Di Cesare Sacchetti A leggere la notizia della (s) vendita della Iveco, gioiello dei furgoni nato...
Zelensky “irreperibile” , il sacco della Sardegna e la sua richiesta di avere la cittadinanza italiana alla Meloni
Di Cesare Sacchetti
A dargli la caccia, sarebbero almeno tre apparati di intelligence di tre diversi Paesi.
Secondo quanto riferiscono fonti dei servizi serbi, a cercare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono i servizi segreti di Stati Uniti, Russia e quelli della stessa Serbia che stanno cercando di capire dove si sia nascosto l’ex comico televisivo.
I tre apparati dei servizi dei Paesi in questione hanno passato in rassegna diversi luoghi e nascondigli nei quali Zelensky si sarebbe potuto rifugiare, in particolar modo almeno quattro basi della NATO sparse in Germania e in Polonia, ma fino ad ora nessuno ha avuto particolare fortuna nell’individuare la tana del “leader” ucraino.
Non si respira una bell’aria dalle parti di Kiev.
Il regime di Zelensky solo e sull’orlo del collasso
Lo si era intuito dando uno sguardo ai vari media Occidentali, tra i quali The Guardian e The Spectator, che hanno parlato espressamente della possibilità, sempre più concreta, che l’Ucraina possa crollare presto e non c’è certezza alcune dalle parti di Bruxelles che il sostituto di Zelensky possa essere un altro uomo allineato alla NATO.
Ogni scenario appare possibile dopo la caduta del regime nazista, da tempo sempre più in difficoltà e costretto, di volta in volta, a continui “rimpasti” di governo perché evidentemente Zelensky è ormai paranoico e teme da un momento all’altro che qualcuno, tra le sue stesse fila, cerchi di eliminarlo.
Successe proprio l’anno scorso in primavera, quando il presidente ucraino si recò a Odessa e riuscì a sfuggire per miracolo ad un attentato che non era stato organizzato dai russi, come hanno scritto i mendaci organi di stampa Occidentali, ma dal fronte di dissidenti in seno alle forze armate guidato da almeno tre generali.
Si ebbe la sensazione già allora di rivivere gli ultimi istanti di vita della Germania nazista, quando il fuhrer, Adolf Hitler, subì un attentato nella foresta di Kętrzyn, in Polonia , dal quale anch’egli riuscì a scampare miracolosamente.
La parabola dell’Ucraina è inevitabilmente quella del declino.
Il governo si sta sfilacciando, e le continue richieste di Zelensky di avere più armi cadono nel vuoto oppure vengono posticipate alle calende greche da Donald Trump che, con molta maestria, si prende gioco del presidente ucraino rassicurandolo sulla fornitura dei missili della contraerea Patriot che ancora non sono stati nemmeno prodotti e che semmai lo saranno, non è nemmeno certo che finiranno in mano a Kiev.
Trump e Zelensky durante il celebre incontro-scontro dello scorso febbraio alla Casa Bianca
Nelle ultime settimane, si è poi aperto un altro fronte di proteste interne per quello che riguarda lo scioglimento delle cosiddette “agenzie anti-corruzione” perché Zelensky avrebbe deciso prima di scioglierle e, pochi giorni dopo, di ripristinarle non certo perché queste agenzie combattano in qualche modo la corruzione ma più che altro per salvare la faccia con l’Unione europea e gli organi di stampa Occidentali che tanto esaltano le cosiddette “autorità amministrative indipendenti” che indipendenti non sono, poiché sono notoriamente il cortile privato dei vari comitati d’affari che hanno in mano il Paese.
L’olezzo del malaffare in Ucraina è arrivato ovunque.
Il Paese non ha mai goduto di una reputazione di un posto dove si combatte la corruzione e l’illegalità, ma da quando nel 2014 fu rovesciato il presidente Yanukovich tramite il disgraziatissimo Euromaidan, il colpo di Stato benedetto da Washington e Bruxelles, la situazione è inevitabilmente peggiorata.
I cosiddetti oligarchi, tutti di origini ebraiche, fanno il bello e il cattivo tempo, e durante gli anni post-Maidan, da Washington arrivavano ordini di far sedere nei CdA di varie aziende strategiche, su tutti la celebre Burisma, personaggi come il corrotto figlio dell’ex presidente Biden, Hunter, già noto per la sua dipendenza da sostanze stupefacenti da lui immortalata nei suoi video “autocelebrativi”.
Il traffico di armi in Ucraina e le tangenti italiane lavate in Albania
Sotto il regime di Zelensky, le cose, se possibile, sono andate ancora peggio. Le tangenti scorrono a fiumi, e le armi che vengono trasferite dai Paesi europei a Kiev, non finiscono nemmeno nelle mani dei soldati ucraini ma in quelle della criminalità organizzata nei Balcani e nello stato di Israele, che poi le utilizza per uccidere i civili a Gaza nel corso del genocidio del popolo palestinese iniziato dall’ottobre del 2023 in poi.
I proventi di questo traffico finiscono in Albania, che è diventata la lavatrice dei politici italiani che si sono aperti diversi conti correnti nelle varie banche locali per lavare il denaro sporco frutto di tale traffico assieme ad altre tangenti e mazzette accumulate nel corso della farsa pandemica dal 2020 al 2022.
La torta degli appalti pilotati era piuttosto grossa e non conteneva soltanto i mitici banchi a rotelle, ma anche le mascherine, i letali vaccini e i truffaldini test PCR, e ciò aiuta a comprendere perché nell’estate del 2023 iniziò una campagna stampa sui quotidiani italiani per far andare i turisti in Albania, descrivendola come una Bengodi dai prezzi bassi, quando in realtà, non di rado, i prezzi che gli italiani trovavano erano pari o superiori a quelli che avrebbero trovato in Italia, con servizi molto più scadenti.
Gli organi di stampa stavano conducendo una operazione semplice. Avevano il compito di aiutare la politica e i corrotti imprenditori legati al giro di clientele della massoneria e della paramassoneria, di lavare i soldi sporchi in Albania con la benedizione del corrottissimo Edy Rama, già discepolo della Open Society di Soros, alla cui “scuola” si è formato.
Edy Rama con il figlio di George Soros, Alexander.
Tutti sapevano tutto, ma non c’è un magistrato che ancora oggi abbia deciso di aprire un fascicolo sul riciclaggio di soldi sporchi in Albania, perché i togati, saldamente nelle mani delle logge massoniche, si guardano bene dal disturbare certi traffici, e si attivano tutt’al più per colpire l’avversario della parte opposta, come si può vedere nell’attuale guerra tra bande tra procure iniziata da un po’ di tempo a questa parte.
Zelensky alla ricerca di una via di fuga: l’Italia disponibile?
La situazione ucraina va ad ogni modo dritta verso lo sfacelo, le possibilità o meglio le illusioni di vincere evaporano del tutto, e Zelensky, di conseguenza, consapevole che la partita ormai è giunta allo scadere, si guarda intorno, alla ricerca di un possibile salvacondotto sempre più difficile da trovare.
Il presidente ucraino aveva già bussato qualche tempo fa alle porte di Israele, uno dei principali alleati dell’Ucraina nazista, ma da Tel Aviv gli avevano fatto capire che per loro era alquanto complicato farsi carico del suo “esilio”, vista la crisi e la guerra civile che affligge lo stato ebraico, dilaniato dal profondo contrasto tra la destra messianica del Likud e i partiti della sinistra progressista.
Il governo Netanyahu, o quel che ne resta, ad oggi non ha nemmeno la maggioranza in Parlamento e il futuro di Israele sembra essere quello di tornare presto alle urne, dalle quali non è per nulla certo quello che uscirà.
Se il futuro di Israele è un rebus, e non è certo chi salirà al potere, le possibilità di Zelensky di avere rifugio qui, già basse prima, scendono ancora di più e allora ecco che lo sguardo del presidente ucraino si posa altrove.
Da qualche tempo a questa parte, il presidente ucraino sembra aver manifestato un vivo interesse per l’Italia.
E’ noto che Zelensky possiede una villa a Forte dei Marmi, nella quale non si fa mai vedere, perché quella residenza sembra essere stata comprata più che altro per lavare il solito denaro sporco messo nelle mani del presidente dai soliti oligarchi che si servono di lui come di una lavatrice.
Tra gli stessi oligarchi, c’è proprio il corrotto Rinat Akhmetov, che in Ucraina ha ammassato una fortuna pari a quasi 6 miliardi di dollari con il suo impero fatto di partecipazioni nei media, acciaierie, telecomunicazioni e risorse energetiche.
Il sacco della Sardegna e la richiesta della cittadinanza italiana di Zelensky
Akhmetov sta comprando da qualche tempo a questa parte degli appezzamenti in Sardegna per costruire degli impianti fotovoltaici, e tale operazione viene finanziata attraverso il denaro sporco del traffico illegale di armi che l’Ucraina ha rivenduto alle varie mafie europee e al citato stato di Israele.
Rinat Akhmetov
Akhmetov si sta servendo della Sardegna come una centrale di riciclaggio, e nessuna autorità politica né ovviamente giudiziaria sta sollevando il problema perché probabilmente anche nell’isola c’è una torta da spartire e sulla tavola sono seduti diversi commensali di diversi partiti, senza alcuna distinzione per ciò che riguarda il colore politico, come già visto ai tempi della “pandemia”, durante la quale sia il centrodestra sia il centrosinistra e il M5S appoggiavano tutti le varie restrizioni e le varie persecuzioni contro gli italiani.
L’oligarca in questione starebbe quindi preparando il terreno al presidente Zelensky che, secondo le fonti di intelligence dei tre Paesi citati in precedenza, avrebbe già avviato dei contatti sempre più frequenti con il presidente del Consiglio errante, Giorgia Meloni, per presentare la richiesta di avere la cittadinanza italiana.
Zelensky assieme alla Meloni
Giorgia Meloni ha fatto capire a Zelensky che la strada per prendere la cittadinanza italiana non è in discesa, e che richiederà del tempo, ma forse i soldi che il corrotto regime di Kiev sta facendo arrivare nelle tasche dei vari partiti italiani dovrebbero servire sulla carta a oliare un po’ la macchina della burocrazia.
La classe politica italiana, se può utilizzarsi tale espressione, è praticamente lo specchio di quella ucraina.
Corrotta fino al midollo, senza alcun senso di patria, e pronta a mandare al macero il proprio Paese e il proprio popolo pur di rimpinguare i conti correnti cifrati all’estero dei vari politici che continuano a speculare sulla pelle di questa grande nazione.
Sono probabilmente le battute finali di un sistema politico ormai giunto al capolinea, abbandonato dai suoi vecchi referenti, su tutti lo stato profondo di Washington, e che ormai sembra soltanto impegnato a riempirsi la pancia in attesa dell’inevitabile crollo del sistema liberal-democratico.
A Cernobbio, luogo di elezione dell’establishment italiano, si è già svolta una riunione segreta a giugno nelle quali si sono delineate le ultime strategie dell’apparato globalista, e, come rivelato in un precedente contributo, si sta studiando una eventuale sostituzione del governo Meloni con possibili candidati quali Tajani e Calenda.
Si tratta di un risiko politico molto rischioso perché gli equilibri nella cristalleria della politica italiana sono fragilissimi, e, se tale manovra verrà fatta, c’è il serio rischio che le cose, per l’establishment italiano, peggiorino.
La preoccupazione principale però non è questa.
La preoccupazione principale è che i corrotti partiti della Seconda Repubblica non facciano altri danni al Paese prima di uscire una buona volta di scena e sparire per sempre.
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non c’è dubbio che serva una bella pulizia ,ma ci saranno abbastanza discariche per seppellire tutto il marciume di 80 anni ? tempo addietro ,Sacchetti , mi disse che le persone valide per fare un cambio c’erano ,spero tanto di poterle vedere all’opera ….
Ciao Cesare.Giocare a nascondino e sapere che prima o poi verrai scovato.Questa è la fine di Zelensky.Non siamo nel 1945 e il tuo scoop è già sintomatico di come andranno a finire le cose.
Salve Massimo, sicuramente. Se poi viene in Italia, è ancora peggio per i vari partiti “italiani”..
Bene, questa classe politica e Company, quali danni potrebbero causare al paese prima di andarsene tutti a farsi benedire nel cesso? Grazie.