testa che fino ad ora ha difeso ogni decisione del premier senza minimamente far notare le abnormi violazioni della Costituzione commesse da questo esecutivo che ha sospeso i fondamentali diritti costituzionali attraverso un dpcm, stia iniziando a voltare le spalle all’avvocato del deep state.

Se si parte dal presupposto, non dimostrato, che le morti in quelle due province sono da attribuirsi esclusivamente al Covid, il gioco è presto fatto.

La magistratura avrebbe in questo senso una prateria davanti a sè per considerare il presidente come diretto responsabile di quei decessi per la mancata decisione di istituire subito la zona rossa.

Ma si tenga presente un elemento fondamentale. Lo stesso ministero della Salute ad oggi, nel suo sito ufficiale, dichiara di non sapere la causa dei decessi dei 33mila morti attribuiti al Covid.

Il governo PD-M5S ufficialmente quindi non dice che quelle persone sono morte per il virus, ma secondo la locuzione esatta riportata sul sito del ministero della Salute, rimanda questa conclusione ai successivi esami anatomopatologici da eseguire sui corpi dei deceduti.

Come si possano eseguire le autopsie quando lo stesso esecutivo ha disposto di fare le cremazioni in tutta fretta è un mistero, ma qui si sta delineando un altro probabile scenario.

La magistratura potrebbe comunque imputare la responsabilità di quelle morti nelle due province lombarde al Covid ed eventualmente al presidente del Consiglio, così da segnare comunque il destino di Conte.

Sarebbe il benservito che il sistema darebbe al professore.

Prima si è servito di lui per instaurare uno Stato di polizia in Italia ed eliminare di fatto qualsiasi forma di dissenso nelle piazze.

Poi una volta che è stato raggiunto lo scopo, il sistema mediatico-giudiziario che ha consentito a questo governo di violare la Costituzione e i diritti dei cittadini, si disferebbe senza problemi di un uomo che ormai non gli serve più.

Conte sarebbe destinato a seguire, in altre parole, la fine dei suoi predecessori, in particolare di Renzi.

L’ex premier è proprio l’esempio perfetto di come il regime sia in grado di costruire un personaggio dal nulla. Renzi infatti non è mai stato un vero fenomeno politico, ma piuttosto un fenomeno mediatico sorretto esclusivamente dall’intero apparato dei media.

Renzi è stato catapultato dal nulla all’opinione pubblica che si è ritrovata un presidente del Consiglio nemmeno eletto deputato.

Quella che una volta era una rarissima eccezione, ovvero la circostanza che il premier non fosse nemmeno parlamentare, è diventata una consuetudine in questa Repubblica ormai non più di Stato, ma privatizzata.

Il capo del Governo non riveste più il ruolo designato dalla Costituzione. Il capo del Governo è un mero esecutore di decisioni già prese ad un livello superiore a quello costituzionale che travalica i confini nazionali.

E’ nei grandi centri finanziari che si decide chi sarà alla guida del governo italiano. E’ a Londra e Bruxelles che si decide il destino della Penisola.

Sono i grandi poteri del gruppo Bilderberg e del potentissimo Club di Roma a decidere le sorti di questa nazione.

E Conte è rimasto al suo posto perchè si è attenuto fedelmente all’agenda prescritta da questi grandi potentati globalisti.

Le élite preparano la sostituzione di Conte con Draghi o Colao

Ma ora è giunto il momento di passare alla fase successiva, e gli stati generali, un mini-Bilderberg de facto dove parteciperanno personaggi privi di alcuna legittimazione democratica nelle istituzioni italiane come il presidente della Bce, Lagarde, o quello della Commissione UE, Von der Leyen, serviranno certamente a gettare le basi del futuro dell’Italia post-Covid.

Sarà un’accelerazione enorme verso la costituzione di uno superstato globale e l’Italia dovrà essere privata definitivamente dei suoi tratti distintivi nazionali.

Gli stati generali ricordano un altro grande tradimento contro la Repubblica, quello che si consumò a bordo del panfilo Britannia nel 2 giugno 1992, quando iniziò l’accelerazione verso la globalizzazione nata sulle ceneri del muro di Berlino.

Occorreva smantellare l’Italia come potenza industriale ed economica per trascinarla verso l’inferno dei parametri ordo-liberisti di Maastricht.

In quell’occasione, fu Mario Draghi ad officiare quel processo di disgregazione sul quale la magistratura non ha mai fatto luce, troppo impegnata probabilmente a consentire che tale golpe avvenisse soprattutto grazie all’annientamento quasi eversivo di una intera classe dirigente, con la sola eccezione del Pds, risparmiato dal momento che l’area progressista è stata designata ad essere l’esecutrice primaria del piano globalista nella Penisola.

Ma in questa fase conclusiva non ci sarà probabilmente Conte. L’avvocato ha fatto il suo tempo e ora serve un altro uomo che possa portare avanti questo piano.

Le élite stanno per sacrificare un’altra pedina e la sabbia nella clessidra per l’inquilino di Palazzo Chigi scorre sempre più in fretta.

I candidati al momento più probabili sono due: Mario Draghi, nome graditissimo al Quirinale e da tempo in pole position perchè appoggiato trasversalmente da tutti i partiti, dal centrodestra a Renzi; Vittorio Colao, l’uomo che ha appunto preparato il piano che porta il suo nome.

La prima figura sarebbe più adatta a realizzare le dismissioni di massa dell’industria pubblica, una specialità nella quale l’ex presidente della Bce è molto versato anche perchè già la eseguì a bordo del Britannia.

La seconda figura invece sarebbe più adeguata per dare vita ad un totalitarismo tecnologico nel quale il 5G, l’ultima avanguardia delle telecomunicazioni, verrebbe rapidamente installato senza nemmeno accertarsi degli eventuali danni per la salute pubblica.

In entrambi i casi, il risultato non cambierà. Il premier sarà un esecutore di un copione già scritto molti anni prima dalle grandi élite internazionali.

Un piano che vede la progressiva fine di un Paese un tempo potenza mondiale, e ora ridotto al rango di Paese neoliberista dell’America Latina dominato da potentati finanziari sovranazionali con la complicità di corrotte classi dirigenti locali.

Le élite hanno già scritto l’ultimo atto della storia dove Conte probabilmente sarà già uscito di scena, ma per gli italiani non ci sarà differenza.

Cambiano gli attori, ma il finale prevede sempre la fine di una nazione e l’instaurazione di una inquietante dittatura tecnocratica gestita da una oligarchia nella quale i cittadini non hanno nessuna voce in capitolo.

La speranza è che un colpo di scena possa cambiare l’esito di questa storia fatta di devastazioni e tradimenti.

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