di Cesare Sacchetti A Gaza, i bambini festeggiano e gridano di gioia. Per la prima volta dal 7...
La caduta del sionismo e la pace in Palestina nel giorno del Miracolo del Sole di Fatima
di Cesare Sacchetti
A Tel Aviv, Trump sbarca con tutti gli onori.
Soltanto due giorni fa, nella capitale israeliana era assiepata una folla che indossava i cappellini con la scritta MAGA e sventolava con orgoglio la bandiera americana.
Sembrava più che di trovarsi nello stato ebraico, di essere ad uno dei raduni di Trump, a dimostrazione che il MAGA, il movimento sovranista americano fondato dal presidente, non ha confini e ci si possono identificare tutti coloro che vogliono la pace e la sovranità per il proprio Paese.
Ivanka Trump assieme a suo marito, Jared Kushner, alla sua destra
A parlare sul palco c’era l’inviato speciale per il Medio Oriente di Trump, Steve Witkoff, americano di origini ebraiche, assieme al genero decaduto del presidente, Jared Kushner, anch’egli di estrazione ebraica, e sua moglie, Ivanka Trump, uscita da tempo dalle grazie del padre che le aveva dato un ruolo di rilievo durante la sua prima amministrazione.
I coniugi Kushner sono uno dei cavalli di battaglia preferiti di una certa falsa controinformazione che per anni ha cercato di associare Trump alla lobby israeliana per via di questa sua ingombrante parentela, dimenticandosi però di dire che il presidente ha silurato tempo addietro Kushner proprio per tale ragione.
Trump rimproverò a Kushner di essere troppo vicino allo stato ebraico e soprattutto alla famigerata setta sionista di Chabad Lubavitch, che esercitava un fortissimo ascendente sulla Casa Bianca, fino a quando il presidente Trump non ha inaugurato un nuovo corso di separazione dal sionismo americano.
A Tel Aviv, non l’hanno presa affatto bene.
Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze, e Ben Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale, sono a pieno titolo i i due falchi del sionismo messianico più irrequieti del governo Netanyahu e hanno espresso tutta la loro contrarietà al piano di pace di Trump, ma probabilmente per cause di forza maggiore hanno dovuto chinare il capo e accettare obtorto collo un accordo che di fatto affonda il “sogno” della Grande Israele.
I due sembrano aver scelto però delle strategie molto diverse di fronte a questa sconfitta.
Smotrich sembra per il momento aver scelto di fare buon viso a cattivo gioco, e ha scelto di non alzare troppo i toni, forse in attesa di tempi migliori, e di una nuova opportunità per tentare di far saltare la pace in Palestina.
Il ministro delle Finanze che parlava apertamente della conquista della Siria ha persino rilasciato una intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, nella quale ha scagliato duri strali al suo compagno di coalizione, Ben Gvir, accusandolo di essere troppo “infantile” e di spifferare qualsiasi retroscena e scricchiolo di crisi alla stampa.
Se si arriva agli scambi al vetriolo sugli organi di stampa, allora quello è generalmente il segno che i rapporti ormai si sono incrinati del tutto, e dalle parti del sionismo messianico se ne deduce che le faide sono già iniziate.
Israele non sa chiaramente che direzione deve prendere, e le sue fila sono tutt’altro che compatte, ma lo stato ebraico riserva sempre dei colpi di coda.
Israele e il metodo di governo del terrorismo
Sulla strada che porta a Sharm el-Sheik, la famosa località costiera egiziana, sede della ratifica dell’accordo, se né è avuto un esempio.
Il SUV che trasportava parte della delegazione qatarina è uscito misteriosamente di strada, e risultano aver perduto la vita almeno tre delle persone che si trovavano a bordo.
L’auto rovesciata della delegazione del Qatar
Non è chiaro come i diplomatici e gli uomini della sicurezza siano morti, perché la vettura non appare gravemente danneggiata, e non è da escludersi che a bordo sia esploso qualche ordigno, non molto dissimili dai famigerati cercapersone esplosivi utilizzati dal Mossad contro Hezbollah.
Lo stato ebraico non è nuovo all’uso del terrorismo per colpire i suoi avversari, dato che esso costituisce un vero e proprio metodo di governo del sionismo prim’ancora che Israele venisse alla luce.
Ai tempi dell’insediamento coloniale ebraico in Palestina, negli anni’30, se ne ebbe già un esempio.
Ad essere operativi in quegli anni erano principalmente due gruppi, entrambi di natura terroristica, come l’Haganah di Ben Gurion e l’Irgun di Menachem Begin, entrambi futuri primi ministri di Israele.
Generalmente, la storiografia liberale tenta di tracciare qualche distinzione tra i due, nella quale Ben Gurion viene raffigurato come un “moderato” mentre Begin invece come l’anima più radicale del sionismo, ma tale separazione è a dir poco pretestuosa, se si considera che entrambe le sigle commisero atti terroristici in quegli anni e nei decenni successivi.
Lo si vide, ad esempio, nel 1937, quando l’Irgun di Begin massacrava 18 civili palestinesi al mercato di Haifa tramite degli ordigni esplosivi, e lo si vide due anni dopo, quando l’Haganah di Ben Gurion, faceva rapire e uccidere nel villaggio palestinese di Balad Al-Shaykh cinque palestinesi innocenti.
il 22 giugno del 1946, si assiste forse ad uno degli atti più infami del terrorismo ebraico.
Al King David Hotel di Gerusalemme, sede degli uffici civili dell’amministrazione del governo palestinese, viene posta una bomba che mette in atto una vera e propria carneficina.
Vengono massacrate 91 persone, quasi tutte completamente estranee alla politica e alla diplomazia internazionale, trattandosi principalmente di personale che prestava servizio presso l’albergo, ma ai vari membri del “popolo eletto” poco importa se a morire sono delle vittime innocenti.
A rivendicare l’attentato è l’Irgun, ma la sigla di Begin non era sola nell’esecuzione della strage, alla quale hanno partecipato anche l’Agenzia Ebraica e l’Haganah di Ben Gurion, ognuno dei quali era determinato a uccidere impunemente pur di persuadere gli inglesi a rinunciare al loro mandato sulla Palestina.
Londra era divenuta improvvisamente un intralcio.
Il governo britannico che era stato il principale garante e responsabile dell’insediamento ebraico in Palestina sin dai tempi della famigerata dichiarazione del ministro degli Esteri inglese, Balfour, indirizzata nel 1917 a Lord Rothschild, non serviva più.
Il sionismo stava dicendo a Londra di farsi da parte, e di lasciare a loro quella terra che non gli apparteneva, e che veniva conquistata con la forza, la violenza e lo spargimento del sangue di vittime innocenti.
Il sionismo non può dunque separarsi dal terrorismo in nessun modo, poiché la violenza fa parte della sua natura.
Se il sionismo considera i palestinesi come “animali su due gambe”, allora già dentro questa filosofia c’è il principio che chiunque sia d’intralcio agli interessi dello stato ebraico sia una bestia, e quindi da eliminare senza difficoltà.
Il genocidio eseguito in Palestina è la naturale conseguenza di questo “metodo di governo”.
Agli occhi di Benjamin Netanyahu, di Bezalel Smotrich, e di Ben Gvir, il palestinese è un animale che deve essere sterminato senza alcuna pietà perché la sua stessa esistenza rappresenta un ostacolo verso la nascita dell’impero israeliano che costoro volevano raggiungere a tutti i costi.
Donald Trump è stato lo scoglio sul quale si sono infranti tutti i sogni imperialistici di gloria del sionismo messianico.
Ad esprimere tutto il loro malumore e disprezzo sono stati rabbini israeliani molto influenti come David Bar-Hayim, che ha definito l’accordo del presidente americano come “vergognoso”, in quanto secondo il religioso era necessario spazzare via i palestinesi con ogni mezzo, e lasciar posto ai coloni israeliani alla ricerca della “terra promessa” e del tanto atteso moshiach.
Israele e l’opzione Sansone
Trump ha messo fine a tutto questo.
Lo stato ebraico si è dovuto arrendere all’evidenza che a Washington non c’è più un presidente nelle mani di gruppi come l’AIPAC e Chabad Lubavitch, e nel momento stesso in cui gli Stati Uniti non sono più uno strumento nelle mani delle varie lobby sioniste, Israele non ha possibilità da sola di fare alcunché.
Alcuni ciò nonostante hanno rimproverato a Trump di aver lasciato massacrare il popolo palestinese impunemente e di non aver mosso un dito per fermare la furia genocida israeliana.
Costoro peccano di ingenuità o peggio di malafede, perché non considerano, per una ragione o per l’altra, che lo stato ebraico è una vera e propria mina vagante che ha fatto esplicite minacce di trascinare tutti con sé nel baratro, qualora qualcuno si fosse azzardato a fermarli.
L’espressione baratro è qualcosa di più di una metafora, ma una minaccia reale perché forse qualcuno dimentica che Israele è dotata di un arsenale di armi nucleari e batteriologiche.
Se si ripensa agli anni successivi al false flag dell’11 settembre del 2001, si può vedere la paradossalità delle bugie degli organi di “informazione”.
Una volta che le Torri vennero abbattute attraverso delle demolizioni controllate, i vari organi di stampa, saldamente nelle mani dei vari gruppi sionisti, si scatenarono attraverso una campagna disinformativa che voleva far credere che il rais, Saddam Hussein, avesse a sua disposizione una vasta quantità di armi di distruzione di massa, mentre il suo arsenale era vuoto e quello di Israele era invece pieno.
Secondo quanto trapelato dagli stessi ambienti dei famigerati neocon, lo stato ebraico avrebbe almeno 200 testate nucleari, che sono state costruite dai primi anni’60 in poi, quando Israele iniziò a preparare nel famigerato impianto nucleare di Dimona.
Ad aver intuito i pericolosi di una Israele nuclearizzata fu il presidente americano dell’epoca, JFK,che voleva fermare quel programma nucleare, consapevole che se Tel Aviv avesse avuto a disposizione l’atomica, la minaccia di una potenziale guerra mondiale in Medio Oriente per colpa dello stato ebraico sarebbe stata elevatissima.
A Tel Aviv, la chiamano “opzione Sansone”, inspirandosi al passo biblico in cui Sansone, eroe dalla forza prodigiosa, fa crollare la sua casa uccidendo i filistei che si trovavano in essa.
Se si segue tale metafora, Sansone sarebbe Israele, e i filistei il resto del mondo che non si prostra ai suoi desideri, ma evidentemente qualcosa deve essere andato storto.
Eran Etzion, ex vicecapo del Consiglio della sicurezza nazionale israeliana, ha affermato che l’accordo è stato imposto da Trump a Netanyahu “molto brutalmente”.
I vari rappresentanti dell’esecutivo israeliano sembravano in effetti completamente svuotati, incapaci di opporsi, come se una causa di enorme forza maggiore li avesse piegati e costretti ad accettare un accordo che non volevano firmare in nessun modo.
La fine del mondialismo nel segno di Maria
Che il presidente degli Stati Uniti sia riuscito in qualche modo a disinnescare la minaccia nucleare israeliana appare quindi probabile, e non va trascurato il fatto che la caduta del sionismo messianico sia avvenuta il 13 ottobre, il giorno nel quale ci fu il famoso Miracolo del Sole a Fatima.
Il 13 ricorre molto in questi ultimi anni, e lo si incontrò anche l’anno passato, quando il 13 luglio, altro giorno delle apparizioni della Madonna di Fatima, venne eseguito un attentato contro il presidente Trump che si salvò per puro miracolo.
Arduo non vedere come la mano di Maria stia accompagnando la caduta dei pilastri del mondo moderno e globalista che soltanto 5 anni fa attraverso la farsa pandemica lanciava il suo attacco più feroce contro le nazioni e i loro popoli.
A sapere quanto sia importante Fatima per la salvezza del mondo sembra essere anche papa Leone XIV, che proprio due giorni fa ha deposto una Rosa d’Oro ai piedi della statua della Vergine, uscita dal Portogallo soltanto quattro volte nel corso degli ultimi 100 anni.
Papa Leone prega ai piedi della statua di Fatima
Sono tempi davvero particolari questi nei quali sembrano incontrarsi tutti quei segni dei quali parlava proprio Maria nel 1917 di fronte ai tre pastorelli portoghesi, Lucia, Jacinta e Francisco.
C’è un mondo che sta morendo, quello del secolo scorso fondato sulla secolarizzazione e la perdita di identità delle nazioni, e un altro che sta per vedere la luce, quello del ritorno delle nazioni sovrane e della riscoperta delle radici cristiane.
Impossibile anche qui non vedere come sempre più persone in Europa si stiano a poco a poco riavvicinando alla Fede, persino nel mondo protestante del Nord-Europa. nel quale continuano ad aumentare le conversioni al cattolicesimo.
Il tempo presente è quello dunque di una transizione in un mondo di mezzo nel quale ci sono ancora dei pezzi del precedente ordine che crollano per lasciare il posto invece ad un ordine molto più vicino alla tradizione smarrita nel corso degli ultimi decenni.
Il presidente degli Stati Uniti oggi sbarca in Israele per percorrere una tappa importantissima di questo processo.
Israele è costretta ad accettare la sua sconfitta e la sua umiliazione più grande attraverso non solo la firma dell’accordo di pace in Palestina, ma anche attraverso una sorta di commissariamento militare dello stato ebraico attraverso la base americana CENTCOM che si incaricherà di vigilare sul rispetto del cessate il fuoco a Gaza.
Certamente il rischio che il sionismo possa eseguire altri attentati purtroppo resta.
A ventilare questa possibilità è stata l’ex agente della CIA, Sarah Adams, che ha parlato di come negli Stati Uniti possa verificarsi un evento simile al 7 ottobre in Israele.
Si verificano intanto “incidenti” che assomigliano molto a dei sabotaggi.
Il giorno dopo l’annuncio dell’accordo, esplodeva proprio negli Stati Uniti, una fabbrica di esplosivi militari, un episodio che è costato la vita ad almeno 16 persone.
Ieri a Forth Worth, in Texas, cadeva, ancora una volta, un altro aereo e a perdere la vita sono state due persone, e nella stessa giornata si è verificato un incendio, quasi certamente doloso, presso il monastero della Bernaga, nel cuore della Brianza.
Intense fiamme hanno avvolto il luogo di culto, eppure nonostante la vastità dell’incendio, la statua di Maria è rimasta perfettamente intatta e senza alcun danno visibile.
La statua di Maria intatta nel monastero della Bernaga
Forse è proprio questo un altro importante segno che viene da questi eventi.
Nonostante la furia di tale sistema giunto alla sua fine, Maria esce sempre vittoriosa.
Il segno di Fatima ha portato il crollo e la sconfitta del Nuovo Ordine Mondiale.
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Ottimo,però non capisco perché Trump ha aspettato tanto per fare questo passo….va bene la storia degli ordigni nucleari ma il discorso non e’ chiaro, anche ora Israele potrebbe lanciare il nucleare in obiettivo sansone eppure Trump ha agito lo stesso….. Dove sta la differenza tra intervenire ora e non prima visto che le armi nucleari c’erano prima e ci sono anche adesso? Perché se poteva farlo prima?
E soprattutto, cosa ha dovuto fare per portare in soli tre giorni una frenata del genere?
Da come sembra ventilata e ‘ come se ci sia stato un contentino a qualcuno pur di fermare tutto,oppure altro……
C’è scritto proprio nel pezzo che evidentemente non hai capito. Con ogni probabilità, Trump deve aver trovato il modo di annullare la minaccia nucleare israeliana. Gli Stati Uniti hanno a disposizione tecnologie molto avanzate.
Quindi come se avesse dovuto impiegare del tempo prima di avere a disposizione l’ arma e il modo di fermarli….. si, può essere così…….
Per me la vera domanda è: da dove è arrivata la mostruosa somma di denaro necessaria a Israele per pagare l’enorme mole di ordigni e proiettili di artiglieria nonchè il mantenimento della flotta aerea e dei mezzi dell’esercito per radere al suolo Gaza ? Infatti l’economia di Israele è sostanzialmente minuscola ( PIL 2024 dichiarato – 500 miliardi di dollari – circa 50.000 $ pro capite – forse il conteggio del PIL è appositamente truccato) per mantenere da ben due anni un tale sforzo bellico, per cui è impossibile che abbiano finanziato solo coi loro soldi un tale abominio. Sennò a quest’ora gli israeliani andrebbero in giro vestiti di stracci e non avrebbero manco le cipolle da mangiare. Potrei sospettare che gli USA ci stanno dentro fino al collo in questa faccenda. Certamente indagare come hanno fatto in Israele a finanziare una tale guerra per ben due anni potrebbe fare emergere cose molto interessanti.
Io penso che Trump abbia fatto ingoiare a Bibì il rospo quando si è reso conto di quanto gli Stati Uniti abbiano buttato via in risorse finanziare per permettere di radere Gaza al suolo. Come mi diceva il mio insegnate di storia ” le guerre finiscono quando finiscono i soldi”
Un caro saluto al Dott Sacchetti e a tutti i suoi lettori.
Grazie Davide, Israele è sostenuta dalla finanza sionista. Soltanto da lì arrivano molti capitali, e per ciò che riguarda le armi, gli Stati Uniti non mandano nulla da un pezzo. A rifornire Israele sono principalmente le corporation militari in mano a BlackRock e Vanguard.