Il braccio destro di Soros coinvolto in un traffico di esseri umani e i vari “discepoli” di Jeffrey Epstein

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05/10/2025

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di Cesare Sacchetti

Sulla 57a strada, nel cuore di Manhattan, una delle zone più esclusive di New York, c’è uno dei grattacieli tipici della Grande Mela.

E’ in questa residenza di lusso che il finanziere di origini ebraiche, Howard Rubin, braccio destro di George Soros, il famigerato speculatore americano anch’egli di estrazione askenazita, portava le sue vittime.

Il grattacielo dove Rubin portava e trafficava le sue vittime

Rubin aveva messo su un vero e proprio racket della tortura.

La sua mente perversa amava infliggere torture a delle donne che venivano sottoposte a sadiche violenze che prevedevano l’uso dell’elettroshock sulla vittima, fino a portarla in diverse occasioni allo svenimento, senza contare gli stupri che queste donne subivano.

Rubin diceva a queste donne “ti stuprerò come stupro mia figlia” , e qui si può soltanto immaginare quale abominevole mondo di depravazione, sadismo e perversione possa celarsi tra le mura domestiche di quest’uomo che è stato per anni uno dei finanzieri più importanti di Wall Street.

A Wall Street, c’è il cuore della finanza ebraica, ovvero quell’agglomerato di potentissime banche quali Goldman Sachs e JP Morgan che sono state per più di un secolo i padroni indiscussi della Federal Reserve Bank, costituita per volontà di famiglie come i Rockefeller, i Morgan e i Warburg nel 1913.

Sono i padroni del denaro, sono coloro che si sono arrogati il potere di controllare il potere di stampare la moneta americana, e sono stati senza dubbio i veri padroni delle varie amministrazioni presidenziali che si sono succedute per più di un secolo.

Rubin apparteneva a questo mondo, sotto il quale però si incontra costantemente una rete di trafficanti di esseri umani, legati quasi sempre allo stato di Israele e a influenti gruppi sionisti che entravano e uscivano alla Casa Bianca come fosse casa loro.

Rubin e il metodo Epstein

Il braccio destro di Soros, in altre parole, era solito fare quello che faceva Jeffrey Epstein.

Jeffrey Epstein

Provare a considerare Epstein come un qualche caso isolato, o una sorta di mela marcia che sia venuta fuori a sua volta nel mondo dell’alta finanza significa commettere un grave errore di valutazione che impedisce di individuare i veri mandanti di tale sistema.

Jeffrey Epstein può considerarsi a tutti gli effetti come un prodotto uscito dal laboratorio dello stato ebraico.

Verso la fine degli anni’70, Jeffrey era un insegnante di matematica presso la Dalton School di Manhattan, e già lì i suoi studenti avevano riportato casi di molestie da parte del “docente” che sin da giovane godeva di potenti entrature.

Sono queste amicizie importanti che negli anni’80 gli consentono di accumulare misteriosamente nel giro di breve tempo una immensa fortuna di svariati centinaia di milioni di dollari, soprattutto grazie al contributo di un altro finanziere di origini ebraiche, Leslie Wexner, che gli apre le porte di Wall Street  e gli consegna la gestione dei suoi fondi.

A consentire ad Epstein di fare il definitivo salto di qualità e di assicurargli lo status di intoccabile è però il suo reclutamento come agente del Mossad che si serve di lui per ricattare potenti uomini dell’alta società americana invischiati nella rete pedofila.

Israele fonda il suo potere su questa rete, e dispone di un vasto archivio di video nei quali sono stati immortalati influenti politici americani impegnati nelle loro varie attività pedofile.

Epstein è soltanto il tramite di questa trappola del miele che si serve di diversi agenti.

Tra questi, è del tutto probabile che ci fosse proprio lui, Howard Rubin.

Sotto certi aspetti, Rubin ha seguito una parabola molto simile a quella di Epstein.

Affacciatosi anche nel mondo di Wall Street negli anni’80, attraverso la sua collaborazione con il gruppo bancario dei fratelli Solomon, inizia presto a salire i gradini della piramide dell’alta finanza fino a diventare negli anni 2000 il manager che gestiva gli investimenti di George Soros.

Sulla superficie, ci sono varie iniziative “benefiche” che consentono a questi personaggi di ammantarsi della definizione di “filantropi”, ma sottoterra c’è un mondo di abusi, violenze, pedofilia e altre perversioni che sono strettamente parte degli ambienti del potere finanziario, pressoché inseparabili dalla massoneria e dai gruppi sionisti.

Rubin era esattamente questo.

Si serviva di finanziamenti a varie organizzazioni, soprattutto ebraiche, per costruire la sua rispettabile immagine di investitore che dava il suo contributo alla comunità, ma intanto non solo abusava e torturava delle donne, ma le dava ad altri influenti uomini a loro volta ai vertici della società newyorchese e americana.

Rubin, le modelle di Playboy e il mondo di Hugh Hefner

Il braccio destro di Soros in particolare tra le sua mani aveva un giro di modelle di Playboy, che provenivano dal giro di un altro uomo molto noto negli Stati Uniti quale Hugh Hefner.

Ad essere di particolare interesse è proprio questa liaison indiretta con il patron di Playboy, a sua volta ben addentro agli ambienti che gestiscono questi traffici.

Hefner può considerarsi a tutti gli effetti come l’uomo che più ha rivoluzionato lo stile di vita sessuale in America.

Hugh Hefner

Il fondatore della celebre rivista Playboy ha messo davanti agli occhi del maschio americano un mondo fatto di bellissime modelle discinte e in libertà per sdoganare in qualche modo la sessualità libera e dare così anche all’uomo comune l’illusione di poter avere quelle donne riservate invece a pochissimi eletti.

Mentre Hefner costruiva il suo impero pornografico, gli Stati Uniti subivano il processo “culturale” che la scuola di Francoforte aveva pensato per essi e per l’Europa Occidentale.

Si dovevano a poco a poco erodere i modelli della società tradizionale negli Stati Uniti e in Europa, ed Hefner, l’uomo dell’edonismo più sfrenato e apologeta della pedofilia, era perfetto per la demoralizzazione dell’America.

Sotto le ammiccanti copertine di Playboy, c’era però un mondo oscuro, che non ha mai raggiunto la luce del sole.

Hefner era potente e molto ben protetto, forse anche più dello stesso Rubin.

Soltanto dopo la sua morte, è venuto fuori che il fondatore di Playboy ricorreva alle stesse pratiche di Epstein.

L’uomo abusava le sue modelle, le riprendeva in video assieme a vari personaggi potenti, e da lì innescava un gioco di ricatti che metteva al riparo Hefner da possibili denunce o inchieste contro di lui.

Negli ultimi tempi della sua carriera editoriale, qualcosa però stava già emergendo.

Ad accusarlo esplicitamente di pedofilia era stata Sheri Allred, ma la polizia di Los Angeles non era andata molto a fondo con il caso perché apparentemente non si sono trovate prove delle accuse mosse dalla donna contro l’allora 82enne.

Verso gli ultimi anni della sua vita, altre donne stavano trovando il coraggio di accusare Hefner, che stavolta si sarebbe visto senza via d’uscita e avrebbe iniziato ad ammettere che lui faceva parte di un giro pedofilo di alto rango, non molto dissimile da quello al quale apparteneva Epstein, nel quale erano frequenti anche i sacrifici delle vittime, uccise su degli altari in dei riti satanici.

Sono le rivelazioni che hanno fatto tutti coloro che sono passati da questo inferno, come gli ex schiavi Monarch come Paul Bonacci e Cathy O’Brien, costretti a partecipare a tali orrendi riti, e abusati dai loro potenti aguzzini.

Secondo fonti del dipartimento di polizia di Los Angeles, Hefner avrebbe fatto tali ammissioni, ma la sua morte ha fermato la possibile inchiesta su di lui.

Si incontra anche nella storia di Hefner il metodo Epstein perché le sette che gestiscono tali turpi traffici si servono di determinati emissari per eseguirli.

Il rapporto speciale di Hefner con Israele

Lampanti sono poi le similitudini tra i due personaggi anche per le loro relazioni con il mondo ebraico.

Hefner era anch’egli di origine ebraica , ma tutta la sua redazione già negli anni’60, come ricorda uno dei suoi editori, Nat Lehrman, era della stessa etnia.

“L’intero staff era ebreo” spiega proprio Lehrman, e tale vicinanza è stata messa in risalto dal quotidiano israeliano The Jerusalem Post all’indomani della sua morte con un articolo intitolato “Le impronte israeliane di Hugh Hefner.”

Il quotidiano israeliano ricorda come diverse modelle americane di origine ebraica lavorassero al fianco dell’editore, fino a suggellare questa intesa speciale con tale mondo attraverso un servizio dedicato alle ragazze di Israele nel 1973.

50 anni dopo, nel 2013, Hefner dirà orgogliosamente che i valori dello stato ebraico sono quelli di Playboy, e non mancherà di ringraziare Israele per averlo reso parte del suo “panorama culturale.”

Se Hefner era un pedofilo ed un trafficante vicinissimo ad Israele, come sostenuto dalle sue vittime, e se egli aveva il compito di ricattare la sua ricca e potente clientela, appare arduo pensare che quest’uomo non sia stato un altro dei vari degenerati al servizio dello stato di Israele, in prima linea nel gestire questi traffici per i suoi interessi.

Si incontra costantemente Israele nella rete pedofila e del traffico, perché lo stato ebraico appare essere una sorta di minimo comun denominatore che accomuna tutti i suoi rappresentanti coinvolti in questi traffici.

Israele gode per questa ragione della nomea di “paradiso” dei trafficanti e di pedofili.

A riconoscere che lo stato ebraico è una casa sicura per i pedofili, è stato proprio il citato Jerusalem Post che ha spiegato in un suo articolo del 2022 come stupratori conclamati di bambini come Malka Leifer siano stati accolti nello stato ebraico attraverso la legge del ritorno, e assieme a lui altri 60 pedofili e violentatori siano stati ricevuti nel 2020 in arrivo dagli Stati Uniti.

Laddove c’è un qualche ebreo che si trova fuori dai confini di Israele e che abbia problemi con la giustizia nel suo Paese per via delle sue “abitudini”, lo stato ebraico non si fa scrupoli ad accoglierli, ma gli consente di passare con facilità attraverso le maglie della burocrazia per mettersi in tasca il passaporto israeliano e rifugiarsi in Israele.

Howard Rubin era un altro di quegli uomini apparentemente di casa in Israele.

Rubin frequentava con assiduità la sinagoga di Park Avenue e si era recato più volte in missione nello stato ebraico, nel quale forse aveva gli stessi contatti ed entrature di Jeffrey Epstein e Hugh Hefner.

Israele non respinge la pedofilia e i suoi “profeti”, ma anzi li accoglie perché la pedofilia in fin dei conti non solo non è nemmeno condannata dalla moderna religione talmudica, ma piuttosto consentita e difesa.

Se si leggono le varie prolusioni dei rabbini della famigerata lobby sionista ed ebraica come Chabad Lubavitch se ne può avere un esempio concreto.

Chabad è quella setta sotto il cui quartier generale, ancora una volta a New York, è stato scoperto un dedalo di tunnel sotterranei nei quali c’erano materassi sporchi, sui quali a detta dei suoi esponenti veniva eseguita la pratica esoterica e satanica della negromanzia, e seggiolini per bambini, oggetti che si può immaginare a cosa effettivamente servissero, e tale immagine evoca il triste caso di Simonino da Trento, trattato proprio di recente.

Il legame tra Israele e la pedofilia è quindi semplicemente speciale, e se si vuole vedere dove si trova il cuore di questa élite internazionale non bisogna fare altro che seguire le strade che portano a Tel Aviv.

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