La repubblica di Cassibile e l’Unione europea riusciranno a superare il 2026?

31/12/2025

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di Cesare Sacchetti

Il discorso di Capodanno del presidente della Repubblica è diventato uno degli appuntamenti di cui da tempo si farebbe volentieri a meno.

Che non ci sia mai stato particolare affetto da parte degli italiani per questa tradizione è pacifico, ma è al tempo stesso indubitabile che non c’è mai stato un solco così netto tra il Colle e il popolo italiano come c’è ora.

Sergio Mattarella è oggi quanto di più lontano ci sia dalle speranze e dalle necessità degli uomini semplici, abbandonati da tempo da delle istituzioni che sono soltanto ormai dei meri simulacri, manovrate e controllate da poteri che occupano l’Italia da troppi anni.

La frattura, ad onor del vero, si consumò più indietro nel tempo, all’epoca della fine della Prima Repubblica.

Cassibile non è mai stata una repubblica che poteva portare dei frutti sani, ma la fine programmata dallo stato profondo di Washington della classe politica del dopoguerra ha fatto saltare tutti gli equilibri che sapienti professionisti della politica erano riusciti a costruire.

Nella Prima Repubblica, i partiti ancora avevano una legittimità popolare, e soprattutto territoriale.

Il rapporto tra politica e popolo era saldo, la partecipazione elettorale altissima, e il politico non era un mero gregario al quale veniva affidato un copione da leggersi e da recitare in ogni occasione.

La politica aveva ancora una sua dimensione autentica, genuina, tale da decidere sul serio i destini di una nazione, a differenza dei tempi contemporanei, nei quali essa è stata sostituita e commissariata da poteri transnazionali che l’hanno esautorata del tutto del suo ruolo.

Mani Pulite serviva a questo.

La storia di quel golpe giudiziario eseguito da un manipolo di magistrati che chirurgicamente asportarono una intera classe dirigente per lasciare sul palcoscenico della politica soltanto il PDS, designato già come rappresentante e vincitore di quella rivoluzione colorata dalle lobby che controllavano la Casa Bianca, un grumo di interessi nei quali dimoravano i soliti Bilderberg e il solito Council on Foreign relations, i luoghi del vero potere, e i luoghi che volevano a tutti i costi la nascita di una governance globale.

Nell’epoca presente, tutto è cambiato.

Ogni vecchio equilibrio è stato spazzato via dalla tempesta dell’amministrazione Trump che sta recidendo tutti i fili della Seconda Repubblica, e dell’Unione europea alla quale l’attuale classe politica è strettamente legata.

Lo stato dell’arte dipinge un quadro interamente nuovo.

Sono cambiati i colori del paesaggio, le sue sfaccettature perché adesso a dipingere su quella tela non ci sono più i politici del governo parallelo di Washington, ma uomini che hanno fatto della difesa dell’interesse nazionale la loro prioritaria missione.

Ogni cosa è scritta nei documenti ufficiali della Casa Bianca.

In quelle pagine ci sono le esequie di un periodo storico, il secolo XX e le sue brutali guerre che hanno messo fine allo Stato nazionale, e il ritorno di un’epoca precedente, quella appunto nella quale il potere finalmente torna nelle mani delle patrie messe da parte dal globalismo.

Il crocevia della storia: la Seconda Repubblica senza più referenti

Ci si chiede allora quale sarà il futuro dell’Italia della Seconda Repubblica e dell’Unione europea , entrambe legate ad un ordine che è già nei fatti tramontato, e che non tornerà.

La Seconda Repubblica può definirsi a tutti gli effetti come un relitto della storia.

Il golpe che venne eseguito nel lontano 1992 per accompagnare l’Italia sul patibolo di Maastricht, ha definitivamente perduto la sua spinta propulsiva.

I partiti che sono nati da quell’anno ad oggi hanno marciato tutti verso la stessa meta, ognuno per spogliare completamente il Paese della sua sovranità e per cancellare la storia di una nazione particolarmente invisa ai club del mondialismo e soprattutto della libera muratoria.

L’Italia è finita al centro di un piano che voleva trascinare le nazioni verso il baratro della governance globale, e ha subito l’attacco più violento perché questo Paese ha tutto quello che il Nuovo Ordine Mondiale ha in odio.

Roma è la storia del cristianesimo, il luogo scelto dalla Provvidenza per ospitare la Chiesa Cattolica, e soltanto questa circostanza la rende un Paese particolarmente odiato dalla massoneria che vuole costruire una repubblica universale fondata sulla religione gnosticista e luciferiana praticata dai liberi muratori.

Roma è anche inevitabilmente ellenismo e lo spirito dell’Antica Roma, la civiltà che fu scelta per far nascere l’Europa cristiana.

Maastricht e il protestantesimo del Nord-Europa non potevano non odiare questo Paese.

La firma del trattato di Maastricht nel 1992

Volevano distruggerlo perché la governance mondiale deve provare a cancellare tutto ciò che è stata la civiltà cristiana per due millenni, e se l’Italia è viva e vitale, allora il nuovo mondo del totalitarismo globale non può vedere la luce.

La farsa pandemica è stata la dimostrazione di come l’Italia sia uno dei principali nemici di questi ambienti.

La Seconda Repubblica si è prostrata ai piedi dei mandanti dell’omicidio di un Paese.

Se c’era da perseguitare gli italiani, rinchiuderli nelle loro case, picchiarli perché non si mettevano la mascherina, manganellarli perché chiedevano di poter lavorare senza essere cavie da laboratorio, ogni partito era lì, a disposizione di Draghi, l’uomo del Britannia e il sicario del mondialismo, per eseguire le volontà di quei centri di potere che hanno in mano il destino dell’Italia da molto tempo.

L’Italia non ha quindi evidentemente una classe dirigente, ma una quinta colonna composta da iscritti alla massoneria e ai vari circoli mondialisti che si sono impegnati tutti per trascinare l’Italia nell’incubo del Grande Reset.

Riecheggiano le parole di uno dei vari peones di questa classe politica, quale il leghista Luca Zaia, che disse esplicitamente che gli italiani dovevano smettere di lamentarsi.

C’era il Nuovo Ordine Mondiale da eseguire, e le vaccinazioni di massa erano uno degli strumenti per entrare nella distopica società del Grande Reset, dove soltanto i vaccinati avrebbero trovato posto, mentre gli altri  marchiati con la insignificante espressione di “no vax”, sarebbero stati messi semplicemente ai margini, rinchiusi in qualche campo per “positivi” al presunto “Covid”, i luoghi dove i dissidenti sarebbero stati destinati.

Il divorzio tra popolo e democrazia liberale

L’assalto è fallito.

I partiti che si sono tanto adoperati per perseguitare gli italiani si sono risvegliati alla fine della farsa pandemica per scoprire un’amara verità.

La storia ha preso una piega per loro completamente inaspettata.

Il corso degli eventi non ha portato a ciò che voleva Davos per la progressiva opposizione di varie potenze, su tutti Stati Uniti e Russia, alla società del totalitarismo globale, e da allora si è avviato un meccanismo pressoché irreversibile.

La democrazia liberale non sta più in piedi.

Sono venuti meno i suoi equilibri, interni ed esterni, le sue bugie e i suoi meccanismi di salvaguardia, nei quali il falso oppositore di turno riusciva a depositare il dissenso contro l’Unione europea e i suoi accoliti in un porto “sicuro”, che per anni è stato il M5S fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, il guru informatico molto vicino alla massoneria, e in seguito la falsa Lega sovranista di Matteo Salvini.

Casaleggio e Grillo nel 2013

Il colpo di Stato “pandemico” è stato pari ad una catarsi.

Sono cadute tutte le maschere.

Gli uomini semplici digiuni della conoscenza dei meccanismi democratici, sono arrivati attraverso l’esperienza pratica ad una verità tanto semplice quanto ineluttabile.

Sul palcoscenico del liberalismo, i vari politici indossano delle maschere.

C’è il liberale di destra, di centro, e di sinistra, ma ognuno segue la stessa direzione.

Il voto in tale ottica è soltanto l’apertura di una porta che conduce allo stesso approdo, quello nel quale non si trova l’interesse nazionale e la difesa dei valori della cristianità, ma quello del totalitarismo globale e del suo odio verso la civiltà cristiana.

Il fallimento ha provocato una insanabile frattura, l’inevitabile estinzione delle apparenze politiche e l’allontanamento del popolo dalle istituzioni, una volta compreso che i partiti sono soltanto vuote entità che marciano tutte contro gli interessi della nazione.

Soprattutto gli italiani hanno compreso una evidenza che 33 anni prima non avrebbero mai immaginato.

L’assassinio della Prima Repubblica in nome di una “purificazione” dalla corruzione ha veramente fatto esplodere il malaffare.

Una volta tolto lo scudo dei partiti originari, la corruzione ora è ovunque perché la politica è stata sostituita da comitati di affari che hanno mangiato vivo il Paese.

La crescente voglia di tornare ad un sistema politico molto simile al governo fascista degli anni’20 e ’30, non è altro che una conseguenza della fine della politica, commissariata dalla tecnocrazia.

Lo hanno dovuto costatare, seppur non pienamente, anche gli ambienti che sostengono il liberalismo.

Secondo il quotidiano house organ della sinistra italiana, La Repubblica, ancora in cerca di compratore, almeno il 30% degli italiani vorrebbe il ritorno del fascismo, una circostanza che fa pensare che probabilmente in realtà siano molti di più gli italiani che desiderano tale meta, se si considera che i sondaggi del mainstream mediatico, sono spesso gravemente sottostimati quando si tratta di sondare determinate questioni.

L’amara costatazione di Repubblica

Si può dunque dare colpa al popolo per desiderare la fine del liberalismo?

Cosa ha portato il “paradiso terrestre” dell’Unione europea, se non una povertà mai vista nella storia repubblicana, e un incremento continuo di morti improvvise, spesso anche di bambini e sportivi, dovute in larghissima parte ai cosiddetti vaccini Covid?

Un sistema politico ha chiaramente agito per distruggere le vite degli italiani, per consegnarli alla miseria morale, economica e alla malattia permanente.

La Seconda Repubblica ha tradito una intera nazione, e il popolo semplicemente vuole che tali traditori spariscano per avere finalmente degli statisti veri, e non più delle mere comparse nelle mani di Bruxelles.

Se si guardano gli eventi della politica e della geopolitica contemporanea, si vede che i vecchi equilibri del’45 che avevano assegnato all’impero americano il ruolo di guardiano della governance globale, sono stati spazzati via, e la conclusione non può che essere la fine di questa repubblica che gli alleati costruirono già sotto la tenda di Cassibile, dopo aver ingannato Mussolini, irretito nella guerra dal massone Winston Churchill, nonostante tutti i suoi tentativi di restare fuori dal disastroso conflitto bellico.

Mussolini sapeva cosa sarebbe accaduto.

Sapeva che se l’Italia fosse entrata in guerra senza garanzie, avrebbe perduto la sua sovranità per diventare uno Stato satellite degli angloamericani che una volta ucciso il Duce consegnarono il potere alla massoneria, una forza che ha continuato a crescere sempre di più e che dopo Mani Pulite domina ogni aspetto della politica italiana.

La Prima Repubblica aveva un ristretto perimetro di azione nel quale riusciva, seppur con serie difficoltà, a fare gli interessi nazionali.

La Seconda, non ha più nemmeno quel perimetro.

C’è oggi soltanto un angusto cantuccio nel quale il Paese è stato commissariato e la sovranità è stata consegnata del tutto nelle mani dei tecnocrati.

La dismissione della repubblica di Cassibile

Una volta riconosciuto che gli equilibri del’45 non esistono più, allora è chiaro che è giunto il momento per la repubblica di Cassibile di uscire dalla storia.

Ci sono tutti i segnali.

L’astensionismo, giunto a livelli record, sta delegittimando una intera classe politica.

Gli organi di stampa nelle mani degli oligarchi si avviano alla loro vendita o dismissione, e l’apparato di propaganda che proteggeva i partiti, sarà presto uscito di scena.

I clan del potere smarrito iniziano anche a farsi la guerra tra di loro nella speranza che la morte dell’uno possa essere la salvezza dell’altro.

Le massonerie italiane sono ancora oggi chiuse nelle stanze dei tribunali a farsi la guerra tra carte bollate e violente faide per decidere chi deve avere diritto al patrimonio del Grande Oriente d’Italia.

Gli oligarchi che hanno avuto in mano il potere per decenni hanno iniziato anch’essi a guerreggiarsi pubblicamente.

Uno dei principali esponenti della società aperta sorosiana in Italia, l’ingegner De Benedetti, non ha esitato ad attaccare pubblicamente John Elkann per il suo disinteresse nel tenere in vita l’apparato mediatico dell’establishment, messo in vendita senza troppi complimenti.

Sono scenari senza precedenti, che se fossero stati annunciati 10 o 15 anni fa sarebbero sembrati assolutamente irrealistici, mentre oggi sono inconfutabile realtà.

Ogni singolo pezzo dell’apparato repubblicano si sta quindi disgregando, ed è questa la fase più delicata e pericolosa.

Ci sono uomini che ormai hanno poco da perdere a Roma e a Bruxelles.

Costoro sono consapevoli del terremoto che sta cambiando la storia.

Sanno che la fine dell’impero americano e l’ostilità della Casa Bianca verso la tirannia eurocratica, spazzerà via l’Unione europea, e allora si aggrappano alla logica della follia sansoniana.

Sono alla forsennata ricerca del false flag, della provocazione alla Russia, dell’incendio nelle stalle per far bruciare ogni cosa prima dell’inevitabile disastro.

Sono alla ricerca più semplicemente dell’armageddon del quale parlavano i due massoni di alto livello, Giuseppe Mazzini e Albert Pike, nella loro corrispondenza, e ventilato anche nei tempi recenti dal citato Casaleggio che nel suo film-manifesto, Gaia, non aveva pudori ad affermare che la terza guerra mondiale sarebbe stato l’evento necessario per far nascere il Nuovo Ordine Mondiale.

Gaia, il film-manifesto di Casaleggio

Oggi il mondialismo ha chiaramente perso la partita, e allora preso dalla sua furia cieca, cerca di bruciare il tavolo per non pagare i suoi debiti, ma Washington sa delle folli manovre che Bruxelles e Londra stanno rincorrendo.

Secondo quanto dichiarato dal direttore dell’intelligence nazionale americana, Tulsi Gabbard, l’Unione europea e la NATO sono alla disperata ricerca della guerra contro la Russia nel tentativo di trascinare nel conflitto gli Stati Uniti e arrivare così all’olocausto nucleare che consegnerebbe il mondo verso la distruzione e il caos più totale, pur di poter salvare il globalismo e i suoi fedelissimi dalla inevitabile disfatta.

E’ forse il rischio più concreto, ovvero quello di azioni estreme, sabotaggi di vario tipo per destabilizzare le nazioni europee e l’Italia, ma lo scenario di un conflitto globale per gli architetti del caos resta un miraggio a causa della vigilanza e dell’opposizione di Mosca e Washington.

Si può pensare quindi che si è davvero giunti alla fine di un ciclo.

Se ne vedono tutti gli elementi, e si intravedono sempre più le tracce della profezia di San Pio che annunciò che un giorno in Italia sarebbe tornata la monarchia, e che Aimone di Savoia sarebbe stato il futuro sovrano dell’Italia monarchica.

Aimone è stato per anni in Russia.

Lì ha vissuto molti anni della sua vita, ed è tornato in Italia proprio in questi ultimissimi anni, nel mezzo della crisi profonda della repubblica di Cassibile, e nel mezzo della fine della governance globale.

Sul soglio di Pietro, non c’è più un emissario della massoneria che ha cercato dal Vaticano II in poi di trasformare la Chiesa Cattolica in una cassa di risonanza degli errori del modernismo e della democrazia liberale.

A Roma, c’è un pontefice che a poco a poco sta lenendo le ferite inferte sul corpo della Chiesa, e che ha scelto il nome del papa che vide la Chiesa afflitta dall’apostasia, ovvero Leone XIII.

Sono tutti segnali della storia.

Si sta chiudendo un’epoca ad una incredibile velocità, e la crisi di ciò resta dell’apparato globalista è così profonda che è del tutto legittimo chiedesi se esso ce la farà a superare il 2026.

Se gli eventi continueranno a correre a questa velocità, probabilmente no.

Sembra giunto il momento di attraversare definitivamente il guado della storia.

L’Italia presto potrebbe lasciarsi alle spalle un periodo di grande decadenza e afflizione.

A San Pio, la preghiera di vegliare su questo Paese e di aiutarlo a ritrovare la sua identità cattolica.

Che il 2026 porti finalmente luce all’Italia e a tutti gli uomini di buona volontà.

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