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L’Italia con gli USA e la Russia isola l’UE nel mondo
di Cesare Sacchetti
Il viaggio di Salvini a Washington si è concluso tra le strette di mano con il vicepresidente americano, Mike Pence.
Il ministro dell’Interno ha ribadito la “piena sintonia su come muoversi a livello internazionale” a margine dell’incontro con i rappresentanti dell’amministrazione americana.
Il legame tra Washington e Roma continua a rinsaldarsi nel corso di questi mesi e sembra costituire un vero e proprio canale privilegiato tra le due opposte sponde dell’Atlantico.
Salvini assieme a Mike Pompeo, segretario di Stato USA
Se nel secolo scorso, nel panorama delle relazioni internazionali, si poteva certamente parlare di una “special relationship” tra Washington e Londra, unite dalle comuni basi anglosassoni e da linee di politica estera pressoché sovrapponibili, nel XXI secolo la “relazione speciale” sembra essere più incarnata dal rapporto tra Washington e Roma.
Non è un segreto che sia esistita una intesa particolare tra le due nuove amministrazioni italiane e americane, sin dal momento della nascita del governo giallo-verde.
Proprio su questo, l’ex consigliere di Donald Trump alla Casa Bianca, Steve Bannon, si è dichiarato fin da subito un accanito sostenitore dell’esperienza giallo-verde, definita un unicum sulla scena internazionale dalla quale gli stessi americani non esitavano ad attingere per trarre ispirazione.
L’intesa è sbocciata subito dall’intento comune di ridurre l’influenza di organizzazioni sovranazionali, su tutte l’UE, a discapito del ruolo degli stati nazionali, considerato ancora da entrambe le sponde dell’Atlantico come il riferimento politico per assicurare il benessere e la prosperità dei popoli.
Se l’UE quindi viene definita “nemica” da Trump soprattutto per gli enormi surplus commerciali accumulati dalla Germania verso gli Stati Uniti, dall’altro lato il governo giallo-verde è alla ricerca di sponde forti per uscire dalla gabbia franco-tedesca di Bruxelles.
Non sono mancate infatti le frecciate rivolte dal ministro dell’Interno, durante la sua visita a Washington, all’UE che minaccia l’Italia per il solo fatto di voler fare una manovra finalmente espansiva, tale da assicurare una crescita solida al Belpaese.
L’Italia come ponte tra Washington e Mosca
Se quindi l’avvicinamento dei due Paesi è dato dalla reciproca volontà di limitare il ruolo sempre più ingombrante di Bruxelles, allo stesso tempo Roma allarga il fronte delle sue possibili alleanze per cercare uno spazio di manovra che superi i confini del ristretto e ostile cortile dell’UE.
Lo stesso Salvini durante la sua visita negli Stati Uniti ha ribadito la necessità di non chiudere la porta alla Russia per non gettarla tra le braccia della Cina.
E’ di questo mese infatti l’annuncio della visita del presidente russo Vladimir Putin in Italia il prossimo luglio.
L’Italia in questo momento sta quindi assumendo il ruolo di Paese ponte tra diversi mondi e culture senza necessariamente portare alla rottura del suo tradizionale rapporto di amicizia con gli Stati Uniti.
Un rapporto che sicuramente assomiglia sempre di meno a quello del secondo dopoguerra, per ragioni e obbiettivi diversi.
Non è fondato infatti sulla subordinazione italiana verso la controparte americana, motivata dalla necessità di contenere una possibile espansione dell’URSS ad Ovest all’epoca del muro di Berlino, quanto su un rispetto reciproco della sovranità dei due Stati, senza dare vita necessariamente ad uno stretto rapporto gerarchico.
Non solo quindi Roma non assume un ruolo di divisione tra Est ed Ovest come lo fu durante la guerra fredda, ma piuttosto si propone come anello di congiunzione tra Washington e Mosca.
La prova che non sussiste uno stretto rapporto di subordinazione dell’Italia agli USA in questa fase, si è avuta anche con l’adesione dell’Italia alla via della Seta cinese, che ha suscitato non tanto l’irritazione del Presidente Trump, quanto più quella del falco Bolton, consigliere della sicurezza nazionale sempre meno ascoltato dal presidente americano.
L’UE sempre più irrilevante e isolata
La Penisola in questo contesto riesce ad aprire nuove vie diplomatiche, non necessariamente in contrasto con Washington, senza per questo pregiudicare il rapporto con gli USA di Trump, con il quale condivide l’obbiettivo comune di depotenziare l’UE a guida franco-tedesca, sempre più in crisi e incapace di affrontare le grandi sfide di una possibile de-globalizzazione.
E’ una fase in cui l’Italia si sta costruendo un suo peculiare ruolo geopolitico, tale da garantirle un paracadute in vista di una eventuale rottura dell’euro, picconato nuovamente ieri dal presidente Trump, e di una conseguente disgregazione della stessa UE.
Il paradigma costruito dai media che vuole una Italia “isolata” viene quindi non solo smentito, ma rovesciato.
All’alba di una possibile de-globalizzazione del XXI secolo, è Bruxelles che appare “isolata” e circondata da potenze che da Ovest ad Est reputano la sua esistenza non solo inutile, ma anche dannosa.
Di fronte ad una fase nei rapporti internazionali che sembra riassegnare più poteri agli stati nazionali, l’UE si è dimostrata incapace di reagire e di riformarsi per accettare le prerogative degli Stati membri, in modo particolare dell’Italia.
Le istituzioni comunitarie al contrario si sono chiuse ancora di più nel loro guscio, dando la colpa della loro inadeguatezza e rigidità al mondo esterno, senza mai fare una sincera e brutale autocritica.
L’Italia, dal canto suo, si prepara a vivere questa nuova fase con il sostegno di nuovi e potenti alleati.
Mentre l’immagine di Bruxelles è quella di un centro di potere dominato da burocrati e lontano dai tavoli che contano, quella di Roma è quella di uno spazio geopolitico tornato ad essere l’ago della bilancia dei rapporti internazionali.
Roma oggi non è mai stata così corteggiata, a differenza di Bruxelles che non è mai stata così ignorata.
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