Donald Trump chiede l’arresto di Obama per lo Spygate: resa dei conti per i sodali italiani di Obama?

23/07/2025

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di Cesare Sacchetti

Tulsi Gabbard si presenta davanti ai microfoni di Fox News, intervistata dalla giornalista televisiva Maria Bartiromo, con voce calma e ferma mentre fa delle dichiarazioni di una portata semplicemente devastante.

Il direttore del dipartimento dell’intelligence nazionale in pratica annuncia ufficialmente quello che era stato già detto in diverse occasioni negli anni passati, ovvero che il cosiddetto Russiagate o Spygate non è stato altro che una montatura partorita in primo luogo dall’ex segretario di Stato, Hillary Clinton, che aveva un disperato bisogno di screditare Trump pur di sbarrargli la strada alla Casa Bianca.

Negli ambienti dello stato profondo di Washington, non erano abituati all’idea e all’evenienza che finalmente dopo molti anni potesse farsi avanti un candidato alle presidenziali in grado di rompere il falso duopolio tra repubblicani e democratici.

Nelle stanze del Council on Foreign Relations, uno dei circoli più influenti di Washington di forte impronta rockefelleriana, si decidevano in anticipo non solo i presidenti ma anche le loro linee di politica estera.

La dottrina di Washington è stata per più di un secolo quella di una nazione che ha deciso di costruire un impero e di comprimere sempre di più lo spazio di sovranità dei vari Paesi europei, ridotti a poco più di colonie dal 1945 in poi.

Trump era l’uomo che rischiava di far saltare gli equilibri costruiti da tali ambienti, e allora il partito democratico di Hillary Clinton iniziò a concepire la “idea” che il candidato repubblicano era un uomo gestito e diretto da Vladimir Putin pur di impedirgli di diventare presidente e accusarlo così, falsamente, di “tradimento”.

Barack Obama: l’uomo che autorizzò il golpe contro Trump

Alla Casa Bianca, l’allora presidente Barack Obama sapeva tutto.

C’era stata già una riunione nel settembre del 2016 alla quale aveva partecipato l’ex direttore della CIA, il corrotto John Brennan, che aveva informato Obama del piano di Hillary Clinton di screditare Trump attraverso il dossier patacca confezionato dall’ex agente dei servizi britannici, Christopher Steele.

Nel famigerato dossier, vengono confezionate le menzogne più surreali contro Trump, a partire da quella che il presidente avrebbe ordinato a due prostitute russe di urinare sul letto dell’albergo di Mosca dove aveva dormito Barack Obama pur di oltraggiare la figura del presidente democratico.

Obama sapeva di tali manovre eversive e illegali ai danni di Donald Trump, ma non fece nulla per fermare la macchinazione che si era messa in moto contro l’imprenditore newyorchese.

Obama utilizzò piuttosto la sua autorità presidenziale per rovesciare il parere negativo che i servizi avevano dato sullo scenario che Trump fosse un agente del Cremlino.

Nessuno nelle varie agenzie di intelligence americane, tra le quali ci sono la NSA, il Dipartimento per la Sicurezza Interna, il DHS, la CIA e la stessa FBI aveva avallato l’idea che i russi fossero stati in grado di sovvertire l’esito delle elezioni americane attraverso dei fantomatici attacchi cibernetici.

Donald Trump aveva vinto le elezioni semplicemente perché il movimento che lui aveva costruito, Make America Great Again, il fare di nuovo grande l’America, aveva dato voce a tutti quei diseredati americani che da molti anni non avevano più alcuna rappresentanza a Washington.

Barack Obama era perfettamente informato.

Sapeva che il cosiddetto Russiagate non era altro che una ridicola montatura politica ai danni del presidente Trump, ma ciò nonostante commise uno degli atti di tradimento più clamorosi che un presidente potesse commettere, quale quello di imporre alle varie agenzie di intelligence del suo Paese di ignorare le conclusioni oggettive dei loro rapporti e di affermare che Mosca aveva rovesciato l’esito delle elezioni.

Si può definire quanto accaduto in quel frangente come un vero e proprio colpo di Stato che l’ex presidente Obama aveva ordinato ai danni del neo eletto presidente degli Stati Uniti per preparare il terreno ad una falsa messa in stato di accusa ai danni di Trump.

A gennaio del 2017, a soli 13 giorni dall’inaugurazione di Trump, arriva il rapporto, falso, firmato dai vari direttori delle citate agenzie che avevano accusato falsamente il presidente repubblicano di “collusione” con i russi.

Su tutti i due personaggi più coinvolti in tale tentativo di sovvertire, realmente, l’esito delle elezioni del 2016, sono.il citato Brennan e l’ex direttore dell’FBI, James Comey, che recentemente è finito sotto la lente dei servizi americani per aver condiviso su Instagram una immagine con una scritta in codice “86 47” dove 86 sta a significare “uccidere” e 47 è un riferimento al 47esimo presidente, ovvero Donald Trump.

Il messaggio in codice di Comey

Forse Comey si aspettava questa mossa di Trump di declassificare i documenti, e, preso dal panico, è arrivato a minacciare pubblicamente di morte il presidente Trump.

La paura dell’ex direttore dell’FBI si spiega per una ragione alquanto semplice.

Al cuore di tale cospirazione c’è proprio questo ufficio investigativo.

Il ruolo dell’Italia nello Spygate

Se è vero che a dicembre del 2016, l’agenzia investigativa americana aveva espresso parere negativo su presunte ingerenze russe nelle elezioni americane, il bureau nei mesi precedenti si era dato molto da fare invece per alimentare tale montatura attraverso l’altro lato di questo scandalo, quello italiano, che ancora oggi appare semplicemente cruciale per risalire a ogni filo di tale elaborata cospirazione.

Hillary Clinton voleva associare Donald Trump alla Russia, e a correre in suo aiuto è stato in particolar modo un enigmatico personaggio quale il famigerato professore maltese, Joseph Mifsud, all’epoca docente presso la Link Campus, oggi finita nell’occhio del ciclone per via delle lauree facili concesse ad alcuni agenti di polizia su iniziativa dell’ex rettore Vincenzo Scotti, già ministro dell’Interno della DC nel 1992.

Joseph Mifsud

La Link Campus è un posto particolare. Pullula di uomini dei servizi dell’anglosfera, ed è qui che nel marzo del 2016, si reca un ex consulente di Trump, George Papadopoulos, che abbocca all’esca del professore maltese, il quale gli prospetta l’idea che lui possa fargli avere le email compromettenti di Hillary Clinton.

Mifsud ovviamente non aveva nulla in mano, ma l’ex consulente della campagna di Trump, non sembra porsi nessun interrogativo tanto che nei mesi successivi, confiderà incautamente, per via apparentemente di una sua presunta sbronza, ad un diplomatico australiano, Alexander Downer, che il professore della Link Campus stava per passargli il materiale compromettente su Hillary Clinton.

Downer non è però un diplomatico qualunque.

E’ vicinissimo alla Clinton Foundation, e non appena riceve da Papadopoulos tale informazione, si affretta per farla avere all’FBI che da quel momento in poi, nel giugno del 2016, ha il pretesto per aprire una falsa inchiesta contro Donald Trump che verrà ribattezzata poi con il celebre nome di Crossfire Hurricane.

Il ruolo di Renzi nello Spygate

Attraverso Crossfire Hurricane, l’FBI inizia a spiare illegalmente la campagna di Trump, ma Washington si servì della sponda italiana per incastrare Trump non solo con Joseph Mifsud, ad oggi ancora latitante e protetto dai servizi italiani, ma anche tramite lo stesso governo allora in carica, quello di Matteo Renzi.

A fare tale rivelazione è stato non solo lo stesso Papadopoulos ma anche altre fonti di intelligence americane che concordano sul ruolo avuto dall’ex presidente del Consiglio nel mettere a disposizione i servizi italiani nel tentativo di incastrare Donald Trump.

A fare le spese di questa complessa operazione transatlantica è stato un personaggio del quale si è parlato in più di un’occasione, quale l’ingegner Giulio Occhionero, che aveva una società negli Stati Uniti, la Westlands Securities.

Occhionero scrisse nel febbraio del 2018 al Congresso americano e all’allora ambasciatore americano a Roma, Lewis Eisenberg, per denunciare come la polizia postale italiana, e la sua divisione informatica, la CNAIPC, avessero di fatto hackerato i server della sua società nel possibile tentativo di depositare sui suoi server le famigerate email della Clinton e servirsi così dell’ingegnere romano, vicino al partito repubblicano americano, per “rafforzare” l’accusa contro Trump di essere manovrato dai russi.

Giulio Occhionero

Ad aprile del 2016, c’era stato già un interessante scambio tra l’ex addetto diplomatico dell’FBI presso l’ambasciata americana, Kieran Ramsey, e Nunzia Ciardi, addetta della polizia postale riemersa durante gli anni della sorveglianza dei cosiddetti “no vax”, nel quale Ramsey ringraziava la Ciardi per averlo individuato a localizzare i server della GMX email utilizzate da Occhionero.

Tale interessamento degli americani per l’ingegnere ad aprile del 2016 e tale assistenza degli italiani meriterebbe maggiore approfondimento, soprattutto se si pensa che all’epoca non c’era nessuna inchiesta giudiziaria della procura di Roma nei riguardi di Occhionero e non si comprende perché mai le autorità americane e italiane fossero interessate a conoscere la posizione dei server delle mail di Occhionero.

Secondo il citato Papadopoulos, ad autorizzare tale operazione sarebbe stato proprio lui, Matteo Renzi, che una volta giuntagli la richiesta di assistenza da parte di Barack Obama durante l’incontro dei due alla Casa Bianca nel settembre del 2016, avrebbe dato la propria disponibilità a coinvolgere i servizi italiani per fermare la corsa di Donald Trump.

Si vede così tutta la complessità di tale operazione che ha visto la partecipazione di diversi governi stranieri, su tutti l’Italia e la Gran Bretagna, che volevano a tutti i costi impedire che Trump diventasse presidente perché una simile eventualità avrebbe messo definitivamente fine al cosiddetto blocco Euro-Atlantico, e alla conseguente dismissione dell’impero americano, perno della cosiddetta governance globale.

La posta in gioco era altissima e gli attori che hanno partecipato a tale cospirazione sono personaggi di altissimo profilo.

Tulsi Gabbard non ha girato intorno alla questione.

Il direttore del DNI ha ufficialmente chiesto al dipartimento di Giustizia di mettere sotto inchiesta l’ex presidente Barack Obama per aver autorizzato un simile piano eversivo ai danni del presidente Trump.

Lo stesso presidente Trump non è stato affatto diplomatico.

Sulle reti sociali, ha condiviso un video fatto con l’IA nel quale si vede l’arresto di Obama, circostanza che ha suscitato la immediata e scomposta reazione di Renzi che ha parlato di “fake news” e dei fantomatici “danni” che il sovranismo porterebbe ai vari Paesi.

L’ex presidente democratico, chiamato direttamente in causa, ha provato a ribadire quanto gli stessi documenti ufficiali hanno smentito, ovvero che le agenzie di intelligence sostenevano che la Russia avesse ingerito nelle elezioni americane.

Non c’era nulla di vero in tale ridicola affermazione, e la inevitabile conclusione non può essere quella che Obama ha ordinato alla CIA, alla FBI e alla NSA di confezionare un falso rapporto pur di screditare Trump.

Il video IA nel quale Obama viene arrestato di fronte a Trump

Se dunque il sovranismo sta portando dei danni, come afferma Renzi, non è certo ai popoli, ma a quelle élite che hanno fatto di tutto per minare la sovranità dei loro Paesi per portarla in dote a centri di potere sovranazionali, molto spesso ignoti all’opinione pubblica, ma che nelle democrazie liberali sono i veri gestori del potere.

Forse è questa eventualità che spaventa più di tutte l’ex presidente del Consiglio la cui carriera politica dopo la fine del suo mandato calato dall’alto da Giorgio Napolitano è andata incontro al crepuscolo e oggi è entrata nella fase del definitivo tramonto.

Se viene ufficialmente rinviato a giudizio un presidente degli Stati Uniti per aver autorizzato un piano cospirativo contro il presidente Trump, allora è molto difficile che gli altri cospiratori italiani che hanno presto parte a tale colpo di Stato possano sperare di uscirne indenni.

Dev’essere questo lo scenario che tormenta molti peones dello stato profondo italiano che avevano il proprio cordone ombelicale legato alla palude del governo parallelo di Washington.

Adesso stanno venendo meno tutte le protezioni del passato, e i conti rimasti in sospeso saranno probabilmente presto saldati.

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14 Commenti

  1. Rodolfo Funari

    Che il Signore faccia giustizia! Che il Suo braccio santo colpisca con la massima durezza i mafiosi criminali che opprimono i popoli con infame tirannide! Mi creda, dott. Sacchetti: ho esaurito le preghiere, che recito quotidianamente e più volte ogni giorno, perché la vendetta divina si scateni inesorabile contro questo manipolo di malviventi e traditori dei loro popoli. Invito tutte le persone di buona volontà a fare altrettanto: chiediamo anche al Signore, in una preghiera collettiva, la vendetta divina! Vi esorto a pregare perché gli scenari di bonifica morale e purificazione civile e nazionale, che gli articoli del dott. Sacchetti auspicano e prefigurano in proiezione futura, si realizzino inesorabilmente e letteralmente, senza pietà, senza misericordia, e con il massimo rigore punitivo contro chi ha tradito, mistificato, ingannato i popoli e la Giustizia umana e divina!

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Rodolfo, credo che le sue preghiere siano già in corso di esaudimento.

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  2. Massimo

    Ciao Cesare.Il fatto di un possibile rimpasto nel governo italiano come da te preannunciato, può essere collegato a queste dichiarazioni di Tulsi Gabbard?

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Ciao Massimo, è possibile ma il rimpasto che vorrebbero fare, e ancora non hanno preso una decisione definitiva, sembrava già bollire in pentola da qualche settimana.

      Rispondi
  3. Luca

    Buongiorno Cesare. Per quanto riguarda la negazione continua di Trump in merito alla lista Epstein? Perche nega che ci sia se ha fondato la sua campagna elettorale anche sulla promessa di divulgare la lista?

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    • La Cruna dell'Ago

      Perché probabilmente o ci sono nomi che se uscissero creerebbero problemi a Trump, vedi bin Salman, oppure Trump ha teso una trappola ai quotidiani che adesso stanno chiedendo il rilascio della lista. Trump da poco ha detto che verranno rese pubbliche le testimonianze del processo Epstein. Dobbiamo aspettare quelle per capire la strategia di Trump.

      Rispondi
    • Deborah

      Io credo che ci sia già un “One world government” satanico di cui Epstein era un impiegato, e neanche un impiegato di tanta importanza. La mia speranza è che Trump vorrebbe far cadere tutta la struttura, per sempre, in pratica sconfiggere Satana sulla terra, e non vedo come l’atto di far uscire i dettagli sui personaggi coinvolti possa aiutare ad arrivare a questo risultato. Siamo in mezzo a una seconda guerra rivoluzionaria, i dettagli li avremo quando la guerra sarà vinta. Così la vedo io dall’oltreoceano ma il mio punto di vista non è per niente popolare. Buona giornata

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  4. Simone

    Mi sembra che fu lei stesso sul canale Telegram….oppure non ricordo forse altre fonti…a pubblicare una depoizione d in un Tribunale americano del Kansas se non erro….una tale Maria…..Zack….ecco ho ritrovato il video: https://rumble.com/vxil0v-maria-zacks-earth-shattering-testimony-kansas-senate-hearing.html – che fa il nome del Gen. Claudio Graziano, trovato morto a casa sua a Roma l’anno scorso il 17.06.2024….si disse per suicidio perché era depresso per la perdita della moglie avvenuta l’anno prima. Ora, non abbiamo prove ovvio, ma è possibile solo ipotizzare che – invece – il Gem. Claudio Graziano sia stato – somehow – “suicidato”, insomma un omicidio travestito da omicidio….. e mi azzardo a farla lunga: stessa cosa per il Sen. Bruno Astorre (anche lui coinvolto nello Spygate all’itaiana?)…..P.S.: l’anno scorso si verificò anche il suicidio di un Rettore in carica (non capita tutti i giorni), il Rettore della Cattolica: Franco Anelli.

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Simone, no, non fui io a pubblicare quell’udienza. Maria Zack è una depustatrice. Ha messo diversi elementi falsi nello scandalo pur di screditarlo.

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      • Paola BBB

        Buongiorno Cesare,
        perdonami se ti disturbo
        non riesco a scivere nei commenti del tuo canale.
        Mi scrivono che gli amministratori mi hanno impedito di scrivere.
        Perchè? Che succede?

        Rispondi
        • La Cruna dell'Ago

          Il bot ti aveva ristretto i permessi, Paola. Ora dovrebbe essere tutto a posto.

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  5. Mariella Cannarozzo

    Salve Cesare, le notizie migliorano di giorno in giorno..
    Ovviamente sono sempre più impaziente di vederne la fine
    qualche tempo Le ho fatto una domanda, chi a suo avviso, avrebbe potuto prendere le redini del nostro Paese, una volta ripulito da questa feccia.
    Mi ha risposto che a tempo debito le persone giuste si sarebbero fatte conoscere.
    Le rifaccio la domanda oggi a distanza di qualche anno: chi secondo lei potrebbe essere adatto al ruolo?
    Grazie come sempre
    un saluto
    Mariella

    Rispondi
  6. MarTino

    Buonasera dottor Sacchetti.
    I ricorrenti articoli su questo argomento, se da un lato mi mandano in sollucchero, dall’altro mi fanno incazzare di brutto, m’inervsiscono molto!
    Sono felicissimo che finalmente si aprono le cancellate del gabbio per questi criminali, per carità! Ma succede in America, mica qui! I nostri rimangono ancora impuniti.
    E delle masnade di criminali de noaltri che può esserne se nessuno li tocca? I giudici sono membri di queste cricche criminali, quindi non abbiamo speranze che possa essere fatta giustizia”per via ordinaria”.
    Io i sodali di Renzi (e non solo del decerebrato di Rignano sull’Arno) me li ritrovo come vicini di casa, ne subisco i crimini da decenni…..! Ma tanto che denuncio a fare se ogni volta chi di dovere si rivolta contro di me o contro quei pochissimi che cercano con me o come me di difende i propri sacrosanti e legittimi (e legali) interessi, il prorprio diritto di campare come Dio comanda, invece che muoversi, come di dovere, contro questi maledetti crimiali?
    Girano voci molto interessanti su figure di primissimo piano che sarebbero coinvolti in interessanissimi affari con gente del posto, sui quali potrebbe valere la pena investigare…..! Ma non sarebbero assolutamente da escludere anche coinvolgimenti in rilevanti affari sviluppatisi nel recente passato. D’altronde se evitano di indagare i magistrati, allora vuol dire che i sospetti o le chiacchiere sono fondati….!
    Concludo con una nota dolorosissima e felice al contempo: l’eutanasia scandalosa di due giorni fa’ consumatasi qui a Perugia, potrebbe essere il segno che s’è toccato il fondo.
    Zitta e buona la magistratura; vergognosamente e scandalosamente silente l’autorità ecclesiastica (ha ragione da vendere monsignor Viganò) o quantomeno in colpevole ritardo. Ma questo potrebbe significare che le parole di Santa suor Lucia Dos Santos si stanno verificando, come informava il fu cardinal Giacomo Biffi: la battaglia finale si combatterà sui temi della famiglia e della vita.
    Cordiali saluti.
    MarTino.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Se Obama va dietro le sbarre, Martino, i suoi sodali sono finiti. Trump li troverà ovunque.

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