La ballata dei gatekeeper che non salverà la repubblica di Cassibile

19/10/2025

Iscriviti al blog tramite email

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.

di Cesare Sacchetti

Il venerdì mattina ci si è svegliati con la notizia che Sigfrido Ranucci, volto noto di Report, sarebbe stato vittima di un attentato intimidatorio che ha fatto esplodere la sua vettura, parcheggiata nei pressi della sua abitazione a Pomezia.

Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, qualcuno nottetempo si sarebbe avvicinato nei pressi della macchina di Ranucci per mettere al suo interno un qualche ordigno di fabbricazione artigianale, anche se tale ricostruzione dei fatti è virtualmente impossibile.

Ranucci era sotto scorta 24 ore su 24. Lo disse lui stesso nel 2021.

Aveva uno dei gradi più alti previsti per la protezione di soggetti particolarmente esposti per via della propria attività, e già qui si potrebbe riaprire un’antica riflessione sulla concessione di tali scorte a determinati personaggi.

Ranucci non è né un magistrato o un politico che tocca degli interessi particolarmente sensibili, ma un giornalista mainstream.

Sulla sua trasmissione, non c’è mai stato qualche servizio che possa averlo mai messo davvero a rischio di minacce da parte del vero potere che controlla le istituzioni politiche e gli organi di stampa.

Lo si vide, ad esempio, negli anni bui della farsa pandemica.

Ranucci e i suoi in quel periodo sollevavano qualche lievissima critica alla dittatura che si era manifestata in quegli anni, ma nelle loro dichiarazioni in realtà sostenevano l’intero impianto della operazione terrosistica del coronavirus, a partire della precisazione che lui e la sua redazione si erano sottoposti alla vaccinazione sperimentale Covid, seguita dalla raccomandazione a utilizzare di più il tampone PCR, vero e proprio meccanismo truffa a base della falsa pandemia per via della sua nota inaffidabilità che sforna il 90% di falsi positivi.

Le “critiche” di Ranucci a Draghi

Ranucci non lo si vide nemmeno schierato con i lavoratori di Trieste, e tantomeno lo si vide denunciare la messinscena terroristica delle bare che sfilavano a Bergamo, laddove negli ospedali somministravano massicce dosi di Midazolam assieme ad un uso sconsiderato dei ventilatori che hanno bruciato i polmoni di pazienti, che sono morti dalla sera alla mattina.

A Bergamo, avvenne una strage, ma non si videro lì le telecamere di Report per provare a cercare la verità in quegli ospedali dov’era stata consumata una mattanza per veicolare il messaggio che si era diffuso un nuovo presunto agente patogeno responsabile della strage del bergamasco.

Report non disse nulla al governo di Giuseppe Conte, che oggi invece si abbraccia sorridente con Ranucci, il quale non sembra aver nessun imbarazzo a stare a fianco del presidente del Consiglio che precipitò l’Italia nella più repressiva e infame delle dittature.

Report non ha mai cercato la verità, tantomeno lo ha fatto negli ultimi tempi attraverso i suoi servizi contro Donald Trump e il cardinal Burke, accusati da Ranucci di aver partecipato nell’ultimo conclave ad una camarilla contro il cardinale prediletto dell’ebraismo e della massoneria, Pietro Parolin.

Sui vaccini si assiste allo stesso copione.

Gli studi sui danni dei vaccini Covid abbondano, eppure non risulta che il programma di RaiTre ne stia parlando, così come non risulta che la redazione di Ranucci abbia mai intervistato lo scienziato spagnolo Pablo Campra, autore delle analisi sui sieri che hanno rivelato la presenza del grafene in essi.

Report è quindi evidentemente null’altro che puro mainstream progressista, un altro distaccamento della premiata ditta del Fatto Quotidiano, se si vuole, uno dei quotidiani non a caso più schierati a difesa di Ranucci.

A questo programma spettava il compito di indossare i panni di una sedicente informazione scomoda per proporre alle masse tale contenitore come alternativo rispetto agli altri organi di stampa, ma in quel contenitore si trovano le stesse insipide pietanze del mainstream.

Si potrebbe dire che la democrazia liberale è soltanto un grande teatro nel quale ognuno riveste un ruolo ben preciso.

La necessità di controllare il dissenso: i gatekeeper

A Ranucci spetta il compito di fare la parte del giornalista “scomodo” che in realtà non dà proprio fastidio a nessuno, ma che è invece vicino a quella parte di politica grillina che è stata a suo tempo la prima “grande” falsa opposizione italiana.

Alla base di tutto c’è la necessità e al tempo stesso l’ossessione di controllare il dissenso.

I sistemi liberal-democratici non sono stati costruiti per la felicità delle masse.

Mai fu questo il loro intento, quanto piuttosto quello di consegnare il potere alle massonerie e al capitale che per poter controllare la inevitabile e crescente opposizione nei riguardi di un apparato costruito e pensato per garantire il potere delle élite hanno bisogno di controllare il dissenso, di anestetizzarlo, e di canalizzarlo verso un binario che non turbi mai lo status quo.

A bordo del Britannia, nel 1992, erano già giunti a tale conclusione.

Sul panfilo della Regina Elisabetta, a pochi giorni della strage di Capaci, salgono i vari traditori della Repubblica e gli squali della finanza pronti a fagocitarsi il bottino dell’Italia dello Stato imprenditore, ma assieme ad essi c’era un guitto, un personaggio che apparentemente sembrava fuori posto, e invece aveva un ruolo molto preciso.

Si tratta di Beppe Grillo, comico caduto in disgrazia negli anni precedenti per le sue stilettate al partito socialista di Craxi, uno dei grandi “nemici” della finanza anglosionista, e scoperto dal conduttore Pippo Baudo, impegnato a mettere nel tubo catodico tutto un certo tipo di trash televisivo necessario per distrarre e inebetire le masse.

Il famigerato panfilo Britannia

Grillo viene invitato al tavolo dei traditori della Repubblica.

Viene visto a bordo del panfilo da Emma Bonino che non capì bene nemmeno lei cosa facesse il comico genovese su quel panfilo, per poi avere la risposta quasi 20 anni dopo, quando Beppe Grillo divenne il contenitore del dissenso che l’anglosfera e la massoneria avevano preparato con cura anni prima.

Maastricht avrebbe portato con sé un enorme dissenso.

Era inevitabile pensare che un’architettura fondata sull’impoverimento dei popoli attraverso l’arma finanziaria dell’euro avrebbe portato le masse a chiedere di uscire da quel recinto, così come era inevitabile che i popoli avrebbero rifiutato il meticciato che le élite liberali volevano cacciarle a forza in gola, e allora ecco il salvagente dell’Unione europea, Beppe Grillo.

Grillo assieme al guru Gianroberto Casaleggio, personaggio vicinissimo a sua volta alla libera muratoria, costruiscono il M5S, nel quale non c’è nulla che sfiori il fondamentale tema della sovranità monetaria e del potere pervasivo della massoneria, ma al posto di tutto questo c’è soltanto il fumo dei costi del barbiere di Montecitorio, enormemente inferiori ai costi che l’Italia versa a favore di Bruxelles, alla quale Roma ha dato miliardi di euro per ricevere in cambio le briciole e l’imposizione dell’austerità che ha impoverito il Paese come mai prima.

Il M5S funziona per qualche anno come anestetico del dissenso, fino a quando i vari gestori della democrazia liberale decidono di costruire un gatekeeper alternativo, più “spinto”, che mostri meno timidezza nella critica alla moneta unica, e si decide così di dare vita alla cosiddetta Lega sovranista.

Verso il 2012 il Carroccio era un partito pressoché finito e travolto dagli scandali giudiziari, fino a quando non arriva una sorta di “conversione”.

Il partito passa nelle mani del giovane Salvini, ex consigliere ultrà di Milano, che fino a quell’anno si dichiarava un convinto sostenitore della moneta unica che, a  suo dire, il Meridione non “meritava” per poi affermare l’anno successivo che l’euro era la radice dei problemi dell’Italia.

Arrivano così dal nulla degli economisti abbastanza sconosciuti all’opinione pubblica quali Claudio Borghi, anch’egli sostenitore dell’euro in passato e dirigente di Deutsche Bank, assieme al professor Bagnai, uomo molto vicino alla sinistra progressista, e Antonio Maria Rinaldi, docente presso la Link Campus, oggi finita nell’occhio del ciclone per gli scandali delle lauree facili e per il suo ruolo nella famigerata vicenda dello Spygate.

Il bacino del dissenso viene, per così dire, distribuito.

Alla Lega viene assegnato il Centro-Nord, e al M5S il Centro-Sud.

Nel 2020 si apre però una grossa falla nella democrazia liberare.

Una volta che inizia l’operazione terroristica del coronavirus, ogni singolo partito getta la maschera, ogni singolo partito si dimostra a favore del piano di distruzione della residua sovranità dell’Italia e della conseguente entrata nella società globale autoritaria del Grande Reset di Davos.

Ad aprire le danze è proprio Beppe Grillo che nel dicembre del 2019 si presenta in pubblico con la mascherina e annuncia un imminente “riordino” della società.

Grillio con la mascherina nel dicembre del 2019

A marzo del 2020, quando inizia il colpo di Stato “pandemico” ogni partito è a bordo, e tutti i politici manifestano apertamente la loro aperta sottomissione al Nuovo Ordine Mondiale.

Il tempo degli infingimenti è finito.

I vari gatekeeper sono i primi ad eseguire le restrizioni come si è potuto vedere con il governo M5S-PD, e come si è visto con i vari governatori della Lega, tra i più accaniti nell’eseguire le restrizioni pseudo – pandemiche e nel sostenere la vaccinazione di massa.

Ciò che resta della liberal-democrazia muore in quel istante.

L’uomo della strada nella sua semplicità arriva ad una semplice verità.

Egli comprende che non assume alcuna importanza che si scelga di votare un partito di centrodestra o centrosinistra, poiché in tale falso duopolio l’esito è pressoché identico.

Si potrebbe dire che si tratta soltanto di scegliere quale porta aprire per entrare nella stessa stanza.

La natura della repubblica costituzionale è questa.

Ogni strada porta a Davos, ogni strada porta al totalitarismo globale, e ogni strada porta alla società a due velocità del mondialismo, nella quale coloro che si rifiutano di vestire i panni delle cavie da laboratorio vengono messi al pubblico ludibrio, esclusi dalla vita civile e infine messi al bando in centri di isolamento Covid che erano già in costruzione.

I partiti italiani avevano soltanto una possibilità per preservare la loro parassitaria rendita di posizione.

Doveva riuscire la farsa pandemica, doveva nascere la società del Grande Reset, ma nell’istante stesso nel quale il colpo di Stato pandemico è fallito, i partiti sono rimasti nudi, foglie al vento in balia degli eventi internazionali che hanno sconvolto tutti gli equilibri del passato.

Venuto meno l’ombrello protettivo dell’impero americano, è venuto meno a sua volta il residuo consenso nei confronti della politica, ormai completamente delegittimata.

Il successivo astensionismo record è una diretta conseguenza del fallimento della farsa pandemica.

Il popolo, semplicemente, non entra più nel seggio elettorale per legittimare il suo aguzzino.

Il popolo rifiuta i partiti e soprattutto i loro burattinai della massoneria che ora non sanno più che pesci pigliare per rianimare un sistema ormai giunto all’ultimo stadio.

Si spiegano così la creazione di altri gatekeeper degli ultimi 3 anni quali il generale Vannacci, la sorosiana Francesca Albanese e Sigfrido Ranucci.

Il sistema crea dal nulla tali falsi oppositori, inizia ad additarli sui media come presunti “nemici” dello status quo liberale, e una volta completata l’opera di apparente “demonizzazione”, vengono fatti candidare nei partiti che fino al 2019 vestivano i panni delle opposizioni di facciata, ovvero il M5S e la Lega.

Si è però giunti troppo in là come si diceva in precedenza.

Si potrebbe dire che il punto di pressione massima della repubblica costituzionale è stato da tempo superato e qualsiasi tentativo di riportare il gregge smarrito nel recinto democratico si rivela vano e velleitario.

Ogni tentativo di ricostruire le vecchie decadute dinamiche è ormai soltanto accanimento terapeutico.

Il liberalismo non può fare nulla per riportare indietro la storia e ormai appare chiara una evidenza.

La fabbrica dei gatekeeper è dismessa, così come appare esserlo la stessa repubblica di Cassibile.

Questo blog si sostiene con il contributo dei lettori. Se vuoi aiutare anche tu la libera informazione clicca qui sotto. Se preferisci invece sostenerci tramite versamento bancario, puoi versare il tuo contributo a questo IBAN: IT53J0200805047000105110952

4 Commenti

  1. Frank

    Né Grillo, né Casaleggio sono stati gli “inventori” dei 5 Stelle. Semplicemente esecutori inventati e pilotati da Enrico Sassoon, massone DOP. Si sentì talmente “minacciato”, l’Enrico, da due piccoli commenti in un blog di gatekeeper, che addirittura pretese di andare da Vespa per smontare quella tesi che quasi nessuno conosceva. Excusatio non petita, accusatio manifesta.
    Nessuno se ne ricorda, del buon Enrico, e si continua a parlare di quei due personaggi.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      La storia di Sassoon è nota, e ne ho parlato in diverse occasioni. Sono tutti personaggi gestiti dalla massoneria.

      Rispondi
  2. Alessandro

    Articolo come sempre rivelatore, mi domando solo che fine faranno i politici italiani responsabili di così tanta crudeltà.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Alessandro. Dubito che lo vedremo nei prossimi anni.

      Rispondi

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Altro in notizie …

 

ISCRIVITI A LA CRUNA DELL' AGO 🔔

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.