Pam Bondi e il viaggio in Italia: prove tecniche di demolizione della Seconda Repubblica?

23/12/2025

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di Cesare Sacchetti

Sui quotidiani italiani ha avuto poco spazio, o tutt’al più è stato trattata come una ordinaria visita di cortesia del procuratore generale degli Stati Uniti, Pam Bondi, in Italia per incontrare alcuni esponenti del governo Meloni.

In realtà è stata molto di più, e per calcolare la cifra di tale viaggio è necessario prima di tutto guardare alla sua tempistica.

Poco prima che la Bondi giungesse in Italia, la Casa Bianca aveva pubblicato il suo esplosivo rapporto sulla sicurezza nazionale che ridisegnava definitivamente i confini della politica estera americana.

L’Euro-Atlantismo è stato ufficialmente accantonato .

I propositi di sostenere l’anglosfera e l’apparato atlantico sono stati messi da parte per essere sostituiti invece da una politica estera fortemente basata sul principio del non ingerenza negli affari di Paesi stranieri, e di conseguenza il nemico di Washington oggi non sono più i sovranismi, ma il globalismo.

Washington ha cambiato completamente rotta, e ora il principale avversario della Casa Bianca viene considerato l’ultimo fragile baluardo dello spettro della defunta governance globale, ovvero quella Unione europea un tempo finanziata proprio dagli Stati Uniti, definita invece oggi da Trump come la più grave minaccia alla preservazione dell’identità cristiana del vecchio continente.

Trump ha messo nel mirino una serie di Paesi per scardinare l’Unione e arrivare a trattare finalmente con i futuri redivivi Stati nazionali, e tra questi c’è proprio l’Italia.

Roma può considerarsi a tutti gli effetti come il ventre molle di Bruxelles.

Nel Belpaese, l’insoddisfazione nei confronti dell’Unione è la più alta in Europa, per il semplice fatto che il popolo italiano ha oggi maturato in larga parte la consapevolezza che Bruxelles è una entità nemica dell’Italia, delle sue realtà locali, della sua storia, della sua cultura e delle sue tradizioni, e ovviamente della sua economia, un tempo tra le più fiorenti e invidia delle varie cancellerie europee.

Trump è consapevole che il magma del malcontento verso Maastricht scorre denso tra gli italiani, e l’Italia è da diversi anni uno dei Paesi con i quali il presidente degli Stati Uniti cerca di stabilire un’alleanza in grado di far saltare una buona volta l’Unione e far affondare così definitivamente l’ultimo fragile appiglio di un globalismo ormai sempre più in crisi, sempre più messo ai margini da tutte le potenze che contano.

Il viaggio di Pam Bondi e gli avvisi alla politica italiana

Secondo fonti governative americane, Pam Bondi è giunta a Roma per tastare il terreno.

Pam Bondi con Nordio

Il presidente degli Stati Uniti ha mandato il suo procuratore generale in Italia per iniziare a sondare possibili alleanze in chiave anti-eurista, ma Trump è ben consapevole che la classe politica italiana è infestata da una pletora di fedeli servitori dell’UE e delle solite massonerie, le vere centrali di controllo di un sistema politico estremamente corrotto.

Trump però ha dalla sua molti assi da giocare, e la Bondi nei suoi incontri ha fatto capire che la pazienza a Washington è esaurita.

Il presidente non tollera più gli equilibrismi di Giorgia Meloni che pronuncia delle blande parole a favore dell’amministrazione americana, smentite poi da una politica del tutto allineata alle direttive impartite dall’Unione europea e dalla NATO.

Alla Casa Bianca, vogliono iniziare a vedere un cambio reale di politica estera che se non si verificherà porterà alla rivelazione di scandali pubblici.

La Bondi è questo messaggio che ha trasmesso.

Trump sa tutto dell’enorme giro di corruzione ucraino, nel quale sono coinvolti personaggi di primissimo piano della Commissione europea, assieme a diversi politici italiani che si sono arricchiti non poco dall’inizio della guerra ucraino-russa.

Il giro di tangenti è vastissimo.

C’è una torta enorme a Kiev, che l’ultima inchiesta della NABU, l’ufficio anti-corruzione ucraino, ha appena iniziato a scoperchiare.

Nelle carte degli investigatori della NABU e dell’FBI, ci sono i nomi del corrotto governo di Kiev, quali il latitante Myndich, fedelissimo di Zelensky fuggito probabilmente in Israele, il negoziatore del presidente ucraino, Yermak, il ministro della Difesa Umerov, così caloorosamente ricevuto da Crosetto, assieme a diversi commissari UE e politici europei di primissimo piano.

Crosetto raggiante con Umerov

Il malaffare ha invaso ogni angolo delle cancellerie europee.

Ognuno ha preso un piccolo pezzetto di quella torta, e le tangenti sono state girate su vari conti correnti esteri, alcuni dei quali sono nella “amatissima” Albania di Edi Rama, uomo di George Soros, e ciò spiega l’improvvisa infatuazione due anni orsono dei vari organi di stampa italiani per il turismo albanese.

Si trattava soltanto dell’ennesima pubblicità ad una lavatrice di denaro sporco che ha fatto comodo a molti.

L’Albania è divenuta a tutti gli effetti una delle centrali di riciclaggio privilegiate della classe politica italiana, e se si indagasse a fondo su questo giro di tangenti, ne verrebbe fuori un terremoto in grado di lasciare probabilmente poche pietre di Montecitorio.

Washington sa di questo giro di corruzione.

Sa il percorso che fanno i fondi ucraini, ed è al corrente di quali sono i politici che hanno preso indebitamente quei soldi.

Le frecce all’arco di Trump non sono soltanto queste però.

Secondo le citate fonti governative americane, il presidente degli Stati Uniti è stato molto preciso al riguardo nelle varie riunioni del suo gabinetto.

Donald Trump sa perfettamente chi sono i personaggi della politica italiana che nel corso degli ultimi anni hanno attivamente tramato contro di lui ed è a questi che vuole arrivare.

Le due operazioni eversive dall’Italia contro Trump

E’ la storia dei due colpi di Stato che sono stati attuati contro di lui dal 2016 in poi.

Il primo è l’ormai famigerato Spygate, una complessa operazione di spionaggio e diffamazione orchestrata direttamente dall’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ordinò alle agenzie di intelligence americane di fabbricare una bugia, quella secondo la quale Mosca avrebbe propiziato la vittoria di Trump.

Lo Spygate ha però contorni internazionali, che superano quelli degli Stati Uniti d’America.

Nella sua genesi, si incontra la partecipazione diretta di agenzie di intelligence estere, su tutte l’MI6 inglese, che attraverso un suo ex agente, Christopher Steele, ha partorito un dossier patacca contro Trump, e i servizi segreti italiani che si diedero da fare per incastrare l’ingegner Giulio Occhionero, vittima sacrificale da utilizzare per accusare Trump di aver avuto un ponte diretto con i russi per avere le email di Hillary Clinton.

Secondo un ex collaboratore di Donald Trump, George Papadopoulos, l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha avuto un ruolo diretto in tale cospirazione.

Renzi e Obama

Renzi voleva aiutare il suo sodale Obama perché l’avvento di Donald Trump avrebbe scosso le fondamenta di 70 anni di politica estera americana fondata sulla supremazia dell’impero atlantico, pilastro della governance globale, e Trump rappresentava un pericolo mortale per i potentissimi circoli che avevano le redini della Casa Bianca, quali il CFR, la Commissione Trilaterale e il solito gruppo Bilderberg.

A Roma, la situazione è pressoché identica.

Sono i think tank come l’Aspen Institute della famiglia Rockefeller a stabilire le linee guida da seguire per la classe politica italiana, i cui membri come Prodi, Tremonti, la Meloni, Renzi, Ciampi, e molti altri sono tutti appartenenti a queste camere riservate del potere, laddove i signori della finanza e del capitale selezionano i “migliori” per eseguire al meglio i loro scopi.

Donald Trump era una insopportabile minaccia al vecchio “ordine”, e allora ecco che prontamente si mette all’opera contro di lui lo stato profondo dell’Italia e delle sue élite liberali che dichiarano guerra al candidato dei repubblicani.

Saltano tutti gli schemi.

Il principio di neutralità verso uno dei candidati in corsa alla Casa Bianca non viene soltanto violato attraverso inopportune dichiarazioni di sostegno a Hillary Clinton da parte di esponenti del governo Renzi, ma anche attraverso generose donazioni alla candidata dei dem.

Dalle casse pubbliche dello Stato italiano escono più di 100mila euro versati dal ministero dell’Ambiente allora presieduto da Gian Luca Galletti, nominato da Renzi e confermato da Gentiloni, alla Clinton Foundation.

Renzi vuole dare il massimo sostegno a Hillary Clinton.

L’ex rottamatore vuole fare del tutto per assicurarsi che alla Casa Bianca si insedi l’ex segretario di Stato americano, e non esita a trasformare lo Stato italiano in un diretto contributore della campagna di Hillary, una donazione sulla quale la Corte dei Conti non si è mai interessata, ma ciò non rappresenta una novità per la magistratura contabile, se si pensa a tutti i vari appalti e fondi spariti nel corso della farsa pandemica, mai sanzionati dagli ermellini.

La macchinazione è vasta, ma si infrange rovinosamente contro il suo fallimento.

Nonostante le trame e le cospirazioni eversive, Trump diventa presidente degli Stati Uniti, e la politica estera americana vira prontamente, una circostanza che tormenta i vari peones della politica “italiana”.

Si arriva così inevitabilmente ad un’altra cospirazione, se possibile, ancora più vasta dello Spygate.

Si arriva al famigerato Italiagate, un’altra operazione eversiva che, secondo diverse fonti di intelligence americane ed italiane, avrebbe visto il governo Conte II, impegnato nell’eseguire una massiccia frode elettorale ai danni di Trump attraverso l’assistenza del leader del settore aerospaziale, Leonardo.

Conte negli anni precedenti aveva esercitato molto l’arte del doppiogioco.

Un anno prima, a Roma giunsero alcuni uomini di Trump per fare luce sul ruolo dell’Italia e del fantomatico professore maltese Mifsud, protagonista dello Spygate nel 2016, e protetto dai servizi italiani e inglesi.

A Roma, viene ufficialmente nel settembre del 2019 l’allora procuratore generale, William Barr, per ascoltare un nastro attribuito a Mifsud, e alla riunione, Conte manda i tre uomini più alti in grado dei servizi, quali Gennaro Vecchione, allora direttore del DIS, il dipartimento di informazioni per la sicurezza, affiancato dal direttore dell’AISE, Luciano Carta, e dal direttore dell’AISI, Mario Parente.

Giuseppe Conte

C’è in quell’occasione quindi l’intero stato maggiore dell’intelligence italiana, ma non c’è alcuna collaborazione per fare luce negli angoli bui del caso Spygate.

Secondo quanto riportato dal giornalista americano Paul Sperry, i capi dei servizi italiani invece di assistere Barr nella sua indagine, somministrano al procuratore generale una polpetta avvelenata.

I tre lanciano una falsa accusa di evasione fiscale nei riguardi di Trump senza dare alcun contributo per l’indagine del presidente americano.

Conte si mette chiaramente di traverso.

L’ex avvocato del popolo vuole sabotare gli ingranaggi di quella indagine che vede coinvolti i servizi segreti italiani e il governo Renzi nello spionaggio illegale ai danni del presidente degli Stati Uniti.

Un anno dopo, nel novembre del 2020, la macchinazione si fa ancora più vasta.

I servizi italiani si mettono ancora una volta a disposizione dello stato profondo americano e della CIA per eseguire un nuovo golpe ai danni del presidenti.

I vari apparati dell’intelligence italiana si adoperano per far insediare alla Casa Bianca Joe Biden attraverso una massiccia frode elettorale della quale Trump è stato informato sin dalle primissime battute.

Sulla questione del broglio del 2020, il presidente è tornato proprio recentemente.

“Abbiamo tutte le informazioni”, queste le parole di Trump, un messaggio che è partito dagli Stati Uniti, ha attraversato l’Atlantico ed è arrivato dritto nei corridoi di Montecitorio e di palazzo Chigi, facendo salire le ansie e le preoccupazioni dei sempre più incerti ed irrequieti politici dello stato profondo italiano che si sono resi conto di una evidenza tanto semplice quanto, per loro, ineluttabile.

I leader dei partiti italiani sono finiti sul libro nero di Trump.

Il comandante in capo degli Stati Uniti ha esaurito la pazienza.

Alla classe politica della Seconda Repubblica non sarà data più corda.

Pam Bondi è giunta per trasmettere tali messaggi, e se ci sarà un probabile ostruzionismo della politica italiana, allora il vaso di Pandora degli scandali si aprirà anche per l’Italia.

Una Tangentopoli alla rovescia in arrivo?

Se la Seconda Repubblica proverà a mettersi di traverso, allora si verificherà qualcosa di simile e contrario a quanto accadde nel 1992.

Washington allora aveva l’esigenza di mettere in scena una rivoluzione colorata giudiziaria.

Nelle stanze dell’anglosfera e dei vari circoli mondialisti, si era deciso di disfarsi di una classe politica troppo “ingombrante”, troppo autonoma per i parametri Euro-Atlantici che marciavano verso un accentramento del potere e verso un unilateralismo mondiale.

La Prima Repubblica cadde sotto i colpi di un golpe.

Vennero eseguiti saccheggi di Stato per mano di funzionari come Mario Draghi che a bordo del Britannia ossequiava i funerali della quarta potenza industriale mondiale e vendeva le sue spoglie al miglior offerente.

33 anni dopo, gli equilibri sono cambiati completamente.

Washington da forza dell’eversione si è trasformata in una potenza alla ricerca della pace e del ripristino della sovranità degli Stati nazionali, esautorati dall’ordine partorito dalla seconda guerra mondiale.

L’amministrazione Trump non cerca interlocutori telecomandati da Bruxelles né orfani di un apparato che non esiste di fatto già più.

Vuole interlocutori in grado di difendere l’interesse nazionale, esattamente quello che i passacarte della classe politica italiana non hanno fatto per più di 30 anni.

Se ci sarà resistenza al cambiamento, il destino del sistema politico italiano è in ogni caso già segnato.

Gli Stati Uniti hanno già deciso di far uscire il puzzo della corruzione che infesta la politica italiana per iniziare ad attuare le strategie di politica estera delineate nel documento sulla sicurezza nazionale.

Trump sa dove sono seppelliti tutti i cadaveri della Seconda Repubblica.

Giunti a questo punto, non deve fare altro che riesumarli.

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5 Commenti

  1. Fiat voluntas tua

    Grazie Dr Sacchetti.
    Il 1992 ha segnato l’apice dello snaturamento della nostra identità, poi proseguito fino ad oggi. Non se ne può più. Sperando finalmente nel crollo di quel sistema di potere e di ritornare a vivere senza consegnarci a chi ci vuole morti auguro a lei e ai suoi cari la serenità del santo Natale. Festeggiamo non solo la memoria della nascita del Verbo incarnato, ma l’attesa della promessa del Suo ritorno glorioso tra gente che lo attende e si prepara come si deve.

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  2. Susanna

    Sacchetti bannami pure come quando ti dissi del qfs e dell’alleanza. Ma hai capito che Meloni è la più importante alleata in Europa dell’alleanza? Hai capito che per ciò che ha subito l’Italia e x sua importanza, Meloni agisce dietro le quinte? Mai stata lady Aspen, basta controllare. Trump ha elogiato in maniera significativa e non tattica Meloni, che fu scelta dall’alleanza già nel 2017 come Trump molto prima del 2015. Salvini è citato in un drop ed ha dato segnali di essere un operatore. Nota dolente è Forza Italia/Tajani ma del resto non c’erano numeri x vincere. Meloni è stata lasciata un mese prima di avere l’incarico e boicottato. Dovette sottoscrivere il sostegno all’Ucraina (Georgescu e Le Pen hanno fatto scuola). I russi lo sanno bene. Zacharova non ha mai nominato il governo ma Mattarella. Tutti i giornali esteri anche del sistema la incoronano come leader europea, accordi in tutto il mondo etc. Sacchetti il ventre molle di Bruxelles (governo italiano) sai che farà? Prenderà il volo dalla Ue e altri seguiranno. Era già stato deciso da tempo e Trump ha fatto trapelare non a caso il famoso NSS dove chiede all’Italia per prima di staccarsi dalla NaziUe. Chi ha bloccato il furto degli asset russi? Meloni. Mi spiace che un italiano debba mettere dubbi su chi sta lavorando per la nostra sacra Italia. Meloni, Salvini, Borghi e Bagnai sono gli operatori italiani più importanti nel piano. Fattene una ragione e se vuoi essere serio smetti di mettere ombre su chi non le merita e sta rischiando per noi. Tu e Landi avete molte analogie. Chiaritevi le idee

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    • La Cruna dell'Ago

      Il drop di Salvini non è stato scritto da Q, ma da un utenti quasi certamente vicino a Salvini. Fin troppo facile capire chi sia…La Meloni sta nell’Aspen e NON è mai stata scelta da Trump, come gli altri falsi oppositori da operetta. Sono tutti depistaggi da due lire di falsi controinformatori in mano a servizi e partiti, smentiti decine e decine di volte. Non ho analogie con nessuno.

      Rispondi
  3. Alice

    Ciao Cesare, hai citato più volte fonti governative americane. Hai fili diretti con tali ambienti? Te lo chiedo per una curiosità estrema niente di più. L’articolo è una summa perfetta, le tempistiche che forse alcuni ti imputavamo come troppo ottimistiche, con il viaggio di Bondi, sono state fin troppo realistiche. Complimenti come al solito per il fiuto e ti rinnovo come sempre la mia stima.

    Se noti dall’arrivo di Bondi in poi, l’inutile carta straccia, in un capovolgimento della realtà di 180 gradi, ha cominciato a parlare di crollo dei consentì che non si vedeva dai tempi di Nixon oltre alle solite stronzate sesquipedali. Per i comuni mortali come noi è un vento di bonaccia rassicurante.

    La vendita ai greci di Repubblica e La Stampa e l’imbeccata di Corona su Marina Berlusconi e di suo marito (nonchè il vespaio che si è alzato tramite le puntate che sta pubblicando) , come le leggi?

    Il solito grande abbraccio. Sei un faro di speranza

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Ciao Alice, ti ringrazio molto. Posso dirti che ci sono fonti buone e affidabili. Un caro saluto e a presto.

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