di Cesare Sacchetti

Sui media italiani sta ribalzando freneticamente una notizia che arriva direttamente dalla Spagna diffusa dal quotidiano di orientamento conservatore ABC.

Il giornale iberico ha pubblicato un documento che dimostrerebbe un presunto finanziamento illecito di 3,5 milioni di euro stanziato nel 2010 dall’allora governo Chávez e consegnato in una valigetta direttamente nella mani di Gianroberto Casaleggio, il patron della Casaleggio Associati e autentico deus ex machina del M5S sin dalle sue origini.

Secondo questo documento, a decidere di finanziare illegalmente il partito pentastellato sarebbe stato Nicolas Maduro, allora ministro degli Esteri del governo Chávez, per alimentare un partito, descritto come ” un movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista nella Repubblica d’Italia.”

Ora già questa definizione solleva più di qualche perplessità perchè ci si chiede come i venezuelani possano definire il M5S come un “movimento di sinistra anticapitalista” quando la creatura politica di Grillo e Casaleggio all’epoca era già di casa nei salotti dell’establishment di Washington.

Nel 2008 infatti Beppe Grillo era stato già ricevuto in un pranzo ufficiale nella sede dell’ambasciata americana dall’allora ambasciatore Ronald Spogli, nominato dall’amministrazione Bush.

L’impressione che il diplomatico ebbe di Grillo fu più che positiva. Spogli mandò al dipartimento di Stato le sue considerazioni sul comico, descritto come dotato di una ironia sagace e allo stesso tempo portatore di una ventata di freschezza nell’asfittica politica italiana giudicata dall’ambasciatore ancora intrisa dalle piaghe della corruzione.

L’ambasciatore in particolare è sembrato particolarmente ammaliato dalla capacità di Grillo di “galvanizzare una parte dell’opinione pubblica in genere silenziosa, convogliando la rabbia degli italiani verso la corruzione governativa più radicata e l’incapacità dell’élites di migliorare le condizioni del Paese.”

Se si guarda alla parabola percorsa dal movimento, questa considerazione è estremamente interessante.

Washington già allora sembrava cercare una valvola di sfogo che potesse far convogliare il crescente dissenso e la delusione di una parte dell’elettorato italiano nei confronti del duopolio di centrodestra e centrosinistra verso uno sbocco rassicurante, più congeniale agli interessi dell’amministrazione americana e soprattutto del deep state che da sempre tiene le redini della politica statunitense.

Probabilmente furono questo insieme di considerazioni che portarono Spogli a definire Grillo nel suo telegramma come “un interlocutore affidabile.”

Il battesimo politico del M5S non è quindi avvenuto in qualche stanza dell’ambasciata o del consolato venezuelano, ma in una delle sedi privilegiate del deep state di Washington, l’ambasciata americana a Roma.

I rapporti tra i pentastellati e gli Stati Uniti non si sono affatto interrotti quel lontano giorno del 2008. Sono proseguiti, sono stati coltivati e alimentati tanto da portare gli Stati Uniti a ingerire clamorosamente nell’agone della politica italiana nel marzo 2013, dopo solo due settimane dalle elezioni politiche.

L’ambasciatore USA in Italia di allora, David Thorne, esortò gli studenti del liceo romano Visconti a prendere esempio dal M5S e ad agire “per le riforme e il cambiamento.”

E’ interessante notare come il filo allacciato nel 2008 da un ambasciatore di nomina repubblicana non si sia spezzato nel 2013, al contrario si è rafforzato, quando a via Veneto c’era un ambasciatore nominato dalla democratica amministrazione Obama.

Ma i legami con gli Stati Uniti non si limitano solamente al piano politico. C’è anche quello del mondo degli affari.

Uno dei soci più importanti dell’azienda che per anni ha di fatti avuto il controllo del movimento, la Casaleggio Associati fondata da Gianroberto Casaleggio, è Enrico Sassoon.

Sassoon è l’amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italia, la camera di Commercio americana in Italia, un gruppo che agisce da intermediario per gli affari tra USA e Italia, e nel quale ci sono dentro, tra gli altri, la IBM, la banca JP Morgan e la Microsoft di Bill Gates

Il gotha del capitalismo mondiale è in questo gruppo e lo stesso Sassoon appartiene ad una famiglia di banchieri ebraici strettamente imparentata con un’altra notissima famiglia di banchieri askenaziti, i Rothschild di Londra.

Da dovunque lo si guardi, il M5S tutto appare essere tranne che un “movimento di sinistra anticapitalista”, così come lo descrivono presumibilmente i servizi venezuelani.

E’ esattamente il suo contrario. Il movimento è una creatura fin dalle origini legata a doppio filo agli ambienti della finanza anglosassone al deep state di Washington.

E’ appare singolare che Caracas non disponesse di queste informazioni che non erano affatto riservate, ma che anzi erano già di dominio pubblico.

Possibile che il governo Chávez abbia finanziato con la sostanziosa somma di 3,5 milioni di euro una formazione politica che in tutto e per tutto appare fin dalle sue origini legata ai nemici storici del presidente venezuelano?

Allo stesso tempo appare molto poco verosimile che Washington, dotata di una estesa rete di intelligence civile e militare, non fosse al corrente di questo ipotetico finanziamento in contanti a Gianroberto Casaleggio, correndo così il rischio di ritrovarsi ad appoggiare un partito vicino all’ex presidente venezuelano.

Tra l’altro, perchè l’amministrazione di Chávez avrebbe dovuto riportare di un presunto finanziamento illegale che lo vedeva coinvolto esponendosi agli attacchi di avversari interni ed esterni, una volta che questo documento avrebbe potuto comunque trapelare in qualche modo.

Non sembra avere molto senso, così come appare sospetta la tempistica di questa pubblicazione. L’informativa salta fuori solo ora, a distanza di ben 10 anni.

Con le tecniche a disposizione attuali, falsificare un documento con Photoshop o altri programmi simili non è molto difficile.

Più si prendono in considerazioni tutti questi aspetti, più si avverte la sensazione di trovarsi di fronte ad una patacca fabbricata proprio da qualcuno di casa negli ambienti frequentati dal M5S-

Ci si potrebbe chiedere perchè mai l’establishment che ha cullato il movimento fin dall’inizio, lo voglia ora definitivamente distruggere.

Forse possono essere d’aiuto le parole di Mario Monti che ha definito gli stati generali come “il gruppo Bilderberg del M5S.

In realtà, non sono un gruppo Bilderberg del M5S, ma un gruppo Bilderberg sic et simpliciter.

E Mario Monti lo sa perfettamente dal momento che di questo gruppo ne fa parte.

Sembra quasi che il sistema che ha creato il movimento abbia ora fretta di disfarsene, forse perchè ormai divenuto inservibile e trasformatosi in una sorta di palla al piede.

Il PD ha fretta di fagocitarsi quell’ultima fetta di elettorato della sinistra radicale che ancora vota il M5S, e la storia del fantomatico finanziamento di Caracas certamente contribuisce a mettere il partito di Casaleggio sulla graticola.

Così come sulla graticola finisce Giuseppe Conte che del M5S è espressione, e questo potrebbe essere un altro modo per accompagnare una sua eventuale uscita di scena da Palazzo Chigi.

Da qualunque angolazione la si guardi, la storia della mazzetta di Caracas sembra essere una polpetta avvelenata costruita dallo stesso establishment per liberarsi di un movimento che oramai è inutile.

Nulla di nuovo, quindi. Le élite stanno solo buttando via qualche abito vecchio dai propri armadi che nella prossima stagione non andrà più di moda.

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