di Cesare Sacchetti Sulla 57a strada, nel cuore di Manhattan, una delle zone più esclusive di New...
P2: la loggia dei misteri e la vera natura della massoneria
di Cesare Sacchetti
A villa Wanda, ai piedi delle splendide colline aretine, si è scritto un pezzo importante della storia d’Italia, lontano dai Parlamenti, e nel chiuso invece di palazzi e stanze dove si riunivano le varie logge massoniche.
Tra queste, c’era la loggia massonica chiamata Propaganda Massonica 2, associata ovviamente nell’immaginario collettivo al suo Gran maestro, Licio Gelli, che nella sua villa e nell’hotel Excelsior a Roma scriveva pagine della storia d’Italia su mandato dei veri signori della libera muratoria e dell’anglosfera che si serviva delle logge per controllare il Paese.
Se si pensa però che la P2 sia stata fondata ai tempi della strategia della tensione, e che essa sia soltanto da attribuire all’operato di Licio Gelli, personaggio che ai tempi della seconda guerra mondiale era molto pratico dell’esercizio del doppiogioco, si commette un errore fondamentale.
Le radici della P2 risalgono molto più indietro nel tempo, ma la vulgata giornalistica liberale si “dimentica” volutamente di raccontare la genesi di tale loggia perché altrimenti la massoneria tutta ne uscirebbe profondamente danneggiata dalla rivelazione della vera natura dei grembiulini.
Le origini della P2 e Adriano Lemmi
Se si vuole capire cos’è la P2, si deve tornare ai tempi del risorgimento, quando i vari massoni guidati da Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi completarono l’Unità d’Italia dopo aver fatto breccia a Porta Pia e creato uno Stato liberale che di autenticamente italiano aveva ben poco per via della sua profonda idiosincrasia verso la Chiesa Cattolica.
All’epoca, era attivissimo il factotum di Giuseppe Mazzini, ovvero Adriano Lemmi, un personaggio poco conosciuto nella storia moderna dell’Italia eppure, purtroppo, uno dei più influenti.
Adriano nasce a Livorno nel 1822, e sin da giovane è stato la disperazione dei suoi genitori.
A raccontare come il giovane Lemmi fosse sin dalla sua turbolenta adolescenza dedito ad intrallazzi di vario tipo è stato un ex Gran maestro pentito della massoneria, Domenico Margiotta, che ha lasciato dietro di sé tutta una seria di preziosissime e documentatissime opere che se fossero studiate oggi sui banchi di scuola renderebbero gli studenti molto più edotti e consapevoli sui veri meccanismi che governano la democrazia liberale.
Adriano iniziò presto ad avvicinarsi alla massoneria e la sua iniziazione presso la libera muratoria risulta avvenne grazie al massone ungherese Kossuth che lo introdurrà negli ambienti massonici europei che contano.
A Londra arriva il vero salto di qualità, per così dire, nella scalata alla massoneria quando Lemmi si reca nella capitale londinese e fa la conoscenza di uno dei massoni più importanti d’Europa e del mondo quale Giuseppe Mazzini che si servirà di lui per ordire complotti e omicidi politici ai danni dei vari monarchi che non volevano l’Unità d’Italia, e che soprattutto non la volevano nella maniera programmata dalla massoneria.
Una volta che Mazzini muore nel 1872, tutto il potere del potente massone genovese passa nella mani di Lemmi, che ormai inarrestabile sale ai vertici della massoneria italiana e internazionale in virtù della sua appartenenza al rito palladiano, una loggia segreta fondata da Albert Pike, e della sua stretta vicinanza con la massoneria ebraica del B’nai B’rith.
Tra le logge che Lemmi presiedeva c’era proprio la famigerata P2, che era nata come uno dei vari livelli superiori e riservati della libera muratoria, uno dei piani alti di questa setta nei quali ci sono i veri padroni di tale potere, quasi sempre ignoti a coloro che stanno nei gradini più bassi delle logge.
A far parte della P2, c’erano diversi esponenti di spicco dell’allora nascente Stato liberale, tra i quali il poeta Giosuè Carducci, il celebre ministro della Giustizia e presidente del Consiglio, Giuseppe Zanardelli, e un altro presidente del Consiglio come Francesco Crispi, coinvolto nel famigerato scandalo della Banca romana.
Lo Stato liberale era tutto lì, ai piedi della massoneria, perché è stata tale organizzazione a volere l’Unità d’Italia e l’annientamento della Chiesa Cattolica sempre attraverso la “generosa” spinta della corona inglese e della famiglia Rothschild che volevano a tutti i costi scristianizzare l’Italia.
La P2 aveva già allora, come si può vedere, un ruolo di primissimo piano, perché nella democrazia liberale il potere è affidato alla massoneria, ma soprattutto alle sue logge riservate che indirizzano la vita politica del Paese senza che il popolo abbia la minima idea di chi veramente controlli i governanti.
Voler tracciare una linea di separazione o distinzione tra massoneria regolare e massoneria irregolare è oltreché pretestuoso semplicemente falso.
La loggia P2 esisteva perfettamente nel cuore del Grande Oriente d’Italia.
Dopo che la massoneria italiana passò sotto la guida di Adriano Lemmi e del suo successore Ernesto Nathan, il famoso, o famigerato, sindaco di Roma di origini ebraiche, e forse figlio illegittimo di Mazzini, mai questa loggia venne allontanata perché il Grande Oriente d’Italia non allontana o disconosce i piani superiori della massoneria.
Non potrebbe farlo nemmeno se volesse perché sono questi i veri gestori delle logge ed è questo tutto il cosiddetto “equivoco” sul quale i vari “critici” della massoneria, tra i quali l’ex Gran maestro del GOI, Di Bernardo, giocano.
L’ex Gran maestro del GOI, Giuliano Di Bernardo
Costoro vogliono far credere che esista una massoneria “buona” e una “cattiva”, quando è tutta la libera muratoria ad essere cattiva perché essa nasce come setta segreta di natura anticristica e luciferiana che non ha scrupoli nel disconoscere le leggi dello Stato per applicare le proprie.
Nel momento stesso in cui si concede alla massoneria di esistere, essa inevitabilmente diviene il vero Stato.
Essa diviene il governo, i ministri, la magistratura, la docenza, i dirigenti pubblici e privati e praticamente ogni nomina che conta non viene approvata se non dai signori della libera muratoria.
A spiegare come la massoneria controlli ogni parte dello Stato è stato anche, tra gli altri, un ex massone francese pentito come Serge Gallardo che una volta compreso che la libera muratoria è una organizzazione di stampo luciferiano è uscito e ha trovato la porta sbarrata ai vari posti governativi che prima invece grazie ai fratelli muratori riusciva ad avere con irrisoria facilità.
La P2 è completamente immersa in questo clima di clientele e trame eversive, e il Grande Oriente d’Italia non ha certo mai pensato di metterla alla porta.
A mettere fuori legge sia l’obbedienza di palazzo Giustiniani, sia la loggia P2, ad esso appartenente, è stato soltanto il fascismo che arrivò al cuore della questione e non si perse nella ingannevole separazione tra logge massoniche “regolari” o meno, e mise fuori legge la libera muratoria attraverso la legge del 1925.
Attraverso tale legge, finiva effettivamente il dominio della massoneria sullo Stato.
Finiva il dominio di personaggi come Nathan e Lemmi che decidevano chi poteva entrare in politica e chi poteva diventare magistrato, e lo Stato, per la prima volta dalla breccia di Porta Pia, aveva in mano le redini del potere e non era più un simulacro in mano alle logge.
Il dopoguerra e la resurrezione della P2
Una volta finita la seconda guerra mondiale, il GOI e la P2 risorgono dalle loro ceneri, e l’anglosfera riprende il controllo di questo Paese, servendosi appunto della massoneria.
Esattamente come ai tempi dello Stato liberale, si ristabilisce quella dipendenza tra la politica italiana e l’establishment anglosassone, e la P2 arriva ad avere il potere che conquista per espressa volontà di Washington.
Se nella P2 si trovano iscritti di primissimo piano della vita pubblica italiana quali Silvio Berlusconi e Maurizio Costanzo, e diversi membri delle forze armate e dei servizi segreti, è proprio perché uomini al comando della governance globale come Henry Kissinger chiesero a Gelli di reclutare tali personaggi nella sua loggia.
Henry Kissinger
Si incontra la P2 nei vari misteri d’Italia e nella strategia della tensione perché essa agisce come una sorta di cintura di trasmissione tra l’allora impero americano e la politica italiana.
Nel 1976, qualcosa però minacciò di turbare gli equilibri che avevano stabilito che l’Italia dovesse essere assegnata all’anglosfera.
Nel settembre di quell’anno, Kissinger incontra Moro e inizia a minacciarlo esplicitamente per la sua politica estera che, secondo una certa vulgata, lo vedeva favorevole ad un ingresso dei comunisti nel governo e un alquanto improbabile ingresso dell’Italia nel patto di Varsavia, mentre il presidente della DC sembrava avere in mente in realtà una manovra di avvicinamento al blocco dei non allineati.
Moro, in altre parole, voleva conquistare quello spazio di sovranità di cui l’Italia era priva dal 1943 in poi, ma non ci riuscì perché una potente macchina si mise in moto contro di lui.
Se si leggono le carte del caso Moro, si scoprirà che ad avere un ruolo decisivo nell’insabbiamento della verità e nella riuscita del rapimento dell’onorevole da parte delle BR, già pesantemente infiltrate da CIA e Mossad, furono proprio gli uomini della P2.
Gli ufficiali della P2 e gli uomini dei servizi iscritti a questa loggia ebbero un ruolo cruciale che permisero al piano di sequestro e uccisione di Moro di riuscire alla perfezione.
A gestire l’intera operazione furono uomini come il generale Santovito, capo del SISMI, il generale Giudice, comandante della Finanza, l’ammiraglio Torrisi, capo dello Stato maggiore, e il generale Grassini, capo del SISDE.
Avevano tutti in comune una cosa. Avevano tutti in tasca la tessera della P2 e non erano agli ordini dell’allora presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, ma erano alla dirette dipendenze di Licio Gelli, che a sua volta riferiva a Henry Kissinger.
Il sistema della Costituzione del’48 funzionava e funziona ancora così, con la sola differenza che oggi il referente principale non è più Washington, ma Londra, per via della dismissione dell’impero americano.
Nel rapimento Moro, si vede alla perfezione tale meccanismo.
Appena Moro viene rapito, la segretaria di Licio Gelli, Nara Lazzarini, riferisce che il Gran maestro commentava con soddisfazione la notizia affermando che il “più è fatto.”
Due giorni dopo il sequestro, il 18 marzo del 1978, si tiene una riunione del GOI assieme alle 486 logge che appartenevano a questa obbedienza, e tra queste c’era la P2.
Palazzo Giustiniani ha sempre accolto questa loggia segreta nel suo seno, sia durante il periodo nel quale il Grande Oriente era guidato dal Gran maestro Giordano Gamberini, sia sotto il successore, Ennio Battelli.
Il GOI aveva dato uno status speciale al massone Licio Gelli, fino a quando non esplose lo scandalo che fece emergere i nomi della lista, probabilmente parziale, nel 1981, nel corso dell’inchiesta sul fantomatico rapimento di un altro piduista, il banchiere Sindona, ucciso dal famoso caffè “corretto” nel 1986, quando i magistrati Colombo e Turone ordinarono la perquisizione dell’impresa del Gran maestro, Gelli, la GIOLE, nella quale vennero trovati i famigerati 1000 nomi.
La celebre villa Wanda
C’erano praticamente tutti coloro che contavano. C’erano ministri, militari, giornalisti, politici, banchieri come il citato Sindona e Roberto Calvi, e vertici dei servizi.
Usciva così alla luce, seppur parzialmente e forse per volontà dei suoi architetti, un pezzo del vero Stato della massoneria coperta che governava l’Italia da dietro le quinte per volere dell’anglosfera e della governance globale che aveva allestito tale struttura.
Soltanto dopo che i panni sporchi vennero messi in piazza, il GOI provò ridicolmente a prendere le distanze da tale loggia attraverso l’espulsione della P2, quando il giorno prima dell’inchiesta della magistratura assegnava a Gelli il suo status privilegiato e gli consentiva di fare le iniziazioni che voleva perché la loggia P2 aveva protezioni di altissimo livello, e ad essa era stato assegnato il compito di governare il Paese su mandato dell’anglosfera.
Una volta emerso lo scandalo venne approvata la celebre legge Anselmi che era molto lontana in natura ed effetti da quella del 1925.
La legge Anselmi si fonda appunto sul principio di mettere fuori legge le società segrete come la P2, ma non considera la massoneria stessa per quello che è, ovvero una società segreta.
Si è visto come il GOI avesse consentito alla P2 di operare e avesse assegnato a Gelli lo status privilegiato di iniziare i massoni che voleva tra le sue fila.
La P2 è soltanto uno dei vari strati inferiori della libera muratoria.
La massoneria deve considerarsi come un iceberg.
Tanto più si scende in profondità, tanto più si trovano i veri piani che controllano tale setta, nei quali si incontrano i signori della finanza mondiale come i famigerati Rothschild.
Provò a fare tale viaggio molti anni addietro il magistrato Agostino Cordova ma fu immediatamente fermato dal sistema che si mise in moto per sfilargli la sua inchiesta e portarla nel binario morto della procura di Roma.
A distanza di 33 anni da quell’inchiesta, emergono le conferme e la verità che le logge segrete giocarono un ruolo decisivo nell’insabbiamento della strage di Borsellino tramite il procuratore Tinebra che apparteneva anch’egli ad una loggia riservata.
Nella storia di questa repubblica si incontra costantemente lo stesso problema. In ogni affare sporco, in ogni strage d’Italia, in ogni mistero irrisolto, c’è costante la presenza della libera muratoria e dei suoi livelli privilegiati.
L’infezione non può essere guarita attraverso il riconoscimento della massoneria.
Se si vuole arrivare al potere delle superlogge, si deve colpire necessariamente prima la massoneria “regolare”.
Se si accetta l’idea che possa esistere una massoneria “buona”, l’influenza occulta e nefasta sulla società della libera muratoria non avrà mai fine.
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“Se si accetta l’idea che possa esistere una massoneria “buona”, l’influenza occulta e nefasta sulla società della libera muratoria non avrà mai fine.”
Non avrà mai fine, ha mai visto davvero qualcuno combatterla in modo concreto? No.
Buongiorno, Cesare. Sono sempre grata per le informazioni fornite. A volte ti immagino come un drone che se interna nell’oscurità e osserva dall’alto per SMASCHERARE i SATRAPI che ci MALGOVERNANO. Infatti, è proprio così: l’incrollabile obiettivo della Massoneria è quello di DECRISTIANIZZARE non solo l’Europa, ma l’intero pianeta. Inoltre, tra le sue fila ci sono sempre coloro che SI PERCEPISCONO COME GLI ELETTI del loro FALSO dIO, che sono sempre coloro che perseguono il CROLLO DELL’OCCIDENTE. Un grande saluto da Mendoza, Argentina.
Leggendo l’articolo, interessante e illuminante come sempre, mi sono tornati in mente, oltre che i tempi della mia infanzia (sequestro Moro), anche quelli della mia gioventù passata sui banchi di scuola. Leggendo l’articolo, al di là della miriade di spunti di riflessione che se ne possono ricavare a livello politico e sociale, mi è balzato agli occhi in modo particolare il fatto che anche il poeta Carducci fu un massone. A questo punto la domanda sorge spontanea in me…quanti altri autori della letteratura italiana che vengono regolarmente studiati sui banchi di scuola da generazioni di studenti furono massoni? Considerando come periodo storico di riferimento il XIX secolo, potrei sapere se anche Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni (che fu anche senatore) o Giovanni Pascoli (che se la memoria non mi inganna fu allievo del Carducci) lo furono? Perché se così fosse avrei sicuramente una visione diversa dei tempi passati a scuola, visione diversa tra l’altro già maturata sui personaggi storici del Risorgimento come appunto Mazzini Garibaldi Cavour ecc ecc.