Di Cesare Sacchetti Quinto giorno di guerra israelo-iraniana, e già tempo di primi bilanci per...
L’assassinio di Aldo Moro e il ruolo della scuola Hyperion della CIA
di Cesare Sacchetti
L’anno è il 1978, il giorno il 16 marzo.
Quel giorno l’onorevole Aldo Moro stava percorrendo via Mario Fani assieme agli uomini della sua fidata scorta, guidata dal valoroso maresciallo Leonardi, quando verso le 9 di mattina, si scatena semplicemente l’inferno.
La Fiat 131 dell’onorevole va a sbattere contro l’auto dei brigatisti, una 128, dopo che questa aveva frenato bruscamente davanti alla vettura del presidente.
Dall’altro lato della strada, nei pressi del bar Olivetti, esce fuori un gruppo di avieri, un comando di uomini professionisti che sparano contro la macchina, dimostrando una precisione e una perizia che di certo i brigatisti non avevano.
Un uomo in particolare è rimasto impresso nella mente di un testimone, Pietro Lalli, che si trovava vicino al luogo dell’agguato e che aveva una passione per le armi.
Lalli disse che uno degli sparatori dimostrava di avere una padronanza assoluta della sua arma, dalla quale partiranno quasi la metà dei colpi sparati contro la 131 del presidente della Democrazia Cristiana.
Sono passati 47 anni e, ad oggi, ancora non si conosce il nome di quel misterioso sparatore, che, data la sua abilità, non sembrava affatto uno dei vari brigatisti, i quali, è importante ricordare, non potevano allenarsi più di tanto con il tiro di precisione e l’uso delle armi perché, a detta della stessa Adriana Faranda, le BR non potevano correre il rischio di dare nell’occhio.
Lo sparatore in questione era un uomo che aveva un’abilità non di certo equiparabile a quella di un brigatista, ma piuttosto a quella di un militare o un paramilitare, oppure ad uno degli uomini della rete clandestina di Gladio, l’esercito illegale della NATO.
A pochi passi dal luogo della sparatoria c’era “casualmente” un uomo vicino a quel mondo come il colonnello Guglielmi del SISMI che per giustificare la sua presenza lì disse che stava andando a pranzo da un amico, nonostante l’ora fosse più adatta ad una colazione che ad un pranzo.

L’agguato di via Fani il 16 marzo del 1978
Guglielmi era un uomo che veniva da quegli ambienti. Il colonello dei servizi segreti militari addestrava gli uomini della citata rete clandestina della Gladio a Capo Marrargiu, uno dei luoghi privilegiati della formazione degli agenti militari o paramilitari della NATO.
Sulle pagine del quotidiano La Repubblica del 18 marzo 1978, due esperti dei servizi segreti militari definirono l’attentato un vero e proprio gioiello di perfezione per l’abilità e la micidiale capacità di esecuzione dimostrata dai suoi freddi e spietati autori, che probabilmente avevano ripetuto e simulato in una qualche struttura probabilmente della NATO stessa quell’attentato fino a quando ogni cosa, anche la più insignificante, non fosse stata precisa al millimetro.
Moro divenuto d’intralcio alla NATO
Nulla difatti quel giorno andò storto per le menti di quel piano che avevano deciso che il politico della Democrazia Cristiana era divenuto semplicemente ingombrante per gli interessi del patto atlantico, che non poteva tollerare che qualche statista dell’Europa Occidentale minacciasse gli interessi della NATO, e quelli conseguentemente della governance globale.
Ancora oggi una certa vulgata insiste nel dire che l’attentato e il sequestro Moro furono dovuti ad un del tutto ipotetico tentativo di costruire un governo con il PCI, il cosiddetto “compromesso storico”, ma se questa era davvero l’intenzione delle BR allora queste sarebbero dovute intervenire prima, nel 1976, quando il governo Andreotti si formò anche con la fiducia dei vari deputati e senatori comunisti.
Le menti del sequestro Moro non era questo che temevano e non era nemmeno intenzione del presidente della DC formare un qualche governo di coalizione con il PCI.
Aldo Moro semplicemente anelava ad un maggiore spazio di sovranità per l’Italia.
Aveva dato un saggio della sua politica estera già nel 1973, quando da ministro degli Esteri decise di negare l’uso della base di Sigonella agli Stati Uniti che all’epoca volevano dare il loro sostegno nella guerra dello Yom Kippur al loro “alleato” storico, lo stato di Israele che in realtà è stato dal secondo dopoguerra fino all’era di Donald Trump il vero arbitro della politica estera americana.
A Washington, i vari circoli del potere sionista e globalista avevano già intuito che Moro rappresentava un grosso problema perché l’uomo della DC non esitava a spingersi al di là del ristretto perimetro di sovranità nel quale l’Italia si trova rinchiusa dagli infausti eventi di Cassibile.
Un uomo come Henry Kissinger, ubiquo membro di tutti i vari club del potere mondialista che contano, tra i quali il Bilderberg, il club di Roma, la Commissione Trilaterale e il Council on Foreign Relations, aveva deciso che il presidente della Democrazia Cristiana andava avvertito e “richiamato all’ordine” ed è quello che avvenne nel 1976.
Aldo Moro assieme a Henry Kissinger
A Washington, durante il viaggio di Aldo Moro nella capitale americana, ha luogo un teso confronto tra i due uomini di Stato, nel quale Kissinger, senza troppe riserve, disse all’onorevole italiano che la sua politica non poteva andare più avanti, a meno che Moro non fosse disposto a pagare un caro prezzo.
Moro uscì sconvolto da quel dialogo.
Sapeva che Kissinger, senza troppi giri di parole, lo aveva minacciato di morte e aveva confidato al suo fidato collaboratore, Corrado Guerzoni, la volontà di lasciare la politica, proposito al quale poi Moro non diede seguito.
L’operazione del sequestro: massoneria e servizi all’opera
Si mise così il potentissimo ingranaggio che portò al sequestro dell’onorevole.
In tale sofisticata operazione, c’erano coinvolti tutti.
C’era ovviamente il piano superiore della struttura atlantica, gli Stati Uniti, che avevano ordinato che la figura di Moro dovesse uscire di scena, e c’erano poi i piani inferiori della repubblica di Cassibile, costituiti dalle immancabili massonerie, su tutti la P2, loggia segreta legata al Grande Oriente d’Italia, dai servizi segreti civili e militari e infine dalle mafie, l’ultimo gradino di questa struttura di potere.
E’ più che sufficiente vedere la lista degli uomini che insabbiarono la verità sul caso Moro.
Dagli alti ufficiali dell’Arma fino agli uomini della pubblica sicurezza, ognuno di essi era iscritto alla loggia massonica P2, ormai divenuta Stato nello Stato, e oggi soltanto qualche illuso crede che l’epoca piduista sia finita, quando essa è proseguita indisturbata poiché il regno delle superlogge è proseguito anche negli anni successivi, e quando qualche magistrato ha provato a scoperchiare il vado di Pandora, come il magistrato Agostino Cordova, allora ancora una volta la potente macchina della quale fanno parte questi apparati si è messa in moto per sbarrargli la strada.
Aldo Moro semplicemente si era messo sulla strada del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale del quale ha parlato in più di un’occasione lo stesso Kissinger, e la sua ferma volontà di andare al di là della NATO e cercare un approdo nel blocco dei Paesi non allineati rappresentava una intollerabile minaccia agli occhi di questi poteri che se avessero perso l’Italia avrebbero visto naufragare tutto il loro progetto che mirava e mira a costruire una governance globale.
Molti erano gli apparati coinvolti come si è detto e tra questi ce n’era uno in particolare del quale si parla poco.
La scuola Hyperion: la stazione della CIA in Europa
Si tratta della cosiddetta scuola di lingue Hyperion che negli stessi rapporti dell’UCIGOS veniva definita come la più grande stazione della CIA nell’Europa Occidentale.
Hyperion nasce per uno scopo semplice e strategico.
A Langley, nel quartier generale dell’agenzia di intelligence americana, avevano già stabilito che il terrorismo dovesse essere utilizzato come un fenomeno di contenimento, o meglio come una leva da azionare contro la popolazione civile e italiana, per ingenerare in essa uno stato di paura e terrore permanente, necessario per rafforzare il potere del blocco atlantico.
E’ appunto la filosofia della cosiddetta strategia della tensione, una vera e propria tattica di guerra psicologica militare che vede come vittime gli italiani inconsapevoli dei grandi giochi fatti sulla loro pelle e come principali autori gli uomini appunto del blocco atlantico che in tal guisa dimostrato tutta la loro vocazione al terrorismo che ipocritamente affermano di voler combattere.
Si era già visto con la bomba di piazza Fontana l’inizio di questa lunga coda di morti che insanguinerà l’Italia in nome delle logiche atlantiche che non esitavano a far strage di innocenti in nome di una lotta al comunismo che in realtà era soltanto un pretesto per poter riaffermare l’imperialismo della NATO.
Tra tali logiche c’è certamente quella della infiltrazione dei vari gruppi terroristi che stavano nascendo in quegli anni.
Se c’era qualche piccolo gruppo spontaneo terroristico in quegli anni, come potevano esserlo le Brigate Rosse, esse al principio non avevano certo né la struttura né i mezzi per poter lanciare alcuna guerra nei confronti dello Stato, tantomeno contro l’apparato militare e tecnologico della NATO, all’epoca uno dei più avanzati assieme ovviamente a quello dell’ex Unione Sovietica.
Le BR ufficialmente nascono in un piccolo paesino dell’Emilia, a Pecorile, nel 1970, sotto la guida di Renato Curcio e Alberto Franceschini, che poi finiranno nel 1974 preda di una controversa retata dei Carabinieri avvenuta nei pressi di Pinerolo.
Da allora la guida del gruppo terroristico passa a Mario Moretti, che sapeva che i CC stavano per procedere contro le BR, ma non fece in tempo ad avvertire i suoi compagni per un presunto contrattempo.
Moretti non aveva affatto il profilo di un comunista.
Mario Moretti
Era nato a Porto San Giorgio, in una famiglia di estrazione cattolica, e a raccomandarlo per un incarico presso la Siemens di Milano fu addirittura la controversa marchesa Anna Casati Stampa, nota per le sue avventure osé con il consenso del marito, il marchese Camillo Casati Stampa, che decise di uccidere la donna nel 1970 per un improvviso rigurgito di gelosia.
Mario Moretti da alcuni, come Sergio Flamigni, è stato definito una sfinge per il suo enigmatico profilo e per i suoi contatti stretti con i servizi segreti, se si pensa che uno dei suoi covi, quello famigerato di via Gradoli, si trovava proprio a casa di quei servizi dai quali il pericoloso brigatista sulla carta si sarebbe dovuto guardare bene.
Hyperion agisce proprio nella “area grigia” tra terrorismo e servizi dove gravitava Mario Moretti.
Una volta insediatasi a Parigi, sulla strada che costeggia la Senna, la Quai de la Tournelle, i suoi “insegnanti” iniziano quel processo di infiltrazione dei vari gruppi terroristici italiani ed europei allo scopo di utilizzarli per i fini stabiliti dalla CIA a Langley, ed è esattamente quello che avviene con le BR morettiane.
A fondare tale “scuola” a Parigi sono tre uomini come Corrado Simioni, Duccio Berio e Vanni Calligaris che vengono considerati gli uomini della cosiddetta sinistra extraparlamentare più vicina a tali formazioni terroristiche, quando essi in realtà stavano semplicemente agendo per eseguire le volontà di Washington che aveva bisogno del terrorismo per attuare la sua logica di preservazione del potere.
Corrado SImioni, primo a sinistra, assieme all’abbé Pierre, al centro, e a Giovanni Paolo II
Simioni, definito il “grande vecchio” del terrorismo da Bettino Craxi, aveva già fondato negli anni precedenti il cosiddetto Superclan, una specie di piano superiore del terrorismo rosso, a connotazione fortemente violenta, già concepito dagli ambienti angloamericani per scatenare il fenomeno terrorista ed eseguire così la già citata strategia della tensione.
16 marzo 1978: Hyperion sapeva del rapimento Moro?
Un episodio mai raccontato prima d’ora riguardo la scuola Hyperion è quello che ci ha fornito una nostra lettrice, stretta parente della ex direttrice della sezione italiana del prestigioso liceo internazionale francese de Saint-Germain-en-Laye, fondato dal presidente americano Dwight Eisenhower per i figli degli ufficiali della NATO.
Ancora oggi, questa scuola è una delle più prestigiose di tutta la Francia, e da essa escono poi molti futuri dirigenti della classe politica francese, del mondo dell’alta finanza e delle varie imprese e multinazionali francesi.
Il retroscena esclusivo giunto a questo blog ha luogo proprio l’infausto giorno del rapimento di Moro.
La citata direttrice italiana del liceo francese quel giorno aveva in programma un evento che non è riuscita ad annullare perché il 1978 non è ancora l’epoca di internet e delle notizie in tempo reale, e quindi al Saint-Germain non ci fu il tempo materiale di rinviare l’incontro tra genitori e alunni previsto per quel giorno.
Alla scuola si fanno vivi proprio loro, i tre personaggi della scuola Hyperion che già avevano provato a chiedere i fondi del governo italiano, ma il console dell’epoca aveva mostrato una certa riluttanza a volerglieli accordare, resistenza alla fine vinta per via delle pressioni esercitate dalla presidenza francese di Giscard D’Estaing e dai soliti apparati angloamericani.
La direttrice della sezione italiana del prestigioso liceo parigino aveva già avuto a che fare con i personaggi della scuola Hyperion e si era già accorta che questi non avevano affatto il profilo di docenti di lingue, per via della loro assoluta impreparazione al riguardo, ma Hyperion appunto non aveva nulla a che fare con l’insegnamento delle lingue straniere, ma con il mondo delle spie, con la CIA, la NATO e l’intero apparato dell’anglosfera.
I tre fondatori di Hyperion si presentano il giorno del rapimento di Moro senza alcun invito all’evento in programma presso il liceo Saint-Germaine e la prima cosa che notano i vari presenti è che nessuno di essi sembra costernato per l’accaduto, anzi i loro volti sono distesi e sereni, raggianti per quanto accaduto all’onorevole della Democrazia Cristiana.
Duccio Berio in particolar modo non sembrava avere nessun timore a nascondere la sua soddisfazione per quanto avvenuto, e, ricorda la direttrice della scuola, che iniziò a fare avanti e indietro con gli uffici del liceo per compiere tutta una serie di telefonate e dare agli ospiti presenti vari dettagli sulla operazione che aveva portato al rapimento dell’onorevole Moro.
Se si legge l’audizione di uno dei citati fondatori delle BR, Alberto Franceschini, di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia, riferisce che “ Berio era il braccio destro di Simioni: suo padre era un famoso medico milanese, ebreo, a suo dire legato ai servizi israeliani.”
Berio, come si vede, non aveva remora alcuna a nascondere le sue entrature nel mondo dell’intelligence, soprattutto quella che avrebbe dovuto essere distante anni luce dalla cosiddetta lotta armata comunista.
Il fidato uomo di Simioni provò a smentire quanto detto da Franceschini davanti alla commissione del Senato, facendo però un pasticcio e confermando indirettamente quanto detto dal brigatista quando Berio rivelò che suo padre era un massone del 33° grado, il più alto in assoluto, al quale è impossibile accedere se non si appartiene ai piani che contano davvero della libera muratoria, gestiti dalle famiglie dell’alta finanza askenazita, su tutti gli ubiqui Rothschild.
Da qualsiasi angolazione la si guardi, Hyperion non nasceva sui banchi di qualche università dei primi anni’70, ma sui tavoli della Central Intelligence Agency per attuare appunto quella gestione del fenomeno terroristico sui binari più congeniali alla NATO.
Quel giorno i testimoni presenti a quell’incontro al liceo Saint-Germaine sembrano imbarazzati dalla presenza dei tre uomini di Hyperion, e la direttrice italiana si chiede chi mai stesse chiamando Berio che quando tornava dalla sue conversazioni telefoniche, forse internazionali, affermava che il rapimento di Moro “non era andato esattamente come previsto”.
Il fidato uomo di Simioni dunque sapeva che quel giorno l’onorevole Moro sarebbe stato rapito? E cos’era che non era andato esattamente come previsto?
Non si seppe mai nulla perché i tentativi di risalire alla utenza telefonica chiamata da Berio furono vani.
Il console italiano non si mosse perché dall’alto c’erano chiari ordini di non indagare troppo, e l’amministrazione Giscard D’Estaing opponeva la stessa ferma volontà di schermare i tre uomini giunti quel giorno al Saint-Germain senza invito.
A Roma, Hyperion era legato ad un istituto di lingua francese a piazza Campitelli, a soli 150 metri dal luogo nel quale venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, a via Caetani, deposto in una Renault Rossa nel cuore del ghetto ebraico di Roma, uno dei luoghi dove si pensa che il politico della DC sia stato veramente detenuto nel corso della sua prigionia, come scrisse Mino Pecorelli nell’ottobre del 1978, e a pochi passi da un appartamento del SISMI , una circostanza semplicemente surreale se si pensa che Roma era in quei giorni completamente blindata e appare evidente che l’intera vicenda doveva essere giocoforza gestita da piani ben superiori a quelli di un manipolo di brigatisti mal addestrati.
Il cadavere di Aldo Moro a via Caetani
Hyperion comunque entra ed esce molto rapidamente di scena.
Aveva aperto la sua sede a Roma, in Nicotera, nel quartiere Prati, prima del sequestro Moro e chiude subito dopo l’assassinio del presidente, a dimostrazione che ormai il compito di Hyperion era compiuto, esaurito una volta che era stato tolto di mezzo l’uomo che stava “turbando” determinati equilibri.
E’ forse la sede di Hyperion a Roma che chiamò quel tragico giorno Berio?
Non venne mai scoperto, ma intanto a distanza di 47 anni continuano ad uscire sempre nuovi particolari e retroscena sulle insanguinate vicende della storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi che dimostrano come l’Italia sia stata vittima dell’apparato terroristico finanziato e addestrato dalla NATO.
I libri di storia andranno presto riscritti.
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non credo assolutamente che l’onorevole Moro sia stato nella macchina con i carabinieri che lo scortavano come ogni giorno. E’ impossibile che la vettura sia stata investita da un centinaio di colpi che hanno crivellato la macchina e ucciso la scorta del PdC e che questi, miracolosamente, non abbia avuto nemmeno un graffio in questo agguato. Molto probabilmente l’On. Moro non era a bordo dell’autovettura ed era già stato rapito all’uscita della chiesa, in cui si fermava ogni mattina a pregare, da finti carabinieri che avevano informato i “colleghi” di un cambio di programma in quanto Moro era in pericolo di vita se fosse rimasto nella loro macchina.
Ci sono i testimoni oculari, più di uno, che videro i terroristi prelevare Moro. Nella macchina poi trovarono solo alcune delle sue borse. Le altre le prese il commando in azione. Anche questo venne visto da diversi testimoni. L’operazione fu studiata ed eseguita molto bene. A regola d’arte.
Buongiorno, l’auto era 130fiat, nn blindata,cosa che era stata chiesta da mesi dal Leonardi.Ovvio nel caso lamcosa sarebbe stata leggermente più complicata.
La 130 non aveva danni su anteriore (vedi blog 16marzo) a meno che qualcuno l’abbia cambiata la calandra anteriore.
Cossiga era perfettamente al corrente di tutto ma in quanto colonia nn poteva fare niente,come dal 8sett 43
Si sapeva dove era stato messo moro, anche gli spazzini,lo sapevano… in una zona che moro stesso scrisse in una delle lettere.
Per nn parlare dei presunti miliardi preparati dal vaticano ….anche dio valeva zero, fosse vero.
I motivi di tele assassinio sono nelle segrete stanze in via veneto o langley. Ma nn è detto che vi siano anche in ex stati dell’ Urss
I miei saluti
Grazie Gianni. Si, la 130 non risultava avere danni. Se non erro, tale punto viene messo in risalto nel film Piazza delle Cinque Lune.
Eh si, guardate che Cossiga è stato un meno peggio, probabilmente il migliore (non parlo di eccellenza ma di salvabilità, per chiarire) PDR di sempre!! Non parliamo del post….preferirei eviterei, uscirebbe il ragazzo cresciuto per strada giocando al pallone…
Buongiorno Cesare, anni fa ti scrissi in privato su questo tema e su una ricostruzione che è abbastanza in linea con quella dell’utente Marino. La perizia successiva all’attentato di via Fani descrive chiaramente che furono esplosi in tutto 93. colpi e che di questi 48 (vado a memoria ma comunque almeno la metà) risultavano esplosi da una mano esperta, da un tiratore scelto. Gli altri, sempre come indicato nella perizia, esplosi, diciamo così, un pò “a casaccio”…. Le cose sono 2: o l’onorevole Moro fu davvero “fortunato” (si fa per dire, considerando la fine che lo aspettava) e uscì illeso nonostante la metà dei colpi fu esplosa in modo “inesperto” oppure non c’era nella fiat 130 e il suo “prelevamento”, anche se visto da testimoni oculari, fu un’altra delle innumerevoli “recite a soggetto” a cui il popolo italiano assiste dal 1943. In quella ricostruzione, di cui ti avevo inviato il link che non riesco a ritrovare causa cambio PC, si mette in evidenza un’altra “stranezza” di quel giorno. La scorta aveva le armi nel bagagliaio delle auto e infatti la reazione su limitata alle sole pistole di ordinanza….La teoria che ho letto su quell’articolo parla di un accordo preventivo, di un “prelevamento” all’uscita di casa (Moro scrive “sono stato prelevato” in una delle sue lettere dalla prigionia) per salvaguardarlo da un possibile attentato che, altro particolare, fu annunciato intorno alle 09:00 da una radio romana…. Insomma, Moro viene prelevato, alla scorta viene indicato che in un certo punto (via Fani) saranno affiancati da agenti in borghese che indossavano divise da aviatori e che per evitare incidenti le armi “pesanti” andavano tenute fuori portata. Fantasia? Chissà… Se fosse andata così è chiaro che lo “scambio preventivo” sia avvenuto alla presenza di un qualche pezzo grosso che ha dato l’ordine al povero Leonardi e ai colleghi di gestire la situazione come descritto sopra e, soprattutto, di non tenere le armi vicine…. A parte questo Cesare, grazie ancora per il prezioso contributo. Nel 1978 avevo 6 anni e ricordo benissimo la paura, la “tensione”. Ogni volta che uscivo in macchina con i miei c’era un posto di blocco con i militari con i mitra spianati…. posti di blocco dappertutto, operazioni dappertutto tranne nei posti dove avrebbero dovuto focalizzarsi. Un giorno la storia sarà riscritta e, quando avverrà, sarà anche grazie al tuo prezioso contributo di questi anni.
Ciao Vittorio, ti ringrazio. Come ho detto agli altri lettori, è una versione che contrasta con il racconto dei testimoni e non è nemmeno vero che gli altri colpi furono sparati a casaccio. Leonardi fu ucciso subito da uno sparatore che camminava alla destra della vettura. Tale teoria mi sembra un depistaggio.
Vero Cesare, ora ricordo, ne avevamo già parlato. Però è strano che la scorta tenesse le armi “più pesanti” nei cofani delle auto…. è un’anomalia che sicuramente ha lasciato più libertà di azione al commando.
Buongiorno,mi permetto di dire che solo iozzino reagisce,essendo sul posteriore sx del alfa, gli altri era già morti tranne uno che morì in ospedale…il medico del soccorso su luogo dell attentato definì l’agente Nn in Imminente PERICOLO DI VITA.
Sempre colpita in parti particolari.
Un esperto come Leonardi nn faceva tenere,si certo armi in bauliera.
Nel caso l’ostaggio fosse stato prelevato a casa o vicino alla chiesa, l’ordine doveva essere stato detto a voce e nn per telefono o radio.
Credo che anche Il Presidente Moro nn fosse uno stupido.
Aveva i suoi informatori almeno alla data del sequestro.
Chiedo scusa l’agente era sul sedile posteriore lato dx
Chiedo scusa
E Trump ? Ha gia’ finito di tirare fuori i dossier ? Siamo fermi ancora a quello di JFK , oltretutto senza risultati concreti . Lo stanno normalizzando mi sembra . Ha ragione Steve Bannon quando dice che il sen. Graham va arrestato , e invece scorazza in Ucraina con Pompeo , come una Nuland e Mc Cain qualsiasi . E Tulsi Gabbard che ci sta a fare ? A gia’ servivano un po’ di voti democratici . Della serie furia francese , ritirata spagnola , o meglio , la montagna partori’ il topolino , e forse manco quello .
No, non ha finito. Ha solo cominciato. Sta lavorando alla desecretazione di quelli Epstein. Cosa vuol dire “senza risultati concreti?” I protagonisti dell”omicidio Kennedy sono tutti morti..Bannon è un truffatore. È stato giustamente allontanato da un pezzo da Trump..
Ottima e accurata come sempre la ricostruzione dei fatti e l’analisi del dott. Sacchetti, al quale chiedo se ha letto e cosa ne pensa della ricostruzione della dinamica dell’ecciduo di via Fani fatta dal generale La Porta sul suo blog che qualche anno fa ha pubblicato un libro sulla questione.!n sostanza La Porta afferma che Moro in via Fani non ci andò’ mai perché con uno stratagemma fu costretto a cambiare scorta all’uscita della chiesa ai Parioli che frequentava ogni mattina. In sostanza nell’analisi di La Porta emerge un potente coinvolgimento del Viminale che organizzò una seconda scorta per preservare Moro in catene per il tempo necessario e mandare a morte sicura la sua fedelissima scorta che ogni mattina cambiava il percorso. Se non ci fosse stato questo stratagemma ben difficilmente la scorta di Moro sarebbe transitata da via Fani dove dalle ricostruzioni balistiche risulta la presenza di uno o più cecchini sui tetti Che furono i veri artefici della strage mentre i BR servivano per mettere una pezza a colori . Certo i maggiorenti della DC hanno sulla coscienza se non la strage della scorta l’omicidio di Aldo Moro e sinceramente le dimissioni di Cosdiga ministro degli interni che si oppose con Andreotti e gli altri vertici DC alla trattativa per liberare Moro appare oggi del tutto insufficiente. Certo Cosdiga, statista che per altri Verdi ho ammirato, non poteva certo opporsi perché vicino a Gladio.
Salve Red, la ringrazio. Non credo a quella ricostruzione perché smentita da vari testimoni oculari. Sembra solo un depistaggio. La Porta sosteneva il governo Draghi. Falsa controinformazione allo stato puro. Su Andreotti e Cossiga che non si opposero, è vero, ma opporsi con gli Stati Uniti contro all’epoca avrebbe fatto scoppiare una guerra civile in Italia. Metà e più dei servizi era in mano agli Stati Uniti. Non se ne poteva venire fuori con la democrazia parlamentare. Le responsabilità maggiori ricadevano su Cossiga che comunque sembrò esprimere un amaro pentimento negli anni a venire.
Di una cosa sono certo: non furono le BR a rapire Moro, ma apparati militari, gestiti dai servizi. Il resto dettagli, che non saranno mai chiariti, così come tutte le stragi fatte in Italia per alimentare la strategia della tensione. Dell’esplosione della bomba in Piazza Loggia, mi porto appresso un timpano destro che, ancora adesso, a distanza di parecchi anni, ogni tanto inizia a “fischiare” (acufene) e non ci sento più nulla. Nemmeno il tempo di contare i morti, che arrivarono i vigili del fuoco che lavarono, con getti di acqua ad alta pressione, tutta la Piazza, cancellando qualunque prova.
Ciò che rimane è una lapide, anzi due una vicino al colonnato l’altra incastrata nelle lastre della piazza che, se le persone ne volessero comprendere (volessero non potessero!) il significato, dovrebbero essere demolite a martellate, andando poi a chiedere, non con le buone maniere, a chi le commissionò, da chi ricevettero la richiesta di fare un simile abominio.
Il treno Italicus? Piazza Fontana? Nessuno di questi attentati fu opera di destra o sinistra estreme: troppo coglioni e impreparati per fare qualcosa di simile; erano una banda di apprendisti rimbambiti manipolati. Sarebbero esplosi nei loro “rifugi” mentre preparavano le bombe. Come capitò a Silvio Ferrari, dietro Piazza Loggia, che esplose con la sua “bombetta” riposta nel bauletto della sua Vespa; in realtà lo fecero esplodere.
Mi hanno parlato molto bene del film “Piazza delle Cinque Lune” di Martinelli. L’ho scaricato e, prima o poi lo guarderò.
Ottimo articolo.
PS: domani, se la “borgatara” non si oppone e non si opporrà, entrerà in commercio anche in Italia un “vaccino”, in realtà un merdoso farmaco su base saRNA (nome prodotto Kostaive), al cui confronto il “vaccino” contro il COVID assomiglia a un bambino dell’asilo. Questo è un farmaco con capacità autoreplicante; per vaccinarti ti basta respirare di fronte a uno/a che ha preso questa porcheria e il gioco è fatto. Non basta: ciò che espelle uno “vaccinato” non ha tipologia di specie, quindi potresti “vaccinarti” mangiando i pomodori, se l’operatore della serra dove li coltivano si è vaccianto e ha respirato dentro loa serra. Non male vero? Nessuno ne parla.
Ciò che mi consola è che a Muscat non ne vogliono autorizzare la vendita. Incontrerò lo Sceicco nei prossimi giorni e proverò a spiegargli che, per evitare il contagio, che di contagio si tratterà, non dovranno far entrare nessuno che abbia assunto un farmaco a base saRNA. Stanno nascendo i ghetti, quelli veri, quelli che si vedono nei film distopici.
qui https://cmsindipendente.it/sites/default/files/2025-05/Federico%20M.%20articolo%20EVID%20saRNA%20in%20italiano%2029-5-25%20%2B%2B%2B%2B.pdf trovi il PDF che racconta, dal punto di vista scientifico, come funziona questa merda. Le parti salienti sono evidenziate.
Esiste una cura che, ovviamente, sarà disponibile a pochi, fino a quando la diffusione non avrà completato il suo ciclo.
Grazie Frank. Il discorso sul vaccino mRNA che contamina i non contagiati è un depistaggio della falsa controinformazione.
Comincio su quest’ultimo punto: pienamente d’accordo. Non ci sono prove che le sequenze di mRNA riescano ad attraversare la parete cellulare, ammesso che il mRNA rimanga integro dal produttore alla siringa. Quindi un contatto accidentale non avrebbe effetto. Del resto si può mangiare tranquillamente un ortaggio o ricevere sangue da un donatore senza temere la corruzione del DNA.
Tornando all’articolo: una testimonianza fondamentale, che, se non spiega cosa accadde realmente, almeno indica la direzione da seguire.
Rimane da chiedersi quale sia stato l’incidente accaduto durante il rapimento. L’onorevole Moro aveva riconosciuto qualcuno?
Per concludere anche il ritrovamento del cadavere di Moro è stata una scena mal preparata. Guardiamo l’immagine della R4, fosse stato ucciso in quella posizione il proiettile avrebbe potuto colpire il serbatoio, causandone l’esplosione o, per lo meno, l’incendio.
L’incidente accaduto durante il rapimento? Non capisco a cosa ti riferisci.
Mi riferisco a questo paragrafo che copio dall’articolo:
Quel giorno i testimoni presenti a quell’incontro al liceo Saint-Germaine sembrano imbarazzati dalla presenza dei tre uomini di Hyperion, e la direttrice italiana si chiede chi mai stesse chiamando Berio che quando tornava dalla sue conversazioni telefoniche, forse internazionali, affermava che il rapimento di Moro “non era andato esattamente come previsto”.
nel dettaglio per incidente intendo quando Berio afferma che:
“non era andato esattamente come previsto”
Mi sembra un punto determinante.
Di che incidente parla ?? Mi scusi.
Ho scritto nella risposta sopra.
Mi riferivo a Berio che afferma:
<>
Ho visto che manca una frase.
Riscrivo la risposta.
Mi riferivo a Berio che afferma:
“non era andato esattamente come previsto”
Buona serata
A quale incidente si riferisce,scusi.
Come al solito grande articolo!! Superlativo!! Complimenti sempre!! L’affaire Moro è l’emblema di questo infausto paese e di come siamo soggetti da 80 anni, da Parigi ’47 in poi, a una guerra psicologica delle più infami!! La presenza di Guglielmi in Via Fani è a dir poco emblematica, la scuola Hyperion fu testa del serpente in quella vicenda, centrale del terrorismo europeo e camera di compensazione fra la comunità dell’intelligence!! Ne erano al corrente tutti e anche ai sovietici stava bene ciò che commisero!! Moro stava ribaltando il mosaico di Yalta (forse più giusto Teheran….già nel ’43 apparecchiarono la tavola, non posso scordare quando un mio conterraneo gelese mi disse: “ci inondarono di AM lire, ma come era possibile che sbarcarono nel Luglio ’43 e le prima banconote che arrivavano in bancali enormi mediante nave riportavano come data di emissione Gennaio ’42?” Ci hanno preso per il c….con a corredo però 70 milioni di povera gente morta) e questo non poteva andare bene al potere!! Vi erano coinvolti tutti le agenzie di intelligence occidentale e il lavoro sporco fu commesso da qualche solito terrorista a contratto sia lì che in Via Caetani, tipo Carlos o De Vuono o elementi simili (ve ne sono a bizzeffe, Moretti, Delle Chiaie, Fioravanti, tutti agenti) , le BR secondo me fecero solo da manutentori ma non solo loro, che Moro fu rinchiuso a Fregene in uno stabilimento balneare della GDF è ormai abbastanza appurato!! Siamo uno stato infame senza dubbio! Le motivazioni? Tante, Moro rischiava anche attraversando sulle striscie…però vi è una motivazione di cui non si parla mai ma secondo me molto premente!! Lo SME!! Lui e i vertici di Banca d’Italia non erano molto propensi all’ingresso della lira nello SME, la liretta ne avrebbe risentito e avremmo ceduto molta sovranità! Un sistema di cambi fissi ci avrebbe sfavorito nel sistema internazionale!! Ci ritroviamo Moro ucciso nel Maggio ’78 (con un personaggio un pò losco come Pertini al quirinale), Baffi e Sarcinelli fatti fuori con la solita azione di magistratura di sistema in un caso che non esisteva, inventato ad arte, nella primavera ’79 e successivamente ingresso ufficiale nello SME! E chi sale ai vertici di Banca D’Italia? L’AGENTE CIAMPI….il linguista Ciampi, il resto ahinoi è storia….
Ciao Giovanni, ti ringrazio. È vero che probabilmente Moro fu tenuto anche in un covo vicino al mare. Sotto le sue scarpe c’era materiale bituminoso, se ben ricordo, che indicava che era stato al mare. Mi sembra alquanto valida questa pista che suggerisci su una opposizione di Moro allo SME e sulla successiva inchiesta farsa contro Baffi e Sarcinelli.
Concordo Cesare sul discorso SME, ricordiamo anche se non veniva eliminato sarebbe divenuto presidente della Repubblica e avrebbe veramente preso a sassate Ciampi e Andreatta nel 1981(contrariamente a qualcuno che lo diceva a parole cioe’ Pertini) quando gli avrebbero proposto la separazione tra Banca d’Italia e Tesoro, inoltre penso che avrebbe cercato di rendere Italia come la Gran Bretagna dentro la CEE ma fuori dallo SME(e dall’ECU)
Alcune zone oscure, a volte si illuminano
Per nn parlare del mago Telma, futuro presidente de iri…e poi gradoli paese,vero, la sig.ra moro andò.in questura con le pagine dell elenco telefonico alla via gradoli a RM.
Questo basta e avanza
A Via Gradoli c’era poi la base dei servizi segreti. Luogo “ideale” per un brigatista..
Dottore, mi scusi , in via caetani chi c’era???!!! Mica qualche istituto che gode di extra territorialità.?? Financo sul confine del ghetto, con percorrenze interne risalenti a secoli indietro
Si riferisce ad un liceo francese?
Si, ma nn solo vi era un centro studi usa davanti alla Renault 4, anche quello con semiinterrati vecchi di secoli.
Lì passava una antica via romana ,credo ai giorni ns in terratA come un tunnel…
Troppo rischioso attraversare Roma x andare lì.
E come dice il detto ,” dal ghetto il Mossad non fu mai detto”.
B giornata