Di Cesare Sacchetti Ad Anchorage, si è assistito ad uno dei vertici politici internazionali più...
La capitolazione di Zelensky e dell’UE alla Casa Bianca e la fine dell’impero americano
di Cesare Sacchetti
Alcuni analisti ieri si chiedevano se nel corso dell’incontro tra Trump e Zelensky si sarebbe assistito ad una replica di quanto accaduto lo scorso febbraio, quando il presidente ucraino riuscì a farsi buttare fuori dopo aver preso a male parole i padroni di casa.
Stavolta invece l’atmosfera è stata interamente diversa.
Zelensky si è presentato con una giacca e una camicia nera, che probabilmente nel suo guardaroba è ciò che più si avvicina ad un abito, ma almeno, per una volta, ha dismesso il ridicolo maglione verde e i pantaloni simili ad una mimetica.
Poco prima del suo arrivo alla Casa Bianca, hanno fatto il loro ingresso i vari “leader” europei che non sono stati nemmeno accolti dal padrone di casa, il presidente Trump, ma da una impiegata della presidenza, e già questa scelta faceva capire che l’aria che tirava per gli orfani dell’Euro-Atlantismo non era delle migliori.
Il presidente è uscito soltanto per ricevere Zelensky, che non appena sceso dalla macchina è stato salutato da Trump che ha fatto degli ironici complimenti sul suo vestito, prima di avviarsi con lui nell’ufficio ovale.
Stavolta il presidente ucraino sembrava uno scolaretto che ha preparato bene la sua lezioncina.
L’incontro tra Trump e Zelensky
Dismessi i modi gangster, e le irrispettose maniere verso i padroni di casa, Zelensky con voce calma e ferma aveva dei cordiali scambi con i giornalisti durante i quali Trump non ha risparmiato qualche battuta nei riguardi del capo del regime nazista di Kiev.
Lo si è visto, ad esempio, quando un giornalista ha preso la parola per chiedere quando ci saranno le elezioni in Ucraina, una domanda alla quale Zelensky ha risposto che al momento ciò non era possibile perché c’è la guerra, e allora il presidente americano con la sua nota sagacia ha fatto una osservazione pungente.
Se da qui a tre anni, ci fosse ancora la guerra in Ucraina, non si vota più?
Già questo fa capire che il presidente degli Stati Uniti è alquanto stufo dei rinvii ad libitum del “presidente” ucraino, il cui mandato è scaduto da marzo 2024, ed è giusto che gli ucraini siano chiamati a decidere se vogliono ancora o meno l’ex comico televisivo come presidente in delle elezione libere e regolari.
Durante gli scambi con la stampa, non sono mancati dei momenti di ruffianeria da parte di Zelensky, che ha consegnato una lettera firmata da sua moglie Olena Zelenska alla consorte del presidente americano, preoccupata per la sorte dei bambini in Ucraina.
Olena Zelenska
Melania Trump aveva fatto recapitare al presidente Putin in Alaska una lettera nella quale gli chiedeva di intervenire per proteggere i bambini ucraini, e gli organi di stampa , come loro abitudine, ne hanno approfittato per distorcere completamente il contenuto della missiva e rovesciare i termini della questione.
L’Ucraina: il “paradiso” del traffico di organi e della élite pedofila
L’opinione pubblica europea è probabilmente poco informata sul fatto che l’Ucraina, soprattutto dal 2014 in poi, anno del golpe orchestrato dall’amministrazione Obama e dall’Unione europea, è diventata terra dei più turpi traffici di esseri umani in tutto il mondo.
L’Ucraina è un vero e proprio supermercato di organi.
Se c’è qualche ricco miliardario in giro per il mondo che ha bisogno di un trapianto senza passare dalle liste di attesa del suo Paese, è a Kiev che si rivolge perché qui non c’è nulla che il denaro non possa comprare.
Tra i vari clienti di questo traffico di organi, risulta esserci persino un personaggio come il 95enne George Soros, che qualche mese addietro avrebbe beneficiato di un trapianto di più organi “donatigli” da un soldato ucraino morto sul fronte di guerra.
Il fronte di guerra ucraino è una vera e propria macelleria a cielo aperto.
Appare difficile, se non impossibile, definire forze armate quelle ucraine perché chi viene spesso costretto ad arruolarsi nell’esercito, se gravemente ferito, viene lasciato solo a morire, o peggio, invece di essere curato e assistito, viene depredato dei suoi organi.
L’Ucraina è l’inferno degli orrori, ma non c’è purtroppo soltanto la questione del traffico di organi sul tavolo.
C’è anche quella della pedofilia, perché i vari orchi di tutto il mondo hanno nell’Ucraina una delle loro mete preferite, e a gestire tale traffico sarebbe proprio la ipocrita moglie di Zelensky, Olena, attraverso la sua “fondazione umanitaria”.
Se n’era parlato qualche tempo fa in un precedente contributo.
A denunciare la moglie del presidente ucraino è stato un suo ex dipendente, l’autista della sua fondazione, che allarmato dal comportamento di un bambino che voleva riferirgli degli abusi sessuali subiti, ha deciso di rivelare il turpe traffico gestito da Olena Zelenska, che intanto continua a farsi passare come una filantropa dalla stampa Occidentale che non scrive un rigo di queste denunce.
Nessun rigo è stato scritto nemmeno sui nomi degli orchi, tra i quali, secondo l’ex dipendente della fondazione Zelenska, ci sarebbe l’intellettuale francese di origini ebraiche, Bernard Henry Levy, avvistato più volte in Ucraina durante il corso della guerra, e fervente sostenitore della governance globale e del suo braccio armato, la NATO.
Bernard Henry Levy assieme a Olena Zelenska
Il vero potere pedofilo non dev’essere nemmeno sfiorato con un dito, né si deve dire l’altra scomoda verità, ovvero che il “paria”, come lo definiscono i mendaci quotidiani europei, Putin è stato il presidente che ha salvato migliaia di vite di bambini ucraini che a quest’ora sarebbero morti privati dei loro organi, oppure finiti nelle mani di qualche orco come Levy e altri potentissimi esponenti della élite globalista.
Zelensky ha provato a giocarsi anche questa carta, quella di indossare i panni del novello difensore dell’infanzia ucraina, ma l’ipocrisia non ha tirato fuori il presidente ucraino dal pantano nel quale si trova.
L’incontro tra le due delegazioni americane ed ucraine è stato molto breve, a differenza di quello avuto con Putin, dove c’era una cordiale atmosfera ben diversa da quella che si respirava ieri a Washington.
A Zelensky è stato detto molto semplicemente che non c’è più alcuna possibilità di proseguire nel conflitto, pena la perdita di ulteriori territori, oltre a quelli già riconquistati dalla Russia, e una volta terminato il breve scontro con la realtà, il “leader” dei nazisti di Kiev ha capito una semplice evidenza.
Washington non ha alcuna intenzione di tollerare ulteriormente questa guerra, e non ha alcuna intenzione di sostenere le velleità politiche di Zelensky, che si illude che i territori dell’Ucraina Orientale possano essere recuperati.
Tale possibilità non esiste, non è semplicemente contemplata, e se il presidente ucraino fosse stato un vero leader politico avrebbe intuito sin da subito, nel 2022, che la soluzione migliore per Kiev sarebbe stata quella di cercare un accordo con Mosca, perché gli Stati Uniti, nemmeno sotto l’era della cosiddetta amministrazione Biden, avevano intenzione di scendere sul campo per scontrarsi con la Russia.
Subito dopo l’incontro con Zelensky, Trump ha avuto la riunione con i vari “leader” europei e da tale scambio è emersa ancora una volta tutta l’imbarazzante inconsistenza dei politici dell’Unione europea.
Lo si è visto quando il presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, con un trucchetto di bassa lega ha provato a sollevare la questione dei bambini ucraini a suo dire “rapiti” dalla Russia, nel deliberato tentativo di mettere in imbarazzo Trump e associarlo così ad un “trafficante di minori”.
Il presidente americano è stato lesto nel capire la manovra della Von der Leyen, e l’ha liquidata dicendole che non era quello l’argomento della discussione di ieri.
Ancora peggio, forse, il connazionale di Ursula, il cancelliere tedesco Merz, che ha provato a mettere nuovamente sul tavolo la questione della “necessità” di un cessate il fuoco, ma per il “leader” politico tedesco è arrivata subito una doccia fredda, quando Trump ha fatto presente che in ogni accordo di pace da lui raggiunto fino ad oggi, non è mai stato necessario un cessate il fuoco.
A vedere tali scene, si ha ancora una volta la conferma che i politici europei sono poco più che comparse.
Sono privi di base elettorale, non sono dotati di alcun carisma e sono soprattutto alla completa mercé dei vari conglomerati di potere che hanno costruito la loro carriera politica.
Si è vista ieri ancora più nettamente la differenza tra il presidente americano e i suoi omologhi.
Trump è un leader che ha costruito la sua candidatura e fondato il suo movimento politico sul principio di restituire agli Stati Uniti la sovranità perduta.
Ad essere padrone della sua fortuna politica è lui e nessun altro.
I politici europei invece non vivono di vita propria.
Sono stati tutti scelti in anticipo dai vari istituti globalisti e neoliberali, quali l’Aspen, il Bilderberg, il club di Roma o il forum di Davos, si limitano ad eseguire gli ordini ricevuti, e non hanno la più pallida idea di cosa fare una volta resisi conto che Washington è in opposizione all’apparato che loro rappresentano.
Tale divorzio ha lasciato tutti spaesati, nudi e come delle foglie al vento in balia degli eventi e si poteva vedere tutto ciò dipinto sulle facce dei vari politici europei che erano terree, sconsolate e soprattutto rassegnate.
L’incontro di ieri ha messo in risalto ancora una volta il cambiamento epocale portato dall’amministrazione di Donald Trump.
Gli Stati Uniti si sono trasformati da forza di guerra permanente a forza di pace.
La presidenza di Donald Trump ha messo fine al paradigma dell’interventismo americano che ha dominato Washington dal 1945 ad oggi.
A Washington era stato assegnato il ruolo di centrale della destabilizzazione globale perché soltanto la sua struttura politica e militare, praticamente unica, era in grado di organizzare colpi di Stato e guerre in giro per il mondo.
Se si volesse comprendere la politica estera americana post-45, si farebbe prima a consultare il manuale delle black-ops, le operazioni clandestine irregolari ai danni di governi stranieri, perché la prima non è altro che un riflesso delle seconde.
Agli Stati Uniti era stato consegnato un impero che non era in realtà nemmeno il suo, ma quello in realtà di potenti industrie e istituti finanziari quali Vanguard e BlackRock, senza contare le potentissime lobby sioniste quali Chabad e l’AIPAC, che dettavano di volta in volta ai vari presidenti gli interventi da eseguire per compiacere lo stato ebraico.
Alla Casa Bianca non si entrava senza il placet di questi gruppi, ma oggi tutto questo è un effimero ricordo.
L’era nella quale il presidente George H. Bush annunciava che il Nuovo Ordine Mondiale è tramontata.
Si assiste nell’epoca attuale alla fine di un (dis) ordine e di un ritorno della sovranità degli Stati nazionali, ridotti per tutto il’900 e per i primi anni del XXI secoli, a mere comparse in mano ai vari conglomerati finanziari.
Alla fine dell’incontro tra Trump da un lato, e Zelensky e i “politici” europei dall’altro, sembra che il presidente ucraino abbia finalmente accettato di incontrare Putin, con il quale entro la fine di agosto dovrebbe una buona volta riconoscere la perdita dei territori dell’Ucraina Orientale e chiudere finalmente la guerra.
A Washington, ieri semplicemente è arrivata la certificazione della sconfitta dell’Euro-Atlantismo, e a mettere la firma sulla capitolazione del patto atlantico, è stato il presidente degli Stati Uniti, un tempo garante assoluto del braccio armato della governance mondiale.
Si chiude così la stagione del terrorismo atlantico e delle sue interminabili guerre che hanno portato agli omicidi, tra gli altri, del presidente serbo Milosevic e del leader libico, Gheddafi.
Il Nuovo Ordine Mondiale ieri è miseramente capitolato.
Questo blog si sostiene con il contributo dei lettori. Se vuoi aiutare anche tu la libera informazione clicca qui sotto. Se preferisci invece sostenerci tramite versamento bancario, puoi versare il tuo contributo a questo IBAN: IT53J0200805047000105110952
2 Commenti
Rispondi
Altro in notizie …
Il vertice in Alaska e l’alleanza tra Washington e Mosca che ha smantellato il Nuovo Ordine Mondiale
Di Cesare Sacchetti Ad Anchorage, si è assistito ad uno dei vertici politici internazionali più importanti degli...
Il mistero svelato di Eyes Wide Shut: Kubrick aveva detto troppo sull’elite pedofila?
di Cesare Sacchetti A parlarne nuovamente è stato recentemente Roger Avery, sceneggiatore di Pulp Fiction, il celebre,...
L’isola di Epstein, la rete pedofila internazionale e quel laboratorio di Bill Gates per creare schiavi mentali
di Cesare Sacchetti A Little Saint James, c’è il tipico paesaggio che si può incontrare in una delle varie isole dei...
Buongiorno, Cesare. Grazie infinite per aver smantellato le imposture dei satrapi che si autoproclamano leader politici nella NATO, allineati solo con la spudoratezza occidentale. Tu chiami le cose con il loro nome e questo conferisce un’identità speciale al tuo eccellente Blog. Da Mendoza, Argentina, ribadisco la mia costante gratitudine per la tua continua diffusione della la verità dietro la stampa bastarda. Un grande saluto.
Grazie mille, Isabel.