di Cesare Sacchetti Mentre in questi giorni ancora si respira un’aria di incertezza e paura dalle...
Il crollo della rete eversiva di George Soros: la fine dell’epoca del mondialismo
di Cesare Sacchetti
Fine di un’epoca e di un impero. Potrebbe essere questa la sintesi per descrivere quanto sta accadendo alla rete delle ONG di George Soros.
Il famoso, o forse sarebbe più appropriato dire famigerato, magnate di origini ungheresi ed ebraiche ha annunciato che verrà licenziato il 40% del personale che lavora per la sua altrettanto famigerata Open Society.
La rete di questa ONG negli ultimi quattro decenni è arrivata pressoché ovunque nel globo e si è posta uno scopo preciso. Non soltanto quello della mera promozione del culto dei diritti umani ma soprattutto quello di infiltrare le istituzioni di quei governi che sono riluttanti ad aderire a tale culto.
Questo spiega perché in passato sono sorti problemi tra alcuni governi e le ONG di Soros alle quali è stata mostrata la porta. I casi più celebri sono quelli della Russia di Putin e dell’Ungheria di Orban che hanno stabilito che la Open Society è soggetto indesiderato nei rispettivi Paesi.
Dietro l’acronimo di ONG si cela il nome di organizzazione non governativa che è una delle principali forme associative scelte delle élite liberali per imporre ai governi l’agenda del mondialismo.
George Soros in questo senso ha assunto un ruolo di assoluto rilievo. È stato l’uomo che nel bene, poco o inesistente, e nel male, molto e abbondante, ha cambiato la storia dell’Occidente negli ultimi 40 anni.
A Soros è stato assegnato un compito molto specifico. Quello di promuovere un’idea di società che rifiutasse qualsiasi legame con il passato dell’Occidente cristiano e che sostituisse le sue tradizioni religiose e la sua identità etnica con un feticcio secolare composto dal famigerato “melting pot” nel quale i migranti afro-asiatici diventano i nuovi cittadini “eletti” di questa società.
I popoli nativi dell’Europa Occidentale in tale visione sono considerati un intralcio in quanto custodi della vecchia identità da sopprimere ed è per questo che il fiume di denaro di Soros è giunto soprattutto nelle ONG che praticano il traffico di esseri umani.
L’immigrazione di massa è indispensabile per giungere a quella sostituzione etnica di cui parlava un precursore di Soros, il conte Kalergi, che ha molto in comune con il magnate americano.
L’abbattimento di ogni barriera e confine è indispensabile per consentire tale invasione e mettere fine all’idea stessa di nazione.
Le origini di George Soros: l’uomo dei Rothschild
Occorre però interrogarsi su com’è nato George Soros e la sua rilevanza pubblica per comprendere quali forze abbiano costruito il suo personaggio.
Per risalire alla genesi di Soros è necessario dunque tornare indietro ai primi anni della carriera del finanziere che risale alla fondazione nel 1973 del suo celebre fondo di investimenti Quantum Fund.
Il Quantum Fund viene stabilito nelle Antille Olandesi e questa scelta non è certo dettata dalla casualità. Le Antille Olandesi sono un vero e proprio paradiso fiscale e la trasparenza sui soci che versano i capitali alle società registrate lì è praticamente minima.
La genesi di George Soros come finanziere internazionale non viene da un suo presunto genio speculativo quanto dall’essere stato scelto da determinati soggetti molto potenti in tale ambiente come quello che nel mondo finanziario è noto con il nome di “front man”, ovvero figurante o prestanome di altri personaggi ben più potenti.
Se si guarda infatti ai nomi dei direttori del suo fondo di investimenti si incappa in personaggi quali Richard Katz e Nils Taube.
Probabilmente tali nomi non diranno molto al lettore, ma questi due personaggi vantano degli strettissimi legami con la famiglia principe della finanza internazionale, i Rothschild, in particolare il ramo britannico.
Katz infatti è stato direttore della N.M. Rothschild & Sons LTD di Londra nel 1988 ed era molto vicino ad un noto personaggio della famiglia in questione, Evelyn de Rothschild, scomparso recentemente.
Evelyn è stato tra l’altro per anni il proprietario esclusivo della celebre rivista britannica “The Economist” nota per le sue copertine alquanto simboliche tra le alte sfere dei poteri mondiali.
Taube invece era socio nel 1993 della banca d’affari, la Saint James Place Capital, di un altro noto esponente dei Rothschild, Jacob.
Ovunque si guardi intorno al personaggio Soros si trovano uomini e agenti di questa potentissima famiglia di banchieri.
I Rothschild utilizzano da molto tempo una rete di prestanome ai quali intestano varie società e nelle quali sono depositati tutti i loro immensi capitali.
Il modus operandi di questa famiglia è praticamente immutato sin dalle origini della dinastia.
Sono diversi gli storici, ovviamente non quelli eletti dalla storiografia liberale, che hanno documentato come già nel 1800 la famiglia Rothschild si servisse di agenti in altri Paesi per occultare le sue attività finanziarie.
Il ricercatore americano Eustace Mullins nel suo libro “I segreti della Federal Reserve” riporta come il fondatore della nota banca JP Morgan, John Pierpont Morgan, non fosse altro che un rappresentante dei banchieri di Londra.
L’enorme impero bancario di Morgan che sussiste tuttora ai giorni nostri non sarebbe altro quindi che una emanazione di quello londinese dei Rothschild.
Di generazione in generazione, i membri di questa famiglia hanno tenuto fede all’insegnamento del loro fondatore e capostipite, Mayer Amschel de Rothschild.
Amschel era un cambiavalute di Francoforte che si era fatto strada alla fine del 700 diventando il consigliere finanziario di diversi principi e nobili dell’epoca.
Alla sua morte avvenuta nel 1812, trasmise una massima ai suoi cinque figli che ancora oggi è una regola ferrea della famiglia.
La vera entità del patrimonio non avrebbe mai dovuto essere rivelata al mondo esterno, e certamente il modo migliore per farlo era quello di costruire una infinita rete di scatole cinesi e di prestanome sotto i quali nascondere il patrimonio di famiglia.
Attraverso questo meccanismo, i Rothschild sono rimasti pressoché sconosciuti all’opinione pubblica ed è stato questo probabilmente il loro potere più grande.
Quello di agire nell’ombra e di conquistare a poco a poco tutte le ricchezze delle nazioni fino a diventare loro i padroni di un vasto impero mondiale.
C’è uno storico aneddoto che dimostra la spregiudicatezza di questi banchieri.
Nel 1815, quando Napoleone perse la battaglia di Waterloo, Nathan Rothschild fu responsabile di quello che si può definire come il primo aggiotaggio della storia.
Il banchiere sapeva già in anticipo rispetto agli altri concorrenti che Napoleone aveva perduto ma ingannò i mercati. Iniziò a vendere i titoli inglesi e tutti lo seguirono credendo che avesse ricevuto informazione della sconfitta della corona britannica. In realtà, già sapeva della vittoria inglese e ordinò di ricomprare i titoli quando giunsero al minimo possibile e un attimo prima che si diffondesse la notizia della sconfitta di Napoleone.
In un colpo solo, Nathan de Rothschild accumulò una cifra pari a 1 milione di sterline quando il salario annuale era pari allora a 50 sterline all’anno.
La famiglia di banchieri di origini askenazite attraverso il suo impero finanziario divenne la vera padrona della corona britannica e dei suoi successivi governi.
Soros si colloca pienamente in questa fitta tela fatta di società offshore e altri fondi di investimento quali Vanguard e BlackRock i cui azionisti di maggioranza non vengono resi noti al pubblico.
Non si tratta altro infatti che dell’ennesimo agente dei Rothschild che ha ricevuto per le mani un’enorme liquidità che gli è stata data per raggiungere determinati scopi.
I fondi di Soros hanno rovesciato governi ostili ai Rothschild
Un’associazione americana, la Media Research Center, ha calcolato che il finanziere ha versato nelle casse Open Society dal 1984 ad oggi la enorme cifra di 32 miliardi di dollari.
E questo fiume di denaro ha certamente ingerito e cambiato il destino di molti Paesi. Sono innumerevoli gli esempi che si potrebbero fare a questo proposito e si può citare il caso dell’Ucraina solamente perché esso è il più vivo e presente nelle cronache attuali.
Se oggi l’Ucraina si trova in mano ad un manipolo di sanguinari nazisti lo si deve a uomini come Soros. Nel 2014 fu lui ad attivare la sezione locale della sua Open Society e a ordinare il cambio di potere ai vertici della presidenza ucraina allora nelle mani di Viktor Yanukovich.
Yanukovich era considerato troppo vicino a Mosca e non abbastanza all’Unione europea e quindi era necessario attuare un golpe che nel gergo sorosiano è noto come “rivoluzione colorata”.
Quando ciò accade vediamo le strade di un determinato Paesi pullulare di manifestanti che spesso non sono nemmeno locali ma stranieri reclutati e assoldati per l’occasione per chiedere con forza la fine di un governo.
Quando ciò non basta si ricorre anche a metodi più violenti come visto con l’Euromaidan quando cecchini non appartenenti al governo di Yanukovich aprirono il fuoco sui manifestanti radunatisi nel febbraio 2014 nella piazza Maidan di Kiev.
Una successiva telefonata intercettata tra Catherine Ashton, allora capo della diplomazia dell’UE, e Urmas Paet, ex ministro degli Esteri estone, ha rivelato come furono i leader della opposizione nazista protetti dall’amministrazione Obama e dalla Open Society a compiere il massacro di 95 persone.
I nazisti avevano necessità di radicalizzare il più possibile le proteste e decisero di perpetrare la strage per arrivare al rovesciamento di Yanukovich e consegnare il potere alla loro frangia nazista.
A permettere tale passaggio di consegne è stato George Soros che si vantò anche pubblicamente della sua attività da eversore internazionale.
Qui si vede anche il corto circuito del liberalismo della società aperta che da un lato predica i cosiddetti diritti umani e dall’altro non si fa particolari scrupoli a reclutare assassini e personaggi con la svastica tatuata sul petto pur di raggiungere i propri scopi.
La società aperta di Soros dunque serve a questo. Serve a rovesciare quei governi ostili e in opposizione al disegno del governo globale voluto dalle “grandi” famiglie della finanza quali i Rothschild, i Rockefeller e i Warburg.
La fine della globalizzazione e del potere finanziario
Ciò che sta cambiando adesso è la struttura del potere economico e finanziario che ha consentito a tali famiglie di avere un monopolio assoluto sull’economia mondiale negli ultimi 30 anni.
La globalizzazione che ha trasferito tutte le ricchezze nell’1% della popolazione mondiale sta volgendo al termine.
Non si contano i licenziamenti delle “grandi” corporation e gruppi bancari quali Amazon, Facebook, Goldman Sachs e Morgan Stanley.
Il fondo di investimenti citato in precedenza e che possiede una sterminata rete di società, BlackRock, stavolta ha avuto gli onori delle cronache per le ragioni che non avrebbe voluto.
È il fondo che ha perduto il più alto ammontare di capitali lo scorso anno quando ha visto andare in fumo la cifra da capogiro di 1,7 trilioni di dollari.
Se dunque stiamo per entrare nell’epoca della de-globalizzazione e della fine dell’assolutismo dell’alta finanza è del tutto naturale che uno degli agenti di tale sistema inizi ad uscire di scena.
I licenziamenti della Open Society sono la conseguenza della crisi di tale sistema.
A questo si aggiunga che Soros ha lasciato il suo impero in declino al figlio Alexander che viene giudicato debole e privo della necessaria spregiudicatezza del padre.
È la fine di un’epoca. È la fine dell’epoca della rivoluzione permanente che ha seminato caos e violenza nel mondo in nome delle ambizioni mondialiste.
Sarà un’epoca diversa quella che arriverà dove le nazioni avranno un ruolo da protagoniste e non da comprimarie come è stato negli anni dell’interzionalismo globale.
In questa epoca che sta per iniziare, non ci sarà posto per uomini come George Soros.
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Un altro articolo STUPENDO
L’ho letto un paio di volte perché la prima l’ho letto troppo rapidamente e tanti dettagli non volevo farmeli scappare.
Grazie, e non lo dico per piaggeria, grazie davvero perché se questo è il vero giornalismo, allora c’è ancora SPERANZA
Un cordiale saluto, Sara
Grazie mille, Sara. Onorato di ricevere questi apprezzamenti.
He has done more to destroy democracy and freedom – whether by command or not – than any other living being – with the exception of Klaus Schwab – another of these post-war dinosaurs who I hope will soon perish from this earth.
Certainly he did but fortunately his time has come to an end.
In questi articoli c’è l’anima del giornalismo . Le fonti , l’intreccio storico. Insomma se i libri di storia fossero scritti così, e con queste verità, sarebbe di certo un’altra storia.
E grazie perché leggendo i tuoi articoli è migliorato il mio lessico e modo di scrivere. Grazie.
Grazie per la stima, Davide, e sono lieto che gli articoli ti abbiano arricchito.
Ragguardevole mano tesa a migliorismo e valore.
Ancora e sempre Cesare.
Andrea
Sei una luce nel buio.
Grazie.
Grazie Mirko.