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I comuni svedesi dovranno alzare le tasse per mantenere i migranti
di Cesare Sacchetti
L’adagio preferito dei sostenitori delle immigrazioni di massa è quello che queste arricchirebbero economicamente le comunità interessate dal fenomeno per le tasse e i contributi versati dai migranti. Dalla Svezia, non solo arriva la smentita a questo luogo comune del tutto privo di solide basi economiche, ma emerge una verità di segno opposto.
E’ Urban Hansson Brusewitz, il direttore generale del NIER, l’acronimo dell’istituto nazionale di ricerca economica, a lanciare l’allarme sull’imminente necessità dei comuni svedesi di aumentare le tasse locali per mantenere i migranti. La ragione sta nell’esplosione demografica che sta avvenendo in Svezia, dove la popolazione cresce al ritmo di 100.000 persone all’anno.
Una crescita determinata non dall’aumento delle nascite della popolazione residente, ma dalle ondate migratorie che hanno investito il Paese negli ultimi anni. “Nei prossimi anni affronteremo una sfida demografica, un fatto che suscita preoccupazioni sulla necessità di alzare le tasse”, così si è espresso Brusewitz.
La ragione principale dell’aumento dell’imposizione fiscale, secondo l’economista, sta nel fatto che tra i migranti il tasso di disoccupazione è decisamente più elevato rispetto a quello della popolazione svedese. Mentre infatti il tasso di disoccupazione tra gli svedesi nativi si attesta intorno al 3,9%, quello tra i migranti è quasi 7 volte maggiore, raggiungendo la soglia del 21,8%, secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati dall’agenzia per l’impiego svedese.
Se dal calcolo complessivo della disoccupazione svedese, pari al 7,3%, fossero esclusi gli immigrati, la Svezia avrebbe uno dei tassi di disoccupazione più bassi d’Europa, superata solo dalla Repubblica Ceca e Germania, rispettivamente con il 2,9% e il 3,8%.
La disoccupazione tra la popolazione di immigrati in Svezia resta piuttosto elevata soprattutto per la mancanza di formazione professionale specifica e di istruzione, degli elementi senza i quali l’accesso al mercato del lavoro svedese è precluso.
Per Annika Sunden, analista all’agenzia per l’impiego svedese, molti immigrati “sono privi dell’istruzione essenziale per i requisiti del mercato del lavoro svedese.”
Sostanzialmente quindi il paese scandinavo ha importato un elevato numero di persone senza le qualifiche necessarie per trovare un’occupazione nel paese, e potrebbero essere presto i cittadini svedesi degli enti locali a pagare il conto.
Il sostentamento degli immigrati viene esclusivamente dal welfare dei comuni svedesi, e se il boom demografico degli immigrati non si arresta, sarà inevitabile un aumento dell’imposizione fiscale sulle comunità locali per continuare a mantenere una fetta di popolazione di disoccupati che resta priva dei requisiti minimi per trovare un impiego.
Recentemente, il ministro delle finanze svedese, Magdalena Andersson, aveva espresso preoccupazioni simili a quelle del capo del NIER, quando aveva dichiarato che l’aumento della popolazione avrebbe portato necessariamente il governo a considerare un aumento dell’età pensionabile per mantenere i migranti senza lavoro. L’unico modo quindi per rendere sostenibile l’immigrazione di massa sembra quello di far pagare il suo costo ai cittadini residenti.
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