Il terremoto dell’inchiesta belga contro la Mogherini e Sannino: guerra tra bande nell’Unione europea?

04/12/2025

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di Cesare Sacchetti

A Bruxelles, il pomeriggio dello scorso martedì è stato scosso da un vero e proprio terremoto.

La polizia belga ha fatto irruzione in uno dei sancta sanctorum dell’Unione europea, gli uffici dell’EEAS, il dipartimento degli Affari Esteri, guidato attualmente dalla controversa Kaja Kallas, che dovrebbe indirizzare la cosiddetta politica estera comunitaria.

A finire sotto la lente degli investigatori sono dei personaggi di primissimo piano, su tutti Federica Mogherini, già Alto Commissario degli Affari Esteri UE, e Stefano Sannino, un controverso diplomatico di carriera da sempre molto addentro negli affari del potere comunitario, e sul quale si dirà meglio in seguito.

Appena giunta la notizia, gli organi di stampa italiani sembrano aver ricevuto una consegna molto precisa.

Sulle prime pagine dei giornali non viene scritto che Mogherini e Sannino sono stati arrestati, ma piuttosto “fermati”, una espressione che cerca quantomeno di ridurre la gravità della tempesta che stava avendo luogo nel cuore delle istituzioni europee.

La polizia belga aveva un mandato preciso. Perquisire gli uffici dell’EEAS, e del Collegio d’Europa, della quale la Mogherini è rettore, alla ricerca di prove di corruzione e appropriazione di finanziamenti illeciti da parte dell’ex ministro degli Esteri europei e dell’ex ambasciatore Sannino.

La sede dell’EEAS a Bruxelles

A Bruxelles, in genere non si muove foglia per quello che riguarda le inchieste sulla corruzione perché se veramente la magistratura dovesse mai attivarsi, dei palazzi dell’Unione europea non resterebbero che le fondamenta, visto il magma di corruzione che scorre sotto di essi.

La Mogherini poi fino a 48 ore fa era considerata uno di quei personaggi virtualmente intoccabili, una di quelle figure, vista la sua vicinanza all’establishment comunitario, che difficilmente si può immaginare finire sotto la lente investigativa della magistratura del procuratore europeo, da sempre noto per il suo immobilismo riguardo alle indagini sui commissari europei.

Federica Mogherini e la costruzione di un “politico” al servizio dell’UE

Federica Mogherini è una di quelle figure che è sembrata essere stata allevata sin dall’inizio della sua carriera per andare a rinfoltire i quadri dello stato profondo europeo.

Figlia di Flavio, cineasta e uomo dello spettacolo, circostanza sempre più ricorrente nella politica italiana degli ultimi 30 anni, la giovane Mogherini muove i suoi primi passi tra le file della FGCI, la federazione dei giovani comunisti italiani, la base giovanile dalla quale l’ex PCI pescava e formava i dirigenti del partito.

Il PCI muore alla Bolognina nel 1989. Il mondo cambia in fretta, crolla il muro di Berlino perché ormai il blocco sovietico viene giudicato superato e d’intralcio agli scopi delle élite globaliste, e allora ecco che anche Botteghe Oscure non perde tempo a cambiare d’abito, a dismettere i panni del cosiddetto vetero comunismo, e a indossare quelli più confortevoli e moderni del progressismo di sinistra.

La svolta della Bolognina

Il PDS incarna al meglio, o al peggio, tale transizione nella quale la giovane pidiessina si trova perfettamente a suo agio.

Nei primi anni 2000, la Mogherini si trova già nella segreteria degli Esteri del PD, a fianco di Piero Fassino, di recente colto a trafugare oggetti all’aeroporto di Fiumicino, e cura le relazioni del partito con il partito socialista europeo.

I punti di riferimento della geopolitica della giovane politica sono sin troppo chiari, banali e scontati.

Il PD marcia senza tentennamenti verso la cessione della sovranità nazionale, e verso il rafforzamento della governance europea dell’UE che un domani avrebbe dovuto essere sostituita dalla sovrastruttura degli Stati Uniti d’Europa, di kalergiana memoria.

Nel mondo dei democratici, c’è in pratica tutta quella quinta colonna che dagli anni’90 si è messa alacremente al lavoro assieme ai vari Prodi, Ciampi, Amato e Napolitano per erodere ancora di più lo spazio, già ristretto, di sovranità dell’Italia in nome dell’adesione indefessa all’Unione, sul cui tabernacolo i vari dirigenti dell’Ulivo hanno sacrificato tutta la ricchezza dell’Italia.

La Mogherini è uno di quei dirigenti “predestinati”, ovvero una di quelle scelte già da tempo per far parte de livello della governance europea e dopo essere entrata in Parlamento nel 2007, nel 2014, a soli 41 anni, viene nominata come rappresentante degli affari esteri comunitari su indicazione dell’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

A palazzo Chigi, in quel frangente, ci sono i cosiddetti “rottamatori”, una delle evoluzioni del centrosinistra progressista concepita per sostituire la vecchia guardia democratica di D’Alema e Bersani, e trasmettere così una falsa immagine di rinnovamento nel cammino che porta alla fine della sovranità nazionale.

Lo scambio tra Renzi e Mogherini sui migranti

Renzi si adopera moltissimo, sgomita, è ambizioso, eccessivamente loquace e soprattutto senza scrupoli e in quel periodo non si tira indietro per stabilire un patto scellerato con l’Unione europea.

A rivelarlo è stata proprio un’altra pasionaria dell’eurocrazia quale Emma Bonino, in questi giorni ricoverata per una crisi respiratoria, che nel 2017 rivelò una sorta di scambio tra l’ex premier e la Commissione europea, ex ministro degli Esteri proprio con Renzi, e forse, almeno allora, in rotta con lui perché il politico toscano non voleva saperne di lasciare il timone che potenti ambienti come il Bilderberg e la Commissione Trilaterale gli avevano dato.

Lo scambio è stato molto semplice.

Secondo la Bonino e Valeria Fedeli, anche lei ex ministro del governo Renzi, l’ex rottamatore avrebbe barattato un po’ di flessibilità sui conti, la mancetta degli 80 euro in pratica, in cambio dell’accoglienza illimitata di migranti nel periodo che va dal 2014 al 2016.

A mettere nero su bianco la cosiddetta operazione sarebbe stato oltre che Renzi proprio lei, la Mogherini, che diede il via all’operazione Triton d’intesa con palazzo Chigi che fece sbarcare moltissimi immigrati clandestini in quegli anni, molti dei quali sono diventati, prevedibilmente, esercito della criminalità organizzata, oppure manovalanza di quelle imprese e aziende che li hanno assunti come semi-schiavi per svalutare il costo del lavorio e disoccupare gli odiati italiani.

Federica Mogherini e Matteo Renzi

Alle parole della Bonino e della Fedeli, non viene data continuità, se non quella parzialmente mediatica perché la magistratura ben si è guardata dall’approfondire eventuali profili di illegalità su uno scambio che ha di fatto avallato una massiccia ondata di immigrati clandestini per la felicità di quelle ONG che si sono arricchite su tali traffici, anch’esse mai sfiorate dai togati.

La Mogherini però non termina la sua avventura a Bruxelles alla fine del suo mandato, nel 2019.

Le viene affidata la guida del collegio d’Europa, una istituzione voluta dall’ex primo ministro inglese e massone Winston Churchill, per formare, o meglio indottrinare, la mente delle generazioni europee alla cultura dell’antisovranità, e già allora qualche quotidiano, in particolare il francese Liberation, criticò la scelta per la mancanza delle necessarie qualifiche per avere tale incarico.

Sembrava che tutto andasse per il meglio e che la carriera comunitaria della Mogherini proseguisse indisturbata fino all’inchiesta di questi giorni che oltre a riguardare l’ex ministro degli Esteri europei, ha colpito un altro eurista di ferro come Stefano Sannino, già consigliere di Prodi durante i suoi anni da presidente della Commissione europea, oltre ad essere stato in seguito ambasciatore in Spagna.

Sannino è un altro di quegli uomini figli del kalergismo comunitario.

Si narra che quando fu nominato da Renzi per fare il rappresentante dell’Italia presso l’UE, l’ex premier dovette mandarlo via perché troppo europeista anche persino per uno come lui.

L’ex ambasciatore ha però un legame strettissimo anche con il mondo gay.

La sua omosessualità è dichiarata, e il suo sostegno alle cause del mondo LGBT altrettanto, tanto che anni addietro venne criticato perché decise di celebrare un “matrimonio” gay nella sede diplomatica italiana in Spagna, così da trasformare una sede istituzionale in un centro di propaganda omosessuale.

Stefano Sannino celebra il “matrimonio” gay all’ambasciata italiana a Madrid

La lobby LGBT è potente, ha messo le sue marce radici in molte istituzioni, e se si aprisse il capitolo degli incarichi che il mondo gay ha portato a casa per le sue entrature e per il suo ruolo nella demoralizzazione della società Occidentale, probabilmente ci vorrebbero decine e decine di pagine e si può suggerire al riguardo la lettura di un altro contributo.

Ci si chiede però perché soltanto ora l’ufficio del procuratore europeo si sia mosso.

Perché i riflettori della magistratura europea che prima erano spenti hanno deciso improvvisamente di accendersi?

Secondo quanto detto dallo stesso ufficio del procuratore europeo, l’EPPO, a presentare la richiesta di privare la Mogherini e Sannino delle loro immunità diplomatiche sono stati proprio loro, i magistrati comunitari.

La tempistica dell’indagine è interessante e le sue modalità possono forse rivelare di più sulle sue origini.

Soltanto pochi giorni fa, l’Europa veniva travolta dalla notizia dell’inchiesta della NABU ucraina e dell’FBI americana sull’appropriazione dei fondi inviati all’Ucraina da parte di Zelensky e dei suoi, ma anche, secondo diverse fonti, da parte di nomi importanti della Commissione europea, come l’ex commissario Borrell e l’attuale commissario agli Esteri, Kaja Kallas.

Si potrebbe pensare ad una sorta di manovra diversiva, ad un sacrificio necessario da parte dell’establishment europeo, ormai sempre più all’angolo, di alcune pedine pur di allontanare l’attenzione sull’altro scandalo che riguarda i fondi inviati a Kiev.

Se si è entrati in tale scenario, allora a Bruxelles, c’è chiaramente il cannibalismo politico.

Si è giunti al punto tale che ormai i vari falchi della Commissione europea sono costretti a buttare già dalla torre coloro che gli sono a fianco nella speranza, o illusione, di potersi salvare da altre inchieste che li riguardano molto da vicino, e tale ipotesi sembra avere una certa consistenza, considerato il fatto che al Berlaymont, la sede della Commissione europea, è trapelata molta freddezza da parte della Von der Leyen, già coinvolta in altri affari a dir poco opachi, che non ha espresso nessuna solidarietà verso i due, ma anzi si è limitata a dire che la faccenda non riguarda il suo dipartimento.

A mettere in moto il meccanismo è stata, indirettamente o meno, l’FBI che ha assistito la NABU nella sua inchiesta nonostante i tentativi, falliti, di Zelensky di chiudere l’agenzia, segno che ormai il disgraziato capo del regime nazista ucraino, non controlla più i vari pezzi del suo governo.

Se Bruxelles ha dato semaforo verde per l’inchiesta contro la Mogherini e Sannino nel tentativo di scaricare i piani inferiori e salvare altri papaveri più importanti, l’Unione teme chiaramente l’effetto tsunami, o se è stata anche in questo caso l’amministrazione Trump a sollecitare tale indagine europea, le prospettive di fronte all’Unione europea restano sempre le stesse, immutate.

Di fronte a Bruxelles, c’è il vuoto, la disgregazione di un’organizzazione debole, isolata e priva di qualsiasi protezione internazionale.

Qualche giorno fa, uno dei portavoce dell’establishment, Milena Gabanelli, scriveva che Stati Uniti e Russia vogliono distruggere l’Unione europea, “dimentica” che fino all’amministrazione Obama, Washington era il garante e il finanziatore dell’apparato comunitario.

Evidentemente allora il ruolo degli Stati Uniti non doveva dispiacere troppo.

Vista comunque la fragile situazione nella quale versa l’Unione europea, viene da dire semplicemente che non c’è bisogno né di Washington né di Mosca per abbattere Bruxelles.

Bruxelles a questo punto si distrugge da sola.

E’ un castello di carte che sta inesorabilmente crollando.

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4 Commenti

  1. Claudio

    Splendido articolo…..e personalmente in frigo ho sempre una bottiglia di quello buono per quando crollerà questa sciagura chiamata UE

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  2. Claudio

    Maria Kallas è un refuso ? Non si chiama Kaja? Per il resto ottimo articolo.

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Claudio. Sì, grazie per gli apprezzamenti e per la segnalazione.

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