di Cesare Sacchetti Gli avvocati della famiglia Elkann devono aver avuto probabilmente un...
Il processo per “antisemitismo” al pittore Gasparro e la censura su quelle pasque di sangue
di Cesare Sacchetti
A Bari, luogo nel quale si trova a processo il pittore, Giovanni Gasparro, si potrebbe dire che non è a processo tanto il malcapitato artista, quanto la storia stessa.
A istruire questo processo è stata la procura di Bari, che ha accusato Gasparro di “antisemitismo” per via della sua opera sul martirio di San Simonino da Trento.
Secondo la magistratura dunque la cronaca della storia ormai entra nel novero della categoria dell”antisemitismo” anche se i fatti storici non sono affatto difformi dalla rappresentazione artistica di Gasparro.
Se si apre il libro proibito di Ariel Toaff, figlio dello storico rabbino di Roma, Elio, morto nel 2015, autore della famosa e discussissima opera “Pasque di sangue”, si ha un’idea dei riti che nei secoli scorsi venivano praticati in seno ad alcune comunità ebraiche, e che appartengono a pieno titolo alla storia documentata degli ebrei in Italia e d’Europa.
A distanza di 18 anni, c’è ancora un acceso dibattito sulle ragioni che hanno spinto Toaff a scrivere un’opera che a detta di altri esponenti della comunità ebraica non ha reso un gran servigio alla reputazione del mondo ebraico, ma forse, si può ipotizzare, che lo storico di origini ebraiche abbia voluto per un istante provare a mettere da parte le varie etichette sul cosiddetto “antisemitismo” e adoperarsi per fare una ricerca di importante valore storico.
Si ha questa impressione già nei primi passi della sua prefazione nella quale Toaff scrive che una volta superate certe dicotomie che inquinano, o compromettono del tutto, si riescono a leggere senza pregiudizi queste pagine di storia ebraica.
Lo studioso afferma che “quelle azioni (gli omicidi rituali ndr) , una volta dimostrata o anche soltanto supposta come possibile la loro autenticità, vanno affrontate seriamente dallo studioso. E non gli può essere lasciata come unica e banale alternativa la loro condanna o la loro aberrante giustificazione. Deve essergli invece concessa la possibilità di tentare una seria ricerca sulle loro effettive o presumibili motivazioni religiose, teologiche e storiche. Una cieca apologia vale quanto una cieca e apodittica condanna, che non può dimostrare quanto agli occhi di chi la esprime era già dimostrato. Proprio la possibilità di sfuggire a una definizione netta, precisa e univoca della realtà degli infanticidi, radicati nella fede religiosa, ha facilitato la cecità, intenzionale o involontaria, di studiosi cristiani ed ebrei, filosemiti e antisemiti.”
Sembra quindi esserci alla base dell’opera di Toaff la volontà non di inseguire facili, e sciocche, categorizzazioni, ma piuttosto quella di analizzare con serietà il fenomeno e provare a ricostruirne le radici e le motivazioni.
L’omicidio rituale di Simonino da Trento
Tra i casi passati in rassegna, c’è sicuramente quello di Simonino Unverdorben da Trento.
Simonino da Trento in un ritratto della pittrice Fede Galizia
Simonino era il figlio di un conciapelli, Andrea, e il suo corpo venne trovato nei pressi di un canale a poca distanza dall’abitazione di un ebreo di nome Samuel.
I medici che ispezionarono il corpo del piccolo videro che questo presentava diverse ferite, inferte per dissanguare il bambino.
A condurre le indagini e a istruire i processi fu il vescovo-principe di Trento di quel tempo, Giovanni Hinderbach, che individuò nei colpevoli dell’omicidio del povero Simone, infante di soli 2 anni, un gruppo di ebrei del posto.
Se si volesse seguire la narrazione fatta di falsi stereotipi che amano liquidare l’intera vicenda come una sorta di complotto “antisemita” ordito dall’inguaribile odiatore di ebrei Hinderbach, si potrebbe citare Wikipedia che spiega così i fatti.
Nel breve periodo di pochi mesi, nonostante i pochi e inconsistenti indizi e l’inattendibilità di confessioni estorte con la tortura, gli ebrei furono riconosciuti colpevoli e condannati a morte.”
Si potrebbe già discutere sul fatto che una confessione prodotta dalla tortura sia invalida perché tale strumento nel corso dei secoli è servito comunque ad appurare importanti verità e scoprire gli autori di efferati crimini che senza estremi rimedi, mali necessari, se si vuole, ammessi dai dottori della Chiesa, non sarebbero mai stati scoperti, ma è l’affermazione stessa della cosiddetta “enciclopedia libera” che non corrisponde a verità.
A confessare non furono soltanto imputati che furono sottoposti a torture, ma anche le loro mogli e sorelle che ammisero di aver partecipato a tali riti. Tra queste c’era Bona, sorella di uno degli imputati, tale Angelo da Verona, che confessò anche di aver fatto uso di sangue cristiano nei giorni della Pasqua ebraica.
Ad aver per qualche tempo carpito la buonafede del vescovo Hinderbach è stato uno degli autori dell’infanticidio di Simone, il pittore Israel Wolfgang, che dopo aver finto di essersi convertito al cattolicesimo cospirò per avvelenare il prelato, e, una volta scoperto, venne mandato al patibolo come gli altri, non prima però di confessare tutto prima della sua morte.
“Sì, sono perfettamente persuaso e convinto che sia ben fatto uccidere bambini cristiani e consumarne il sangue o ingollarselo […]. Se io potessi avere del sangue di un pargolo cristiano nella nostra festa della Pasqua, senza dubbio ne berrei e ne consumerei, a condizione che lo potessi fare senza dare troppo nell’occhio. Sappiate che, benché sia stato battezzato, io Israel, figlio di Meir, che riposi in pace, ebreo di Brandeburgo, intendo ed ho stabilito nell’animo mio di voler morire da vero ebreo. Mi sono fatto battezzare, quando ho visto di essere stato catturato e nel dubbio di essere condannato a morte, credendo di poterla evitare come in effetti è accaduto. Sappiate dunque che io Israel da Brandeburgo, ebreo, non tengo affatto per vero niente di quanto ritiene e osserva la religione cristiana. lo credo con fede incrollabileche la religione di Israele sia giusta e santa.”
La cosiddetta espressione “calunnia o accusa del sangue” per far sembrare come appartenenti al mito questi episodi evapora di fronte alla documentazione fornita e persino di fronte alla rivendicazione orgogliosa dei suoi autori.
Il sangue riveste poi una importanza del tutto particolare in questi riti.
La lettura del sesto capitolo della citata opera di Toaff intitolato “Sangue magico e terapeutico”, è proprio dedicata a tale argomento, e in questa parte dell’opera si apprende che furono diversi gli imputati ebrei, tra i quali il citato Angelo di Verona, e altri ebrei processati per altri omicidi rituali avvenuti a Endingen, nell’Alsazia, a rivelare che il sangue ha una valenza “mistica” e anche guaritrice perché questo veniva anche usato per cicatrizzare le ferite dei bambini ebrei che subivano la circoncisione.
Toaff si sofferma così su questi riti.
“Si potrebbe a questo punto concludere che il sangue di bambini in polvere, e soprattutto di bambini cristiani, come emostatico nella circoncisione, visto il disinteresse nei suoi confronti anche da parte degli ebrei convertiti, per altri versi protesi a diffamare l’ebraismo, sia una chimera e una tendenziosa invenzione di inquisitori, ossessionati dal sangue, o degli stessi ebrei, terrorizzati dalle torture e disposti a compiacere pedissequamente i carnefici. Ma questa sarebbe una conclusione sbagliata e fuorviante. I testi della Cabbalah pratica, i prontuari di medicamenti stupendi (segullot ), le raccolte di elettuari portentosi, i ricettari di cure segrete, composti per lo più nelle terre tedesche, anche i più recenti, sottolineano i poteri emostatici e restrittivi del sangue giovane, soprattutto sul taglio della circoncisione. Abbiamo qui a che fare con prescrizioni antiche, tramandate per generazioni, messe insieme, con varianti di scarso rilievo, da spagirici cabbalisti di varia provenienza, e ristampate più volte fino ai nostri giorni, a testimonianza del loro straordinario successo empirico.”
Il “negazionismo” evidentemente non aiuta perché c’è una documentazione storica che attesta questa pratica, e si volesse approfondire ancora di più l’argomento si potrebbe attingere dalle pagine dell’opera intitolata “Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga” scritta nel 1883 dal rabbino Neofito moldavo convertitosi al cristianesimo che ha ben spiegato come il sangue abbia una fondamentale importanze nella moderna religione talmudica per le sue citate proprietà magiche e terapeutiche, tanto che ancora oggi pare esistere una sorta di divinazione del sangue nei vari circoli satanici ed esoterici.
A Bari, si cerca quindi di archiviare la storia come “antisemita”, e si prova a ignorare tutta quella documentazione, persino di origine ebraica, che riporta i casi effettivi di omicidi rituali avvenuti nei secoli passati.
Gasparro attraverso la sua opera non ha fatto altro che seguire il corso di altri pittori che nei secoli passati avevano documentato il martirio del piccolo Simone, il cui infanticidio è persino raffigurato sulla facciata del palazzo Salvadori, che si trova proprio a Trento.
Il martirio di Simonino raffigurato sulla facciata di palazzo Salvadori a Trento
Si deve dunque fare causa per antisemitismo agli attuali proprietari del palazzo o alla provincia autonoma di Trento?
A riconoscere che Simonino era stato vittima di un omicidio rituale nel seno della comunità ebraica è stata la stessa Chiesa Cattolica che riaprì il processo ma non trovò irregolarità in esso, e, si badi bene, i processi condotti in quell’epoca erano infinitamente più seri e giudiziosi di quelli condotti nella moderna epoca del liberalismo con una magistratura che insabbia crimini commessi dalla massoneria, si vedano, tra gli altri, i casi del mostro di Firenze e Garlasco, e manda alla sbarra invece degli innocenti accusandoli di aver commesso delitti eseguiti invece dai membri delle varie logge massoniche.
Sotto il pontificato di Sisto V si giunse a riconoscere il bambino come martire della fede cristiana, e allora, se si volesse seguire l’odierna linea di pensiero della democrazia liberale, la Chiesa di sempre sarebbe “antisemita”, così come ad essere “antisemita” sarebbe San Paolo che definiva i suoi ex correligionari come nemici dell’umanità, fino ad arrivare a definire Cristo stesso come un “antisemita” per aver definito i farisei come dei seguaci della sinagoga del diavolo.
Si può vedere molto bene dunque la destinazione finale della liberal-democrazia e del processo rivoluzionario del 1789 che ha inaugurato l’era moderna del culto dei diritti umani.
La dottrina politica partorita dal ventre della massoneria ha sempre avuto una profonda avversione, e odio, per la cristianità mentre ha dimostrato sempre la massima riverenza per l’ebraismo.
A notarlo è stato, tra gli altri, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha affermato che si fa un gran parlare di una presunta emergenza antisemita, ma nel mondo continuano ad essere martirizzati non i seguaci della religione ebraica, ma quelli della religione cristiana.
Nessun processo però viene intentato per gli innumerevoli oltraggi subiti dal cattolicesimo e dalla cristianità, tra i quali c’è quello degli ultimi anni nel quale Gesù è stato vittima di una tremenda bestemmia da parte di manifesti che lo raffiguravano come un pedofilo.
Nessun politico ha indossato il crocefisso in quell’occasione, così come nessun politico ha indossato la croce all’indomani della strage di cattolici avvenuta negli Stati Uniti per mano di uno sparatore trans, e nessuno ha indossato nessun simbolo cristiano nemmeno per la strage di cristiani dell’ultima estate in Congo.
Il cristiano è evidentemente dimenticato nella democrazia liberale, confinato allo stato di reietto da parte di un sistema politico che si vela della ipocrita maschera laica per aprire la porta poi ad ogni altra religione, soprattutto quelle ebraiche e islamiche, che trovano sempre più spazio nelle scuole pubbliche, ormai scristianizzate.
A spiegare bene tale inscindibile legame è stato, tra gli altri, lo storico ebraico, Angelo Rappoport, che nella sua opera “I pionieri della rivoluzione russa” affermò che “molto prima che questi fossero formulati in francese, i principi dei Diritti dell’Uomo furono annunciati in ebraico.”
Si riscontra tale status privilegiato dell’ebraismo anche nella circostanza che esistono due gruppi, o unità, delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, che non si sa bene a che titolo siano impegnate a combattere il presunto antisemitismo, assistite da associazioni private sioniste ed ebraiche, mentre non esiste nessuna unità invece per contrastare l’anticristianesimo, eppure l’Italia è una nazione cristiana, non ebraica.
Sembra impossibile quindi separare la democrazia liberale dalla sua predilezione per la massoneria e l’ebraismo per il semplice fatto che tale sistema è stato partorito da queste due religioni, e la presa di consapevolezza da parte anche degli uomini semplici di questa verità è ormai incontenibile.
Se dunque la magistratura, o questa decadente classe politica, si illude di poter respingere questo fiume in piena, illude soltanto sé stessa.
Si è arrivati ad un punto della storia dove c’è una fortissima crisi di rigetto della democrazia liberale perché il popolo ha capito che in tale sistema è proprio il popolo stesso a subire la tirannia di lobby, potentati massonici, gruppi sionisti e la solita finanza speculativa.
Cercare di processare Gasparro è come provare a fermare un maremoto con le mani.
Ci si può provare, ma si finirà inevitabilmente con l’essere spazzati via.
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sara
Ti ringrazio, Sara.