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La Francia approva la legge contro le fake news: dittatura in arrivo?
di Cesare Sacchetti
Niente più fake news in Francia. Almeno questo sarebbe lo scopo con il quale è stata presentata la legge contro “la manipolazione dell’informazione” che lo scorso martedì è stata approvata all’Assemblea Nazionale francese.
Il cammino legislativo del provvedimento era iniziato lo scorso giugno e aveva subito una prima bocciatura al Senato.
Ora la legge in questione viene approvata definitivamente, e in molti si chiedono cosa accadrà in Francia alla luce di questo nuovo provvedimento.
Il testo della legge sulle fake news prevede che possa esserci la possibilità di fare ricorso ad un giudice, 3 mesi prima di una elezione nazionale o di elezioni europee, che si terranno il prossimo 26 maggio, per chiedere di interrompere la divulgazione di notizie false.
La domanda che molti si sono posti all’indomani dell’approvazione del provvedimento, è come farà un giudice a stabilire se una notizia è vera o falsa, e come sarà possibile che non entrino nelle sue valutazioni, considerazioni di carattere politico per evitare che un determinato personaggio politico possa essere danneggiato da notizie o articoli su di lui?
Affidare ad un giudice la discrezionalità su ciò che debba essere pubblicato oppure no ricorda molto l’impostazione di un regime distopico, non a caso molti iniziano a parlare di una Francia in versione orwelliana sotto la guida di Macron.
Soprattutto è da tenere in considerazione che in questo caso non si sta parlando di contenuti diffamatori nei confronti di personaggi politici, ma della diffusione di “false informazioni” in particolare da parte dei media stranieri.
Non è un segreto infatti che Macron in passato abbia duramente attaccato i media russi, su tutti Sputnik News e Russia Today, per aver cercato di influenzare, a suo dire, le ultime elezioni presidenziali francesi.
Durante l’ultima campagna elettorale per le presidenziali, il presidente francese candidato allora per il partito En Marche, proibì espressamente l’accesso alle sue conferenze stampa ai media russi in questione.
A molti, quindi la scelta di Macron di incoraggiare l’approvazione di questo provvedimento appare come un deliberato tentativo di soffocare la libera informazione.
Nel momento in cui il presidente francese sprofonda al 25% di gradimento tra gli elettori, il suo minimo storico, e si rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti sulla protesta del movimento dei “gilet gialli”, Macron dunque sceglie la strada dell’informazione che porta il bollino di approvazione delle istituzioni.
La Francia è un Paese profondamente diviso e sull’orlo del conflitto sociale ed etnico, a causa delle numerose comunità islamiche che vivono di fatto separate in delle enclavi inaccessibili, ma Macron non sceglie la strada del dialogo.
Solamente ieri, sull’account Twitter ufficiale dell’inquilino dell’Eliseo, si vedeva riportato un durissimo messaggio contro la protesta dei gilet gialli, e si annunciava chiaramente l’intervento delle forze armate per ripristinare l’ordine.
Il tweet di Macron dove annuncia l’uso delle forze armate contro le proteste
Il movimento dei gilet gialli è nato dalla risposta contro le politiche economiche di Macron che sta intaccando il tradizionale bastione del welfare statale francese, e ha raggiunto, secondo alcune stime, il milione di persone nelle strade.
Ma al presidente francese tutto questo non sembra interessare. La priorità per lui sembra essere solo quella di evitare che trapelino notizie che possano arrecare un danno alla sua immagine.
Non è un caso che questa legge sia stata approvata dall’Assemblea Nazionale ora. Sotto il falso pretesto di evitare tentativi di “destabilizzazione”, Macron punta a silenziare qualsiasi voce dissidente che possa mettere in discussione le sue politiche e quelle dell’Unione europea.
Non va dimenticato che gli avversari politici di Macron, Marine Le Pen, leader di Rassemblement National, e Jean-Luc Mélenchon, presidente di La France insoumise, hanno subito delle vere e proprie persecuzioni giudiziarie. La prima ha ricevuto l’ordine della magistratura di sottoporsi ad una visita psichiatrica per le sue posizioni critiche sull’Islam.
Il secondo ha subito una perquisizione delle forze dell’ordine nella sua abitazione, ripresa in diretta dallo stesso Mélenchon su Facebook.
C’è un clima di autoritarismo montante in Francia e si respira un’aria di repressione contro chiunque metta in discussione il presidente e linea filo-UE. L’Unione europea sanziona l’Ungheria per aver violato i valori alla base dell’UE, ma non guarda cosa sta succedendo a Parigi, dove la democrazia non è mai stata così in pericolo.
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Micron non ha usato le forze armate, probabilmente chi lo muove si ricorda le rivoluzioni dell’89 nei paesi comunisti, la fine del regime si consumava nel momento in cui le forze armate solidarizzavano col popolo.
Resta il fatto, preoccupante, che i pupari di Maccheron si sono premurati di dividere il popolo inserendo milioni di immigrati