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Macron contro il Nord Stream 2: l’asse franco-tedesco già in crisi?
di Cesare Sacchetti
La Francia starebbe cercando attivamente di impedire la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2.
Secondo quanto riportato recentemente dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, nelle ultime riunioni del Consiglio dell’Unione europea, l’organismo che riunisce i 27 Stati membri dell’UE, il governo francese avrebbe espresso un cambiamento di posizione sulla realizzazione del progetto.
Il gasdotto Nord Stream 2 prevede la realizzazione di un gasdotto che parte dalla Russia, attraversa il Mar Baltico fino a raggiungere la Germania.
Il progetto del gasdotto Nord Stream 2
Si tratta di un progetto da 10 miliardi di euro che vede coinvolte diverse importanti multinazionali energetiche, tra le quali la russa Gazprom, le compagnie tedesche Wintershall e Uniper, e la anglo-olandese Royal Dutch Shell e la francese Engie.
La Engie è considerata un gigante del settore energetico, e occupa il quarto posto a livello mondiale in questo settore.
Nonostante il coinvolgimento di una compagnia francese nel progetto, la Francia sarebbe disposta a rinunciare al gasdotto Nord Stream 2.
Per Macron, il sacrificio varrebbe la pena pur di allontanare Berlino dalla sua rete di rapporti commerciali con Mosca.
La Germania sui rapporti con la Russia ha giocato fino ad ora un ruolo da battitore libero rispetto al resto dei Paesi dell’UE, e ha cercato di evitare che la linea anti-russa imposta da Bruxelles potesse minare i suoi rilevanti affari con il Cremlino.
La Francia per impedire la realizzazione di questa opera strategica per l’approvvigionamento del gas verso l’Europa Occidentale, starebbe sostanzialmente pensando di fare in modo che la legislazione UE sul settore energetico nota come Third Energy Package, venga estesa anche al Nord Stream 2.
Sostanzialmente il Third Energy Package si fonda sul principio del “ownership unbundling”, una formula che stabilisce la cosiddetta separazione proprietaria nei confronti delle compagnie produttrici di gas.
Questo principio prevede che la stessa compagnia non possa essere impegnata nella produzione, vendita e distribuzione del gas, e quindi una estensione di questa regolamentazione al gasdotto in questione escluderebbe la russa Gazprom dalla realizzazione del gasdotto.
E’ stato fatto notare come questo tipo di regolamentazione UE sia stata pensata espressamente per impedire alle compagnie russe di stabilire accordi di fornitura del gas verso l’UE.
I motivi in questo caso sono prettamente geopolitici, dal momento che il gas russo, per l’Europa, ad oggi resta uno dei più competitivi in termini di prezzo sul mercato internazionale.
La Francia per questo starebbe costruendo una sorta di fronda per portare dalla sua parte un numero consistente di Paesi UE, tale da far applicare questa direttiva sul gas anche nei confronti del Nord Stream 2.
L’asse franco-tedesco già in crisi?
Sono passate poco più di due settimane dalla firma del Trattato di Aquisgrana, un accordo che impegna sostanzialmente Francia e Germania a parlare con una voce unica sui tavoli internazionali, fino alla previsione di tracciare una politica estera e di difesa comune, e già dunque si intravedono vistose crepe nel nuovo asse franco-tedesco rafforzato.
Al di là delle strette di mano ufficiali e dei convenevoli di rito, gli interessi francesi e tedeschi sembrano seguire direzioni diverse, spesso del tutto incompatibili e in netta contrapposizione tra di loro.
Merkel e Macron firmano il trattato di Aquisgrana, 22 gennaio 2019
A questo si aggiunge la notizia giunta nella tarda serata di ieri, dopo il gravissimo strappo diplomatico della Francia contro l’Italia, della cancellazione della visita di Macron alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, prevista per la prossima settimana.
Dall’Eliseo fanno sapere che in questo momento il presidente francese è più preoccupato per la grave crisi interna che sta vivendo il Paese dopo 3 mesi di proteste ininterrotte dei gilet gialli, ma qualcuno invece crede che dietro questa decisione ci siano i crescenti dissapori tra Parigi e Berlino proprio sul Nord Stream 2.
Berlino fino a questo momento ha dimostrato una completa riluttanza ad essere rinchiusa in un perimetro delimitato per quello che riguarda la sua sfera di interessi sui tavoli internazionali.
In questo senso, sono stati respinti anche i tentativi di Washington di impedire che la Germania si avvicinasse troppo a Mosca, e ci si chiede se Parigi riuscirà laddove ha fallito la Casa Bianca.
La Germania non ha mai manifestato alcuna reale intenzione di sacrificare le proprie prerogative in politica estera, e ha mantenuto la stessa rigidità anche nell’eurozona, con il fermo rifiuto a varare qualsiasi riforma della moneta unica che potesse mettere a rischio gli enormi vantaggi in termini di surplus commerciali portati in dote dall’euro all’economia tedesca.
Il patto indissolubile tra Francia e Germania quindi non pare essere così solido quando viene messo alla prova in situazioni dove l’interesse di uno dei due Paesi, specialmente quelli di Berlino, vengono messi a rischio.
L’Italia, in questo contesto, può cercare di sfruttare le divisioni interne presenti nell’asse franco-tedesco per indebolire una struttura che appare sempre di più troppo divisa e fragile per continuare a guidare l’UE.
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