Le casse in rosso del Vaticano, l’oro sparito e la massoneria ecclesiastica contro papa Leone XIV

23/05/2025

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Di Cesare Sacchetti

Sul tavolo di papa Leone ci sono già questioni alquanto affannose.

C’è certamente tutta l’ingombrante eredità del papato bergogliano che ha partorito non poche eresie dottrinali, tra le quali spicca l’ultima contenuta nell’enciclica Fiducia Supplicans, ovvero il lasciapassare per la benedizione alle coppie gay.

Ci sono però al tempo stesso questioni più materiali ma purtroppo di vitale interesse per il Vaticano perché la Chiesa non è una sorta di circolo della bocciofila che non ha bisogno del danaro per reggersi, come si illude qualche pauperistica anima bella, ma è una imponente macchina amministrativa con diocesi in tutto il mondo che ha bisogno di fondi per funzionare.

Bergoglio scelse il nome del poverello di Assisi per trasmettere la falsa immagine di una Chiesa degli umili che in realtà sotto il papato dell’uomo venuto dalla fine del mondo ha assistito ad un vero e proprio dissanguamento della casse del Vaticano.

Ad esempio, la scelta di Francesco definita come una manifestazione di “umiltà” da parte degli organi di stampa di spostare la sede del papa dallo storico appartamento papale al residence di Casa Santa Marta è gravata non poco sulle casse della Chiesa.

Costava tutto di più perché il papa “umile” ha preso un intero piano per sé, mentre se se ne fosse rimasto nel luogo scelto dai suoi predecessori, tutto sarebbe costato di meno, e il papa avrebbe anche potuto organizzare meglio il suo lavoro e ricevere meglio le persone che volevano fargli visita.

I superiori gesuiti di Bergoglio conoscevano molto bene la sua personalità e ne avevano dato una descrizione molto accurata.

Non un uomo mosso da un vero senso di umiltà e compassione, ma piuttosto uno spregiudicato calcolatore che non fa niente e nulla per caso, perché nella mente dell’allora sacerdote di Buenos Aires, c’era già un piano per scalare i gradini della gerarchia ecclesiastica.

Nonostante le relazioni negative dei suoi superiori,  e nonostante la forte ostilità dei suoi conterranei, Bergoglio, com’è noto, riuscì a diventare arcivescovo della importante diocesi della capitale argentina, nella quale ancora oggi non conservano affatto un buon ricordo di lui, tanto che Francesco, da papa, è stato il primo pontefice straniero dell’era moderna a non mettere piede nelle sua terra.

Laggiù, in Argentina, ci sono segreti che devono restare sigillati, scheletri negli armadi che devono restare ben riposti nei loro polverosi armadi perché è chiaro ormai che gli organi di (dis) informazione sono sottoposti ad una rigida consegna del silenzio, che impone loro non solo di non andare a vedere cosa è successo nella terra natia del papa argentino, ma anche di non cercare i parenti più stretti di Bergoglio che hanno disertato il suo funerale e che, ad oggi, ancora non si sono recati sulla sua tomba presso Santa Maria Maggiore.

Il disastro finanziario creato da Jorge Mario Bergoglio

Il papa degli ultimi, come ama definirlo la falsa vulgata dei mass media, è sempre stato un attore nato.

Aveva un talento innato infatti per quelle messinscene che lo vedevano girare con la Panda, con la 500 oppure andare a piedi dall’ottico sempre per dimostrare, rigorosamente a favore di telecamera, che lui sì che era in linea con lo spirito del poverello di Assisi, a differenza dei suoi prodighi predecessori.

Il palazzo di Sloane Avenue che ha creato un buco nero nelle casse del Vaticano

Una volta che si spegnevano le telecamere però andava in scena la cruda realtà.

Jorge Mario Bergoglio ha dissanguato le casse del Vaticano, e il primo vero scandalo della sua gestione è quello che riguarda la famigerata casa di Londra a Sloane Avenue, costata alle casse del Vaticano la somma da capogiro di 300 milioni di euro.

E’ una storia di arraffoni, faccendieri di vario tipo e avventurieri della finanza che si sono arricchiti non poco con tale speculazione, e gli organi di stampa anche in quell’occasione si esibirono in una delle loro consuete uscite di contenimento a favore del papa argentino, ovvero nella diffusione di una storia di copertura che faceva ricadere tutte le colpe sul cardinal Becciu.

Il cardinale Becciu

Becciu era formalmente l’uomo che si occupava di gestire tali affari per via del suo incarico come sostituto della segreteria di Stato ricoperto per il periodo dal 2011 al 2018.

A correre in soccorso a Francesco è stato subito l’Espresso che una volta emerso alla luce del sole lo scandalo della casa di Londra, scrisse prontamente un articolo il 25 settembre del 2020 firmato da Massimiliano Coccia, nel quale si faceva ricadere ogni colpa sul porporato sardo, reo di aver anche speso soldi delle elemosine per favorire i suoi fratelli.

Non disse lo storico settimanale di proprietà dell’ingegner De Benedetti, oggi passato nelle mani degli Elkann, che Becciu era soltanto il classico capro espiatorio e che non era certo lui a poter autorizzare una simile operazione, che non poteva avvenire senza il consenso esplicito del papa, il quale non poteva non sapere.

Alla stampa progressista così amica di Francesco non interessava chiaramente fare luce.

Interessava coprire, nascondere, soprattutto proteggere ad ogni costo il papa che alcuni hanno definito, non a torto, il leader della sinistra internazionale, perché il pontefice argentino ha indossato più che volentieri questi panni, trascorrendo le sue giornate con massoni, abortisti, atei e altri nemici della Chiesa.

L”affare” fu un disastro e rappresentò un primo dissanguamento per le casse del Vaticano che, secondo alcune stime, avrebbero un rosso di almeno 70 milioni di euro, anche se secondo altri calcoli, i debiti della Santa Sede sarebbero ancora più vasti.

A correre in soccorso del Vaticano è stato Donald Trump che, dopo la morte del papa argentino, è sembrato voler dare vita ad una riconciliazione con l’istituzione che purtroppo ai tempi di Bergoglio lo cannoneggiava non poco tanto da apostrofarlo con la infame etichetta di “non cristiano” per la sua volontà di combattere il traffico di esseri umani.

Trump dopo il funerale di Francesco ha subito elargito una generosa donazione di 14 milioni di euro a favore della Santa Sede, in una mossa che ad alcuni è sembrata come una sorta di ipoteca, per così dire, sul futuro conclave che si è tenuto 11 giorni dopo il funerale del pontefice.

La vignetta di Trump vestito da papa e uscita pochi giorni prima dell’elezione di Leone XIV, secondo taluni è sembrato quasi un messaggio del presidente americano rivolto a quegli ambienti, su tutti la massoneria ecclesiastica, Israele e la Francia di Macron, che spingevano per l’elezione del cardinale Parolin o del francese Aveline, che una volta iniziati gli scrutini del 7 e del 8 maggio hanno dimostrato invece di avere ben poche chance per salire sul soglio pontificio.

Non ci sarebbe però sul tavolo del pontefice soltanto il problema del rosso lasciato dal suo prodigo predecessore tra i gravi problemi da risolvere, ma anche quello delle riserve in oro della Santa Sede sulle cui sorti, come si vedrà in seguito, si sta indagando.

E’ un argomento che suscita a volte delle ricostruzioni contrastanti in qualche ambiente, perché secondo qualche fonte l’oro del Vaticano sarebbe persino superiore a quello che ha a disposizione gli Stati Uniti, ovvero 8.133 tonnellate, ma secondo i dati ufficiali della Santa Sede, la Chiesa fino al 2014 aveva a sua disposizione delle riserve auree pari allora almeno a 20 milioni di dollari, una cifra che rispetto ad 11 anni fa si è apprezzata di molto perché oggi il prezzo dell’oro si aggira sui 3.300 dollari per oncia rispetto ai 1.500 circa del 2014.

L’oro del Vaticano presso la Federal Reserve Bank di New York

Una parte dell’oro costituito da medaglie e monete è custodito ufficialmente nelle casse dell’IOR, l’Istituto per le Opere Religiose, mentre un’altra, quella più consistente, si trova presso la Federal Reserve Bank di New York, il più grosso deposito di oro al mondo per un valore complessivo di 452 mliardi di dollari, che tiene a precisare sul suo sito ufficiale che essa non è la proprietaria dell’oro custodito nel caveau dell’edificio che si trova a Manhattan, nel cuore di New York, non molto distante dal quartiere sede della finanza mondiale, Wall Street.

Il palazzo della FED a New York

La Federal Reserve, com’è noto, è una banca centrale soltanto nel nome, poiché essa storicamente è sempre stata controllata non dal governo federale degli Stati Uniti a Washington, ma dalle varie banche private che facevano parte del suo azionariato, tra i quali si trovano i nomi dei soliti sospetti quali Lehman Brothers, la Chase National Bank, la Hanover National Bank, e la First National Bank of New York, nelle mani dei soliti Rockefeller, Kuhn & Loeb, Warburg e Vanderbilt.

Soltanto ora con Trump sembra che si stia andando nella direzione di una progressiva nazionalizzazione della Federal Reserve Bank, ma in passato è fuori di dubbio che erano tali signori a fare il bello e il cattivo tempo con la FED e, di conseguenza, con l’economia mondiale sempre più legata a quella americana soprattutto dopo l’avvento della globalizzazione, oggi, fortunatamente, al termine.

La truffa dei lingotti in tungsteno rifilata alla Cina

La Federal Reserve di New York assicura che l’oro è lì protetto e custodito da questa sezione della FED, ma allora bisognerebbe sapere cosa è successo a quei lingotti di oro che uscirono da un altro celebre deposito americano, quello di Fort Knox, destinati alla Cina che nel 2009 doveva ricevere un pagamento in lingotti d’oro dagli Stati Uniti per scoprire poi una volta ricevuto il carico un’amara sorpresa.

I cinesi si sono ritrovati tra le loro mani 640mila lingotti di tungsteno, scoprendo così di essere stati semplicemente truffati.

Le autorità cinesi rilasciarono una dichiarazione alla stampa e accusarono direttamente il governo americano e la FED di aver concepito tale truffa, che a detta di Pechino, sarebbe stata eseguita ai tempi dell’amministrazione Clinton negli anni’90, con la diretta complicità dell’allora presidente americano e della sua immancabile consorte, coinvolta, come il marito, in numerosi scandali già all’epoca, sui quali non si riuscì mai a fare luce perché i vari testimoni morivano tutti uccisi oppure “suicidatisi” in circostanze poco credibili.

I coniugi Clinton

Non si seppe mai che fine fece l’oro originale, ma non è facile immaginarsi che esso finì probabilmente nelle mani dei signori della FED e di quei politici che all’epoca erano in carica e che si trovavano a Washington grazie ai generosi finanziamenti di Goldman Sachs e JP Morgan.

L’oro del Vaticano sparito nell’ultimo periodo del pontificato di Francesco

Come si accennava in precedenza, non c’è comunque soltanto da chiarire la questione del dissesto finanziario ereditato da Francesco, ma anche le sorti dell’oro del Vaticano che, ad oggi, sarebbe sparito e non si saprebbe bene che fine abbia fatto.

Nell’ultimo anno e mezzo, e soprattutto negli ultimi 3 mesi, in Vaticano, non è ancora del tutto chiaro chi abbia veramente avuto il controllo della Chiesa e chi abbia preso determinate decisioni.

Bergoglio, è noto, riceveva spesso varie delegazioni del Congresso Ebraico Mondiale, l’ultima giunta in Vaticana nel 2023, ed era vicinissimo anche alla massoneria ebraica del B’nai B’rith, già ai tempi del suo arcivescovado in Argentina.

E’ ancora più fitto il mistero su chi abbia preso determinate decisioni negli ultimi due mesi e mezzo del suo pontificato, considerato il grave stato di salute del pontefice, che gli consentiva di fare ben poco, tantomeno fare nomine di vescovi oppure quella strana decisione comunicata il 26 febbraio scorso, durante quella opaca degenza ospedaliera del papa, di istituire una commissione ad hoc per raccogliere altre donazioni, decisione presa, secondo il Vaticano, da Bergoglio l’11 febbraio, ma comunicata stranamente soltanto 15 giorni dopo.

Difficile dire chi muoveva la penna del papa in quegli attimi, e allora è su tali burattinai che si dovrà fare luce per capire perché è sorta all’improvviso, proprio in quel periodo, la misteriosa necessità di creare un altro istituto per raccogliere altri denari così come si dovrà cercare di fare luce sulle sorti delle riserve auree vaticane.

Secondo fonti diplomatiche e vaticane ben informate, l’oro non sarebbe più a New York, laddove dovrebbe ancora essere, ed è una delle questioni sulle quali i vari consiglieri di Leone XIV sarebbero già all’opera per comprendere cosa è accaduto nell’ultimo periodo del pontificato di Francesco, chi ha preso determinate decisioni e come sono state gestite le casse della Santa Sede, che oggi si trovano in una situazione di grave dissesto finanziario che andrà presto risanato.

Leone XIV sembra molto determinato nel fare luce su tali annose questioni e in questi primi giorni del suo pontificato sembra stia raccogliendo molto materiale per risalire ai nomi dei responsabili che hanno creato questa situazione.

Il papa si trova di fronte non soltanto una grave situazione di dissesto morale della Chiesa, arrivata all’apice nel pontificato di Francesco, ma deve fare i conti anche con il saccheggio delle risorse di questa istituzione che ha avuto luogo nel pontificato bergogliano.

Il Santo Padre intanto in questi primi giorni ha fatto già saltare la nomina dello storico cappellano di Sant’Egidio, il controverso monsignor Paglia, e a breve distanza ha nominato suor Tiziana Merletti come Segretario del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata, una religiosa dalle posizioni molto bergogliane e “femministe”, una decisione quella di Leone forse dovuta per cercare di non irritare troppo subito i progressisti che non sembrano gradirlo affatto.

In Vaticano infatti si dice che la massoneria ecclesiastica non sia affatto contenta di papa Leone.

Non era certo questa la loro prima scelta, visto che il candidato designato era Parolin, e i vari grembiulini pare che abbiano già iniziato a mormorare.

Non è da escludersi che gli ambienti dell’alta finanza in seguito mettano in scena qualche ritorsione, come quella che si vide nel 2012, quando in Vaticano smisero di funzionare i vari bancomat e quando banche come JP Morgan iniziarono a chiudere i loro conti presso la Santa Sede.

La sicurezza della papa mobile di Leone XIV è stata comunque già rafforzata, segno che questo papa avrà bisogno di un livello di sicurezza molto più alto del suo predecessore, molto gradito alla massoneria e alla sinistra progressista.

Si ripresenta comunque periodicamente come una sorta di eterno ritorno dell’uguale la questione che voleva affrontare Giovanni Paolo I, ovvero quella della massoneria ecclesiastica.

Papa Luciani non fece in tempo perché, come noto, morì dopo soli 33 giorni probabilmente ucciso proprio da quei massoni ecclesiastici come il segretario di Stato, Villot, e Paul Marcinkus che volevano la sua morte.

Il compianto arcivescovo francese, monsignor Lefebvre, disse ancora più esplicitamente che il Vaticano era caduto nelle mani di una loggia massonica.

Il nodo da sciogliere resta pertanto identico.

Non c’è possibilità di bonificare la Chiesa senza prima liberarla dalla presenza della massoneria.

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10 Commenti

  1. Isabel.

    Buongiorno, Cesare. Come sempre: i dati che fornisci sono TESTIMONIANZA INCONFUTABILE. Qui, in Argentina, sappiamo tutti che Bergoglio era il Papa dei PROGRESSISTI, ma non dei poveri. Riguardo al nuovo Papa, spero che questa volta SAPPIA ASCOLTARE lo Spirito Santo per interrompere l’EREDITÀ DEL SUO PREDECESSORE. Nutro però seri dubbi sulla sua gestione perché NON HO DIMENTICATO che ha CONVALIDATO il messaggio di Bergoglio quando ha detto che “vaccinarsi è un atto d’amore”. Ci ha anche consigliato di fare da CAVI per l’esperimento genocida e questo mi scoraggia. Vedremo se da ora in poi rinuncerà ad avventurarsi nella “medicina preventiva” Un saluto cordiale da Mendoza, Argentina.

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Isabel, grazie. C’è da dire però che in Perù distribuivano lo Sputnik, e che Prevost se fosse uscito fuori contro Bergoglio sarebbe stato subito epurato.

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  2. Valeria Boschieri

    Caro Cesare Sacchetti, mi piace molto leggere i suoi articoli, mi prendo il tempo dovuto perché non sono di due righe ma le spiegazioni sono necessarie e che siano chiare e circostanziate è troppo importante. Ha sicuramente delle buone fonti perché non ho mai notato una divergenza fra un articolo e un altro sullo stesso argomento.
    Questa riluttanza verso papa Begoglio io l’ho avuta fin dall’inizio, eccetto il primo giorno dei saluti, la prima messa: ero in piazza del Vaticano per la festa del nuovo papa, mi piaceva, parlava spagnolo (io amo le lingue, ne conosco varie, ci ho lavorato per tanto tempo e la più sentita è proprio lo spagnolo!). Non c’è voluto molto però per cominciare a dubitare e infine ricredermi. Da allora non ho più firmato l’8 per mille per la chiesa, e rabbrividivo a sentire certi suoi discorsi, a volte in contrasto con altri! Per me non è stato un papa.
    Ho seguito con attenzione l’elezione di Leone: chi vuole avere fede e sentire parlare di Dio di Gesù dei loro insegnamenti e dei tanti cristiani cattolici perseguitati nel mondo non vuole vedere il denaro donato sperperato per le ong di Casarini e similia o capi di stato che omaggiano il papa con falci&martello con su la croce!!!!
    Ogni giorno noto atteggiamenti come descritti da lei e francamente ho paura, sì temo per la vita di Leone, ha ragione lei quando parla di quanti non lo vorrebbero al suo posto. Prego per il nostro Papa Leone XIV – lunga vita a lui e tanta fede a noi.

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Valeria, ti ringrazio. È interessante anche questa tua testimonianza sulla presa di consapevolezza e distanza da Bergoglio. Credo che anche molti altri cattolici abbiano seguito lo stesso percorso.

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  3. Dorotea Sturiale

    Così come non c’è possibilità di bonificare la Chiesa senza prima liberarla dalla presenza della massoneria, allo stesso modo non c’è nemmeno la possibilità di bonificare lo Stato e la Sicilia senza prima liberarle dalla presenza della massoneria.

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  4. Frank

    La truffa dei lingotti di tungsteno, placcati d’oro, stesso peso specifico, l’ha subita anche la Germania della Merkel, alla quale la FED, dopo anni di proteste, ha “restituito” 40 tonnellate di tungsteno invece dell’oro. Quando la Germania protestò, era passato troppo tempo e fu la Germania a passare per quelli che stavano cercando di truffare la FED e gli US.

    Per quanto concerne il Vaticano, storia lunga, che inizia due anni prima che arrivi Bergoglio con il passaggio della gestione della sicurezza informatica affidato, improvvisamente, a un mons. argentino che, detto fuori dai denti, non ci capiva molto, ma aveva molti legami con tutte le principali società tecnologiche del mondo. Se controlli il flusso delle informazioni/dati, puoi fare quasi tutto quello che vuoi, e i flussi finanziari passavano e passano sotto le grinfie di quel controllo. La revisione della struttura che si occupa della sicurezza informatica, sarà essenziale, per riuscire a capire cosa è successo, seguire le tracce delle varie operazioni e tentare il recupero di quanto è andato perso. Non sarà per niente un processo semplice.
    Idem per quanto concerne la sicurezza fisica, una revisione analitica dei profili di tutti gli addetti alla sicurezza fisica, interni ed esterni (!!!), dovrà essere condotta con estrema attenzione, da persone fidate e con il chiaro obiettivo di andare a scovare tutti quelli che potrebbero non essere affidabili. Lavoro infame, che non concede dubbi o tolleranza: se hai un dubbio la persona deve essere mandata via immediatamente e senza rimpianti.

    C’è poi da aggiungere che i Rothshield sono rimasti per molto tempo i veri gestori del patrimonio del Vaticano e questi “signori”, finti nobili, non hanno mai brillato per la loro “onestà”. Tra l’altro, devo ripescare il periodo, che la memoria mi tradisce, il Vaticano, dietro consiglio dei Rothshield, investì sull’oro; non ricordo se vendendo o acquistando. Se si considera che il prezzo dell’oro è definito da una struttura londinese, controllata da questi “signori”, lo scenario diventa comunque interessante.
    Purtroppo ho smesso di seguire le vicende vaticane dopo l’arrivo di Bergoglio. Potrei provare con qualche telefonata e qualche cena…

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    • La Cruna dell'Ago

      Se riesci, Frank, puoi scrivere nella sezione contatti. C’è nuova email.

      Rispondi
  5. Veronica

    Si dovrebbe partire da una domanda:
    Perché la Chiesa ha avuto tanto oro e l’ umanità e’ quasi senza? Come mai? Dove lo hanno preso? Come hanno fatto ad arricchirsi nei secoli senza lavorare e senza fare nulla? Solo donazione o qualcos’altro? E come mai contemporaneamente tanta povertà e fame nel mondo?

    Concordo sul fatto che qui c’e’ più materialismo, altro che spirito…..

    Inoltre va notato che mentre l’ oro sparisce dal Vaticano allo stesso tempo il prezzo dell’ oro sale alle stelle circa 95 euro…. Coincidenze o Trump ha fatto qualcosa di grande?

    E’ vero che nel 2020/2021 l’ Alleanza ha rastrellato l’ oro dai sotterranei vaticani?

    Come mai ci sono controinformatori che stanno spingendo le persone a investire in oro dicendo che ovviamente e’ molto importante per il futuro e infatti sale sempre di piu’?coincidenza?

    Ci sono tanti buchi e tante domande ma un’ Istituzione Divina intanto con dovrebbe avere tutta questa ricchezza materiale tranne se poi non dimostra di usarla soprattutto per i poveri e per il bene dell’ umanità…..
    Comunque l’ articolo e’ ricco di riferimenti.
    Saluti

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  6. jimmie moglia

    Interessante come sempre. Mi permetto di trascrivere una citazione dal mio libro “Il Nostro Dante Quotidiano – 3500 Modi di Cavarsela con Dante”, pubblicato dalla Regione Toscana. Non e’ pubblicita’ perche’ l’edizione e’ esaurita e sto rivedendone una ri-edizione. Tra parentesi ci sono almeno altre 10 citazioni (estratte dalla Divina Commedia) sulla corruzione della Chiesa.
    Potere, p. e denaro corrompono la Chiesa
    “Per questo l’Evangelio e i dottori magni
    son derelitti, e solo ai Decretali
    si studia, sì che pare a’ lor vivagni.” (Par. IX, v.133)
    Consigli d’uso. Commento sul potere corruttore del denaro sulla Chiesa. E.G. “L’Evangelio e i dottori magni son derelitti….”
    Nell’originale. Folco da Marsiglia commenta sull’avidità della Chiesa dove, al Vaticano, non studiano piu’ il Vangelo o gli scritti dei Padri della Chiesa (dottori magni). Invece, data l’attrazione del potere e del denaro, si concentrano sui Decretali (principi del diritto canonico), come appare dai loro appunti in margine (vivagni).

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