Sogno di una sostituzione di mezza estate e gli ultimi valzer della Seconda Repubblica

20/07/2025

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Di Cesare Sacchetti

A Cernobbio, l’ultima volta si sono riuniti a giugno in gran segreto i vari esponenti dei governi europei e altri esponenti dell’alta finanza europea e internazionale.

E’ stato un incontro che si è tenuto nel riserbo più assoluto, perché, secondo fonti dei servizi italiani che si sono messe in contatto con questo blog, si sono in pratica delineate le strategie della governance mondiale, o meglio di ciò che resta di essa.

La crisi è indubbiamente profonda e molto acuta.

Dopo il fallimento della farsa pandemica, hanno iniziato a poco a poco ad uscire di scena i vari personaggi che l’hanno concepita per creare quell’evento catalizzatore necessario per dare vita al famigerato Grande Reset di Davos.

A farsi da parte è stato, tra gli altri, proprio lui, lo storico fondatore del World Economic Forum, Klaus Schwab, che nel 1971 scelse questa quieta e sconosciuta località tra le montagne svizzere, Davos, per creare uno dei vari circoli che si incaricano di trasmettere le varie direttive ai vari governi europei e internazionali.

Davos ha perso però la sua capacità di influire come una volta.

Già nel 2022, le sue consuete riunioni annuali hanno iniziato ad essere disertate dai personaggi che contano, tra i quali c’è l’ineffabile George Soros, mentre un tempo c’era la coda per partecipare, perché entrare lì significava avere un posto al sole nella gerarchia mondialista e la possibilità di avere un incarico di prestigio per partecipare alla costruzione del governo mondiale.

La situazione ora è del tutto cambiata.

Sono tramontati i tempi d’oro nei quali personaggi come David Rockefeller ringraziavano calorosamente la stampa internazionale, soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto al grande pubblico gli incontri annuali che i vari “elitisti” conducevano nella segretezza più assoluta, perché in tali consessi si cospirava e si agiva contro i popoli e contro la sovranità delle loro nazioni.

Oggi, gli elitisti sono in grandissima difficoltà e sono costretti a riunioni di emergenza come quella tenuta a Cernobbio per provare ad arginare la frana che sta travolgendo 80 anni di ordine liberale internazionale.

Si sono così dati appuntamento nella lussuosa villa d’Este bagnata dalle acque del lago di Como vari esponenti dei governi europei che hanno discusso di vari argomenti, tra i quali la crisi dello stato ebraico, il papato di Leone XIV, alquanto sgradito a tali ambienti, e la politica estera di Trump che sta scavando un solco sempre più profondo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, soprattutto alla luce dei dazi in arrivo il 1 agosto e della possibile scelta della Federal Reserve Bank di chiudere i fondi alla BCE, una eventualità che lascerebbe l’istituto di Francoforte e le varie banche europee a corto di dollari necessari per onorare diverse obbligazioni finanziarie.

Tra gli argomenti in discussione però ce n’è uno in particolare che è allo studio e riguarda proprio l’Italia, scelta, purtroppo suo malgrado, come una delle ultime basi di questo decadente sistema di potere in declino, ed è la questione del governo di Giorgia Meloni.

La genesi del governo Meloni: a palazzo Chigi per forza

Giorgia Meloni è presidente del Consiglio suo malgrado.

Giorgia Meloni

Lady Aspen non avrebbe mai voluto varcare la soglia di palazzo Chigi, una circostanza che dentro e fuori i palazzi del potere è un po’ come il segreto di Pulcinella.

Già all’indomani della crisi del governo di Mario Draghi nel giugno del 2022, la pasionaria di FDI, nonostante quello che dichiarava ai media, voleva a tutti i costi che Mario Draghi restasse lì dove si trovava.

Sulla stessa lunghezza d’onda era Matteo Salvini, che soltanto fino a pochi anni prima apostrofava Draghi come traditore, per poi accoglierlo a braccia aperte nel marzo del 2020 tanto da salutarlo con un servile “benvenuto presidente”, soltanto per aver scritto un articolo sul Financial Times, che di “sovranista” non aveva in realtà proprio nulla.

Al centrodestra, come al resto della politica italiana, andava più che bene l’idea che a palazzo Chigi ci fosse l’uomo del Britannia, un sicario giunto da Francoforte per liquidare ciò che restava dell’Italia da lui deindustrializzata a bordo del famigerato panfilo Britannia nel 1992, ma soprattutto per eseguire l’agenda vaccinale, uno dei punti prioritari di circoli come il forum di Davos e il club di Roma.

Si può dire che la vaccinazione, sotto certi aspetti, è stata a tutti gli effetti una vera e propria prova tecnica del tipo di società che gli ambienti davosiani avevano in mente per l’Italia e il mondo intero.

Soltanto i vaccinati avrebbero potuto entrare a far parte della società del Grande Reset, nella quale la proprietà privata sarebbe stata estinta, sulle orme delle idee degli Illuminati di Adam Weishaupt, e dove il vaccino sarebbe stato il passaporto per poter fare qualsiasi cosa, anche la più elementare, dall’andare a lavorare all’ingresso in un semplice bar.

Si può cogliere qui tutta l’ironia e soprattutto l’ipocrisia dell’antifascismo e del movimento sionista che per anni hanno stigmatizzato le leggi razziali del 1938 in Italia, quando poi essi hanno partorito e difeso restrizioni ben più autoritarie e discriminanti di quelle del fascismo.

Il disvelamento è stato in pratica inevitabile.

La brutalità della farsa pandemica ha mostrato agli italiani il vero volto della democrazia liberale che indossa la ipocrita maschera del culto dei diritti umani, dietro la quale si cela in realtà una faccia feroce, persino più repressiva delle dittature comuniste del secolo scorso.

Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, qualcosa però andò storto.

L’appoggio internazionale alla farsa pandemica era ormai svanito, e Draghi intuì immediatamente che senza una protezione internazionale era impossibile proseguire nell’applicazione delle restrizioni a suon di obblighi vaccinali e certificati verdi.

Negli ultimi mesi della falsa emergenza pandemica, la proroga della durata di un mese del certificato verde è parsa tutt’al più come un modo per piegare la resistenza di chi ancora non aveva ceduto e costringerlo così a mettere il siero nel proprio corpo, andando così incontro al destino della impressionante moltitudine delle morti da malore improvviso che invadono le cronache giornaliere.

Draghi capi, più semplicemente, che non c’era più nulla da fare, e che la classe politica italiana non aveva alcuna intenzione di portarlo al Quirinale, come promesso.

Ai partiti faceva molto più comodo servirsi di lui come un parafulmine per sottrarre qualsiasi responsabilità al Parlamento che aveva votato per la persecuzione degli italiani e per la vaccinazione di massa, condannando così a morte milioni di persone.

L’occasione propizia per lasciare palazzo Chigi giunse a giugno, dopo lo sfilamento del M5S, una falsa opposizione ormai completamente bruciata.

Le dimissioni di Mario Draghi

Non c’era nessun altro pronto per sostituire Draghi se non il centrodestra guidato dalla Meloni, la quale non aveva nessuna voglia di prendere la patata bollente tra le mani, e che avrebbe ben volentieri lasciato l’incombenza a qualcun altro.

Giorgia Meloni ha scelto quindi di non scegliere.

Non si può negare che qualche parte dell’agenda globalista venga eseguita a macchia di leopardo, a partire dal decreto flussi che vorrebbe far entrare in Italia 500mila immigrati e dalle svendite di altri gioielli italiani quali, ad esempio la Piaggio Aerospace venduta alla Turchia, ma il presidente del Consiglio non si espone su tutto il resto, e preferisce darsi ai viaggi in giro per il mondo o ai ricevimenti a palazzo Chigi, che non delineano alcuna linea precisa di politica estera.

Ci si trova di fronte ad una presidenza del Consiglio da pubbliche relazioni che la Meloni sfrutta a proprio vantaggio e per il proprio tornaconto, nella speranza di guadagnarsi un qualche inutile, ma ben pagato, incarico internazionale, non molto diversamente da come fatto dall’l’ex grillino, Luigi Di Maio, seduto su una inutile e costosa poltrona di Bruxelles a spese dei contribuenti europei.

Mattarella ebbe già a lamentarsi in passato di tale disimpegno della Meloni e la esortò a fare di più, a spendersi di più per tenere a galla la barca che affonda.

Nulla sembra però spostare la Meloni che anzi nelle sue uscite pubbliche mostra dei preoccupanti tic nervosi molto simili a quello di Zelensky, altro segno del generale stato di decadenza e abbandono morale che pervade le istituzioni politiche italiane ed europee.

L’establishment studia l’ipotesi della sostituzione

L’insoddisfazione di taluni ambienti ha così partorito la necessità di discutere degli scenari alternativi per l’Italia, su tutti quello di una eventuale sostituzione della Meloni.

Tra i primi ad esternare tale malessere nei riguardi dell’esecutivo è stato due anni addietro l’ingegner Carlo De Benedetti, ex patron di La Repubblica, oggi in guerra contro la famiglia Elkann, che aveva suggerito l’instaurazione di un governo tecnico.

De Benedetti invoca il governo tecnico

Il proposito appariva e appare però irrealizzabile.

I tecnici si tengono tutti a debita distanza.

Uno dopo l’altro, si sono tutti defilati, consci che la loro stagione è finita.

Non è questo il tempo di Mario Monti.

Troppo diverse le congiunture internazionali rispetto al 2012, e troppo debole l’Unione europea che oggi si ritrova abbandonata e colpita dagli Stati Uniti che un tempo invece erano i suoi protettori.

Il Bilderberg italiano di Cernobbio pondera così gli scenari e valuta altre eventuali candidature alla ricerca di un presidente del Consiglio in modalità kamikaze, sulla falsariga dei suoi tre omologhi europei, Starmer, Macron e Metz, ognuno dei quali, soprattutto i leader inglesi e francesi, sono colpiti da profonde crisi politiche interne.

Tra la rosa dei candidati sembra esserci l’attuale “ministro” degli Esteri, Antonio Tajani, che ha preso in mano il delicato dossier dei dazi al posto della Meloni, che non ha detto una parola nemmeno su tale questione e continua ad essere praticamente assente dalla scena politica.

Antonio Tajani

Tajani viene considerato l’alternativa più fattibile in un altro governo di centrodestra senza passare dalla ricerca e dalla composizione di maggioranze alternative.

La strada sembra però è irta e in salita, ed estremamente rischiosa perché premere per una crisi in autunno con la manovra finanziaria in corso è alquanto azzardato, e si deve essere certi della rapida riuscita dell’operazione.

Viene vagliata in alternativa anche la candidatura di Carlo Calenda, catapultato da Renzi nella politica italiana nel 2016, e uno dei personaggi più preoccupati dal crollo in corso dell’establishment europeo, conscio probabilmente che da tale tempesta lui e gli altri peones della palude di Montecitorio rischiano di essere travolti.

A Cernobbio, il nome di Calenda era già uscito nel settembre del 2022, segno che gli ambienti del Bilderberg italiano lo avevano già preso in esame per provare a salvare quel che restava degli equilibri infranti con la chiusura della “pandemia” e con la caduta del governo Draghi.

L’intervento dello scorso anno di Calenda all’Ambrosetti Forum

Calenda sulla carta dovrebbe andare oltre la semplice maggioranza del centrodestra.

Dovrebbe provare a cercare una intesa bipartisan tra centrodestra e centrosinistra nella speranza che i vari partiti decidano di affidare a lui le chiavi di palazzo Chigi e lasciarlo sedere sulla poltrona più calda d’Italia.

Anche in tal caso, l’operazione sarebbe molto rischiosa perché, come nel caso di Tajani, non c’è alcuna certezza della riuscita della sostituzione, soprattutto perché essa potrebbe esacerbare ancora di più diverse fratture e faide presenti nei vari partiti del centrodestra, nessuno escluso, e anche in quelli del centrosinistra, soprattutto il PD che ha perso diversi deputati, non contenti della segreteria di Elly Schlein, senza dubbio il leader politico più mediocre e inadeguato degli ultimi 20 anni di partito democratico.

La politica italiana oggi è non per nulla differente da una fragilissima cristalleria.

Chiunque entri dentro, deve stare attento anche al più piccolo movimento, perché se si fa una mossa affrettata, o se si sbaglia anche di un solo centimetro uno spostamento, allora ecco che rischia di venire giù tutto il fragile castello di carte della Seconda Repubblica, che da quando Washington l’ha abbandonata, non sa più che pesci pigliare.

I protettori stranieri in declino: Francia e Gran Bretagna

Si è provato a bussare alla porta di Re Carlo ai primi di aprile attraverso quella imbarazzante cerimonia di una classe politica coloniale, ma Mattarella e gli altri hanno malriposto le loro speranze perché il sovrano che ha preso il posto di Elisabetta II, una delle figure più importanti del famigerato comitato dei 300 e della massoneria mondiale, ha un tumore in stato avanzato, e la prima a sapere che il suo tempo è agli sgoccioli è proprio la corte Buckingham Palace.

A dover prendere il suo posto dovrebbe essere il principe William, ma il giovane erede al trono sembra molto poco interessato alle faccende di Stato, e passa invece più il suo tempo tra eventi mondani e sportivi, prioritari, a quanto pare, per lui.

I Windsor vivono una grave crisi esistenziale, acuitasi dopo la morte della regina Elisabetta, una sorta di evento spartiacque nella storia, tanto che alcuni Paesi hanno chiesto di uscire dal regno del Commonwealth, l’alleanza della quale fanno parte 14 Stati anglofoni nel mondo, tra i quali il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Giamaica.

Appena insediatosi al trono Carlo III, almeno 6 Paesi hanno chiesto di lasciare il Commonwealth e di non avere più come capo di Stato il sovrano d’Inghilterra, un altro segno della inevitabile fine della cosiddetta anglosfera e della sua longa manus politica e commerciale.

Re Carlo III

Si diceva una volta, nel punto di massimo splendore dell’impero britannico, che su di esso non tramontava mai il sole perché in qualche parte del mondo era sempre giorno.

Oggi su quel che resta dell’impero ci sono soltanto molte ombre e molta decadenza, soprattutto dopo che la famiglia di banchieri dei Rothschild che aveva in mano le redini della corona britannica, ha iniziato a perdere molta della sua ricchezza, tanto da essere costretti a vendere i propri beni storici all’asta e depositare parte del loro patrimonio presso la banca centrale del Marocco, in previsione di tempi ancora più duri.

Non può dirsi più rosea la situazione di uno degli altri riferimenti di tale disgraziata repubblica, ovvero la Francia di Macron, che in patria è travolto da una crisi politica sempre più grave e profonda, e all’estero vede andare in fumo a sua volta il suo impero coloniale della Françafrique, dopo l’annuncio del ritiro delle truppe militari francesi dall’Africa Occidentale.

La Francia perde così il suo impero.

La sua illusione di grandeur viene spazzata via dalla storia che a poco a poco costruisce assetti completamente nuovi, molto più simili sotto certi aspetti all’era che ha preceduto la nascita degli imperi coloniali sorti dopo il 1800.

Mattarella: un “garante” in affanno

Non ci sono più protettori e garanti esteri dunque, e quello interno seduto sul Colle più alto della repubblica di Cassibile non sembra che goda di ottima salute.

Soltanto ieri, il presidente Mattarella si è presentato con un vistoso cerotto sulla fronte che, secondo La Repubblica, sarebbe stato apposto per coprire l’asportazione di un neo, che in realtà lì non risulta mai esserci stato, a giudicare da tutte le precedenti fotografie del presidente.

Il cerotto sulla fronte di Mattarella

Il presidente aveva difatti già mostrato a fine dell’anno scorso dei problemi di salute.

Aveva apparentemente avvertito un malore prima del concerto di Natale al Senato, e pochi giorni dopo quell’evento aveva saltato l’inaugurazione dell’apertura della Porta Santa per il Giubileo, circostanza molto anomala soprattutto se si considera la stima profonda che legava Bergoglio e Mattarella.

Ad aprile, c’è stato un altro segno che il capo dello Stato aveva qualche problema serio, quando è stato ricoverato nottetempo all’ospedale Santo Spirito di Roma, una notizia che il Quirinale ha provato a presentare come un “ricovero programmato”, ma se era programmato allora non si comprende perché farlo alle 9 di sera e perché non farlo sapere agli organi di stampa nei giorni precedenti.

Il “garante” fa evidentemente sempre più fatica a garantire un sistema che ormai non sembra più stare in piedi.

Le istituzioni politiche italiane sembrano diventate dei completi simulacri giuridici che pensano soltanto a saccheggiare ciò che resta nella cassaforte del Paese, mentre i vari clan che compongono le varie bande si azzannano a vicenda ogni giorno che passa a colpi di inchieste giudiziarie che vengono improvvisamente aperte o riaperte, oppure, peggio ancora, a colpi di strani “suicidi” che assomigliano molto ad omicidi dissimulati.

Se il panorama è chiaramente quello di un generale disfacimento della Repubblica, a questo punto assume dunque davvero poca importanza chi c’è o meno a palazzo Chigi, perché nessuno può tenere a galla un sistema politico che affonda e che stava in piedi soltanto perché entità internazionali e sovranazionali lo volevano.

Il punto di non ritorno è stato superato nel biennio della operazione terroristica del coronavirus.

Non c’è nulla che possa arrestare la crisi strutturale dei partiti italiani e la loro incapacità di rappresentare alcunché se non i loro comitati di affari che si sono arricchiti a spese di una nazione intera.

Assume quindi poca o nessuna importanza un eventuale piano di sostituzione della Meloni.

Se il circolo di Cernobbio proverà a giocarsi tale carta, allora non farà altro che peggiorare la sua situazione e accelerare la irreversibile crisi della politica iniziata nel 2022.

Se c’è qualcosa che preoccupa, a questo punto, sono i possibili colpi di coda di un apparato in disfacimento che provocare ulteriori danni nella logica sansoniana di provare a trascinare giù assieme ad esso tutto ciò che lo circonda.

I mesi successivi saranno a dir poco roventi.

Saranno quelli più intensi e turbolenti per il sistema politico italiano e saranno forse gli ultimi giri di valzer della Seconda Repubblica.

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18 Commenti

  1. Frank

    Questi signori o signore che siano, hanno rotto tutti quanti i coglioni: sono della frutta marcia, alimento solo per i vermi. Corrono il serio rischio che arrivi un Robespierre e li faccia ghigliottinare. Purtroppo non sarà la soluzione, ma saranno sostituiti con altra frutta marcia. I vermi, semplicemente, cambieranno frutta.

    Ciò che mi riesce ingiustificabile, anche se purtroppo mi è comprensibile, è come facciano le persone “normali” a continuare a dare fiducia a questa frutta marcia. Fino a quando non riusciranno a distinguere la frutta marcia da quella matura o acerba che sia, non cambierà nulla. La pessima consolazione è che, da quando esiste la civiltà, le persone normali non sono mai riuscite a focalizzare la loro fiducia verso la frutta buona.

    Rispondi
  2. Alice

    Ciao Cesare, come stai giustamente riportando da giorni si stanno giocando la carta della violenza degli stranieri, guarda caso sta coincidendo con il disfacimento dello status qui e dell’oscuramento totale delle vicende americane.

    C’è possibilità di vedere la reimigrazione in tempi brevi come in altri paesi?

    Un grande abbraccio

    Alice

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Ciao Alice, in tempi brevi se ci liberiamo presto dell’UE. Le contingenze internazionali sono a nostro favore. Ti ringrazio e ti mando un caro saluto.

      Rispondi
  3. Tommy

    All’idea di vedere tajani o calenda mi viene il vomito, non che altri siano meglio, al peggio non c’è limite e lo vediamo da 30 anni ormai. Mi auguro tu abbia ragione sul disfacimento e il crollo dei centri di potere.

    Rispondi
  4. Gustavo

    E’ chiaro che la enorme MASSA di capitali ancora in mano al vecchio establishment resiste a cedere il potere. Guerra sempre per impedire che il potere dei BRICS si accordi con il nuovo gruppo emergente che fa capoa trump , che pare tuttavia impigliato e non riesce a muoversi troppo. Il vero enigma è quale sarà la nuova posizione dell Italia nel post Yalta, . A noi converrebbe stare non allineati sullo stile Svizzero, ma l Italia occupa ancora una posizione strategica nel mediterraneo, ancora molto caldo come zona. Cosa fare nel fattempo? La volta scorsa è stato giocoforza votare la Meloncina per non ritrovarsi Speranza come ministro della salute. Ma è chiaro che ha poca forza e non molte idee, ed è invischiata quanto basta. Io direi:
    – primo NON ANDARE PIU A LVOTO SEPPRIMA NON COMPARE UNA FORZA POLITICA CONVINCENTE
    – NON ACQUISTARE PIU NULLA DI VOLUTTUARIO LEGATO ALLE MULTINAZIONALI, DAL CIBO ALLE SAPONETTE
    – INVESRIRE IN FORMAZIONE, SEPPURE ANCORA GESTITA DALL ESTABLISHMENT, VEDI uNIVERSITA, PAGANDO A DENTI STRETTI LE SPESE
    – PORRE MOLTA ATTENZIONE ALLA GESTIONE DEI RISPARMI: IL MATTONE SAREBBE QUELLO PIU POLITICAMENTE EFFICACE MA TI MASSACRANO CON LE TASSE ( guarda caso – non si lascia che la ricchezza venga immobilizzata) . Quindi fare molta attenzione.
    – infine staccarsi da qualunque cosa che puo essere utilizzata per venire politicamente e umanamente ricattati.
    Attendo suggerimenti

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      In realtà ci converrebbe avvicinarsi ai BRICS. Ci si aprirebbe un enorme ventaglio di opportunità. Non comprendo perché definisci Trump “imbrigliato”. Sta andando avanti come un caterpillar, tra imposizione dei dazi e rinnovamento della FED.

      Rispondi
      • Zerodosato

        Però alla FED rimane il braccio destro di Soros, dopo aver minacciato Powell di licenziamento, Trump si è tirato indietro e Powell rimane al suo posto (del resto è stato nominato da Trump nel 2017).

        Rispondi
        • La Cruna dell'Ago

          Trump non si è affatto tirato indietro. Sei tu che, come al solito, gli stai attribuendo azioni o dichiarazioni che non fa.

          Rispondi
    • Frank

      Alcune riflessioni:
      1) Non andare più a votare… Non credo che gli italiani siano disposti a mettersi in discussione votando una vera alternativa, la maggiornaza pensa esclusivamente ai propri interessi e non ha gli strumenti per scegliere un’alternativa; che potrebbe già esistere.
      2) Troppo “impegnati” per investire tempo per differenziare gli acquisti e poi, troppo “pubblicizzati”: supermercato e passi lunghi e ben distesi
      3) Siamo il paese con uno dei più bassi livelli di laureati e quelli bravi se ne scappano quasi tutti, dove vogliamo andare? Quando ero decisamente più giovane, sono stato bocciato a un concorso come Assistente in una università italiana nella quale, uno dei testi di riferimento utilizzati era un testo di fisica scritto da Robert Laughlin e nel quale avevo partecipato con un paio di capitoli. Bocciato perché non “interpretavo correttamente” ciò che avevo scritto. Ci partecipai solo per una scommessa, persa ovviamente. Questa è l’Italia e non è cambiato NULLA!
      4) Il mattone è uno dei possibili investimenti, ma per renderlo un investimento, si dovrebbe azzerare e modificare tutto lo scenario fiscale italiano. Al momento il fisco italiano è un ladro autorizzato, se apri una attività, e sei bravo, lavori per lo stato fino alla prima settima di agosto. Se va bene paghi il 60% di tasse! Se invece di una democrazia fosse una monarchia, avrebbero già decapitasto il Re; in democrazia c’è troppa gente da decapitare: impossibile. Però siamo un paese dove l’evasione è importante e si deve digitalizzare tutto…

      Per le persone “normali” è facile non essere ricattati politicamente, per il resto abbiamo visto come ha funzionato il ricatto del vaccino COVID, con genitori dementi che portavano i figli a vaccinarsi. Stupidità assoluta.

      BRICS la gente non li comprende, pensano ancora che in Russia e in Cina si viva nelle baracche, si mangi solo riso copn le bacchette una volta al giorno e che il mondo dove si vive bene sia qui da noi. Amen. Trump non lo so, forse è un caterpillar, ma probabilmente si è rotto un cingolo, perché non ha una linea precisa e comprensibile. Chiaro che, forse, vuole cambiare qualcosa e che la line dei DEM è stata un massacro, ma o si dà una mossa seria e prepara il futuro per qualcuno meglio di lui che possa continuare su una linea chiara, oppure dopo le elezioni di mid-term è politicamente morto.

      Rispondi
      • La Cruna dell'Ago

        Gli italiano hanno dato il 50% dei voti a M5S e Lega, proprio perché cercavano un’alternativa. Si producono pochi laureati anche perché il lavoro è stato ucciso da 30 anni di politiche d’austerità.

        Rispondi
      • Gustavo

        Allora comperiamo un biglietto di solo andata per l Australia e andiamo a raccogliere cipolle li. I posti di lavoro sono in via di esaurimnto ovunque. Io pure non ho grande fiducia nelle accademie dove mooolto tempo fa tentai anch io di strutturarsmi ma mettere in programma 11 anni di fame da precario mal pagato era troppo. La lottizzazione si nota ormai piu pervasiva ormai anche a livelli di esami universitari . Una volta la notavi POI , in sede di assegnazione di dottorati e borse di studio. Eppure escono ancora bravi laureati, seppure devono poi scapparsene altrove…ma dove? da 2 – 3 anni a questa parte nemmeno all estero si mangia granche…SIAMO SATURI , QUESTA è LA VERITà . nESSUNO DI NOI è DISPOSTO A FAR FARE I LAVAVETRI AI NOSTRI FIGLI, E NEMMENO I MURATORI , QUANDO SOTTO IL SOLE A LAVORARE SI VEDONO ORMAI SOLO STRANIERI E QUALCHE RARA MAESTRANZA ITALIANA. Dovremo stringere la cinghia e cominciare a fare delle economie in cambio della VITA…pagare di piu sanita e anche certe aree di istruzione…Questo è quello che ci aspetta.

        Rispondi
      • Zerodosato

        Buongiorno Dott. Frank,

        ho letto la Sua vicenda accaduta durante un concorso universitario e non mi sono meravigliato per nulla.
        Tuttavia volevo dirLe che corrisponde al vero il basso tasso di laureati italiani, ma ho testato il livello di molte università straniere e dei loro laureati e posso dire che è terribile; così come il luogo comune che vuole che i migliori se ne vadano. Conosco degli Italiani analfabeti che svolgono attività accademica in Centro e Nord Europa.
        Spesso emigra chi è stato supportato (o raccomandato) ed ha potuto costruire un curriculum vitae in apparenza solido.
        I problemi Italiani sono noti, ma non commettiamo l’errore di mitizzare i Paese esteri.
        Certo l’esempio che pone è indicativo, se solo i genitori si svegliassero quella porcheria che prende il nome di Legge Lorenzin sarebbe stata abrogata. Ma all’estero non va meglio.
        Se mi permette un commento ai BRICS fuori dai luoghi comuni credo che sia un gruppo informale che non può essere coeso: PRC ed India sono rivali, giusto ad esempio.

        Rispondi
        • Frank

          Zerodosato, bel nick; il punto non sono i livelli delle Università estere occidentali, ma quelli delle Università Cinesi, Indiane, Iraniane e Russe (metterei anche il Giappone). Non sono tutte al top, ovviamente e ne conosco parecchie di persona, ma quelle al top noi le sogniamo. C’era la Normale, di Pisa. Grande università, ai suoi tempi, ora è diventata il refugium pecatorum di sessantottini nostalgici.
          Io non mitizzo i paesi esteri, ma le riporto un esempio abbastanza significativo. Liceo scientifico di mio figlio, il maggiore, maturità 12 anni fa con 10 studenti, della stessa classe, che escono tutti con 100. Evento abbastanza raro. Ho avuto modo di conoscerli tutti e 10, ragazze e ragazzi, non ne è rimasto nemmeno una/o in Italia.
          La politica ha la capacità di distruggere tutta l’eccellenza italiana, il gruppo di fisici che aveva lavorato sul progetto APE, a Trento, è un esempio significativo e molto poco noto.
          Una piccola società di Udine, che realizzava firewall low cost e molto efficaci, ignorata da noi e finita a lavorare per il Governo Inglese.
          L’elenco potrebbe continuare per molte pagine, inserendo anche, come esempio poco significativo, la scommessa persa con il mio amico “stronzo”, Corrado, che sosteneva che mi avrebbero bocciato anche se l’esame utilizzava, come testo di riferimento, un testo al quale avevo partecipato come autore. All’epoca tenevo un corso trimestrale presso una prestigiosa università non italiana e non mi interessava, di venire a insegnare in una università italiana, avendo come direttore del dipartimento di Fisica, uno che era stato mio allievo e nemmeno uno dei più brillanti.
          Questa è la situazione in Italia.

          Per quanto riguarda i BRICS, diamo tempo al tempo. Vero che India e Cina sono potenzialmente competitor, per ora sta vincendo il confronto la Cina alla grande, ma chi può dirlo? A fronte di un occidente sempre più nemico di fatto, capita anche di stringere alleanza vere anche fra potenziali nemici.

          Salute

          Rispondi
          • Gstavo

            Ora vi rincaro la dose: del mio anno di corso, l unico a rimanere nella carriera accademica fu in assoluto il PEGGIORE , dissi..vabbe ha lavorato per un po per poco, gli hanno dato dopo anni un pezzo di pane…( altri nella stessa situazione non hanno ottenuto nemmeno quello) MACCHE’ . me lo ritrovo pro rettore, docente ordinario in cattedra con deleghe varie ..ma guarda …un amico , che lavora all estero in tutt altro settore mi disse: LA VERA DIFFERENZA TRA L ESTERO E L ITALIA , NON E CHE ALL ESTERO NON CI SIANO RACCOMANDATI, MA ANCHE CHI NON LO E RIESCE A FARSI STRADA. In Italia NO

          • Zerodosato

            Buonasera dott. Frank,

            un mio amico ha avuto occasione di visitare un’università russa rimanendo sorpreso per la strumentazione dedicata alla didattica. Non strumenti impiegati in dipartimento il cui uso è concesso ai tesisti, ma strumentazione adoperata nelle lezioni.
            Potrei citare una nota università tecnologica italiana in cui gli studenti non vedranno mai un oscilloscopio, se non qualche fortunato durante la tesi.

            Arrivederci alla prossima.

  5. Gustavo

    Speravo potesse concludere la guerra ucraina che ci costa assai, che andasse avanti col caso Epstein dove pare lo abbiano bloccato..ecc. ecc…
    comunque ormai bisogna solo aspettare e vedere…non si puo nemmeno fidarsi di cio che è costretto a dire per convenienza, pensando probabilmente ad altro..

    Rispondi
  6. Ruggero

    Meloni non avrebbe mai voluto varcare la soglia di palazzo Chigi? Non sono d’accordo. Quando era alla (finta) opposizione, ha più volte sponsorizzato Draghi per una sua elezione a Presidente della Repubblica, per prenderne il posto. C’è riuscita dopo essere accolta all’Aspen e aver firmato il patto con l’Anticristo. Cristiana? Non bestemmiamo! Lady Aspen è la continuità di Draghi, ha più volte abbracciato e baciato il depravato Zelensky, ha dichiarato guerra a Putin mettendo in condizione il Paese di ricevere dei regalini a forma di sputnik. Merita un altro titolo ancora: Lady Ipocrisia.

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    • La Cruna dell'Ago

      No, non voleva e non è affatto un segreto. Chi ha parlato di cristiana, non si sa a chi ti riferisci..

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