Il documento della Casa Bianca che condanna l’UE e mette fine al governo mondiale

07/12/2025

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di Cesare Sacchetti

Lo si potrebbe giudicare, a prima vista, come un documento di carattere geopolitico, una di quelle pubblicazioni che delinea le strategie di politica estera degli Stati Uniti, ma in realtà è molto di più.

L’ultimo documento della Casa Bianca intitolato “Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America” sorpassa i confini della politica estera contingente, ed entra a pieno titolo in quelli della storia.

A Washington, si è definitivamente intrapresa un’altra strada.

Il corso del secolo americano nato e concepito prim’ancora dello scoppio della seconda guerra mondiale può dirsi definitivamente concluso.

A Yalta, nel 1945, i tre “grandi” vincitori della guerra si misero al tavolo per spartirsi le zone di influenza.

Il secolo XX: l’età degli imperi

Nasceva l’età degli imperi, l’età nella quale le sovranità nazionali dei singoli Stati iniziano ad essere ristrette sempre di più, esautorate da blocchi geopolitici internazionali, i quali a loro volta rispondevano ad altri interessi, di natura privata, soprattutto bancaria e finanziaria.

A Occidente, nasceva quella che è oggi chiamata l’anglosfera, fondata sull’’Euro-Atlantismo e sul ruolo decisionista degli Stati Uniti d’America.

Washington aveva il compito di mantenere tale “ordine”, o meglio aveva il compito di assicurarsi che ogni singolo Paese dell’area seguisse una linea di politica estera in linea non tanto con i veri interessi degli Stati Uniti, ma con quelli dei poteri che avevano in mano la superpotenza americana.

L’America è stata una potenza, per così dire, commissariata.

Mai realmente padrona del suo destino, e sempre soggetta alle volontà di chi voleva servirsi di tale blocco per perseguire un’agenda fondata sulla fine delle sovranità nazionali e sulla costruzione di una governance globale.

Winston Churchill lo disse chiaramente, senza indugi, e con inequivocabile chiarezza nel 1950, quando a Copenaghen, affermava espressamente che il futuro dell’umanità sarebbe stato quello di avere un supergoverno mondiale, retto a sua volta da vari blocchi regionali, nei quali c’era anche l’allora URSS.

Winston Churchill

Ci si illude infatti se si pensa anche soltanto per un istante che l’Unione sovietica sia stata una sorta di variabile imprevista nel risiko del mondialismo, quando essa è stata creata sin dal primo momento proprio dalla finanza ebraica di New York nell’ottica di marciare verso l’età degli imperi e dell’annullamento degli Stati nazionali.

Un altro devoto seguace del governo mondiale come il conte Kalergi la mise senza difficoltà alcuna nella sua mappa del governo mondiale, dove avrebbero dovuto esserci gli Stati Uniti d’Europa, un superaggregato regionale che di europeo avrebbe ben poco, se non il nome.

Kalergi, come gli altri seguaci del mondialismo, voleva una immigrazione di massa e la conseguente sostituzione etnica perché in tale aggregato globale, è necessario cancellare i tratti distintivi delle nazioni, annacquarli attraverso il famigerato “meticciato”, in modo da avere al di sotto di tale Leviatano globale una massa informe, indistinta, senza alcuna identità etnica e religiosa.

Lo schema di governo mondiale di Kalergi

Il secolo XX è stato pienamente modellato su tali idee.

Non c’è stata una singola istituzione politica ed accademica che non abbia perorato tale causa, e le classi politiche degli ultimi decenni, soprattutto degli ultimi 30 anni, si sono tutte prostrate a tale volontà.

La politica è stata messa da parte.

Al suo posto, hanno fatto ingresso elementi tecnocratici che attraverso Washington trasmettevano gli ordini da eseguire ai vari Stati satelliti dell’Europa Occidentale, ai quali veniva lasciata ben poca scelta, se non quella di eseguire le direttive impartite da quel grumo di poteri che avevano in mano la presidenza degli Stati Uniti, a partire dall’influente Council on Foreign Relations, fondato negli anni’20 e finanziato sin dal primo istante dalla famiglia Rockefeller che lo designarono come anticamera necessaria per mettere piede nella Casa Bianca.

Un simile potere ce l’aveva un altro esclusivo club, o meglio setta, come il Bohemian Grove, il ritrovo annuale dei potenti d’America e del mondo che si danno appuntamento tra le alte sequoie californiane per eseguire cerimonie di natura esoterica come il rito della cremazione che si tiene davanti alla statua di un gufo gigante, una rivisitazione della malvagia divinità del Moloch alla quale gli israeliti sacrificavano gli infanti.

C’è una “filosofia”,  o meglio una religione alla base dell’idea del mondialismo, e se si ignora qual è la sua matrice, diventa arduo, se non impossibile, comprendere quali sono i principi che governano l’idea del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale, il cui motore non è altro che quello della massoneria e della religione luciferiana.

Washington a sostegno dell’Unione europea

Gli Stati Uniti d’Europa sono il prodotto di tale idea.

Essi non sono altro che una concezione in vitro di una falsa Europa, elaborata sin dal primo istante per sostituire l’identità cristiana del vecchio continente con un’altra artificiale.

Si tratta di un impianto politico, nel quale si cerca di scristianizzare l’Europa attraverso una invasione pianificata di immigrati islamici, assieme alla ideologia liberal-marxista che si propone di proibire l’osservanza della religione cristiana in nome dell’accoglienza e del “rispetto” di altri culti.

E’ una miscela che non di rado produce dei corto circuiti, perché far convivere l’islam con la secolarizzazione progressista si rivela impresa impossibile, ma la logica e la razionalità non sono certo caratteristiche del globalismo.

L’Unione europea è comunque senza dubbio parte fondante di tale operazione.

Sul finire della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si assumono difatti il ruolo di garanti della costruzione dell’edificio “europeo”.

Viene costituito un apposito ufficio dell’OSS, il precursore della CIA, diretto dal generale William Donovan che si incarica di far affluire ingenti fondi al progetto comunitario.

William Donovan

Washington vuole gli Stati Uniti d’Europa perché la Casa Bianca non si discosta dall’idea che la sovranità nazionale è un concetto “superato” nella storia moderna, che deve lasciare il posto a centri e strutture al di fuori dei confini nazionali che l’uomo della strada spesso ignora.

L’età della governance globale sembra pressoché inarrestabile.

Verso la fine degli anni’80 viene accompagnata sull’uscio della storia anche l’URSS, poiché ormai il comunismo ha assolto abbondantemente alla sua fondazione, ed è il tempo di lasciare posto al momento unipolare.

L’impero americano diventa l’assoluto arbitro della storia.

Se c’è da far scoppiare una guerra e rovesciare un governo sgradito ai vari apparati mondialisti e allo stato di Israele, il presidente, mero intermediario di tali poteri, si limita a trasmettere gli ordini ricevuti.

La Casa Bianca non è il governo americano.

E’ l’archetipo del governo mondiale che passo dopo passo toglie dalla mappa tutti gli attori che possono creare qualche intralcio, financo ad arrivare agli omicidi politici alla luce del sole quali quello dell’ex presidente serbo Milosevic e del colonnello Gheddafi, il cui assassinio è stato oggetto di derisione da parte dell’ex segretario di Stato, Hillary Clinton, coinvolta in numerosi scandali e sospettata di diversi omicidi.

Washington impone la regola del sangue.

Chi si oppone, viene ucciso, fino a quando nella macchina, apparentemente perfetta, della governance globale si inseriscono quei “granelli” che la fanno inceppare.

Gli ostacoli che fermano la governance globale: Stati Uniti e Russia

Mosca risorge dalle sue ceneri, e inizia a poco a poco a gettare le basi di un’altra geopolitica, ovvero quella del multipolarismo, dove non c’è il diktat di un impero sui vari Paesi satelliti.

Alla Casa Bianca, arriva la variabile imprevista, quella che cambia definitivamente il corso della storia e accompagna il mondo verso una fase completamente diversa rispetto a quella degli ultimi 80 anni.

Si instaura al potere nel 2016 Donald Trump, il presidente imprenditore che vede il baratro nel quale i vari circoli mondialisti stanno portano il mondo e l’America, e decide di candidarsi per fermare l’infernale meccanismo.

Inizia una guerra senza sosta al presidente, fatta di colpi di Stato elettorali, false accuse di “eversione”, svariati tentativi di omicidio e incessanti campagne di fango da parte della stampa asservita agli oligarchi del mondialismo, ma tutto è vano.

Donald Trump riesce a tornare ufficialmente in carica anche per un altro mandato, e il mondo entra nella fase finale di un processo di smantellamento iniziato ormai 10 anni prima.

Il nuovo corso americano

Nel documento uscito nei giorni scorsi, c’è tutto.

C’è il requiem delle immigrazioni di massa e c’è l’indiscutibile ritorno sulla scena della nazioni.

A pagina 13 viene scritto esplicitamente che “l’unità politica fondamentale del mondo è e rimarrà lo Stato-nazione. È naturale e giusto che tutte le nazioni mettano i propri interessi al primo posto e salvaguardino la propria sovranità. Il mondo funziona meglio quando le nazioni danno priorità ai propri interessi.”

E’ il funerale di 80 anni di politica estera “americana” che invece aveva fatto del suo credo la supremazia dei poteri transnazionali su quelli nazionali, tanto che negli anni’90 un intellettuale d’area atlantista come Francis Fukuyama arrivò a dire che ormai la storia era “finita” perché l’impero americano aveva imposto la sua “pace”.

I confini che erano a loro volta spariti nell’epoca della società aperta sorosiana tornano sulla scena.

Uno Stato senza confini non è tale, e la bussola della politica estera di Trump non può non portare alla fine della immigrazione incontrollata e alla difesa di quelle linee territoriali che stabiliscono l’esistenza stessa di uno Stato.

Viene scritto in termini cristallini a pagina 15 quando si afferma che “ogni Paese che si consideri sovrano ha il diritto e il dovere di definire il proprio futuro. Nel corso della storia, le nazioni sovrane hanno proibito le migrazioni incontrollate e concesso la cittadinanza solo raramente agli stranieri, che dovevano anche soddisfare criteri rigorosi.”

Subito dopo non manca l’affondo contro gli incalcolabili danni portati dalla mancata difesa dei confini nazionali quando si enuncia “che le migrazioni di massa hanno messo a dura prova le risorse interne, hanno aumentato la violenza e altri reati, hanno indebolito la coesione sociale, hanno distorto i mercati del lavoro e minato la sicurezza nazionale. L’era delle migrazioni di massa deve finire. La sicurezza delle frontiere è l’elemento primario della sicurezza nazionale.”

Il “progresso” dei migranti

Ci sono praticamente in poche righe i danni che gli europei e gli americani hanno sofferto per colpa di chi ha sottoposto l’Occidente ad una invasione pianificata, causa prima dell’esplosione di reati di natura violenta assieme alla svalutazione dei salari che la manodopera a basso costo degli immigrati ha inevitabilmente portato.

L’Unione europea: una dittatura antinazionale

Successivamente, nelle valutazioni dello stato dell’arte dei vari blocchi regionali, c’è l’affondo più duro e veritiero sulle presenti condizioni dell’Europa.

Viene scritto chiaramente che l’Europa marcia verso il suicidio, a partire dalle norme che l’UE impone agli Stati membri, ma in termini ancora più chiari viene detto che il vecchio continente rischia “la cancellazione della civiltà” e sul banco degli imputati Washington mette chiaramente l’Unione europea “che mina la libertà politica e la sovranità” assieme a “politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti” senza dimenticare l’altra stilettata contro la censura delle opposizioni politiche eseguita da Bruxelles.

Il verdetto della Casa Bianca è impietoso, ma ricco di inconfutabili verità.

Se l’Unione europea continuerà a tenere in ostaggio l’Europa, si arriverà all’inevitabile perdita di identità del vecchio continente.

Il documento firmato da Donald Trump ha in pratica spazzato via in un sol colpo 80 anni di storia.

La strategia di sicurezza nazionale della Casa Bianca è del tutto antitetica a quella che i vari sionisti neocon stabilirono nel 2000 nel loro documento intitolato “Ricostruire le difese americane”, nel quale personaggi come Dick Cheney, Donald Rumsfeld, John Bolton e Paul Wolfowitz scrivevano che gli Stati Uniti dovevano sfruttare il momento unipolare nato dopo il crollo del muro di Berlino per imporre ancora di più la loro supremazia.

Da sinistra verso destra: Rumsfeld, Bush e Cheney, i falchi neocon

A distanza di 25 anni, il corso della politica estera di Washington è perfettamente compatibile con quello del mondo multipolare che vuole difendere la sovranità dei singoli Stati.

Gli Stati Uniti hanno spostato completamente il loro baricentro.

L’America da motore della destabilizzazione internazionale e di incessanti e sanguinose guerre, sono divenuti motore di pace attraverso la interminabile serie di accordi di pace raggiunti dal presidente Trump, tra i quali c’è quello di Gaza, che è riuscito a fermare il genocidio israeliano contro il popolo palestinese.

Inevitabilmente così l’apparato del mondialismo ha perduto il suo esercito privato attraverso il quale rimuoveva dalla scena tutti gli ostacoli che si frapponevano sul cammino della governance globale.

Sul palcoscenico della storia c’è quindi ora un intruso, che è chiaramente l’Unione europea.

L’UE è ormai l’unica che è rimasta aggrappata alle idee della governance globale, ed è l’unica che cerca la destabilizzazione contro la Russia nella speranza che il caos porti qualche “soluzione” ad un apparato che marcia ormai verso l’inarrestabile implosione.

L’Unione europea non è una organizzazione che però esiste di vita propria.

Nel momento stesso in cui Washington decide di far venire meno il suo appoggio a Bruxelles, l’UE non ha possibilità di sopravvivenza, perché essa dipende in tutto e per tutto dagli Stati Uniti, sia per quello che riguarda il commercio tra i due blocchi sia per ciò che riguarda la difesa.

A breve distanza da questo documento, il presidente Trump ha chiaramente affermato che dev’essere l’Europa a sobbarcarsi anche la NATO, circostanza che tutti sanno essere irrealizzabile perché senza il fondamentale supporto americano, non c’è nessuna organizzazione atlantica.

L’UE e la NATO sono dunque soltanto due vuoti simulacri della governance globale che esistevano soltanto per il solo fatto che erano gli Stati Uniti a tenerle in piedi.

Il divorzio tra Washington e Bruxelles non può che portare inevitabilmente alla fine di entrambe.

Il verdetto della storia è quindi inappellabile.

L’Unione europea è destinata all’estinzione, e l’idea del Nuovo Ordine Mondiale sulla quale essa era fondata, è da considerarsi fallita.

Il secolo XX degli imperi è finito.

Il secoli XXI delle patrie è appena iniziato.

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11 Commenti

  1. Massimo

    Articolo divino.

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      • Graziano Ganzit

        A questo punto dottor Sacchetti che fine fa la cd “Dottrina Kissinger” sul controllo dell’Energia e dell’agricoltura? Attualmente con Biden abbiamo avuto il disastro energetico con la provocata guerra russo-ucraina e relative sanzioni. Oggi abbiamo che Trump ha il monopolio USA sui cereali sommando le produzioni Canada+USA+Ucraina e il controllo del prezzo con la Borsa di Chicago. Ad oggi l’Italia se la può sognare la sua Sovranità Alimentare avendo dimezzato per il 2026 la produzione di grano tenero e duro. L’accordo con Putin in Alaska prevede che si prenda quanta Ucraina vuole ma non arrivi, ed è a 50 km!. a Odessa altrimenti dove carica il grano ucraino Trump da mandare in giro pel mondo? L’Italia e la Francia, soprattutto, avranno una crisi agricola epocale. Non mancherà il grano ma lo dovremo comprare da lui impestato di porcherie e al prezzo che farà lui. Ho visto all’opera la cd “Dottrina Kissinger” alla nascita nella metà degli anni ’70 e in Croazia all’inizio degli anni 2000. Ora è possibile che mollino l’osso e ci lascino raggiungere la nostra Sovranità Alimentare?

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        • La Cruna dell'Ago

          Il grano già lo importiamo da anni per via dell’abbandono della produzione nazionale. Si torna alle produzioni nazionali, Graziano, come era prima della globalizzaione.Il grano è l’ultima cosa che abbiamo bisogno di importazioni. Tra l’altro, è questo un falso problema anche nel breve periodo perché l’UE ha veramente poco tempo a disposizione. Non ci saranno difficoltà per importare il grano ucraino/russo.

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    • Elio

      Non sarei troppo ottimista su Gaza per quanto riguarda Trump, il tipo e’ molto amico di bibi

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      • La Cruna dell'Ago

        E’ così “amico” che gli ha fatto saltare il piano della Grande Israele e ha inagurato una politica estera filo-araba, fatto senza precedenti per Washington…

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  2. carmine andrea caruso

    EWWIWA!

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  3. Gabriele

    Ottimo articolo.

    Che sia accelerato il passo perché ormai da troppo tempo siamo saturi di ogni cosa….

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  4. Sam

    Spero che le cose stiano come descritto nell’articolo. Anche se la tregua di Gaza non la definirei tale. Per il resto, mi trovo in gran parte d’accordo.
    Su una cosa, che è poi la più importante, parliamo esattamente la stessa lingua: i veri nemici della libertà e della sovranità dei popoli europei sono proprio l’UE e la NATO e come tali vanno sradicati e relegati al passato. Ma proprio perché animali morenti sono anche più pericolosi. Se non stiamo attenti e vigili, potrebbero osare ogni cosa per prolungare la propria sopravvivenza

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  5. davide911

    quindi si può dire che questo documento rappresenti la pietra tombale sul PNAC?

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    • La Cruna dell'Ago

      Senza dubbio, anche se i neocon sono stati completamente sbaragliati nel corso degli ultimi 9 anni.

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