L’inganno di Churchill contro Mussolini e quel carteggio tra i due macchiato di sangue sparito

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18/11/2025

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di Cesare Sacchetti

A Dongo, il 30 aprile del 1945, si chiude il tragico destino di Benito Mussolini, il Duce del fascismo, l’uomo che molti prelati avevano definito come “l’uomo della Provvidenza”, per aver risollevato le sorti di una nazione piegata dalla prima guerra mondiale e ingannata dalle potenze angloamericane.

Gli inganni però non si sono chiusi nel 1919.

Londra sembra avere connaturate nelle sue radici l’esercizio del doppiogiochismo, delle promesse fatte e non mantenute, e dei continui cambi di casacca che sono stati incredibilmente attribuiti all’Italia per colpa soprattutto di una storiografia liberale mendace che mai ha raccontato la verità.

La verità che non è ancora stata detta agli italiani sull’ingresso della seconda guerra mondiale è quella che riguarda le ragioni che spinsero Mussolini a parteciparvi.

Il Duce era uno statista assennato.

Nessuno meglio di lui sapeva valutare gli equilibri e gli spostamenti che un conflitto globale avrebbe provocato.

Cambiamenti che sarebbero stati pari a dei veri e propri terremoti politici in grado di scuotere le fondamenta del fascismo che si era instaurato al potere nel 1924, e che, a poco a poco, aveva smantellato il corrotto modello dello Stato liberale asservito a consorterie massoniche e angloamericane.

Mussolini sapeva bene qual era la vera forza motrice del potere di Londra.

Lo scriveva sulle colonne del Popolo d’Italia nel 1919, e non aveva timore a fare i nomi di chi, nelle democrazie liberali, teneva i cordoni della borsa, ovvero di chi aveva la capacità di muovere enormi masse di liquidità che rendevano i governanti delle mere comparse, dei burattini rimessi alla volontà dei “grandi” banchieri.

L’articolo di Mussolini sul potere delle banche

Sono i nomi dei Rothschild e dei Warburg che Mussolini scrive nel suo articolo, perfettamente consapevole che se l’Italia aspirava a diventare una nazione realmente sovrana, non poteva non esimersi dal recidere i fili finanziari che tenevano Roma ostaggio di tali poteri, e per farlo inizia proprio dalla costituzione di una vera banca centrale dotata della facoltà esclusiva di stampare moneta, a differenza di ciò che avveniva al tempo dello Stato liberale risorgimentale.

Mussolini e il fuhrer: storia di una diffidenza

Nel 1939, il fascismo sembra essere arrivato al suo apogeo.

Nessuna apparente ragione spinge il Duce a seguire la via dello spazio vitale perseguita da Adolf Hitler che voleva riportare la Germania a riconquistare i territori perduti dopo gli infausti accordi di Versailles, per poi spingersi assurdamente ancora più oltre, fino ad arrivare alla suicida invasione dell’Unione Sovietica.

Mussolini aveva una mente lucida. Sapeva che la guerra avrebbe portato al disfacimento del suo governo, e sapeva anche che una volta che la Germania avrebbe iniziato a invadere i vari territori vicino e oltre i suoi confini, Washington non sarebbe stata certo rimasta a guardare.

Londra infatti ben poco poteva contro la macchina bellica della Germania, di gran lunga superiore a quella britannica, e il primo ministro inglese, Neville Chamberlain, fino al 1939, successivamente sostituito da Winston Churchill, difficilmente non avrebbe chiesto l’aiuto degli Stati Uniti per rovesciare le sorti di un conflitto che altrimenti sarebbe stato segnato.

Mussolini sembra calcolare molto bene tali variabili, e lo si vide anche nei documenti e nella corrispondenza emersa da pezzi del suo archivio che sono arrivati al pubblico soltanto anni dopo, ai quali però è stata data scarsissima rilevanza perché essi spazzano via la narrazione liberale di un fascismo saldamente schierato dalla parte del nazismo.

A parlarne sono stati tra gli anni’80 e ’90, storici e ricercatori quali Arrigo Petacco, autore di un’opera dedicata all’archivio segreto del Duce, e Fabio Andriola, giornalista già collaboratore del Giornale e Libero.

Mussolini era estremamente scrupoloso.

Qualsiasi carta passasse sopra la sua scrivania, veniva meticolosamente archiviata e catalogata per consentire al capo del Governo di tenere traccia e di custodire quei documenti che un domani avrebbero potuto essere estremamente preziosi sia nei rapporti internazionali sia nelle dinamiche interne del fascismo, nei confronti di eventuali o potenziali quinte colonne.

Tra queste carte, ce n’è una molto interessante che merita di essere valutata con attenzione.

Si tratta di un telegramma che reca la data del 1939, che Mussolini indirizza al re, Vittorio Emanuele III, nel quale si parla di un accordo tra l’Italia e le potenze europee in caso di ingresso in guerra.

Il telegramma indirizzato da Mussolini a Vittorio Emanuele III

Il capo del Governo scrive queste parole al sovrano di casa Savoia.

S.M. il RE

Sant’ Anna.

Desidero Maestà nell’attesa di mandarVi tutto l’epistolario scambiato col  Fuhrer  anticiparvene le conclusioni e cioè che l’Italia si limiterà almeno nella prima fase del conflitto ad un atteggiamento puramente dimostrativo. Francesi e inglesi ci hanno fatto sapere che faranno altrettanto. Aggiungo essere mia convinzione che le proposte di Hitler al governo inglese e che noi abbiamo conosciute tramite Londra meritano di essere prese in attenta considerazione.”

Mussolini parla esplicitamente di un’entrata in guerra controllata, calmierata, per così dire, al fianco della Germania Nazista con la quale il Duce del fascismo appariva alquanto riluttante a stabilire un’alleanza.

Si era già avuto un saggio del pensiero di Mussolini sulla Germania ai tempi del celebre discorso di Bari del 6 settembre del 1934, nel quale il presidente del Consiglio esprimeva la sua avversità verso la cultura di quel Paese, di gran lunga inferiore a quella latina, che già produceva letterati e filosofi mentre nel Nord Europa regnava la barbarie.

Il discorso di Mussolini tenuto a Bari il 6 settembre del 1934

Mussolini diffidava dei tedeschi, e non stimava Adolf Hitler, soprattutto quando capì che la sua ascesa al potere, appoggiata da ambienti finanziari angloamericani, avrebbe destabilizzato l’Europa portandola verso l’abisso di un altro scontro globale.

Lo si vide già ai tempi dell’omicidio del cancelliere austriaco, Dollfuss, ucciso su ordine di Hitler, perché, secondo quanto rivelato da Walter Langer, il politico austriaco aveva nelle mani le prove delle origini ebraiche del Fuhrer, nipote illegittimo di una relazione clandestina tra sua nonna, Maria Schicklgruber, e il barone Rothschild di Vienna, nella cui casa la donna prestava servizio.

Il Duce non si fida del Fuhrer.

Lo considera un esagitato, uno sconsiderato, e la sua decisione di entrare in guerra è stata il probabile risultato di un accordo sottotraccia con gli inglesi e i francesi che non è stato poi evidentemente rispettato.

Una volta iniziato il conflitto, lo si vede chiaramente.

Nulla possono i valorosi soldati italiani mal armati contro l’Inghilterra, e soprattutto contro la superpotenza americana, che danno al conflitto la svolta che Mussolini aveva chiaramente previsto.

Il colpo di mano del re e degli inglesi: l’arresto di Mussolini

Il Duce si ritrova così ingannato, sia dalla corona, sia dagli inglesi e i francesi che gli avevano dato garanzie non rispettate.

Il 25 luglio del 1943 si mette in moto la catena di eventi che porta alla disastrosa fine della guerra neanche per un istante negoziata, ma firmata in bianco da uomini che non erano nemmeno legittimati a prendere determinate decisioni.

La riunione del Gran Consiglio del fascismo tenutasi il 25 luglio del 1943

Vittorio Emanuele fa arrestare Mussolini quel giorno.

Al suo posto arriva il generale Badoglio e a soli 40 giorni di distanza, il 3 settembre, giunge l’armistizio di Cassibile, firmato dal generale Castellano che nemmeno parlava inglese.

Si consumano farse e tradimenti, ma il Duce intanto custodisce gelosamente tutto il suo carteggio con Winston Churchill.

Al suo amico e confidente, Nicola Bambacci,  Mussolini diceva che “allo stato attuale poco mi resta. Solo le nostre carte possono essere la nostra salvezza materiale e morale. Dovessi essere assassinato o morire in combattimento, sfruttate i documenti: è in gioco l’interesse della Nazione.”

In un’altra lettera indirizzata proprio a Badoglio il 7 marzo del 1945, il Duce era ancora più esplicito e scriveva tali parole.

“Caro Maresciallo, Churchill sa che io ho le cartucce pronte. Certamente si mangia le unghie per la sua lettera dell’ottobre 1940, ora che si trova nelle grinfie dell’orso rosso. E se io agissi? La sua posizione diverrebbe insostenibile, sarebbe la fine, potrebbe avere come conseguenza il suo siluramento. No, non sono di tale avviso. Per noi è un ponte, un appiglio in caso di estrema necessità. Tutto questo Churchill lo sa benissimo. Parlare di tutto questo a Hitler? Guai! Lui agirebbe subito, forse pregiudicando definitivamente tutto, con il suo temperamento, il suo caratteraccio. Si perderebbe con atti inconsulti. Vi ripeto Maresciallo, queste ultime armi morali devono essere custodite gelosamente. Dovessimo soccombere materialmente, moralmente saremo imbattuti, saremo invulnerabili. Gli stessi eventuali vincitori saranno i soli ad essere compromessi.”

Mussolini sapeva che poteva distruggere attraverso la sua corrispondenza Winston Churchill, il falso eroe costruito dalla storiografia liberale che ha costruito un mito di integrità morale attorno ad uno dei personaggi più biechi del secolo scorso, e responsabile di diversi crimini di guerra, mai perseguiti.

Benito Mussolini in quel carteggio aveva la probabile prova delle garanzie fatte dal primo ministro inglese al capo del governo italiano, su un’entrata “controllata” dell’Italia nel conflitto, alla quale sarebbero poi spettati determinati territori alla fine della guerra.

L’uomo che secondo la vulgata liberale combatteva il fascismo, stipulava in realtà accordi sotto banco con esso, per poi rimangiarseli impunemente e darsi da fare per far sparire le prove di tutta la sua corruzione morale.

Il Duce sapeva molto bene che Churchill voleva ucciderlo per via di quanto aveva in mano il politico italiano su di lui.

Mussolini non era però uno sprovveduto.

Sapeva che doveva far circolare copie del carteggio tra lui e il primo ministro inglese che voleva salvare la sua reputazione di “integerrimo statista.”

Il capo della Repubblica Sociale quindi decise di fare copia di tali incartamenti e di affidarli alla moglie Rachele, a Carlo Alberto Biggini, ministro dell’Educazione, al colonnello dei servizi della RSI, Tommaso David, e ad altri giovani repubblichini che avrebbero dovuto portare tutto in Svizzera.

Carlo Alberto Biggini

Fino all’ultimo istante, Mussolini ha provato ad esercitare il potere che tali esplosivi documenti gli davano, e in una missiva del 24 aprile 1945, il primo ministro inglese gli assicurava che avrebbe riconosciuto la RSI come Paese belligerante e avrebbe salvaguardato la sua incolumità.

Soltanto quattro giorni dopo, a Dongo, Mussolini viene ucciso dai partigiani assieme a Claretta Petacci, sua amante, informata a sua volta dell’esistenza del carteggio.

Churchill non si sente però sicuro nemmeno dopo la morte del Duce.

Giunge lui stesso nel Nord dell’Italia sotto lo pseudonimo di “colonnello Warder”, e si adopera per recuperare e distruggere il materiale che lo avrebbe completamente spazzato via dalla vita politica inglese e internazionale, assistito sempre dai servizi inglesi.

Si inizia a parlare di questa “pressante necessità” del politico inglese anche sulla stampa europea.

Sulle pagine del settimanale svizzero “Voix Ouvriere”, esce una vignetta nella quale si mostra Churchill seduto di fronte ad un caminetto intento a bruciare delle carte.

Winston Churchill

Ancora oggi, non si sa esattamente quali e quante mani abbiano tutta la corrispondenza.

Una parte di essa è finita certamente nelle mani degli inglesi, e del partito comunista italiano.

Uno degli storici più autorevoli del fascismo, Renzo De Felice, disse esplicitamente che Togliatti fece distruggere alcune di quelle carte, a dimostrazione che i comunisti non avevano alcuna reale intenzione di colpire Londra e di far uscire uno scandalo che avrebbe travolto tutta l’Inghilterra e i partigiani comunisti che uccisero il capo del fascismo pur di insabbiare quelle scomode verità.

Altre parti di quelle carte sono forse oggi ancora in mano a qualche famiglia non ostile a Mussolini, e che le ha custodite, nella speranza che un giorno queste potessero essere rese pubbliche per far sapere a tutti com’era stata scritta veramente la storia.

Se un appunto può proprio essere a questo punto mosso a Mussolini, è quello di essersi fidato di chi evidentemente non ci si poteva fidare, di quegli inglesi e francesi che assicurarono al Duce che non ci sarebbero state vere ostilità e che lui sarebbe rimasto capo del Governo, quando entrambi invece non esitarono un istante a rimangiarsi tutto per poi far sparire le prove delle loro menzogne.

A distanza di 80 anni, l’Italia ancora oggi deve sorbire la bugia di essere stata voltagabbana, quando a fare il doppiogioco è stato soltanto il massone Winston Churchill.

Mussolini forse non si era reso conto della doppiezza dei suoi avversari, e il suo epilogo fu drammatico, criminale e sanguinario.

Il 20 aprile del 1945, il Duce al direttore del Popolo di Alessandria spiegava ancora meglio le ragioni della sua alleanza con il nazismo.

“Io ho qui tali prove di aver cercato con tutte le mie forze di impedire la guerra che mi permettono di essere perfettamente tranquillo e sereno sul giudizio dei posteri e sulle conclusioni della Storia. Non so se Churchill è, come me, tranquillo e sereno.”

Ci fu un colpo di Stato in Italia il 25 luglio del’43, e tutto quanto accaduto dopo è in grave violazione della sovranità del Paese.

A Cassibile, viene firmato un armistizio attraverso il quale non solo l’Italia capitola, ma di fatto consegna le chiavi della sua sovranità all’anglosfera che da allora in poi trasformerà l’Italia in uno Stato coloniale.

Cassibile porta al broglio elettorale del 1946 nel quale si assegnò la vittoria alla repubblica nonostante avesse vinto la monarchia, e il broglio del 1946 porta alla costituzione del’48, scritta, come disse lo stesso Giulio Andreotti in un’intervista rilasciata al Tempo il 14 aprile del 2003, da un’assemblea costituente “illegale perché le elezioni avvennero in regime di occupazione militare straniera e soltanto col permesso dello straniero occupante.”

Se si torna alla catena di eventi che portò alla fine della sovranità italiana, si torna necessariamente al golpe subito da Mussolini, e dall’accordo tradito da Winston Churchill che si adoperò poi per far sparire le tracce del suo doppiogiochismo.

Ce n’è abbastanza non solo per riscrivere la storia e far conoscere finalmente la verità alle future generazioni, ma ce n’è abbastanza anche un domani per iniziare un percorso che porti finalmente fuori l’Italia dalla repubblica anglicizzata di Cassibile, dai suoi inganni e da tutte le bugie che sono state costruite per tenerla in vita.

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11 Commenti

  1. Maurizio

    Buongiorno Cesare,

    Tempo fa ho visto un video su YouTube in cui si parlava della morte brutale di Mussolini e della Petacci. Entrambi, prima di essere fucilati, subirono indicibili violenze sessuali, in quello che viene definito un sadico rituale massonico ad opera degli inglesi. Lei era a conoscenza di questo macabro dettaglio, che la farlocca storia ufficiale ha sempre volutamente omesso? Grazie per il suo post!

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    • La Cruna dell'Ago

      Ciao Maurizio, ti ringrazio. Sapevo delle violenze alla Petacci, ma non di quelle contro Mussolini. È certa questa cosa?

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  2. Roberto Collino

    👏👏👏

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  3. Claudio

    Condivido pienamente, ci hanno sempre dipinti come un popolo di traditori e voltagabbana e il Duce come un dittatore da operetta….senza mai dire chiaramente che il popolo di traditori ha combattuto sempre con onore su ogni teatro, pur avendo all’epoca un equipaggiamento e una logistica del tutto inadeguati, ed il dittatore da operetta ci ha lasciati non un paese disastrato come racconta la vulgata ufficiale ma uno stato sociale e un sistema pensionistico all’avanguardia di cui abbiamo goduto per 70 anni, la 13^ mensilità, la divisione tra banche commerciali da quelle di investimento…uno stato imprenditore e la messa al bando della massoneria. Tutte cose di cui non possiamo certo ringraziare sinistra partigiani o sindacati. Però, e questo il dottor Sacchetti lo sa meglio di me, la storia la scrivono i vincitori, e la scrivono come più conviene a loro. Allora la domanda che le pongo è la seguente: come potrà essere possibile riscrivere una così importante pagina di storia (e tutto ciò che ne conseguirebbe a cascata) quando per ben 3 generazioni ce ne hanno raccontata una completamente diversa? Si può…mi lasci passare il termine, “resettare” di fatto la mente di milioni di italiani su questo periodo storico? Porgo sempre i miei più sinceri complimenti all’autore di questo blog.

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    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Claudio. Ti risponderei affermativamente citando la profezia di padre Pio sul ritorno della monarchia

      Rispondi
  4. Gabriele

    Ottimo articolo.
    Nel leggere e’ un’ amarezza senza limiti.
    Anche se credo che i partigiani furono soltanto lo specchietto delle allodole di facciata perche’ furono i servizi inglesi ad uccidere e impiccare mussolini mi sembra a piazzale Loreto di Milano.

    Nella città in cui vivo in Calabria si narra di come gli angloamericani bombardarono e uccisero milioni di persone durante la seconda guerra mondiale.
    Ci rendiamo conto delle menzogne quando poi invece si vedono film di Roberto benigno dove ci e’ stato mostrato falsamente che alla fine arrivavano gli americani a salvarci? Porca puttana e’ esattamente il contrario!!!! Ci hanno distrutto proprio loro!!!!
    Dalle mie parti si narra inoltre che sempre negli stessi periodi i comunisti aizzarono il popolo locale contro le istituzioni fasciste per farle rovesciare, tutto quadra…..

    Sei davvero convinto che questa repubblica e tutta la classe politica a seguito possa crollare davvero?Ho visto che il caso Epstein sta procedendo bene, però e’ davvero difficile capire quale possa essere lo scenario che porterà al crollo generale, sembra tutto in stallo e…..lento…..
    Forse una terza guerra mondiale ‘controllata e simulata’ dalla Russia e dall’America di oggi possa portare ad accelerare i tempi?
    Saluti e grazie per la storiografia.

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  5. Mariella Cannarozzo

    Caro Cesare la verità è lenta ad arrivare ma il suo cammino è irrefrenabile.
    Capiranno finalmente chi agiva amando profondamente la propria terra.
    Ma, il probabile futuro Re d’Italia e la famiglia Savoia, non potrebbero avere in mano tali documenti o parte di essi?
    Grazie come sempre del lavoro minuzioso che svolge per noi

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    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Mariella. Certo, non è da escludersi che un ramo dei Savoia ce l’abbia. Sembra che alcuni incartamenti arrivarono effettivamente a Umberto.

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  6. Alessandro

    Vi è anche qual fatto che Togliatti, su richiesta di Stalin, per cosa farne degli italiani prigionieri in Russia, Togliatti rispose a Stalin di mandarli in Siberia (dove la maggior parte moriranno), così le loro famiglie diverranno comuniste antifasciste. E’ un fatto vero.

    Rispondi
  7. Giovanni

    Ottimo come sempre!! Penso che l’impero Britannico ci abbia minacciato anche con altre leve per entrare in guerra, però non sono sicuro, lo dico solo conoscendo i perfidi britannici!! Credo che l’uccisione di Mussolini non sia da appioppare ai soli famosi cosiddetti “partigiani” (il vertice era pagato dagli angloamericani, Alfredo Pinzoni docet, proprio per alimentare la guerra civile) ma agli inglesi nella persona di David Derrick Wilkinson che emerge dalle mie letture (nome in codice Shadow) e ai cani togliattiani complici!! Non so se ha letto l’opera monumentale del più importante STORICO italiano, Alessandro De Felice mio conterraneo e cugino di 3° grado di Renzo!! La sua opera di oltre 1000 pagine sulla II GM “il gioco delle ombre” è qualcosa di incredibile, straordinaria, naturalmente parliamo di uno storico vero e non alla Cazzullo o alla Mieli (figlio di “Ralph” agente di Sua Maestà)!! Una volta rammentò un suo incontro con Leo Valiani, ex senatore a vita ed amico dell’agente Pertini (lo slavo….), presso la sede di una fondazione a Milano, egli gli disse testuali parole sulla vicenda Dongo: “Gli inglesi suonarono la musica e i “partigiani” andarono a tempo!”
    Non so se qui vedrà ma le giro link del De Felice, molto interessante
    Salutissimi e complimenti sempre

    https://www.youtube.com/watch?v=8eOKhwFxCzA

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Giovanni, la ringrazio, anche per questa interessante segnalazione. Non conoscevo tale storico. Cercherò la sua opera.

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