di Cesare Sacchetti Alcuni analisti ieri si chiedevano se nel corso dell’incontro tra Trump e...
L’invasione di Gaza, il moshiach, e la disperata ricerca della Grande Israele
L’invasione di Gaza e la disperata ricerca della Grande Israele
Di Cesare Sacchetti
I carri armati israeliani hanno fatto il loro ingresso nella tormentata terra di Gaza, laddove il governo di Tel Aviv ha in mente una vera e propria annessione ed espansione di Gaza City.
Nell’esecutivo di Netanyahu, prima di procedere all’invasione della città di Gaza, c’era stato uno scontro tra un falco del governo del primo ministro israeliano, quale Belazel Smotrich, membro del partito della destra messianica del Partito sionista religioso, che aveva criticato il premier non per la scelleratezza del suo piano, ma per il fatto che l’invasione fosse limitata soltanto alla capitale palestinese, e non all’intera striscia di Gaza.
Il sionismo messianico non cerca una qualche convivenza con i palestinesi che vivono da secoli e secoli in quelle terre, ma vuole il loro annientamento, la loro completa distruzione come disse un furente ex ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, al quale fece eco l’ultrasionista Giuliano Ferrara che sotto l’arco dell’odiato Tito, “colpevole” di aver distrutto il tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., pronunciava le stesse identiche parole.
Le origini dello stato ebraico
Il sionismo non è un movimento che vuole costruire una casa per gli ebrei.
Non lo è mai stato, e l’intero equivoco che riguarda il conflitto israelo-palestinese nasce proprio spesso da una errata comprensione della filosofia che governa il movimento politico che ha più influenzato e cambiato la storia dell’900.
A spiegarlo fu proprio colui che viene considerato il padre fondatore dello stato di Israele, il giornalista austriaco di origini askenazite, Theodor Herzl che nei suoi diari affermava che la Terra Promessa avrebbe dovuto estendersi dal Nilo all’Eufrate per ricostruire l’antico impero israelita che esisteva ai tempi di Mosè e dei padri della tribù israelitica che si insediarono in quelle terre dopo aver lasciato l’Egitto, punito da Dio per il rifiuto di liberare il popolo ebraico.
Theodor Herzl
Herzl non era una casa per gli ebrei che voleva, ma qualcosa di più chiaramente, ovvero un moderno impero sionista che non ha praticamente nulla in comune con l’Antico Testamento e la legge mosaica come alcuni evangelici e ingenui, o in malafede, “cattolici” sionisti credono.
Israele significa soltanto dominio, e quando l’idea di uno stato etnico ebraico inizia a circolare nei Paesi europei, viene accolta con molta freddezza dai vari ebrei che ormai si erano trasferiti da lungo tempo nel vecchio continente e avevano poca o nessuna voglia di migrare negli inospitali deserti palestinesi per iniziare una nuova vita in una terra con la quale i moderni ebrei hanno molto a che vedere.
Ancora oggi, gli esponenti del sionismo rivendicano dei “diritti” di insediamento in Palestina perché ai tempi del I secolo d.C., i loro antenati vivevano in queste terre, nonostante le linee di tale “ragionamento” riporterebbero in auge anche i diritti dell’Italia e di Roma di avere indietro i possedimenti dell’impero Romano, senza contare un fatto che non viene mai citato dagli organi di stampa Occidentali.
Geneticamente, gli ebrei moderni in larga parte sono ben differenti da quelli dei tempi di Cristo, perché i primi sono in larga parte di origini cazare, come ha dimostrato la ricerca dello scienziato israeliano, Eran Elhaik, e, di conseguenza, non esiste nemmeno un “diritto” genetico per gli askenaziti di tornare in Palestina perché essi non è da qui che vengono, ma dall’Europa Orientale.
Il sionismo si fonda come si vede su delle traballanti basi etniche che si rivelano del tutto infondate alla prova della storia e dei fatti, ma ciò non ha impedito a questo movimento di occupare una terra straniera, e di dar vita ad uno Stato che sin dalla sua fondazione non ha mai cercato un qualche compromesso con i suoi vicini arabi, limitandosi a perseguire l’espansione territoriale ad ogni costo.
Netanyahu, e la ricerca dell’impero israeliano
Netanyahu sta ancora oggi inseguendo tale “sogno”.
A dirlo è stato lui stesso la scorsa settimana quando ha dichiarato che auspica una espansione dello stato ebraico fino a ricostruire appunto la Grande Israele che il suo partito e gli altri membri della destra messianica vogliono a tutti i costi.
Ne parlò, tra gli altri, nel 1990, il leader dell’OLP, Yasser Arafat, che di fronte al consesso delle Nazioni Unite disse che Tel Aviv voleva estendere i propri confini in quelli della Grande Israele, tanto da mettere sulle monete nazionali dello stato ebraico, la mappa di questo impero israeliano.
Yasser Arafat spiega il disegno della Grande Israele
Il leader palestinese venne accusato di “calunnia” o peggio di “antisemitismo” per aver pronunciato tali parole, eppure oggi tutti possono vedere che Arafat non fece altro che dire la verità.
Israele nasce per espandersi, e se non si comprende la filosofia che governa lo stato ebraico, difficilmente se ne comprende il fine ultimo.
A spiegarlo nel 1962 alla rivista americana Life fu uno dei fondatori di Israele, il primo ministro Ben Gurion, che disse che un giorno questo stato, o entità territoriale, sarebbe stata la nazione tra le nazioni, il luogo eletto che avrebbe, di fatto, governato su l’umanità intera.
Ben Gurion delineò così il futuro del mondo e la nuova alleanza che si sarebbe imposta su ogni nazione della Terra.
“D’altra parte, la crescente influenza dei lavoratori e dei contadini e la crescente importanza politica degli scienziati potrebbero trasformare gli Stati Uniti in uno stato sociale con un’economia pianificata. L’Europa occidentale e orientale diventeranno una federazione di stati autonomi con un regime socialista e democratico. Ad eccezione dell’URSS come stato eurasiatico federato, tutti gli altri continenti si uniranno in un’alleanza mondiale a cui sarà a disposizione una forza di polizia internazionale. Tutti gli eserciti saranno aboliti e non ci saranno più guerre. A Gerusalemme, le Nazioni Unite costruiranno un santuario dei profeti al servizio dell’unione federata di tutti i continenti; questa sarà la sede della Corte Suprema dell’Umanità, per dirimere tutte le controversie tra i continenti federati, come profetizzato da Isaia.”
Si tratta, semplicemente, della visione del Nuovo Ordine Mondiale che si propone di costruire un supergoverno globale, nel quale alla fine, Israele diventa la nazione suprema, il luogo, come disse Gurion, nel quale ogni controversia dovrebbe essere risolta, una volta che le nazioni saranno sciolte in questa struttura, o governance, mondiale.
A utilizzare gli stessi termini è una delle sette sioniste più influenti al mondo, Chabad Lubavitch, che nel suo sito descrive così la manifestazione del Nuovo Ordine Mondiale governato dal moschiach, il tanto atteso messia ebraico.
Chabad scrive che “tutte le nazioni del mondo riconosceranno il Messia come leader mondiale e accetteranno il suo dominio. Nell’era messianica ci sarà pace nel mondo, niente più guerre né carestie e, in generale, un elevato tenore di vita. Tutta l’umanità adorerà un solo Dio e vivrà uno stile di vita più spirituale e morale. La nazione ebraica sarà impegnata a studiare la Torah e a comprenderne i segreti.”
Israele nasce dunque per imporre il sionismo ad ogni nazione e per far riconoscere come leader politico mondiale questa figura messianica, che getterà le basi per la creazione di una unica religione mondiale, esattamente come vogliono le varie massonerie in giro per il mondo.
Chabad attende ferventemente il messia, e questo spiega perché Benjamin Netanyahu aveva una profonda amicizia con lo storico rabbino di tale setta, Menachem Schneerson, che affermava che una volta che Netanyahu sarebbe diventato primo ministro, la strada per la venuta del moschiach sarebbe stata spianata.
Il Terzo Tempio e il misterioso moshiach
Talmente forte è la convinzione che anima il governo israeliano che negli ultimi giorni si è diffusa l’indiscrezione che Israele, in gran segreto, avrebbe sacrificato una “pura” giovenca rossa per propiziare la ricostruzione del Terzo Tempio, nel quale, secondo la religione talmudica, dovrebbe insediarsi appunto il leader del mondo, il moshiach che il Likud di Netanyahu sta attendendo da tanto tempo.
Una ricostruzione del Terzo Tempio
Si tratta di un concetto molto più vecchio di quello che si pensi.
Se si leggono gli atti del 1596 del processo dell’Inquisizione contro l’ebreo spagnolo, Luis de Carbajal, si riesce ad avere una idea più chiara del messia che attendono le varie sette sioniste.
Luis era un ebreo che aveva molto in odio il cristianesimo, e durante la sua prigionia in Messico, pronunciò non poche bestemmie contro Gesù, un “impostore” che secondo Carbajal stava bruciando all’inferno.
Durante gli interrogatori, l’Inquisizione ricorse ad uno stratagemma per carpire più informazioni dall’ebreo spagnolo, e decise di mandare nella sua cella un sacerdote, padre Luis Diaz, che conosceva perfettamente la lingua ebraica così come gli usi e i costumi di questo popolo.
A padre Diaz venne anche l’idea di mandare un cristiano a spiare gli altri colloqui di Carbajal, che in una delle varie conversazioni disse che “il Messia ancora non è venuto. Gesù Cristo è un falso profeta. Quando verrà l’Anticristo verrà anche il Messia promesso dalla Legge. I cristiani ingannano la gente e vanno all’inferno. Più essi sono importanti e più soffriranno. Papi, re e tutti i grandi Inquisitori di coloro che osservano la Legge di Mosé — l’unica vera — sono e andranno all’inferno. Anche gli Apostoli sono all’inferno. In cielo non esistono santi.”
Luis odiava con tutte le sue forze la Chiesa perché questa, ai suoi occhi, rappresentava un ostacolo per la venuta del moshiach, che non sarebbe altri che l’Anticristo annunciato dalle Scritture, e ciò dimostra come la filosofia sionista, alla fine, non sia altro che una esternazione politica della moderna religione talmudica che aspira a dominare il mondo intero attraverso il suo falso messia.
Si vede quindi che tale volontà di potenza del sionismo moderno è qualcosa di più antico, che si tramanda di secolo in secolo, fino a giungere alla presente contemporaneità nella quale il partito del Likud e i suoi alleati inseguono follemente questa accecante visione imperialista che sta causando moltissima sofferenza al popolo palestinese, ma anche allo stesso popolo ebraico.
Il sionismo e gli ebrei mandati al macello
Molti coloni sono infatti del tutto ignari di quale sia la visione di coloro che hanno voluto la nascita dello stato di Israele.
Molti di loro si sono trasferiti nel dopoguerra perché convinti di trovare una vita migliore in Palestina, senza avere la minima idea che questa entità territoriale è stata voluta da forze e poteri che hanno in dispregio la vita umana, a partire da quella degli stessi ebrei.
La storia dell’Haavara e della sacrilega alleanza tra sionismo e nazismo sorta nel 1933 è ancora oggi lì, a raccontare come coloro che si servono all’infinito del complesso di colpa nato attraverso la religione olocaustica, erano gli stessi che non esitavano a stabilire alleanze diplomatiche con il cancelliere Adolf Hitler, che appena instauratosi al potere firmava subito un accordo per trasferire, contro la loro volontà, gli ebrei tedeschi in Palestina.
A coloro che rifiutavano di andare in Palestina, veniva riservato il destino della deportazione nei campi di concentramento, noti a tutte le cancellerie europee, e dai quali ricchissime famiglie come i Rockefeller ricavavano altissimi profitti grazie alla manodopera degli schiavi detenuti lì dentro.
Una medaglia d’argento del 1934 commemorativa della collaborazione tra sionismo e nazismo. Da un lato della moneta, la svastica. Dall’altro, la stella a sei punte, simbolo di Israele.
Gli esponenti del sionismo mondiale sapevano tutto.
Sapevano che gli ebrei che si rifiutavano di andare in Palestina venivano deportati lì, ma non per questo essi manifestavano qualche opposizione.
Anziché denunciare, costoro, come l’agenzia sionista ebraica svizzera rispondevano al rabbino Weissmandl che la sofferenza degli ebrei era necessaria per arrivare alla nascita dello stato di Israele.
Gli ebrei quindi ridotti a carne da macello, ostaggio di un disegno talmudico messianico del quale molti di loro sanno poco e nulla e che già dalla metà del’800 vedeva impegnati in prima linea i Rothschild a finanziare l’acquisto di appezzamenti di terra in Palestina per iniziare gli insediamenti in Terra Santa, e arrivare a mettere le mani su Gerusalemme, per ricostruire il Terzo Tempio.
A spiegare da poco la demoniaca volontà di insediarsi in Palestina, è stato Sua Eminenza, il cardinal Pierbattista Pizzaballa, custode della Porta Santa, che recentemente ha dichiarato che la “Terra Santa, che custodisce la più alta rivelazione e manifestazione di Dio sia anche il luogo della più alta manifestazione del potere di Satana. E forse proprio per questo, perché è il Luogo che custodisce il cuore della storia della salvezza, che è diventato anche il luogo nel quale ‘l’Antico Avversario’ cerca di imporsi più che altrove”.
Israele si ritrova evidentemente al centro di un progetto satanico, che vuole sottomettere, dominare e distruggere a ogni costo, come si diceva in precedenza, fino a trascinare in un vortice di sangue sia i palestinesi sia gli israeliani, i quali travolti dalle bombe e da una spirale di violenza senza fine iniziano a lasciare la Terra Promessa, forse finalmente consapevoli dell’inganno da essi subito.
Il famigerato “attacco” di Hamas del 7 ottobre 2023 non è altro che un mezzo per giungere appunto al fine della Grande Israele.
Che Hamas sia una entità controllata e gestita da Israele sin dagli albori, è cosa nota, così com’è noto che Netanyahu negli anni passati ha dichiarato che Israele ha bisogno di Hamas, poiché questa è la sua opposizione controllata e serve al meglio gli scopi di espansione territoriale dello stato ebraico.
Se Tel Aviv avesse voluto, Hamas sarebbe stata smantellata da tempo, ma la tanto decantata tecnologia di Israele e i suoi servizi di intelligence si accendono e si spengono a seconda delle convenienze.
Netanyahu e i suoi si sono così gettati alla ricerca dell’impossibile.
Sono intenzionati a voler forzare a tutti i costi la storia, nonostante ormai il secolo che è stato l’apogeo del potere del sionismo e della finanza ebraica, il’900, stia definitivamente volgendo al termine, e nonostante non ci sia più la protezione dell’impero americano che metteva a ferro e fuoco il Medio Oriente pur di marciare verso la Grande Israele.
Sembra che la lezione più grande che si può trarre da questo sconsiderato tentativo di dominare il mondo, è che il peggior nemico degli israeliani e degli ebrei sia proprio il sionismo messianico e uomini come Netanyahu e Smotrich, che sono pronti a trascinare l’umanità in un inferno pur di affermare la loro supremazia.
Sembra che tale lezione però non sia stata ancora apprese dai leader dello stato ebraico, dopo le sonore sconfitte in Libano e contro l’Iran.
Non se né può dedurre pertanto che costoro non si daranno pace fino a quando la loro volontà di potenza non porterà loro stessi e lo stato di Israele alla rovina.
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grazie dr Sacchetti sempre molto chiaro ed esplicativo questi sono i veri testi di storia non quelli che ci hanno fatto studiare a scuola
Ti ringrazio, Monica.