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Cesare Sacchetti

Il sistema disperato aggrappato a Draghi, il 9 giugno e la fine della Repubblica liberal-democratica

23/04/2024

di Cesare Sacchetti

Qualche giorno fa, uno di quelli che viene definito uno dei fedelissimi, almeno dai media, di Giorgia Meloni, ovvero Foti, il capogruppo alla Camera di Fdi, lo ha detto in termini alquanto espliciti.

Foti ha detto chiaramente che è inutile che i giornali costruiscano la campagna stampa promozionale per conto di Mario Draghi che si è autocandidato di fatto alla Commissione e al Consiglio europeo, senza fare troppa distinzione per la carica purché gli sia dia un posto, in quanto nella realtà dei fatti non c’è nulla.

Alla fine, anche la Meloni, probabilmente stufa delle pressioni ricevute, è stata alquanto netta liquidando la questione di Draghi in Europa come mera “filosofia”.

A spingere più di tutti è in particolar modo La Repubblica della famiglia Elkann, quotidiano che non è affatto un segreto essere stato messo sul mercato ma che non trova per ovvie ragioni un compratore in quanto è davvero arduo trovare qualche imprenditore che voglia sobbarcarsi un simile carrozzone in crisi nera di vendite come il resto dei media italiani.

I quotidiani italiani, come i partiti del resto, sono decotti e sono ormai costosissimi apparati di propaganda la cui utilità non è più quella di un tempo.

Non sono gli anni 90 questi. Non sono gli anni nei quali l’accoppiata costituita dalla Repubblica e dal Corriere della Sera riuscivano ad aizzare l’opinione pubblica italiana contro una intera classe dirigente, con la sola eccezione dell’erede del PCI, il PDS, che ogni giorno veniva messa alla gogna dalla micidiale macchina infernale del fango composta dai media e dalla magistratura.

Questi sono gli anni nei quali le informazioni si riescono a reperire altrove e soprattutto sono gli anni nei quali la credibilità dei media, da tempo in crisi, è precipitata definitivamente sotto la suola delle scarpe dopo l’operazione terroristica del coronavirus.

Perché lo stato profondo italiano si aggrappa a Draghi

Nonostante tutto, c’è un sistema, ormai agli ultimi giorni di Pompei, che si dimena come una bestia gravemente ferita.

Ci sono i media, appunto, che hanno lanciato questa campagna costruita sopra il vuoto di Draghi alla Commissione europea o al Consiglio europeo, e poi ci sono i peones decaduti come Matteo Renzi che provano ad aggrapparsi all’uomo del Britannia, ormai scaricato dai suoi vecchi “amici” in quanto divenuto inutile se non una vera e propria seccatura per le sue continue richieste di avere qualche poltrona, probabilmente più alla ricerca di una immunità giudiziaria che alla ricerca invece di quattrini, considerato che Draghi per i servigi resi all’alta finanza negli anni passati dovrebbe averne un bel po’ di questi.

Non sono in pochi che si stanno chiedendo perché mai i media, Renzi, Calenda e altri personaggi della politica perorino la causa di Draghi all’Unione europea mentre la Meloni sembra alquanto indifferente e, anzi, infastidita dalla pressioni ricevute per promuovere l’autocandidatura dell’ex governatore della BCE.

La risposta alla prima domanda sta nel fatto che si è giunti alla fine dell’ordine liberale internazionale che assicurava la rendita di potere dei partiti “italiani” nati e cresciuti sotto l’ombrello dell’anglosfera.

L’Italia, suo malgrado, non ha avuto una sua storia politica indipendente dal 1945 ad oggi e si è trovata ad essere oggetto delle decisioni di Washington e delle lobby atlantiste e sioniste che dominano da allora la presidenza degli Stati Uniti.

Il perimetro della sovranità, già ristretto, lo è divenuto ancora di più dopo il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica in quanto Mani Pulite fu voluta esplicitamente da Washington per liberarsi di una classe politica che, nonostante i suoi limiti, non era “adeguata” per traghettare l’Italia nella globalizzazione e nella fase finale del progetto secolare del Nuovo Ordine Mondiale.

Occorrevano non politici, ma zerbini della peggiore specie senza nessuna levatura politica e morale che si piegassero senza difficoltà alcuna a qualsiasi richiesta giungesse dagli Stati Uniti e soprattutto da Israele.

Questo spiega anche perché la Seconda Repubblica è un monumento al servilismo nei confronti dello stato ebraico fino ad arrivare alla umiliazione massima di proiettare la cosiddetta stella di Davide, simbolo cabalistico e non presente nella Bibbia, sull’arco di Tito, odiato dal mondo ebraico in quanto fu l’imperatore che compì la profezia di Cristo sulla distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C., una punizione per gli ebrei che hanno rifiutato il solo ed unico vero Messia.

La Seconda Repubblica potrebbe sintetizzarsi con le immagini delle passerelle nelle sinagoghe e in Israele dei vari D’Alema, Prodi, Berlusconi  e financo Gianfranco Fini, che per poter entrare nel “tempio” doveva percorrere tutto un percorso da “giudaicizzante” che lo vedeva prima sedersi al tavolo dei Rothschild a Londra per poi andare in Israele e guadagnarsi così i requisiti necessari per entrare a palazzo Chigi, sfumato poi per la sfrenata ambizione e dabbenaggine dell’ex leader di AN ed “erede” di Almirante.

Questo mondo, senza girarci troppo intorno, è morto. Non esistono più le certezze di un tempo per i ripugnanti personaggi di tale sistema.

Washington è caduta dopo l’amministrazione Trump e non è più risorta come costoro si aspettavano dopo l’amministrazione Biden che invece ha finito con il rivelarsi un tremendo boomerang per i cospiratori del leader del movimento sovranista americano.

Israele, l’altra vecchia certezza, è stata appena umiliata dall’Iran che ha lanciato un attacco di droni e missili in risposta al bombardamento del consolato iraniano in Siria.

L’attacco è stato alquanto efficace nonostante la propaganda sionista rappresentata dalla CNN ed altri si è subito affrettata a dire che la difesa aerea israeliana, Iron Dome, aveva neutralizzato l’attacco nonostante le immagini rivelassero il contrario.

Lo stato ebraico ha provato ad inscenare una risposta che definire patetica sarebbe un eufemismo poiché i pochi droni che si sono diretti verso l’Iran sono stati neutralizzati con facilità irrisoria e il giorno dopo la vita scorreva assolutamente tranquilla nelle città iraniane che subivano il cosiddetto “attacco”.

Sono caduti gli “dei”, per così dire, e ci si aggrappa ad un altro eurocrate decaduto quale Draghi nella speranza che egli, non si sa bene come, possa diventare leader dell’UE e poi accompagnare l’Europa verso gli Stati Uniti d’Europa di kalergica memoria.

Bonino, Renzi, Calenda e tutti gli altri sono messi così. Vagheggiano di assurde “chimere”.

Hanno perduto ogni contatto con la realtà e provano ad aggrapparsi ad un personaggio che ormai è diventato ininfluente e che comunque non ha nessun potere di accompagnare l’Europa verso la nascita del superstato europeo.

La storia dice che l’UE è circondata. La NATO perde colpi continuamente in Ucraina e il ritorno ufficiale di Trump sarà probabilmente il chiodo definitivo sulla bara della prima.

L’Africa si decolonizza ad una velocità impressionante e l’ultima notizia adesso vede anche il Ciad chiedere agli Stati Uniti di lasciare il suo territorio, come già visto in Niger.

Sta finendo un’epoca e non c’è molto da fare per fermare il meccanismo della storia.

Non c’è possibilità alcuna di sopprimere definitivamente la sovranità degli Stati europei per inseguire il decaduto piano del governo mondiale, ma al contrario le probabilità sono molto alte perché si verifichi il fenomeno contrario con la definitiva dismissione dell’Unione europea.

La ragione per la quale invece Giorgia Meloni è indifferente a tutto questo è principalmente una sola.

La Meloni sa che si è messo in moto questo meccanismo. Sa che tutto questo sistema di potere sta morendo e si sta muovendo non per tutelare gli interessi di Draghi, ma i suoi.

Non è un segreto infatti che lady Aspen stia lavorando ad una sua via di fuga a Bruxelles, poiché il piano non è, e non lo è mai stato, restare a palazzo Chigi per 5 anni dal momento che la Meloni sin dal primo istante si è messa alacremente a picconare il suo governo pur di lasciare la poltrona che scotta di palazzo Chigi.

Il 9 giugno è una data da segnare in rosso sul calendario, non certo per le elezioni europee che saranno probabilmente bocciate dalla maggioranza degli italiani, se si pensa che nel 2019, quando la situazione era grave, ma non come oggi, partecipava a malapena il 54% degli elettori, e oggi, a distanza di 5 anni, c’è un intero popolo che oltre ad essere stato privato del benessere economico, è stato privato anche della salute con la strage in corso dei malori improvvisi che dilagano ogni singolo giorno che passa.

È un’atmosfera da resa dei conti che è già iniziata e gli effetti della fine dell’impero americano si vedono anche con le procure impazzite, si veda il caso della Puglia, che telecomandate dai diversi referenti aprono inchieste incrociate nei confronti dei rispettivi avversari, tirando fuori dossier e prove che erano stati lasciati dormire per anni nei cassetti.

Draghi non salverà nessuno in quanto non potrà salvare, con ogni probabilità, nemmeno sé stesso .

L’appuntamento con la storia dice che la Repubblica dell’anglosfera sta per sparire presto dal presente collettivo, e di ciò non ci può che rallegrare.

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18 Commenti

  1. Imperscrutabile

    Esatto! Sarà la fine della repubblica. Grandi cambiamenti ci saranno!

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  2. SARA

    Grazie per quest’altro bell’articolo.

    La discesa dei cialtroni.

    Cordialmente, Sara

    Rispondi
      • Veronica

        Più chiaro di così penso non si possa dire, grazie di aver chiarito questo altro spauracchio che stanno facendo su draghi.
        Pensa che il finanziamento da parte degli USA ad Ukraina e Israele possa portare ad eventi problematici? Perché La House rappresentata da Johnson e dagli amici di Trump hanno approvato aiuti militari quando fino a poco tempo fa e per questi ultimi anni invece erano stati fermi senza dare aiuti a Zelensky?perché farlo ora? Mike Johnson ha tradito Trump? Grazie saluti

        Rispondi
        • La Cruna dell'Ago

          Johnson non è mai stato vicino a Trump. Sono i media che hanno dato questa immagine distorta.

          Rispondi
  3. Isabel.

    Quando ti leggo rimango sempre RIFLETTENDO. Mi affascina conoscere gli eventi che accadono nella terra dei miei nonni. Attraverso il tuo lavoro verifico che LA COSA PEGGIORE CHE CI È ACCADITA IN TUTTO IL MONDO è LA GLOBALIZZAZIONE, poiché abbiamo perso il vero significato del NAZIONALISMO per precipitarci nell’abisso della spersonalizzazione morale, giuridica, economica, politica, culturale e sanitaria. Anche in Argentina, da dove ti seguo, prevale l’impronta del PINOCCHIO, cioè la NORMALIZZAZIONE dell’INGANNO come politica statale. Grazie per FARE LUCE in mezzo a tanta CONFUSIONE. Un rispettoso saluto.

    Rispondi
  4. Gabriele

    Buongiorno, grazie di questo articolo che mette in chiaro tanti avvenimenti, anche se devo dire che personalmente a volte cado un po’ nella confusione e nello sconforto, ma quando leggo questi suoi articoli mi rendo conto che la nebbia comincia a svanire. Le volevo chiedere a tal proposito, come interpreta lei l ‘azione traditrice di Mike Johnson sui 95 miliardi dati ad ucraina, Israele e Taiwan? Non era un alleato di Trump, Mike Johnson? Ho letto questo articolo dove si dice che Trump si sia venduto ai sionisti evangelisti per ricatto e lo si vede in questa foto di fianco al traditore Mike Johnson…..potrebbe, se puo’, chiarirmi cosa puo’ significare secondo lei? Grazie .

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    • La Cruna dell'Ago

      Johnson non è un alleato di Trump. Trump nemmeno lo sostenne quando si candidò alla presidenza della Camera. Su Trump e Israele ho scritto di recente un articolo molto esaustivo. Non commento il pattume della falsa controinformazione.

      Rispondi
      • Gabriele

        Ok grazie della risposta 😀
        Buona giornata

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  5. shax

    Abbiamo tanta carne al fuoco indubbiamente: il collasso di israele come entità di occupazione che finalmente potrebbe volgere al termine (collegato al collasso di cui nessuno parla ma che è già in fieri dall’affaire credit suisse, ossia il collasso della svizzera, che a breve con la confisca definitiva dei beni russi mette la pietra tombale ai miliardi nei conti elvetici…tempo al tempo…), la fine dell’ue accelerata da una elezione che sarà disastrosa come partecipazione al voto e un governo che non dice una parola che sia una per negare la volontà europea di schierare truppe in ucraina. Ovvio che la meloni voglia scappare, si profilano uno dietro l’altro eventi talmente sconvolgenti da non convenire a nessuno di restare sulla poltrona di Pdc, una poltrona che scotterà molto presto sempre di più.
    Stiamo vivendo eventi epocali nel totale silenzio della macchina propagandistica mediatica: l’Africa caccia gli europei (segnatamente francesi e americani) e accoglie russi e cinesi, in ucraina la nato subisce sconfitte enormi, israele è ormai odiato in tutto il mondo e vede terminare la sua deterrenza dal momento della poderosa azione iraniana a cui è seguito un equivoco e forse falso blandissimo contrattacco.
    La meloni sarà ricordata come colei che fece colare definitivamente a picco il paese…e dopo di lei c’è il vuoto cosmico. Gli anglo vollero macchiette incompetenti post 1992 a svendere il paese, ora ne raccogliamo i frutti.

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    • MB

      Buongiorno,

      in realtà la crisi in Svizzera inizia molto prima: l’attacco lanciato dagli Stati Uniti dopo la crisi del 2008 (guarda caso gli Americani sanno dove stanno i loro soldi…) ha lasciato il segno. Consiglierei di guardare la serie televisiva Quartier des Banques, molto esplicativa.
      A fatica la propaganda elvetica aveva tentato di spiegare che gli USA sono molto più grigio-scuri della CH, in quanto nella maggioranza degli Stati è possibile aprire un Trust; per non parlare degli Stati specialisti in materia, come Delaware o South Dakota.
      Comprendo che la situazione è più complessa, andrebbe esaminato il cambio di paradigma del sistema bancario (da tante piccole banche a pochi grossi gruppi) e le conseguenze.
      Ma i segni del cambiamento sono molteplici: crede che la Svizzera di un tempo accettato il Green Pass?

      Buona serata

      Rispondi
      • shax

        Perfetto, certo che la crisi della svizzera non nasce con credit suisse, quella è stata la prima palese enorme crepa nel sistema bancario fondato sul ricircolo di capitali da ogni parte del mondo. Quando con la crisi del 2008 si impose alla svizzera di cessare la sua neutralità iniziarono i problemi, oggi più che mai acuiti dalle sanzioni elvetiche alla Russia. Quale altro paperone mondiale (spesso arabo) vuole più detenere soldi in un paese che a sua discrezione (spesso con motivazioni politiche…) con un click può sequestrarli? Quanti capitali sono defluiti nel frattempo dalle casse elvetiche verso altri lidi?
        La crisi elvetica è in fieri e nessuno pare voglia dargli importanza. Ma le stanze svizzere scricchiolano sinistramente sempre più.
        A questo punto chiediamo all’ottimo Sacchetti, se vorrà, di approfondire questi temi e mettere un po’ di ordine…

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        • La Cruna dell'Ago

          Non dissento dalla tua analisi. Il tempo della Svizzera come custode assoluto dei capitali sporchi di mezzo mondo è finito. Ci sono ancora ovviamente capitali lì ma credo buona parte sia volata verso più rassicuranti lidi.

          Rispondi
  6. Pamela

    Caduto questo potere dove il potente schiaccia il debole, spero arrivi davvero un età dell’oro come si decanta in molte culture e civiltà antiche. Mi auguro un passaggio ad un mondo più equo dove la parola fratellanza avrà finalmente un senso

    Rispondi
    • Imperscrutabile

      Per l’età dell’oro ci vuole ancora un po di tempo dobbiamo passare la grande tribolazione e scontri nel mediterraneo e molto altro ..cmq arriverà siamo in mezzo a quel passaggio…ci vuole tempo a passi lenti…ma deve ancora accadere.

      Rispondi
  7. Giuseppina Di Vico

    Mi scusi, lei scrive che Lady Aspen sta preparando la sua fuga a Bruxelles. Ma per fare cosa nel caso l’UE dovesse fallire? Grazie.

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