di Cesare Sacchetti Alla fine l’atto più sconsiderato possibile che Israele potesse fare, lo ha...
La disfatta di Israele, la profezia di Q e l’opzione Sansone
Di Cesare Sacchetti
Quinto giorno di guerra israelo-iraniana, e già tempo di primi bilanci per capire da quale parte stia pendendo l’ago della bilancia di uno storico conflitto che cambierà non solo definitivamente i rapporti di forza in Medio Oriente, ma nel mondo intero.
Sulle reti sociali, i vari propagandisti sionisti stanno conducendo una attiva campagna per far credere che i vertici iraniani siano in fuga verso Mosca, quando in realtà se c’è qualcuno che oggi è fuggito quelli sono proprio i rappresentanti del governo israeliano, ad oggi ancora parcheggiati in Grecia con l’aereo governativo Wings of Zion.
Gli uomini che dovrebbero essere al fronte, a rincuorare i loro cittadini, a confortarli in uno dei momenti più drammatici per lo stato ebraico dal 1948 ad oggi, lasciano il Paese al suo destino e nemmeno si preoccupano delle sorti dei cittadini israeliani completamente abbandonati.
Gli israeliani non sono affatto abituati a stare dalla parte di chi le bombe le riceve.
Per lunghi decenni, sono stati abituati a vedere i loro governi colpire i vicini, vittime delle bombe degli aerei israeliani che attaccavano i “nemici” di Sion.
I coloni, come vengono correttamente chiamati da diversi osservatori, sembrano già rimpiangere la loro decisione di essersi trasferiti nei deserti della Palestina, ma si dà il caso che la “unica democrazia del Medio Oriente” non li lasci nemmeno liberi di tornare nei loro Paesi di origine.
Israele ha infatti chiuso a chiave i propri cittadini dopo aver stabilito un divieto di lasciare il Paese, conscia evidentemente che ormai non pochi israeliani sono stufi di vivere in una condizione di permanente paura e terrore, soltanto per compiere un delirante disegno ebraico escatologico del quale probabilmente molti israeliani non hanno nemmeno la più pallida idea.
Le differenti anime di Israele e del mondo ebraico
Israele è una realtà più complessa di quello che si pensi.
Esiste certamente una parte di popolazione che pratica la moderna religione ebraica fondata sui dettami del Talmud e della Cabala, e in tale parte di cittadini alcuni certamente aspettano con impazienza la venuta del messia ebraico e il futuro governo mondiale che tale tirannica figura dovrebbe guidare.
Esiste però al tempo stesso un’altra parte che nutre totale indifferenza se non aperta ostilità nei confronti di questa visione “teologica” poiché molti israeliani sono cittadini del mondo moderno, ampiamente secolarizzati e con poco o nullo interesse verso la religione ebraica e le sue profezie.
Sono i cittadini del mondo cosmopolita, ad esempio, di New York, Londra e Francoforte, che non provano nessuna particolare passione per i testi “sacri” dell’ebraismo, ma che invece sono più pienamente figli della moderna filosofia dei diritti umani.
Tali cittadini non votano certamente il Likud di Netanyahu né la destra messianica del ministro delle Finanze, Smotrich, l’uomo che ha dichiarato apertamente di voler vedere compiuta la visione della Grande Israele.
Bezalel Smotrich, l’uomo che sogna la Grande israele
Votano piuttosto partiti centristi e progressisti e non sono interessati ad una espansione dello stato ebraico, ma piuttosto ad una risoluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso la creazione di uno Stato palestinese.
Sono anche molto vicini al mondo LGBT che a Tel Aviv ha una delle sue capitali internazionali, circostanza che ha provocato non pochi violenti scontri in passato tra i progressisti e i conservatori israeliani.
Si può affermare con relativa certezza che questi israeliani si sentono molto più vicini al pensiero del magnate di origini ungheresi ed ebraiche quale George Soros, che sin dai primi anni’80 è stato il principe indiscusso della sovversione internazionale.
Laddove c’era un presidente o un primo ministro che voleva attuare i precetti della società aperta, ovvero scristianizzare il proprio Paese e consegnarlo agli squali della finanza askenazita, lì indubbiamente all’opera c’era la Open Society che attraverso i suoi ingenti fondi si adoperava per finanziare la fine degli Stati nazionali e la conseguente ascesa del governo mondiale
Soros è il perfetto archetipo dell’ebreo internazionale e internazionalista del quale si accennava poco fa.
Secolare, strenuo promotore del melting pot interrazziale e del gender, l’arma attraverso la quale si vuole portare l’Europa e gli Stati Uniti verso la definitiva estinzione demografica.
Eppure tali mondi per quanto oggi siano contrapposti hanno lavorato per lungo tempo assieme per favorire l’ascesa dello stato ebraico nel 1948, fino a quando negli ultimi 35 anni le differenze e le divisioni tra queste due fazioni sembrano diventate sotto certi aspetti inconciliabili.
Se infatti Soros auspica apertamente un governo mondiale, egli lo fa però dal punto di vista di un internazionalista che non vuole assegnare ad uno Stato nazionale il potere su questa governance tecnocratica, ma ad un manipolo di illuminati padroni della finanza e delle varie organizzazioni internazionali che dalla seconda guerra mondiale in poi hanno progressivamente esautorato gli Stati nazionali.
Il sionismo messianico invece auspica un’altra via per raggiungere un fine simile.
Una delle sette più influenti del sionismo mondiale come Chabad non si nasconde affatto quando afferma che auspica l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale, ma ciò che separa queste due correnti è appunto la scelta su chi debba lo scettro di tale governo mondiale, che nell’ottica del Likud di Netanyahu e del ministro Smotrich deve essere assegnato alla Grande Israele.
Si comprende meglio pertanto la convivenza sempre più difficile tra l’ebreo nazionale sionista conservatore e l’ebreo secolare internazionale, vicino al mondo gay e con poca o scarsa passione per il nazionalismo israeliano del Likud.
Si spiega così in tal modo perché sempre più cittadini israeliani cerchino di lasciare il Paese poiché una volta messo piede nella terra promessa, si sono scoperti prigionieri di essa, e utilizzati come pedine da dei governanti che non hanno a cuore la vita dei loro stessi cittadini.
Lo si è visto pienamente il 7 ottobre del 2023.
Israele ancora oggi vuole dare a bere la favola che le sue difese siano state colte impreparate di fronte all’assalto di Hamas, da esso creata e supportata finanziariamente, quando quel giorno i militari israeliani aprivano il fuoco senza alcuna remora verso gli inermi israeliani.
Non sono stati pochi gli ebrei che intuirono che al sionismo non importa nulla della vita e della sicurezza degli ebrei stessi.
Lo disse, ad esempio, il rabbino Dov Weissmandl quando denunciò i governi europei e il movimento sionista mondiale che non facevano nulla per fermare l’ascesa di Hitler e la sua decisione di deportare gli ebrei.
Il rabbino Dov Weissmandl
Weissmandl nel 1943 chiese all’agenzia sionista ebraica di Zurigo di intervenire per fermare la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento, ma gli venne risposto che al sionismo ciò non interessava, e che la persecuzione degli ebrei europei era indispensabile per la nascita dello stato ebraico.
Una simile intuizione la ebbe il politico britannico di origini ebraiche, Edwin Montagu, che denunciò come la nascita di Israele avrebbe reso gli ebrei europei degli stranieri nella propria patria.
Il potere del sionismo e le guerre mondiali
Non c’era però modo a quel tempo di arrestare l’avanzata del sionismo.
L’importanza di questo movimento politico è stata talmente profonda che esso ha giocato un ruolo decisivo in entrambi i conflitti mondiali.
La potente famiglia dei Rothschild aveva già scelto da prima del primo conflitto mondiale la Palestina come casa dello stato ebraico, perché è lì che si trova Gerusalemme, la città nella quale il sionismo spera di ricostruire un giorno il Terzo Tempio, il luogo nel quale si dovrebbe manifestare a detta di Chabad il messia ebraico.
La prima potenza mondiale dell’epoca, la Gran Bretagna, non si oppose in nessun modo.
Il ministro degli Esteri britannico, il famigerato Arthur Balfour, di fronte alla richiesta di Lord Rothschild di trasformare la Palestina nello Stato di Israele, rispose “obbedisco” attraverso la sua nota dichiarazione , nella quale disse in pratica che Londra avrebbe eseguito le volontà dei Rothschild.
Occorreva però liberarsi dell’ormai ingombrante impero Ottomano, ma a questo pensarono i Giovani Turchi del massone Ataturk ben introdotto e finanziato dagli ambienti del sionismo che volevano la sua ascesa al potere, consci che avrebbe permesso alla Gran Bretagna di mettere le mani sulla Palestina.
Se si guarda in tale prospettiva la Prima Guerra mondiale si comprende veramente qual era il suo vero fine, così parimenti si comprende anche il senso della Seconda Guerra mondiale, grazie alla quale nacque lo Stato ebraico che difficilmente senza un tale stravolgimento avrebbe mai visto la luce del giorno.
Ancora oggi, degli onesti politologi e storici israeliani come il professor Bruno Blau affermano che lo Stato di Israele ha un enorme debito di riconoscenza verso la Germania Nazista, che sin dal primo istante si premurò di firmare il famigerato trattato Haavara e consentire così non solo il trasferimento in Palestina di ebrei tedeschi del ceto medio – alto, che non avevano alcuna voglia di lasciare la Germania, ma anche il massiccio afflusso di capitali dalla Germania Nazista all’allora insediamento ebraico palestinese.
Tale dinamica spiega semplicemente tutto, e consente di capire che il fuhrer che oggi il culto olocaustico utilizza per imporre il senso di colpa a tutti i popoli europei, firmava accordi con il sionismo e dava il suo fondamentale contributo per la nascita dello Stato di Israele.
Il secolo XX assume un senso soltanto se si comprendono le dinamiche e il potere che il sionismo ha esercitato in esso, altrimenti i vari eventi come le due guerre appaiono illogici, così come attraverso la comprensione del piano del sionismo si comprende di cosa stessero parlando i due massoni di alto livello, Pike e Mazzini, nella loro famigerata corrispondenza.
La corrispondenza Pike-Mazzini
Ancora oggi esiste un acceso dibattito se la lettera di Pike a Mazzini sia effettivamente stata scritta, eppure una autorevole fonte come il cardinale Caro y Rodriguez ne certificava l’esistenza già nel 1925 nel suo libro “La massoneria smascherata”, affermando che fosse custodita dal British Museum, prima che qualcuno evidentemente la rimuovesse perché troppo rivelatrice e troppo sconvolgente.
Albert Pike, a sinistra, Giuseppe Mazzini, a destra.
Pike scriveva a Mazzini nel 1871 che il mondo avrebbe avuto bisogno di tre guerre mondiali per raggiungere gli scopi mondiali della massoneria.
La prima sarebbe stata necessaria per consentire di rovesciare lo zar in Russia e di mettere così al suo posto dei rivoluzionari comunisti che la storia ha dimostrato essere al 90% di origini ebraiche.
La seconda guerra mondiale sarebbe dovuta servire invece per consentire la nascita dello Stato di Israele in Palestina attraverso lo scontro tra il nazismo e suoi oppositori, mentre la terza e ultima sarebbe servita per portare alla distruzione definitiva le nazioni e giungere così alla definitiva scristianizzazione e al successivo governo mondiale.
Soltanto il fatto che tale lettera fosse citata dal cardinal Caro y Rodriguez nel 1925 esclude che fosse un falso perché in essa si parla esplicitamente del nazismo, quando all’epoca tale fenomeno politico nemmeno ancora esisteva.
Se si scarta l’altra poco probabile opzione che Albert Pike fosse un veggente con doti soprannaturali, se ne deve dedurre che quella lettera non è altro che il risultato di una pianificazione politica di lungo corso della massoneria e del sionismo che attraverso tali sconvolgenti eventi volevano dare vita al mondo che essi avevano in mente.
Alcuni potrebbero essere portati a pensare che la guerra israelo-iraniana sia il compimento di quello che Pike scriveva a Mazzini, ma la situazione geopolitica attuale indica che gli Stati nazionali non solo non sono spariti, ma stanno tornando sulla scena dopo la loro passata esautorazione.
Israele soprattutto non è più la nazione “suprema”.
Non è più la nazione che era in grado un tempo di avere in mano le redini della politica estera americana, e di far scoppiare guerre a comando contro tutti gli avversari di Tel Aviv.
Sembra dunque che non si stiano compiendo le parole di Pike, ma piuttosto quelle che Q scrisse sulla sua bacheca qualche anno addietro.
Q è certamente un argomento che richiederebbe un approfondimento a parte, ma in tale sede basti dire che dietro questa lettera si pensa che si celi un gruppo di intelligence militare che ha sostenuto Trump sin dal principio della sua candidatura politica, e che ha scritto i suoi messaggi e analisi sui vari scenari internazionali, rivelatisi incredibilmente precisi ed esatti in più di un’occasione.
E’ proprio Q che scrisse qualche tempo addietro che nel processo di smantellamento del cosiddetto stato profondo e dei suoi vari tentacoli, Israele sarebbe stata lasciata per ultima, perché essa è l’anello più importante di tale catena e quello che più di tutti ha tenuto in mano le cancellerie internazionali, a partire della Casa Bianca, per molti decenni.
Il drop di Q nel quale viene scritto che Israele sarà colpita per ultima
Israele vuole trascinare gli Stati Uniti in guerra: l’opzione Sansone
Soltanto ieri il primo ministro israeliano, Netanyahu, sembrava emettere una delle sue sottili e nemmeno troppo velate minacce al presidente Trump quando parlava del rischio di un attentato alla sua vita.
Nonostante gli enormi sforzi dei già citati falsi controinformatori per far credere il contrario, non corre affatto buon sangue tra Trump e Israele, se si pensa che nell’attentato dello scorso luglio contro il presidente americano, c’è la forte impronta di gruppi della finanza legati a Israele che hanno scommesso contro la società di Trump il giorno prima dell’attentato di Butler.
C’è una ragione alquanto semplice per la quale Israele vuole eliminare Trump e mettere al suo posto un presidente come quelli di un tempo, magari un altro George W. Bush, che mise a ferro e fuoco il Medio Oriente pur di compiacere i desiderata della pericolosa lobby sionista dei neocon che avevano in pugno la Casa Bianca.
Donald Trump è il presidente dell’America First, e non dell’Israel First come lo erano i suoi predecessori, e gli israeliani questo lo hanno compreso bene, a partire dalla famigerata spia del Mossad, Jonathan Pollard, che ha affermato esplicitamente che il presidente americano non è affatto dalla parte di Israele per la sua ferma intenzione di non dare più il necessario sostegno bellico di cui lo stato ebraico ha bisogno per sopravvivere.
Si spiegano così tutti i tentativi della intelligence israeliana di trascinare l’America in tale conflitto.
Secondo fonti di intelligence libanesi, il presidente aveva espressamente detto no al piano israeliano di attaccare l’Iran e aveva avvertito Tel Aviv che in nessun modo gli Stati Uniti sarebbero entrati in tale guerra.
Le stesse fonti riferiscono che gli Stati Uniti non inviano armi a Israele da un bel pezzo, circostanza che smonta anche un altro mantra dei falsi controinformatori che affermano che il presidente Trump rifornirebbe in continuazione di armi Tel Aviv.
Resta quindi immutata una semplice evidenza.
Israele ancora adesso ha un disperato bisogno della superpotenza americana.
Non può espandersi e diventare un impero come vorrebbero gli uomini del Likud e non ha nemmeno molte possibilità di vincere la guerra in Iran senza il supporto americano.
Gli analisti militari in queste ore, non di certo quelli a noleggio interpellati dagli organi di stampa, si stanno soffermando sulle capacità di Israele di continuare a sostenere una guerra contro Teheran a fronte dei ripetuti e micidiali attacchi che l’Iran infligge al territorio ebraico attraverso i suoi precisi missili balistici.
Iron Dome è chiaramente in affanno, e in questi giorni ci sono state ripetute conferme che questa contraerea è ormai satura, arrivata al suo limite massimo, e non riesce a fermare i missili di Teheran che stanno provocando gravi danni a Israele, tanto che la leadership governativa del Paese ha deciso di impedire di riprendere gli attacchi iraniani per non mostrare al mondo la disfatta di Tel Aviv.
Anche qualche analista militare israeliano come Yossi Melmam lo riconosce.
Yossi Melman, esperto militare israeliano afferma che la guerra in Iran è un grave errore
Il conflitto con Teheran da un punto di vista strategico è semplicemente folle perché dall’altra parte non c’è il Libano, che già con la sua milizia Hezbollah ha inflitto gravi umiliazioni alle forze armate israeliane, ma l’Iran che nel corso degli anni ha sviluppato una sua industria bellica e ha costruito migliaia e migliaia di missili balistici, e nell’ottica di un conflitto che si protrarrebbe per diverse settimane o mesi, ha dalla sua la superiorità delle sue armi rispetto alla debole difesa aerea israeliana.
In altre parole, soltanto un’altra potenza con una superiore capacità militare potrebbe rovesciare le sorti del conflitto a favore di Tel Aviv, e il ritratto dell’unico Paese che può salvare lo stato ebraico non è certo la Gran Bretagna, che pur si sta dando da fare per aiutare Israele, ma gli Stati Uniti d’America.
Se Trump continuerà a tenere ferma la sua politica di non partecipare più ad alcuna guerra per procura a favore di Israele, allora viene da pensare che quel messaggio che Q scrisse anni addietro sulla sua bacheca è vicino alla sua definitiva realizzazione.
Israele però messa all’angolo sembra pronta a tutto.
Soltanto pochi giorni fa, il governo israeliano affermava che se Israele andrà giù, allora andranno giù con essa altri Paesi in giro per il mondo, una vera e propria minaccia che ha fatto pensare che Tel Aviv stia prendendo in seria considerazione la famigerata opzione Sansone.
Attraverso tale espressione si intende la facoltà che il governo israeliano stabilì già ai tempi del primo ministro Menachem Begin alla fine degli anni’70 di utilizzare le armi nucleari qualora l’esistenza dello stato ebraico fosse messa in pericolo.
Se c’è un momento nel quale l’esistenza stessa di Israele è in discussione dal 1948 ad oggi, quello è certamente il momento presente e oggi il mondo intero si trova in pericolo perché questa entità è fuori controllo, non riesce a liberarsi della sua delirante volontà di potenza, e non riesce ad accettare che il mondo non è più ai suoi piedi come in passato.
Il presidente Trump è già rientrato d’urgenza dal G7 canadese perché probabilmente è stato informato che Israele è pronta a considerare tale estrema opzione.
Si diceva prima che Q scrisse sulla sua bacheca che Israele andava lasciata per ultima.
Il momento di fermare questa entità terroristica fuori controllo sembra essere davvero arrivato.
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Ciao Cesare.Q è stata fondata da JFK oppure no? Se si ,sapevano già allora che Trump sarebbe stato l’ uomo di Q per arrivare allo scontro finale con la cabala ?
Ciao Massimo. Q risulta che sia nata tra il 2013 e il 2015
Un’esposizione molto chiara della VERITÀ dei fatti, che non ci viene trasmessa né in televisione né dalla stampa bastarda. Purtroppo, gli esseri umani sono caduti in un delirio totale, schierandosi tra false opposizioni presentate da ESPERTI del nulla, che mettono a tacere i veri specialisti. Sono lieta di poterti leggere perché, in questo modo, posso appropriarmi della tua prospettiva illuminata. Ti dico che nel sud del mio paese, in Patagonia, si stanno formando molte comunità ebraiche, appoggiate dal nostro attuale presidente, Milei, che è “innamorato” del sionismo internazionale e che continua a blaterare, dichiarando di voler essere ebreo, ignorando il fatto che nessun essere umano che non provenga dal grembo di un’ebrea e, se maschio, non sia circonciso, potrà mai essere accettato come tale. Il delirio del nostro attuale governo raggiunge questo livello. E credo che fa anche parte di questa scacchiera in cui ci hanno imprigionato. Da Mendoza, Argentina: un grande saluto per te.
Ciao Isabel, ti ringrazio. Milei forse è anche cripto-ebreo.
Ottimo articolo.
1) perché l’ onterzionalismo sorosiano vuole uno stato di Palestina allo stesso modo di come vuole Trump? Trump non e’ contro entrambi i movimenti israeliani?
2) nel drop si dice salvare israele e non fermare israele.
3) in che modo Trump può fermare il lancio di missili nucleari da parte di Israele?
Grazie saluti.
1) E’ spiegato nel pezzo;
2) Save in inglese ha più significati. In questo caso si intende “risparmiare” o “lasciare”;
3) Peso militare degli Stati Uniti.
Milei mesi fa ha fatto una sceneggiata da circo, in cui annunciava di essersi convertito al giudaismo.
Cioe’ uno scontro diretto militare dell’ America di Trump contro Israele?
Però così Israele potrebbe sganciare un’arma nucleare proprio sugli Stati Uniti? Un conflitto devastante se l’America Trumpiana non si muove tempestivamente.
Non uno scontro diretto, ma più probabilmente un forte intervento dissuasivo in caso di uno scenario simile. Israele non è in grado di fare una cosa simile..
Buonasera Cesare, è un sollievo leggere anche da te di Q.
Sono anni ormai che seguo i ‘drop’ di Q e tutti, dico tutti quelli che ho potuto leggere si sono rivelati esatti.
‘Trust the plan’! Sono fermamente convinta che il piano che si cela dietro tale entità ci porterà finalmente ad un mondo migliore.
I colpi di coda della bestia morente potrebbero essere fatali per molti ma, consideriamo anche che ci sono anime nate in questo periodo per dare il giusto aiuto affinchè la luce sia visibile in ogni dove.
Nella migliore delle ipotesi questa guerra Israele/Iran servirà per ripulire entrambe le parti da ciò che rimane del deep state ancora presente.
Le divergenze interne in Israele potrebbero risvegliare una forza nel popolo Ebraico che potrebbe portarci alla pulizia finale
WW1WGA
Grazie Cesare
Mariella
Grazie Mariella. Sì, sono stati davvero molto precisi, e come sai, visto che li segui da anni, c’è probabilmente dietro un sofisticato gruppo di intelligence.
Buonasera Cesare, complimenti come sempre per gli splendidi articoli sono veramente cicche di informazioni che tutti dovrebbero conoscere, ricollegandomi ai drop di Q non credi che oltre ad un sofisticato gruppo di intelligence ci sia anche una mano Divina ? Perchè si sono verificati molti fatti e vicende che senza una mente, una volontà superiore non hanno spiegazione razionale proprio perchè preveggenti.
Ciao Viz, ti ringrazio. Sì, decisamente. Hai fatto bene a farlo notare perché è importante. Q nasce come un movimento fortemente cristiano.
Vedremo come farà, questa volta, Trump a svicolare. Si sta spostando un’altra portaerei verso Israele; lo sta facendo solo perché vogliono girare un altro film tipo “Independence Day”? Staremo a vedere. Se devo dirla tutta, non mi meraviglierei se, per qualche strano motivo e da qualche luogo non identificato, un missile sovietico/russo, colpisse una delle portaerei americane. Partirebbe una giostra con premi per tutti a ogni giro. A titolo informativo, domani mattina parto per l’Uruguay, Punta dell’Est; qui a Muscat, bel posto, ma fa troppo caldo…
Al solito la posizione dei politici europei, Inglesi e mangiarane esclusi, che se latirano come al solito, è standard: chinati a 90 e già spalmati di vaselina. Escludo Orban e, in parte, Fico. Idem per la cittadinanza dell’Europa: sono tutti impegnati a difendere ciò che non hanno e nemmeno una parola, ovviamente tranne le solite eccezioni, per opporsi agli atti di terrorismo di Israele & C.; eccezioni che non sono significative in termini quantitativi per riuscire a dimostrare una vera opposizione dal basso. Tutti bravi con la vaselina…
Si spostano da mesi portaerei in quell’area e non è mai successo nulla..
Buonasera,
Ottimo articolo, speriamo i tempi siano maturi e definitivi.
Volevo però capire una cosa, allora che lo stato sionista debba finire, questo e’ una cosa ottima e per fortuna , però che differenza c’è tra dei criminali sionisti e l’impero ottomano che c’erano in precedenza? Innanzitutto poi dei musulmani, sono uno peggio dell’ altro.
Dall’ impero ottomano all’ impero israeliano e viceversa qual’e’ la differenza?
Da un tiranno ad un altro, l’ umanità sbattuta da un recinto ad un altro seppur con diversi modi di schiavitù e diverse abominevoli religioni (musulmani e talmudisti).
Non so lei come la pensa però e’ ovvio…..
Saluti
Impero ottomano:
La vita nell’Impero Ottomano era molto varia, influenzata da classe sociale, religione e posizione geografica. I ricchi vivevano in sfarzo, mentre la maggior parte della popolazione affrontava dure condizioni di vita, specialmente nelle campagne. La società era gerarchica, con il sultano al vertice, seguito da funzionari, militari, mercanti e artigiani, e infine contadini e schiavi. La schiavitù era una pratica diffusa, soprattutto nei primi secoli dell’Impero, e la religione musulmana giocava un ruolo fondamentale nella vita quotidiana, influenzando leggi, costumi e tradizioni.
Si dice che esiste una tecnologia looking glass capace di vedere le varie situazioni del futuro e che forse Q ne sia in possesso, poi non so….