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Soros fa ricorso alla corte di Strasburgo contro l’Ungheria
di Cesare Sacchetti
George Soros non si arrende.
Dopo la decisione del Parlamento ungherese di approvare una legge ribattezzata dal governo magiaro “Stop Soros”, per i suoi effetti sulla limitazione delle attività della Ong Open Society finanziata dal magnate statunitense in Ungheria, l’organizzazione di Soros ha annunciato ricorso presso la CEDU, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.
Nel sito web della Open Society è stato pubblicato un comunicato stampa nel quale si spiegano le ragioni di tale ricorso, motivato secondo la Ong, dalle violazioni del provvedimento legislativo anti-Soros contro “la libertà di espressione, associazione e riunione che sono garantite dagli articoli 10 e 11 della convenzione europea dei diritti umani.”
Il provvedimento in questione aveva suscitato aspre polemiche tra il governo presieduto da Viktor Orban e la rete di associazioni finanziate dal magnate americano.
Il governo magiaro aveva accusato queste Ong di finanziare attivamente l’immigrazione clandestina e di fornire ai migranti tutta l’assistenza necessaria per immigrare illegalmente in Europa.
Era stato proprio il consigliere per la sicurezza nazionale ungherese, György Bakondi, a denunciare il ruolo attivo di George Soros nel sostegno ad una Ong tedesca che distribuiva ai migranti un dettagliato manuale con tutte le istruzioni per entrare in Europa violando le leggi sull’immigrazione degli stati membri dell’Ue.
Bakondi in particolare aveva denunciato come questo fenomeno di per sè non avesse nulla di spontaneo, ma fosse eterodiretto dall’Europa tramite queste Ong nella persecuzione di un disegno eversivo di destabilizzazione degli stati nazionali.
Erano state queste motivazioni a spingere il parlamento ungherese ad approvare lo scorso giugno una legge per contrastare l’attività di queste Ong, prevedendo il carcere fino a 12 mesi per tutte quelle organizzazioni che forniscono supporto finanziario o logistico agli immigrati irregolari che fanno richiesta della protezione umanitaria.
Secondo la Open Society, tutto questo configura una grave violazione dei diritti umani e della libertà di espressione di questo tipo di associazioni.
Nonostante non sembra esserci un nesso di alcun tipo sulla lotta all’immigrazione clandestina e la libertà di espressione, la Ong finanziata da Soros si dichiara convinta delle sue ragioni e ha aggiunto il ricorso è stato presentato davanti “alla Corte Costituzionale e alla CEDU lo stesso giorno, piuttosto che attendere una risposta dalle corti ungheresi, a causa dell’attuale danno procurato dalla legislazione e dall’attitudine dei tribunali ungheresi riluttanti a sfidare il governo”.
La Open Society dimentica, o forse ignora volutamente, che i tribunali ungheresi non possono certo sfidare il governo disapplicando una legge regolarmente approvata dal parlamento nazionale, e che fino ad oggi non risulta affatto in contrasto con la costituzione magiara.
Patrick Gaspard, il presidente della Ong in questione, afferma che questa legge “fermerà la democrazia” fino ad “intimidire i gruppi indipendenti delle società civili”.
Appare difficile coniugare la presunta “indipendenza” di questi gruppi con l’agenda di George Soros che si propone deliberatamente di ingerire negli affari degli stati nazionali, imponendogli le politiche dei confini aperti e l’immigrazione di massa.
Questo ricorso testimonia, per l’ennesima volta, che Soros non accetta che uno Stato possa disporre liberamente della sua sovranità.
Il magnate americano pretende che la sovranità di uno Stato si pieghi a quella della sua visione globalista.
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