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Cesare Sacchetti

La sopravvissuta al raid del kibbutz Be’eri:” i soldati israeliani hanno ucciso gli ostaggi”

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Categorie: Geopolitica | Notizie

17/10/2023

di Cesare Sacchetti

È una testimonianza clamorosa che ancora una volta demolisce completamente la narrazione del governo Netanyahu e dell’apparato mediatico Occidentale al seguito.

Al pubblico italiano e occidentale è stato detto che Hamas ha rapito le persone che stavano partecipando alla festa rave Nova che si stava tenendo nel kibbutz Reim per poi giustiziare brutalmente i vari ostaggi.

La testimonianza di una sopravvissuta al rapimento, la 43enne Yasmin Porat, racconta una storia molto diversa.

Yasmin ha rilasciato un’intervista al canale al sito israeliano Haboker Hazeh il 15 ottobre e oggi non è più possibile ascoltarla, probabilmente rimossa su pressione di qualcuno vicino al governo israeliano che non voleva che il pubblico sentisse cosa è realmente accaduto.

Quando i miliziani di Hamas sono giunti al rave di Nova attraverso i parapendii hanno iniziato a prendere in ostaggio i ragazzi che erano presenti alla festa.

Tra questi c’era anche il ragazzo italo-israeliano Nir Forti che ha parlato con la famiglia prima di essere prelevato anche lui da Hamas.

I genitori di Nir hanno anche rilasciato un’intervista sul rapimento del figlio nel quale raccontano alcuni dettagli molto interessanti sui quali torneremo in un secondo momento.

Al rave come detto poca fa c’era anche la donna israeliana Yasmin Porat che si trovava lì con il suo compagno Tal Katz.

Non appena hanno visto piombare dal cielo i terroristi di Hamas, Yasmin e il suo compagno hanno iniziato a correre verso la loro macchina per allontanarsi dal luogo e mettersi in salvo.

Si sono diretti quindi verso il kibbutz Be’eri, dove una coppia, Adi e Hadas Dagan, li ha ospitati nella loro casa.

Gli uomini di Hamas però li hanno trovati anche lì e una volta giunti davanti alla casa dei Dagan hanno provato a fare irruzione mentre Adi cercava di impedirglielo.

Hamas a quel punto ha fatto fuoco contro la porta e il povero Adi è stato ucciso mentre Yasmin e il suo compagno sono stati portati in un’altra casa dove ad attenderli c’erano altre persone anch’esse prese in ostaggio al rave di Nova.

La donna riferisce di aver chiamato la polizia perché gli stessi rapitori “volevano che la polizia arrivasse dal momento che il loro obiettivo era portarci a Gaza.”

Quando le forze armate israeliane arrivano però si scatena l’inferno. Fino a quel momento, la 43enne israeliana non era particolarmente agitata perché si sentiva sicura che nulla le sarebbe accaduto.

Yasmin riferisce che i combattenti palestinesi l’hanno trattata “molto umanamente” così come lo stesso trattamento è stato riservato agli altri ostaggi nel kibbutz.

Nonostante le loro armi fossero cariche, afferma la donna, i palestinesi “non hanno mai puntato le armi verso di loro né hanno sparato ai prigionieri.”

Gli uomini di Hamas consentivano anche agli ostaggi di poter uscire dalla casa e abbeverarsi per rinfrescarsi un po’ visto il caldo torrido che c’era in quel pomeriggio.

Yasmin intanto inizia a stabilire un qualche “legame” con uno dei terroristi che la rassicura che nessuno degli ostaggi sarebbe stato ucciso perché questo non era nell’interesse di Hamas.

Quando arrivano le forze armate israeliane, lo scenario però cambia completamente. Secondo la testimonianza della israeliana rapita, l’esercito avrebbe mandato una sua unità speciale sul posto, la YAMAM, e quando questa sarebbe arrivata avrebbe iniziato ad aprire indistintamente il fuoco contro tutti i presenti.

“Eravamo fuori e all’improvviso siamo stati investiti da una raffica di pallottole dalla YAMAM. Siamo tutti corsi a cercare riparo” ha riferito la Porat.

L’escalation prosegue nelle ore successive e l’assedio si trasforma in vero e proprio bagno di sangue.

Uno dei terroristi con i quali la donna aveva parlato in precedenza decide di arrendersi perché probabilmente aveva già intuito che se gli scontri a fuoco sarebbero continuati nessuno sarebbe uscito vivo da quel kibbutz.

Il terrorista decide quindi di usare Yasmin come scudo umano e di uscire dalla casa. La donna grida agli israeliani di non sparare e finalmente la pioggia di proiettili si placa.

Quando la 43enne esce fuori dalla casa, la scena che si trova davanti ai suoi occhi è quella di un vero e proprio massacro.

“Ho visto le persone del kibbutz sul prato. C’erano cinque o sei ostaggi che si trovavano a terra. Come pecore che vanno al macello, tra lo scambio di fuoco tra il nostro commando e i terroristi.”

Quando il giornalista israeliano Aryeh Golan chiede alla Porat se ad uccidere gli ostaggi possano essere stati i soldati israeliani, la sua risposta è secca, a prova di ogni possibile fraintendimento.

“Indubbiamente. Hanno eliminato tutti, inclusi gli ostaggi perché c’era un scambio di colpi davvero molto, molto pesante.”

A questo punto, qualcuno ha avanzato la possibilità che le regole di ingaggio dell’esercito israeliano siano state ispirate a quella che viene chiamata in Israele la cosiddetta “direttiva Annibale”.

Secondo tale ordine, tale direttiva viene trasmessa ai militari qualora un altro soldato israeliano dovesse finire nelle mani dei terroristi.  In questo caso, la consegna è quella di sparare al soldato stesso per evitare che finisca prigioniero del nemico.

È un ordine che dimostra tutta la disumanità verso gli stessi appartenenti delle forze armate israeliane e in questo caso l’ipotesi che tale ordine possa essere stato utilizzato contro i civili rende ancora più disumana la direttiva dal momento che l’obiettivo primario dell’esercito dovrebbe essere quello di mettere in salvo le vite delle persone innocenti, non di ucciderle assieme a quelle degli altri terroristi.

Un’altra ipotesi è quella invece che vedrebbe invece l’esercito israeliano aver agito intenzionalmente per eliminare gli ostaggi e non lasciare alcun testimone.

Il raid al rave di Nova e le similitudini con l’11 settembre

La storia del raid di Hamas al rave di Nova presenta infatti diversi elementi anomali. L’intera scena dell’arrivo dei terroristi di Hamas con i parapendii è sembrata a diversi osservatori estremamente cinematografica e le similitudini tra quella scena e quelle che si vedevano negli anni passati con i video di propaganda dell’ISIS sono sembrate davvero spiccate.

È come se dietro entrambi questi atti terroristici ci fosse una qualche regia hollywoodiana vicina agli apparati di intelligence che studia a tavolino questi scenari per generare il massimo impatto scenografico.

Sussistono però degli elementi che rendono l’intera scena dei parapendii di Hamas molto dubbia. Israele è nota per avere un’aviazione alquanto efficiente e molto brutale nei suoi attacchi e la discesa dal cielo dei terroristi potrebbe essere stata possibile solamente nel caso in cui l’intero sistema che sorveglia i cieli israeliani si fosse magicamente spento all’improvviso come accaduto ventidue anni prima l’11 settembre a New York e Washington.

Per non parlare poi del completo black-out dei servizi di intelligence israeliani anch’essi noti per la loro efficienza.

A rendere ancora più anomalo l’assalto di Hamas al rave è la testimonianza dei genitori del giovane italo-israeliano Nir Forti, ancora oggi disperso, della quale si accennava all’inizio di questa analisi.

I genitori di Nir, Eli e Tova, riferiscono di aver parlato con loro figlio mentre aveva luogo l’attacco di Hamas.

Durante quei concitati momenti, Nir avrebbe detto di essere circondato da poliziotti e questo ha sollevato le perplessità di sua madre che ha pensato che probabilmente il giovane avesse scambiato i terroristi di Hamas per i poliziotti.

Non si comprende però come questo sia stato possibile a meno che non si prendano in considerazione due ipotesi.

La prima è quella che vede gli uomini di Hamas travestiti da poliziotti ma nel video che ci è stato mostrato nulla del genere si vede, e anche se fosse occorrerebbe in questo caso rispondere alla domanda su come e chi ha procurato quelle divise ai miliziani, se non qualcuno all’interno della stessa polizia israeliana.

La seconda invece vedrebbe realmente dei poliziotti israeliani coinvolti e partecipi nell’attacco al rave e questo dunque ci porterebbe dritti allo scenario di una classica operazione di falsa bandiera, una delle specialità del servizio segreto del Mossad che già nel suo motto “attraverso l’inganno, farai la guerra” spiega molto bene la filosofia che governa questa organizzazione.

Se la prima ipotesi fosse quella corretta, resta comunque da approfondire come Hamas sia riuscita ad avere il vestiario della polizia israeliana e perché tutte le difese dello stato ebraico hanno consentito ai terroristi di lanciare indisturbati il loro attacco.

Se invece fosse corretta la seconda, allora tutto porterebbe a pensare che lo scorso 7 ottobre nel kibbutz di Reim sia avvenuta una massiccia operazione autorizzata e gestita direttamente dal governo israeliano per poi innescare la catena di eventi necessari per giustificare il massacro di civili, bambini soprattutto, in corso a Gaza.

Da qualsiasi punto di vista si guardi quanto accaduto lo scorso 7 ottobre, non si può fare a meno di vedere quanto era stato rilevato in uno dei nostri precedenti contributi.

Hamas esiste perché Israele la finanziò come essa stessa ammise e anche oggi Tel Aviv consente ai miliziani di ricevere i suoi finanziamenti dal Qatar perché Israele ha bisogno di una sua opposizione controllata, come ha confessato lo stesso primo ministro Netanyahu.

Siamo sommersi da un fiume di menzogne della propaganda dei media Occidentali che cerca vergognosamente di giustificare il massacro di civili di Gaza ed esalta il pericolo di Hamas, ma nessuno di questi megafoni delle bugie israeliane si sofferma a rilevare un semplice fatto.

Hamas ad oggi esiste perché è Israele che lo vuole. Lo stato ebraico si è fabbricata la sua opposizione di comodo e lo stesso stato ebraico non ha alcun rispetto nemmeno per la vita dei suoi cittadini.

Tutti sono sacrificabili in questo grande “gioco” che mira all’espansionismo di Israele oltre i suoi confini attuali.

La sensazione è che però il governo Netanyahu che credeva di salvarsi attraverso questa operazione non abbia fatto altro che aggravare la sua crisi e non abbia fatto altro che aggravare la crisi stessa di Israele.

Secondo quanto riferiscono gli stessi media israeliani, ci sarebbero moltissime diserzioni tra le fila dell’esercito israeliano perché sono in pochi a credere nel “sogno” del sionismo messianico che anima il partito del Likud.

Comunque termini questa escalation, Israele non potrà fare a meno di affrontare la profonda crisi d’identità che è emersa ancora più prepotentemente in questo ultimo periodo.

Sono troppi gli israeliani che non credono più nel sionismo messianico. Sono troppi gli israeliani che sono stufi di vivere in trincea e di essere sottoposti alla continua minaccia della guerra permanente.

Nessuno scenario di crisi artificiale potrà far sparire questa indiscutibile realtà.

Il tempo di Netanyahu e della potente setta dei Chabad che lo protegge sembra essere davvero giunto alla fine.

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4 Commenti

  1. Sara

    Io sono certa che ai pochissimi (lei è il primo) che scrivono la verità un giorno o l’altro tutto questo sarà riconosciuto.

    E, di questi tempi, scrivere il vero è davvero uno sforzo enorme, come lottare contro i mulini a vento.

    Bel post

    Sara

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      1) non è una gara..
      2) la data è di oggi..
      3) La mia non è solo una traduzione ma una ricostruzione e un’analisi complessiva..

      Rispondi

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