L’estate degli incendi, delle esplosioni e dei blackout: echi di un 1992 alla rovescia?

07/07/2025

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di Cesare Sacchetti

Se lo scorso venerdì a Roma non c’è stata una strage, lo si deve probabilmente soltanto ad un vero e proprio miracolo.

I romani si sono svegliati la mattina del 4 luglio atterriti da un enorme frastuono che si è sentito per mezza città.

A saltare in aria è stato un distributore di GPL presso via dei Gordiani, a Roma, e, ad oggi, né gli organi di stampa né tantomeno le autorità di governo ancora hanno saputo fornire una spiegazione logica di quanto è accaduto.

Nei primi resoconti dei quotidiani veniva scritto che un camion cisterna giunto per rifornire la stazione di GLP avrebbe urtato una conduttura e provocato così l’esplosione.

L’esplosione dell’impianto GPL a Roma

Non si comprende però come avrebbe fatto il camion ad urtare una conduttura del gas che si trova sotto il livello della strada, né si comprende cosa ha esattamente provocato le tre esplosioni che si sono sentite prima del botto più devastante, l’ultimo, quello che ha provocato il ferimento di almeno otto persone, sette poliziotti e un pompiere, che erano già giunti sul posto nel tentativo di domare l’incendio.

I media hanno scritto che le esplosioni che hanno provocato l’incendio della pompa sarebbero state due, eppure i lettori di questo blog che vivono nella zona segnalano tre deflagrazioni più una quarta, quella definitiva, che ha portato alla distruzione completa dell’impianto.

Ad essere distrutta non è stata soltanto la pompa di GPL, ma anche un deposito giudiziario che si trovava proprio dietro la struttura, e tale circostanza dovrebbe sollevare più di qualche riflessione se si pensa che due giorni prima dell’esplosione di via dei Gordiani, c’era stato un incendio che aveva distrutto altri due depositi giudiziari, sempre nella Capitale.

Nei depositi giudiziari ci sono generalmente i veicoli che vengono sequestrati nel corso di indagini penali, perché, ad esempio, la magistratura dispone il sequestro di una determinata vettura coinvolta in un incidente stradale oppure un automobile nella quale si è compiuto un omicidio.

Sono luoghi dove sono custodite le prove di importanti processi penali, e se tali prove oggi non esistono più, appare evidente che qualcuno coinvolto in procedimenti penali probabilmente di non poco conto, oggi magari può essere scagionato perché non ci sono più quegli elementi che dimostravano la sua colpevolezza.

Surreale che nessun quotidiano abbia fatto notare questa sequela di distruzione di depositi giudiziari a Roma, soprattutto alla luce di piste investigative che vengono riaperte a distanza di anni, tra le quali i casi di Garlasco e del mostro di Firenze, segno forse che qualche mano vuole cancellare qualcosa di scomodo da qualche parte.

Non si fa notare ugualmente l’altra anomalia seguita all’esplosione di via dei Gordiani.

A distanza di poche ore dalla distruzione dell’impianto GPL, nel quartiere Centocelle, salta in aria una roulotte abitata presumibilmente da qualche sbandato.

La seconda esplosione a Roma

Anche in tale occasione i media hanno praticamente fatto finta di nulla.

Non solo non si sono interessati di capire cosa abbia fatto esplodere una roulotte, ma a tre giorni dai fatti hanno già accantonato sia l’esplosione dell’impianto GLP sia quella del mezzo di fortuna che non può evidentemente essere avvenuta senza l’utilizzo di qualche innesco che ha fatto saltare il mezzo.

Se già si nutrono dei dubbi sulle cause dell’esplosione della pompa di via dei Gordiani, non si può non mettere in rilievo che l’episodio successivo indica che qui non ci si trova di fronte ad un qualche incidente isolato, ma ad una concatenazione di eventi che suggerisce che dietro tali episodi c’è una volontà precisa di destabilizzare il Paese tramite sabotaggi di vario tipo, alla costante ricerca di una nuova condizione di emergenza artificiale voluta dai soliti ambienti.

Si prenda, ad esempio, il numero degli incendi che dal penultimo fine-settimana di giugno hanno cominciato a moltiplicarsi in diverse regioni italiane in simultanea, a suggerire, ancora una volta, che chiunque abbia appiccato tali roghi fosse coordinato dalle stesse menti, a meno che non si pensi che i piromani di tutta Italia si siano dati appuntamento tutti insieme allo stesso momento per colpire svariate strutture di rilievo, tra le quali c’è quella del centro direzionale a Napoli.

Mentre si verificava tutto questo, altre mani si adoperavano per staccare la corrente allo stesso momento in varie parti d’Italia, e gli organi di stampa, anche in questo caso, si sono precipitati assurdamente a dare la colpa al caldo per ragioni che saranno approfondite meglio in seguito.

I precedenti del biennio 1992-93

Il compianto magistrato siciliano Giovanni Falcone all’indomani del fallito o sventato attentato dell’Addaura definiva gli architetti di tali strategie del caos pianificato come delle “menti raffinatissime” che usavano e usano ricorrere a determinati attentati e stragi per perseguire i loro obiettivi.

Falcone aveva certamente intuito che dall’altra parte non c’era soltanto qualche capobastone di qualche cosca locale, ma un potere molto più radicato, un potere che raggiungeva le sfere di una struttura composta dalle grandi banche di capitali, da uomini delle forze dell’ordine, da togati, da politici e infine dalla massoneria che è quella società segreta che racchiude ognuno di questi compartimenti.

Sotto certi aspetti pare di intravedere negli episodi delle ultime settimane una strategia simile a quella del lontano 1992, quando i magistrati di Mani Pulite su impulso dello stato profondo americano iniziarono a mettere in atto in Italia una rivoluzione colorata per liberarsi di una classe politica ormai divenuta ingombrante, e lasciare campo libero così al nuovo interlocutore privilegiato di Washington, il PDS che intanto aveva dismesso i panni del PCI.

A pagare per primo il conto di tale rivoluzione colorata è stato proprio il citato Giovanni Falcone che attraverso la sua inchiesta congiunta con il procuratore russo Stepankov, stava arrivando ai nomi degli uomini del PCI che riciclavano i soldi del PCUS in Italia attraverso un dedalo di società ombra della stessa mafia.

Botteghe Oscure che si intestava la battaglia della cosiddetta questione morale era in realtà il partito che si serviva proprio della stessa mafia per lavare i suoi fondi neri giunti da Mosca, ma tale evidenza dimostra ancora una volta come il PCI e i suoi eredi siano profondamente intrisi di ipocrisia.

A raccogliere il testimone di quella clamorosa inchiesta avrebbe dovuto essere Paolo Borsellino che non fece in tempo a fare nulla, ucciso il 19 luglio del 1992 dalle stesse menti che avevano concepito l’attentato a Falcone, e che non potevano permettersi che questi due magistrati mandassero a monte i piani di Washington e dei vari gruppi mondialisti che avevano concepito questo attacco all’Italia già negli anni’70 nelle stanze del club di Roma, fondato da Aurelio Peccei.

L’Italia fu così messa all’asta.

In quel biennio gli uomini della quinta colonna al servizio di gruppo mondialisti quali il Bilderberg e la Trilaterale, si adoperarono per smembrare il cuore pulsante economico del Paese, l’eccellenza dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, per donarlo ai vari peana dell’alta finanza internazionale rappresentati da Goldman Sachs, JP Morgan e Kuhn e Loeb.

L’Italia, in altre parole, è stata svenduta da personaggi come Amato, Draghi, Ciampi, Napolitano e Prodi che fecero del tutto per eseguire le volontà del conglomerato mondialista e trasformare la quarta potenza industriale in un Paese di serie B, asservito ad altre potenze europee e in mano alle solite banche di Wall Street.

In quel periodo, le menti raffinatissime di cui parlava Giovanni Falcone si premurarono di far esplodere bombe in tutta Italia, alzando esponenzialmente il tiro attraverso gli attentati contro il patrimonio artistico italiano, a dimostrazione che chi aveva concepito tutto questo non era qualche mafioso analfabeta rintanato dentro qualche caseificio, ma una mente strategica che voleva colpire i luoghi simbolo dell’Italia per destabilizzare il Paese e trascinarlo a poco a poco verso il recinto dell’Unione europea e la successiva e conseguente perdita della sovranità monetaria.

I mandanti atlantici delle stragi e i servizi

Il biennio 1992-92 richiede uno studio davvero attento e approfondito perché attraverso una serie di stragi e attentati, generati tutti dalla rivoluzione giudiziaria di Mani Pulite, gli architetti del caos riuscirono esattamente a raggiungere l’intento designato, ovvero quello di portare l’Italia tra le braccia di Maastricht e farle perdere una quota maggiore di sovranità di quella che già non avesse perso dopo l’armistizio di Cassibile.

Le tracce e le prove, si potrebbe dire, che gli attentati erano stati eseguiti non da mafiosi erano lì, mai seguite dalla magistratura che aveva e ha l’espresso compito di lasciare impuniti i veri autori di tali crimini per scaricare la colpa su dei gregari quali Totò Riina o Giovanni Brusca, ancora oggi considerato dalle sentenze come l’autore e la “mente” della strage di Capaci, nonostante l’esplosivo fosse chiaramente di derivazione militare angloamericana.

A chiamare spesso per rivendicare tali attentati era una sedicente formazione terroristica dal nome “Falange Armata” che l’ambasciatore Fulci presso le Nazioni Unite sosteneva essere un gruppo del SISMI che effettuava le sue chiamate dagli uffici dei servizi segreti militari per rivendicare tali stragi.

La Falange Armata è un vero e proprio buco nero della Prima Repubblica, un’altra zona d’ombra dello Stato controllata da apparati atlantici che si è attivata dopo la caduta del muro di Berlino per rivendicare diversi attentati, tra i quali la strage del Pilastro commessa dalla banda della Uno Bianca, composta con ogni probabilità da agenti dei servizi, sino ai successivi citati fatti del’92, come le stragi di Capaci e via d’Amelio, gli attentati di via dei Georgofili, a Firenze,  la strage di via Palestro, a Milano, e gli attentati alla basilica di San Giovanni a Roma.

La strage di via dei Georgofili a Firenze

Non appena questi eventi avevano avuto luogo squillavano i telefoni delle varie redazioni dei giornali e si sentivano le voci di questi anonimi telefonisti, probabilmente agenti del SISMI come sosteneva l’ambasciatore Fulci, che avevano il compito di depistare gli inquirenti e agitare una falsa minaccia davanti agli occhi dell’opinione pubblica per nascondere i veri mandanti delle stragi in Italia, che erano gli stessi che saccheggiarono il Paese nel 1992 e nel 1993, ed erano gli stessi che nel 1978 ordinarono il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, giudicato d’intralcio dall’ex segretario di Stato, Henry Kissinger.

La Falange Armata, in altre parole, non era altro che una delle strutture della NATO, non affatto dissimile da Gladio, che aveva lo scopo di preservare il potere dell’atlantismo in Italia, il quale non esitava e non esita a ricorrere per eseguire determinati attentati alla manovalanza mafiosa, che di tale apparato è soltanto il gradino più “basso”.

Soltanto così si spiega, ad esempio, la latitanza trentennale di Matteo Messina Denaro, affiliato e protetto dalla massoneria, e soltanto così si spiega la sparizione della ormai leggendaria agenda rossa del giudice Paolo Borsellino finita con ogni probabilità nelle mani del massone coperto, capo della procura di Caltanissetta, Giovanni Tinebra.

Se è indubbio che gli eventi di quel biennio avevano la precisa funzione di seminare distruzione e caos nel Paese per portarlo verso la prigione di Maastricht e dell’Unione europea , è arduo non ravvisare simili dinamiche dalla caduta del governo Draghi in poi.

Si ricorderà che già all’epoca iniziarono a scoppiare incendi dolosi in varie parti d’Italia e contro varie strutture, i cui mandanti ancora oggi non sono stati ancora individuati.

Nella fase attuale invece si registra un caos generalizzato e un progressivo disfacimento delle istituzioni politiche italiane, ormai letteralmente separate dal Paese e del tutto disinteressate alle sue sorti, come conseguenza diretta del fallimento della farsa pandemica.

Il fallimento della farsa pandemica e il crollo del sistema politico italiano

E’ la madre di tutte le crisi, quell’evento catartico, per così dire, che avrebbe dovuto partorire uno scenario pressoché identico a quello “previsto” dalla Rockefeller Foundation che nel 2010 rivelava che una crisi “pandemica” avrebbe costretto i vari governi a cedere del tutto la loro sovranità ad un apparato governativo sovranazionale, che altro non è che il compimento ultimo del citato Nuovo Ordine Mondiale.

Si sa che i piani di costoro sono miseramente sfumati, e il fallimento della operazione terroristica del coronavirus ha innescato invece un processo inverso e una crisi ancora più acuta invece di tutti i pilastri sui quali era stato costituito l’ordine liberale internazionale del 1945, su tutti l’impero americano, oggi in via di scioglimento, e lo stato di Israele che aveva nelle sue mani la politica estera di Washington.

Ogni singolo riferimento del passato e del secolo scorso sta dunque uscendo di scena per lasciare il posto invece al prepotente ritorno degli Stati nazionali.

L’Italia si trova in tale tempesta e la sua classe politica è ormai totalmente in balia degli eventi, e si aggrappa a qualsiasi cosa trovi sul cammino, ad esempio la monarchia inglese, nella vana speranza di mettersi in salvo.

Gli architetti del caos sanno in cuor loro di aver perso la partita, ma non sono dei tipi da accettare di buon grado la loro sconfitta.

Si ha a che fare evidentemente con una classe politica di sordidi personaggi, consumati dai loro vizi personali, e che pur di non accettare la loro fine, sono pronti a dare mano libera a coloro che ormai cercano soltanto di attuare sabotaggi e uccidere non tanto per raggiungere un determinato obiettivo, ma per procurare il maggior numero di danni possibili al Paese, anche a costo di uccidere innocenti, come non è successo per miracolo a Roma lo scorso venerdì.

E’ una “logica” sotto certi aspetti molto simile a quella che lo stato ebraico ha esternato quando i dirigenti di Israele si erano detti pronti a trascinare con sé altri Paesi qualora Tel Aviv fosse caduta nel corso della guerra contro l’Iran.

Se si vuole si potrebbe definire quanto sta accadendo in Italia come una manifestazione della logica dell’opzione Sansone, concepita da Israele negli anni’60, che prevedeva un uso delle armi nucleari qualora l’esistenza dello stato ebraico fosse stata messa in pericolo.

Non si andrà quasi certamente verso un uso del nucleare, ma è impossibile non notare come da quando si sono intensificate le crisi della NATO e di Israele, tutti i fenomeni in sonno degli anni passati, si sono improvvisamente rivitalizzati, come l’ISIS che ha colpito, guarda caso, negli Stati Uniti, “colpevoli” di non essere giunti in soccorso di Tel Aviv, e in Siria.

Nell’Unione europea, i cosiddetti terroristi islamici si sono riattivati a loro volta in concomitanza con il declino dell’apparato Euro-Atlantico che ormai persa la possibilità di giungere alla governance globale, decide di ricorrere anche  ad attentati di vario tipo e a sabotaggi alle infrastrutture, come quelli che si stanno verificando alla rete elettrica in Italia.

Si vede anche in tale ultima circostanza una intenzione di spegnere volontariamente la corrente in contemporanea in varie parti del Paese per poi provare a individuare nel responsabile la canicola estiva, che mai prima d’ora aveva fatto nulla del genere, anche in estati altrettanto calde e quando c’erano condizionatori che consumavano ben più di quelli attuali.

Se si fa un passo indietro verso la fase terminale della farsa pandemica, nel dicembre del 2021, si ricorderà che già allora i vari centri mondialisti, Davos in particolar modo, parlavano di una fantomatica emergenza dovuta a possibili blackout, segno che già allora tali ambienti erano già alla ricerca di un’altra emergenza artificiale, consapevoli che ormai la crisi della “pandemia” era giunta alle sue battute finali per l’opposizione di diversi governi, a partire da quelli della Russia e della Cina.

Sembra che tale sistema non abbia altra via che quella di provare a replicare all’infinito le stesse fallite strategie, una “esigenza” che per questo apparato è paragonabile a quella di respirare.

A dare ossigeno a questo potere sono solo e soltanto le crisi, come ebbe dire un esponente di tale apparato, Mario Monti, e quando queste vengono meno allora il deperimento del sistema è inevitabile.

Sarà quindi una fase di estrema instabilità politica perché ormai il sistema politico italiano è alla deriva e in balia degli eventi avendo passato tutto il peso delle decisioni a ciò che resta dell’anglosfera.

Sembra però tuttavia un processo inevitabile.

La fase terminale della Seconda Repubblica nata tra le bombe atlantiche e i colpi di mano giudiziari sembra essere appena entrata nel vivo.

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4 Commenti

  1. Isabel.

    Buongiorno, Cesare. Ti ho appena letto e non posso fare a meno di stabilire un paragone con il taglio a sorpresa in Cile e Spagna, con le inondazioni a Valencia in Spagna, Bahía Blanca e Córdoba in Argentina, a Texas negli STATI UNITI e tanti altri pseudo-ATTACCHI climatici ed elettrici con cui cercano di DISCIPLINARCI, ma, da ora en poi, NON ACCETTEREMO PIÙ la stessa genuflessione con cui è stata accettata l’abietta vaccinazione del 2020 in poi. L’aspetto positivo della falsa pandemia è stato che le pecore del gregge ADDORMENTATO hanno iniziato a svegliarsi. E tutto ciò che hai sottolineato riguardo a questo attentato a Roma fa parte dell’ATTACCO GLOBALISTA, che è stato ferito a morte e si contorce come un serpente morente. Da Mendoza, Argentina. un grande saluto per te. Sei uno dei miei analisti preferiti, che seguo sempre con rispetto e gratitudine.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Ti ringrazio, Isabel. Sicuramente anche le alluvioni e i vari eventi climatici sembrano rientrare in tale strategia.

      Rispondi
  2. Frank

    Come ti scrivevo, si sta passando dal periodo della “forza” a quello “dell’intelligenza”. Purtroppo quelli che fino ad ora hanno governato con la forza faranno di tutto per mantenere il loro ruolo. Simili passaggi a volte richiedono secoli, per sovvertire l’ordine, questa volta può essere che basti qualche decennio e una sola grande guerra, che ci sarà sicuramente: non molleranno mai l’osso senza prima aver sbranato qualcuno. Sono cani e cani restano.
    Per quanto riguarda l’utilizzo della mafia per le stragi, è qualcosa di telefonato, che solo un cieco può non vedere. Ad esempio l’attentato di Capaci. Al di là della tipologia di esplosivo, che di per sé è già una prova di chi eseguì quell’ettentato, qualcuno mi deve spiegare come fa una persona, manualmente (!!!) a dare il comando per l’esplosione, centrando in pieno un’automobile che procede a 130 km all’ora. Solo con delle fotocellule posizionate sul percorso e una gestione automatica del sistema, è possibile raggiungere un simile risultato. Quella macchina andava a 36 metri al secondo, un tempo di reazione di una persona normale a uno stimolo è di circa 3 decimi di secondo, ovvero 12 metri dopo il punto di esplosione: impossibile che un Brusca fosse in grado di centrare l’automobile di Falcone . Il resto tutte chiacchiere.
    Idem per Borsellino. Tutti coloro che gestirono l’inchiesta, sanno che la telefonata che innescò l’esplosivo parti dal castello che ospitava (oppure ospita ancora?), la sede dei Servizi segreti italiani. Massacrarono, scatenando il main stream, contro Gioacchino Genchi, ma senza riuscirci, che dimostrò questo dettaglio, non mi perdo in dati tecnici; se qualcuno fosse interessato nessun problema, ma servirà molto più spazio.
    Domanda 1: che ci faceva un mafioso nella sede dei servizi?
    Domanda 2: ma era un mafioso ad azionare il dispositivo dalla sede dei servizi?
    Ricostruendo la cronistoria dei cellulari presenti quel giorno nella sede dei servizi e dettagliandone il percorso, sarebbe possibile:
    1) sapere esattamente chi era presente quel giorno;
    2) risalire rapidamente a chi fece la telefonata.
    Ovviamente tutte vie che sono state insabbiate e, quasi sicuramente, se si dovesse andare a cercare ora quelle informazioni, risulterebbe che sono state cancellate, perché sono stati superati i tempi di conservazine delle informazioni; per la privacy ovviamente. Sorrido.

    Praticamente il solito metodo “mafioso”, applicato dallo Stato e dalla struttura massonica perversa, che lo riveste.

    Salute salute salute

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  3. FiT voluntas tua

    Il quadro è verosimile e va interpretato in tutti suoi chiaroscuri: ogni ombra fa da contrasto alla luce che prorompe qua e là.
    Attendere con speranza il crollo di un sistema ingiusto e mortifero non ci esime dal dover sopportare ulteriori ingiustizie, menzogne e morte, che sono l’unica partitura nelle corde di un potere malevolo.
    Attendere con speranza la fine di questo potere chiede pazienza e intelligenza, per non infilarsi nelle scorciatoie in cui il nemico ci vuole incamminati, per trarne vantaggio e un supplemento di potere giustificato dai nostri passi falsi.
    Una sana indifferenza agli appelli e ai proclami dei falsari rappresenta la miglior difesa, unitamente ad un lavoro discreto e sapiente per risvegliare il senso critico della maggioranza ancora ipnotizzata.
    C’è un popolo da rianimare, per molti l’anima non c’è nemmeno. C’è da rendere ragione della speranza in noi e certamente non risiede solo in qualche salvatore terreno.
    Basta vedere quante pentole sono sopra i fornelli con il loro contenuto bollente e contare i coperchi mancanti, per capire chi lavora in cucina e fa sempre gli stessi sbagli.

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